Il Secondo Canto è un canto di preparazione: si svolge interamente prima che Dante e
Virgilio entrino nell’Inferno (la discesa comincerà nel Canto III).
Serve a:
mostrare la paura e l’esitazione di Dante di fronte al viaggio che lo attende,
chiarire la missione salvifica voluta dal cielo,
dare una giustificazione morale e teologica al viaggio stesso.
Riassunto del canto
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Il canto si apre al tramonto, quando “il giorno se ne andava”.
Dante invoca le Muse e la mente (“alto ingegno”) per essere all’altezza del compito.
Poi, preso dal dubbio e dalla paura, confida a Virgilio di non sentirsi degno di
intraprendere un viaggio così straordinario: egli non è né Enea (che discese agli Inferi
per fondare Roma) né San Paolo (che vide il Paradiso per volontà divina).
Teme di essere presuntuoso, di “ardere senza lume”, cioè di affrontare un’impresa
spirituale senza la luce della grazia.
Virgilio allora lo rincuora, spiegandogli che la sua missione è voluta dal Cielo:
Beatrice, mossa dalla pietà, è scesa dal Paradiso e si è rivolta a Virgilio, chiedendogli
di salvare Dante;
a sua volta, Beatrice era stata inviata da Santa Lucia (simbolo della grazia
illuminante),
e Lucia era stata sollecitata dalla Vergine Maria (simbolo della misericordia divina).
Dunque la catena della salvezza scende direttamente da Dio.
Convinto e rincuorato, Dante riacquista coraggio e si affida completamente alla guida
di Virgilio:
“Allor si mosse, e io li tenni dietro.”
� Struttura del canto
vv. 1–9 – Invocazione alle Muse e all’alto ingegno
vv. 10–42 – Dubbio e timore di Dante: non si sente degno del viaggio
vv. 43–120 – Virgilio narra l’intervento celeste (Maria → Lucia → Beatrice → Virgilio)
vv. 121–142 – Rinascita del coraggio di Dante e decisione di partire
� Temi principali
1. Il dubbio umano e la grazia divina
Dante rappresenta l’uomo che, pur desideroso di salvezza, si sente inadeguato.
Solo la grazia di Dio, mediata da Beatrice, Lucia e Maria, può dare la forza di
intraprendere il cammino spirituale.
2. La catena della salvezza
Le tre donne benedette rappresentano le virtù teologali:
Maria → Carità (amore divino che muove tutto),
Lucia → Fede o Grazia illuminante (che rischiara la mente),
Beatrice → Speranza o sapienza divina (che salva Dante).
Insieme, mostrano che l’iniziativa della salvezza parte sempre da Dio.
3. Ragione e Fede
Virgilio (ragione) è strumento della salvezza, ma la sua forza deriva dalla grazia divina
che lo invia.
La Fede e la Grazia completano ciò che la ragione da sola non può fare.
4. Missione e umiltà
Il dubbio di Dante non è vigliaccheria, ma coscienza dei propri limiti: egli non si erge
come eroe, ma come uomo che accetta una missione più grande di sé.
� Stile e linguaggio
Tono lirico e spirituale, con invocazione alle Muse e aiuti divini.
Dialogo drammatico tra Dante e Virgilio, costruito sul contrasto tra paura e fiducia.
Simbologia teologica: ogni personaggio ha un valore morale e religioso.
Lessico solenne e dolce, che alterna il linguaggio del timore a quello della
consolazione.
✝ Significato complessivo
Il canto segna la nascita della vocazione poetica e spirituale di Dante.
Egli comprende che il suo viaggio non è un atto di superbia, ma una missione
affidatagli dal Cielo per il bene dell’umanità.
È dunque il canto dell’investitura divina:
Dante accetta il suo ruolo di poeta-profeta, e il viaggio può finalmente iniziare.
� Verso chiave
“Io non Enea, io non Paolo sono;
me degno a ciò né io né altri ’l crede.”
→ Dante esprime la sua umiltà e il timore di non essere all’altezza del compito.
� In sintesi
Elemento Significato
Tema centrale Dubbio di Dante e conferma divina della missione
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