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Però disse ’l maestro: "Se tu tronchi “li pensier c’ hai si faran tutti monchi” →
qualche fraschetta d’una d’este piante, smetterai di pensare quello che pensi.
li pensier c’ hai si faran tutti monchi".
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Allor porsi la mano un poco avante Dante allunga la mano, strappa un
e colsi un ramicel da un gran pruno; ramoscello da un grande tronco che grida
e ’l tronco suo gridò: "Perché mi schiante?". perché lo strappa (una parte di me stesso).
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Da che fatto fu poi di sangue bruno,
ricominciò a dir: "Perché mi scerpi?
non hai tu spirto di pietade alcuno?
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Uomini fummo, e or siam fatti sterpi: Dopo che divenne scuro di sangue, il
ben dovrebb’esser la tua man più pia, tronco ricominciò a parlare. Non hai
se state fossimo anime di serpi". nessun sentimento di pietà, siamo stati
39 uomini e adesso siamo sterpi
Come d’un stizzo verde ch’arso sia
da l’un de’ capi, che da l’altro geme
e cigola per vento che va via,
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sì de la scheggia rotta usciva insieme Comparazione → come da un tizzo verde
parole e sangue; ond’io lasciai la cima che sia messo nel fuoco, incendiato, da
cadere, e stetti come l’uom che teme. uno dei capi (solo da una parte), che
45 dall’altro fa uscire delle gocce e produce
un rumore a causa del vapore che esce,
così dal tronco scheggiato uscivano
insieme parole e sangue. Indissolubilità
delle parole del sangue.
→ “Usciva”, verbo verbo al singolare.
→ Enjambement
→ E stetti immobile come chi ha paura.
"S’elli avesse potuto creder prima",
rispuose ’l savio mio, "anima lesa,
ciò c’ ha veduto pur con la mia rima,
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non averebbe in te la man distesa; Virgilio riprende la parola → il savio
ma la cosa incredibile mi fece disse: “se Dante avesse potuto creder
indurlo ad ovra ch’a me stesso pesa. prima questo solo attraverso i miei versi e
51 non attraverso esperienza diretta, non
avrebbe strappato”.
Virgilio si riferisce alla propria Eneide,
all’episodio di Polidoro (il figlio di
Priamo): quando dal tumulo dove
giaceva, venne strappato da Enea qualche
ramicello e dal cumulo Polidoro emette
una voce. La cosa straordinaria a cui
assistette, aver provocato questo strappo,
gli provoca dolore.
Un'esperienza letteraria non gli avrebbe
fatto credere questa cosa straordinaria, è
stato indotto a farne esperienza.
Ma dilli chi tu fosti, sì che ’n vece Virgilio dice al tronco di dirgli chi è,
d’alcun’ammenda tua fama rinfreschi cosicché quando Dante torna possa
nel mondo sù, dove tornar li lece". ristabilire la sua dignità nel mondo dei
54 vivi.
E ’l tronco: "Sì col dolce dir m’adeschi, “Non vi sia di peso che io indugi a voler
ch’i’ non posso tacere; e voi non gravi parlare” → formula di cortesia
perch’ïo un poco a ragionar m’inveschi.
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Io son colui che tenni ambo le chiavi
del cor di Federigo, e che le volsi,
serrando e diserrando, sì soavi,
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che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi; Rivela identità → personaggio
fede portai al glorïoso offizio, straordinariamente famoso all’epoca di
tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e ’ polsi. Dante: Pier delle Vigne, prosatore presso
63 la corte imperiale di Federico II.
Personalità di grande rilievo nel mondo
politico e culturale del medioevo.
Le chiavi → una per aprire e dire “sì” e
una chiuderlo e dire “no”: era lui che
muoveva le decisioni del grande
imperatore.
Dalla sua confidenza tolse chiunque
altro, poiché era l’unico di cui si fidava
l’imperatore.
Rivendica la sua fama perché Dante
riporta le sue notizie nel mondo dei vivi.
→ “Portò fede e non tradì il suo compito,
tanto che perse sia il sonno che le forze”.
La meretrice che mai da l’ospizio L’invidia (la prostituta, metafora), che
di Cesare non torse li occhi putti, mai distolse gli occhi sfacciati dal
morte comune e de le corti vizio, palazzo imperiale (Cesare per
66 antonomasia), infiammò gli animi di tutti
gli altri cortigiani contro di lui, che
teneva entrambe le chiavi
dell’Imperatore.
infiammò contra me li animi tutti; Infiammarono così tanto Augusto
e li ’nfiammati infiammar sì Augusto, (Federico II), che tutti gli onori di cui
che ’ lieti onor tornaro in tristi lutti. godeva si trasformarono in fatti dannosi
69 e dolorosi.
L’animo mio, per disdegnoso gusto, TERZINA PIÙ COMPLICATA
credendo col morir fuggir disdegno, L’animo di Piero, per disdegnoso gusto
ingiusto fece me contra me giusto. (ovvero per il gusto di disprezzare in
72 silenzio gli altri, per mostrare senza
esibirlo lo sdegno e disgusto verso gli
altri), credendo che con il suicidarsi di
sfuggirvi, indusse lui, che era giusto, a
commettere un atto ingiusto contro di sé,
così che non avrebbero avuto altro se non
il rimorso.
Per le nove radici d’esto legno Sintassi/concetto che torna nella sua
vi giuro che già mai non ruppi fede dimensione → giura sulle nuove (o
al mio segnor, che fu d’onor sì degno. nove?) radici di questo legno, corpo.
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E se di voi alcun nel mondo riede, Se qualcuno di voi torna nel mondo dei
conforti la memoria mia, che giace vivi, restauri, compensi la mia memoria
ancor del colpo che ’nvidia le diede". (fine primo discorso di Piero).
78
Un poco attese, e poi "Da ch’el si tace", Virgilio dice a dante dopo un attimo di
disse ’l poeta a me, "non perder l’ora; attesa per quello che è appena successo
ma parla, e chiedi a lui, se più ti piace". → gli dice di non perdere tempo se vuole
81 sapere.
Ond’ïo a lui: "Domandal tu ancora Dante chiede a Virgilio di fare la
di quel che credi ch’a me satisfaccia; domanda al posto suo tanto è scosso,
ch’i’ non potrei, tanta pietà m’accora". tanta è la pietà e compassione che prova.
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Perciò ricominciò: "Se l’om ti faccia Virgilio ricomincia a parlare → possa
liberamente ciò che ’l tuo dir priega, fare Dante restaurare la tua anima
spirito incarcerato, ancor ti piaccia incarcerata dentro questo tronco.
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di dirne come l’anima si lega Ti piaccia dire a noi come l’anima si lega
in questi nocchi; e dinne, se tu puoi, a questo nuovo corpo, come accade che
s’alcuna mai di tai membra si spiega". l’anima diventi un albero nodoso quando
90 cade all’inferno.
Allor soffiò il tronco forte, e poi Il tronco geme e soffia come vento che
si convertì quel vento in cotal voce: va via → si converte poi in parola.
"Brievemente sarà risposto a voi.
93
Quando si parte l’anima feroce “Quando l’anima feroce” → ha compiuto
dal corpo ond’ella stessa s’è disvelta, un atto ingiusto contro se stessa. Quando
Minòs la manda a la settima foce. si parte dal corpo poiché si suicida, è
96 Minosse, il giudice infernale, la manda
nel settimo cerchio.
Cade in la selva, e non l’è parte scelta; Cade nella selva dei suicidi a caso, non è
ma là dove fortuna la balestra, una parte scelta per lei, viene lanciata,
quivi germoglia come gran di spelta. ma dove la fortuna, il caso la invia vi
99 germoglia come fiore di farro e poi
diventa una pianta selvaggia.
Surge in vermena e in pianta silvestra: Le arpie mangiandone le foglie aprono
l’Arpie, pascendo poi de le sue foglie, quei varchi solo per cui le anime possono
fanno dolore, e al dolor fenestra. parlare, provocando dolore ma anche
102 un’apertura così che le anime possano
esprimere dolore.
Come l’altre verrem per nostre spoglie, Come tutte le altre anime, il giorno
ma non però ch’alcuna sen rivesta, giudizio universale, torneranno sulla
ché non è giusto aver ciò ch’om si toglie. terra ma non si riprenderanno il corpo
105 perché è giusto non riprendere ciò che si
è rifiutato.
Qui le strascineremo, e per la mesta Non si rivestiranno dei corpi ma se ne
selva saranno i nostri corpi appesi, strascineremo nella selva, verranno
ciascuno al prun de l’ombra sua molesta". appesi, ciascuno al cespuglio, al pruno,
108 dove il giudizio universale li colloca,
resteranno eternamente separati.
La legge del contrappasso
(ultime parole di Piero).
Noi eravamo ancora al tronco attesi, Cambio tono del canto → fine
credendo ch’altro ne volesse dire, dimensione statica, cerebrale, di grande
quando noi fummo d’un romor sorpresi, retorica e tragicità. Dalla stasi al
111 dinamismo eccezionale.
Credendo che volesse ancora parlare
quando fummo sorpresi da un rumore,
similemente a colui che venire Altra comparazione → similmente a
sente ’l porco e la caccia a la sua posta, quando il cacciatore sente arrivare il
ch’ode le bestie, e le frasche stormire. cinghiale e i battitori presso la
114 postazione, con dei cani che abbaiano
dietro e sente le frasche stormire.
Ed ecco due da la sinistra costa, Ecco due dannati, scialacquatori, dalla
nudi e graffiati, fuggendo sì forte, parte sinistra, nudi e graffiati, fuggono
che de la selva rompieno ogne rosta. forte che ogni groviglio della selva
117 veniva rotto.
Quel dinanzi: "Or accorri, accorri, morte!". Il primo che correva più forte invocava
E l’altro, cui pareva tardar troppo, che venisse la morte seconda (morte
gridava: "Lano, sì non furo accorte dell’anima, invocazione irrazionale,
120 significa morire definitivamente, che non
si possa vivere più nemmeno da anima
dannata tanto ne soffre).
le gambe tue a le giostre dal Toppo!". Il secondo che sembrava andare più piano
E poi che forse li fallia la lena, gridava che le sue gambe non furono così
di sé e d’un cespuglio fece un groppo. valenti, adesso corre ma quando in
123 battaglia voleva scappare non fu tanto
veloce. Si aggrappò a un cespuglio di un
suicida quando sembrava non aver più
fiato.
Di rietro a loro era la selva piena Dietro loro c’era un branco di cani
di nere cagne, bramose e correnti bramosi di mangiare.
come veltri ch’uscisser di catena.
126
In quel che s’appiattò miser li denti, In quello che si era nascosto nel
e quel d