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Questo non è l’unico modo in cui possiamo clonare il DNA. Ci
sono altri metodi offerti dai procedimenti messi appunto dalla
metagenomica che studia il materiale genetico recuperato da
campioni ambientale. Questo vuol dire che non per forza
dobbiamo avere a che fare con cellule vive.
Nei campioni ambientali il DNA viene processato e ci dà la
possibilità, attraverso il sequenziamento di questo, di
riconoscere specifiche funzioni con l’analisi bioinformatica.
I progetti di metagonomica rappresentano un punto di
partenza anche per la produzione di proteine ricombinanti che
non ha a che vedere con l’isolamento di specie o di tessuti in
database
modo diretto. Inoltre rendono sempre più ampio il
di informazioni sulla funzione delle proteine. Questo
permette di consultare un database nel momento in cui sono
interessata alla produzione di una proteina o di un enzima con
determinate caratteristiche.
Questo significa che abbiamo gli strumenti per saltare la
generazione del vettore plasmidico e sintetizzare direttamente
molecole di DNA attraverso metodi chimici. Si può sintetizzare
solo la sequenza del gene target o anche l’insieme costituito
da gene e vettore.
Gene cloning = produzione di copie multiple di un frammento
di DNA una volta che è stato inserito nel circolo di DNA
plasmidico (amplificato nelle cellule batteriche). I circoletti di
DNA in cui è inserito il gene codificante per la proteina di
interesse sono dotati di elementi di replicazione autonoma che
consentono la moltiplicazione.
DNA target = sequenza genica codificante per la proteina di
interesse. (GOI= gene of interest; POI=protein of interest)
DNA carrier = DNA plasmidico in cui il GOI è inserito. Viene
copiato indipendentemente dal resto del materiale genetico
della cellula ospite.
Possono ricorrere ad un sistema di assemblaggio delle
molecole di DNA di tipo enzimatico: utilizzo una serie di enzimi
per mettere insieme le molecole di DNA del vettore plasmidico
che utilizzo prima per amplificare il DNA e poi per promuovere
la produzione della proteina ricombinante.
La reazione enzimatica di frammentazione consente la
scissione del frammento di DNA corrispondente al gene. Altre
reazioni enzimatiche consentono di linearizzare il DNA
plasmidico e successivamente un’altra reazione consente la
ligazione del target DNA e del vettore di clonaggio formando
così il DNA plasmidico di tipo ricombinante.
A questo punto il DNA plasmidico deve essere estratto da un
ceppo che abbiamo sfruttato per l’amplificazione del DNA e
purificato.
Il DNA viene poi utilizzato per trasformare la cellula ospite (di
solito escherichia coli) e da qui ho la possibilità di produrre la
proteine ricombinante che sarà soggetta ad una serie di
estrazioni e purificazioni.
Enzimi usati nel clonaggio del DNA
Enzimi usati: enzimi di restrizione, fosfatasi (che hanno a che
vedere con il trasferimento di gruppi fosfati) e ligasi.
1)Enzimi di restrizione
Alcune famiglie di enzimi di restrizione possono essere
utilizzate come strumenti di clonaggio.
La loro scoperta deriva dall’identificazione di meccanismi di
difesa attuati da cellule batteriche: gli enzimi batterici possono
degradare DNA esogeno (ad esempio di origine virale)
attraverso utilizzo di enzimi che frammentano il DNA che non
viene riconosciuto come self.
La famiglia di enzimi di restrizione che noi utilizziamo come
cloning tools sono quelli che appartengono alla famiglia
ENDONUCLEASI DI TIPO II
2
Questi riconoscono e tagliano dalle sequenze palindromiche di
DNA che hanno una lunghezza variabile da 8 a 4 paia di basi.
Il taglio proteolitico può avvenire in una posizione più o meno
distante rispetto alla sequenza che viene riconosciuta. Questo
tipo di enzimi invece riconoscono direttamente la sequenza di
taglio e il taglio avviene all’interno della sequenza
riconosciuta. Sono i più diffusi in questo tipo di procedure.
Esempio: /= sito del taglio su ciascuno dei due
filamenti di DNA
Passaggi coinvolti nel riconoscimento e nel taglio del DNA da
parte di enzimi di REs: questo riconosce la sequenza target
attraverso un meccanismo di diffusione lineare (data dal fatto
che la formazione del complesso tra la molecola di DNA e
quella dell’enzima non è così salda, mentre invece lo è quando
si verifica il riconoscimento della regione specifica; il
complesso diventa più compatto) la molecola enzimatica
scorre sulla molecola fino al riconoscimento della sequenza di
taglio. Gli enzimi di REs che conosciamo richiedono la catalisi
degli ioni di magnesio. Esistono dei tamponi (catalizzanti)
universali.
Sulla sequenza riconosciuta avviene la reazione di catalisi e la
rottura del legame fosfodiesterico. Due enzimi ad esempio
sono : EcoR 1 (di tipo 2P) ed EcoR 5.
Il taglio in posizione sfalsate sui due lineamenti dà la
sticky o
possibilità di generare delle estremità definite
coesive complementari, in grado di ibridizzare ognuna delle
estremità generate dal taglio contiene una sequenza
protrudente rispetto al punto in cui avviene l’appaiamento dei
due filamenti del DNA. (EcoR 1 è uno di quegli enzimi che
tipicamente producono estremità protrudenti al 5’di entrambi i
filamenti).
In altri casi (vedi EcoR 5) il taglio avviene in posizioni allineate
piatte o
sui due filamenti e produce delle estremità definite
blunt end .
Denominazione enzimi: ordine di caratterizzazione R1
perché è estato il primo ad essere isolato da cellule di
Escherichia coli. La parte del nome riferita all’organismo (eco
ad esempio) va scritto in corsivo.
Gli enzimi di REs quindi ci servono per tagliare circoletti di DNA
e le molecole del gene target che andranno inserite nel
vettore.
1)Vettori di clonaggio: plasmidi
Plasmide = è una molecola circolare di DNA a doppio
filamento, in grado di replicarsi autonomamente dal
cromosoma.
Un plasmide possiede:
1) Un’origine replicativa (ori)
2) Almeno un gene di resistenza ad un antibiotico, per esempio
all’ampicillina, che funga da marker di selezione
3) Un multicloning site (o polylinker)= regione del DNA
contenente diversi siti di taglio per enzimi di restrizione
maggiore la varietà di enzimi di REs presenti all’interno del
polylinker maggiori sono le opportunità di clonare dei
frammenti di DNA che siano delimitati da diverse sequenze.
Bisogna rendere compatibili le sequenze di DNA plasmidico
con quella della molecola di DNA che vogliamo clonare al
suo interno.
Clonaggio con estremità coesive
Il sito di restrizione è presente all’interno del multiple cloning
site del vettore (molecola di DNA che funge da accettore).
Plasmide e DNA estraneo vengono tagliati con lo stesso
enzima di restrizione, che genera sticky ends le estremità
sono generate dallo stesso enzima quindi il DNA estraneo per
poter essere clonato nel plasmide deve presentare lo stesso
tipo di estremità.
Le estremità protrudenti devono essere complementari tra
quelle del frammento e quelle del DNA plasmidico le
estremità si appaiano spontaneamente, ma è possibile anche il
riappaiamento delle estremità del plasmide (si richiude).
L’appaiamento può avvenire tra estremità protrudenti
compatibili.
Il re-annealing è un evento più probabile rispetto
all’integrazione del DNA dell’inserto perché la reazione è
monomolecolare.
Per promuovere l’integrazione del DNA ricombinante si può
aumentare il numero di molecole di inserto rispetto al numero
di molecole del vettore. (si va da 1:3 a 1:6). Un altro metodo è
utilizzare un enzima di modificazione del DNA (fosfatasi)
che ha la funzione di idrolizzare il gruppo P presente sulle due
estremità 5’ protrudenti del vettore questo produce
incapacità di self-ligation da parte del plasmide.
ANNEALING RE-ANNEALING
= appaiamento
= auto appaiamento
Questo non succede quando utilizzo un enzima che produce
delle estremità piatte queste fanno si che i frammenti
generati dal plasmide possano accogliere un frammento
generato con qualunque enzima di restrizione.
Questa mancanza di complementarietà però rende, da un
punto di vista termodinamico, la formazione de legame
covalente stabile catalizzato dalla DNA ligasi, meno probabili,
perché l’appaiamento che precede la formazione di questo
legame vero e proprio meno probabile per questo in
soluzione si mettono più vettori e più inserti di DNA.
In realtà per quanto riguarda le estremità coesive l’importante
è che ci sia complementarietà tra le estremità protrudenti e
non su tutta la sequenza dell’enzima di restrizionequesto
comporta che anche enzimi diversi hanno la possibilità di
produrre estremità sticky compatibili c’è più libertà nella
scelta degli enzimi.
Altra conseguenza è che tutte le volte che metto insieme
molecole che non rigenerano la polindrome perfetta perdo
l’identità del sito di restrizione.
Dove ci sono le X, non ci devono per
forza essere sequenze di DNA
coincidenti le estremità devono
essere compatibili ma X non deve
essere per forza uguale a X o a X. Il
gene target può essere ottenuto con un
singolo Eres o con due Eres diversi.
L’inserimento di DNA può avvenire in entra entrambi gli
orientamenti perché la molecola è simmetrica rispetto alle due
estremità. (50% in un senso e 50% nell’altro).
Clonaggio con estremità non coesive
Un altro modo per impedire il re-annealing è l’utilizzo di due
differenti enzimi di restrizione che producono estremità che
non sono compatibili che devono però essere
necessariamente presenti sia sulle estremità del vettore che
su quella dell’inserto il re- annealing non può avvenire e la
possibilità di richiudere il circoletto di DNA è data solo dalla
presenza di un frammento di DNA che abbia delle estremità
compatibili.
Una conseguenza di questo è che abbiamo la possibilità di
direzionare l’orientamento dell’inserto nella molecola di DNA.
Quando si verifica l’appaiamento si hanno delle molecole di
DNA definite nickato cioè con una discontinuità disallineata sui
due filamenti di