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CASO DI STUDI ÇATALHÖYÜK

Il nome del sito significa la collina dove la strada si biforca. La vicenda inizia il 10 novembre 1958 in Turchia nell'altipiano dell'Anatolia dove 3 studiosi inglesi David French (25 anni), dottorando in preistoria alla Cambridge, Alan Hall appassionato di antichità greco-latina e James Mellaart (33 anni), figlio di uno studioso ed esperto di pittura olandese entra in contatto presto con l'archeologia ed in particolare con i reperti egizi ospitati nel museo dove lavora il padre. Nel 1947 inizia a frequentare archeologia all'università di Londra, specializzandosi in studio del Mediterraneo nei primi millenni a.C. I suoi primi scavi tra il 52-53 li compie a Gerico. L'età preistorica in cui ha iniziato a diffondersi Mellaart sta studiando tracce materiali del passaggio durante l'agricoltura dalla Mesopotamia All'Europa. Si accostano vicino ad un Tell (collina artificiale) accumulo di.

Attività umane, solitamente di insediamenti ormai abbandonati; Hall e French decidono di salire la collina per eseguire i primi rilievi ovvero capire la forma del sito e cercare reperti per una datazione iniziale. Trovano ossidiane e cocci di ceramiche antiche riuscendo a datare sia un sito Neolitico. Solo nel 1961 però James potrà iniziare i suoi lavori di ricerca dopo aver ottenuto i fondi necessari, le campagne di scavo in totale saranno quattro.

La prima scoperta avviene dopo pochissimi giorni dall'apertura dello scavo, resti di un muro di mattoni e fango intonacati e dipinti con figure umane di colore rosso che cacciano cervi, è la prima volta che si ritrovano questo tipo di figure in delle abitazioni costruite e non in grotte come avvenuto in Francia o in Spagna. Mellaart riesce a raggiungere lo strato più profondo del sito riuscendo a comprendere le caratteristiche fondamentali, si tratta di un conglomerato di abitazioni, con caratteristiche.

comuni ampio 13ettari. Le costruzioni sono realizzate con mattoni di fango, la struttura era spesso a due piani con struttura internaarticolata e suddivisa in ambienti con specifiche funzioni: magazzini, cucine con forni e persino ambienti dipreghiera. All'interno delle case si trovano delle panche in muratura rialzate che nascondono i cadaveri,probabilmente del nucleo famigliare, Mellaart ne porterà alla luce più di 480 in una casa persino 68sepolture. Sui muri si alternano affreschi con scene di caccia e raffigurazioni miste, tra le quali spicca la pianta di unvillaggio con un vulcano sul fondo in piena eruzione, una delle prime tracce di topografia mai riscontrate;sono decorate con crani di Toro infissi nell'intonaco delle pareti. Oltrespesso le rappresentazioni pittorichealle pitture riemergono statuette ritraenti animali ma soprattutto donne, nude e dalle forme morbide edabbondanti con la presenza di grossi seni.e ciò fa pensare che l'entratasi trovasse sul tetto dal quale si raggiungeva l'interno tramite una scala. Mellaart riuscì a capire la causa di formazione del tell individuabile nella continua distruzione e ricostruzione degli edifici su quelli precedenti. L'insistenza delle costruzioni negli stessi punti ha fatto poco a poco innalzare il livello del sito creando un deposito archeologico (massa di terreno che contiene tracce di varie epoche). L'economia fondante della comunità era l'agricoltura di legumi e cereali, ma era la pastorizia soprattutto di pecore, si notano inoltre tracce di lavorazione dei metalli. All'introduzione della datazione con il C-14 con il quale è stato possibile datare alcuni resti vegetali. James ha potuto ipotizzare in questo modo la data di fondazione della città circa al 6500 a.C. (oggi si ipotizza 7400 a.C.) ed un occupazione.dell'areal'importanza didurata circa 800 anni, abbandonata nel 5500 a.C. Çatalhöyük deriva dal fatto di essere ilpossibile snodo per l'arrivo dell'agricoltura in Occidente, Mellaart la definisce persino come la prima città "una precoce supernova urbana" che può contrastare l'idea dell'invenzione dell'urbanesimo da parte delleciviltà mesopotamiche nate nel 3000 a.C. Ipotizza inoltre visti i reperti di statuaria votiva che la città fosse un centro di venerazione della dea madre "Grande Madre" che in età classica assumerà l'appellativo di Cibele; crede inoltre che i crani di toro sianosantuari diversi dalle abitazioni, anche se oggi le sue teorie sono state confutate. Mellaart scaverà dal '61 al '65 con l'interruzione di un solo anno, la sua carriera si macchierà dello scandalo Dorak apparso in un suo articolo del 1959; si trattadella storia di un tesoro reale scoperto da un clandestino che portò alla scoperta delle tombe di Ur. Il caso inizia l'anno precedente quando l'archeologo incontra in Turchia una donna, Anna Papastrati, interessata a mostrare alcuni oggetti che conserva in casa. In una casa non lontano da Smirne mostra a James alcuni reperti d'oro e spade che dice siano stati trafugati durante la guerra tra Grecia e Turchia nel sito di sepoltura d'importanti re e regine del 2300 a.C. I problemi insorgono però quando le autorità turche iniziano ad indagare, ma i dati forniti da Mellaart non trovano riscontro nella realtà. L'archeologo viene sospettato di traffico illegale e il suo permesso di scavo ritirato, pregiudicandogli la possibilità di scavare ancora nel sito. Vengono istituite commissioni di inchiesta anche in patria e accusa il governo turco di xenofobia, questo atto di forza lo porterà a perdere isostegno dei suoi colleghi che lo lasceranno solo al suo destino. Dal 1965 il sito viene abbandonato fino agli scavi del 1990 quando David French diventa direttore dell'istituto britannico di Ankara e invita Ian Hodder a scavare e l'archeologo sceglie Çatalhöyük. Le indagini degli anni sessanta avevano riportato alla luce solo il 3% del sito. Hodder ha creato un grande progetto che prosegue ancora oggi, ribadendo l'idea che si trattasse di un grande villaggio tra i 3000 e le 8000 abitanti. Manca a Çatalhöyük una struttura comunitaria, ovvero non ha spazi per la vita sociale, che permetta di essere definita città infatti i residenti vivevano in famiglie e i "santuari" non erano altro che case e i morti venivano ospitati nelle case. IL TEMPIO PIÙ ANTICO DEL MONDO GÖBEKLI TEPE Siamo nel 1963 quando Peter Benedict, ad un passo da una scoperta epocale, non riesce a compiere questo passo; Peter è un archeologo della

Città di Chicago, sta lavorando insieme ad una squadra dell'università di nell'Anatolia del sud-orientale, Istanbul si trova a pochi chilometri dalla città di Urfa a 30 chilometri dal confine siriano. Sta eseguendo una ricognizione sistematica documentando le tracce lasciate dall'uomo, per riportarle sulla carta. Un mattino si ritrova davanti Göbekli Tepe, la collina panciuta, l'archeologo capisce possa trattarsi di una collina di origine artificiale, ovvero un tell come per Çatalhöyük, ne ha conferma dopo aver trovato delle schegge di selci sulla collina, in superficie, si accorge inoltre che dal terreno affiorano grandi lastre di pietra e in questo momento compie uno degli errori più significativi della sua esistenza cambia le lastre interrate per delle pietre tombali probabilmente per un cimitero bizantino e non se ne premura. Quando nel 1980 pubblicherà il suo rapporto liquiderà il sito come poco promettente.

Nel 1994 un archeologo tedesco Klaus Schmidt impegnato in un'indagine nella medesima zona insieme a Harold Hauptmann a Nevali Çori, un altro tell, dove dallo scavo vengono ritrovate delle architetture preistoriche probabilmente dei templi con la presenza di pilastri molto grandi a forma di T. Ragionando per estensione Schmidt inizia ad indagare il paesaggio circostante per vedere altri siti come quello nelle vicinanze e capire se in epoca preistorica fosse esistita una gerarchia di insediamenti con siti più o meno complessi. Per comprendere al meglio nel 1994 interroga un anziano in un paese della zona, l'uomo indica infatti il sito della collina panciuta come punto di sicuri ritrovamenti. I guidati da un ragazzo gli archeologi si avventurarono verso la collina. Sin da subito Klaus comprende non si tratti di un rilievo naturale ma di un'opera umana, avvicinandosi alla collina iniziarono a notare sulla superficie una presenza importante di selci che rendevano cristallina.

La superficie del tell, si accorsero che probabilmente questo era un elemento avvalorante nella presenza umana nel sito, vista anche la loro forma scheggiata ma non furono trovati cocci o alberi aperti. Si notava infatti la presenza di accumuli accatastati nei decenni di lavoro anche da parte dei contadini, scostando la terra riconoscono la parte superiore di un pilastro a t come nel sito da lui scavato.

Fu così che Schmidt fece una delle più importanti scoperte archeologiche del XX secolo. Nel 1995 iniziarono gli scavi ancora oggi attivi a capo della missione condivisa tra turchi e tedeschi Klaus Schmidt.

Sulla collina vennero ritrovate una serie di strutture circolari molto simili tra loro molto più complesse rispetto a quelle di Stonehenge, alcuni hanno pianta circolare altri pianta ovale con muri in pietra che includevano al loro interno altri due pilastri sempre a forma di t molto più grandi e alti probabilmente per sostenere un tetto; il pavimento era scavato.

nel terreno, creando una depressione rispetto all'esterno. Sono state portate alla luce circa otto sale ma secondo le prospezioni geofisiche ne mancano ancora almeno altre 12 quindi 20 in totale. La datazione si aggira intorno al 9600 avanti Cristo 6.500 anni prima di Stonehenge e 7000 prima delle piramidi. A rendere questo sito ancora più singolare sono le incisioni che si presentano sui pilastri a "t" con rappresentazioni di tipo animalesco prevalentemente tutti riprodotti a bassorilievo ci sono però anche alcuni altorilievi come quello del leopardo acquattato in verticale su un pilastro, ci sono anche scene molto complesse. Secondo la teoria dell'archeologo questi pilastri fungevano anche da statue visto che hanno una forma che
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Publisher
A.A. 2022-2023
7 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Morris..m di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Saggioro Fabio.