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ACE inibitori, i diuretici, che possono indurre un’alterazione del ritmo sonno/veglia. Vi sono inoltre altri

fattori non fisiopatologici che possono modificare il sonno come lo stato emotivo, la stanchezza, l’ansia,

il nervosismo, l’irritazione, la costipazione e, come conseguenza, rallentare il recupero dalla malattia e

aumentare la durata della degenza.

Durante un ricovero ospedaliero esistono diversi fattori che possono disturbare il sonno, tra quelli più

studiati troviamo il rumore, l’ambiente non familiare, i letti e i cuscini scomodi, la temperatura, le luci

ma anche la presenza di dispositivi invasivi come, sondini naso gastrici, cateteri vescicali, drenaggi,

etc. Questi fattori possono manifestarsi in differenti modi e con differente intensità a seconda del

contesto e della stato psico-fisico della persona ricoverata. Infatti, il modello culturale, l’ambiente, la

tipologia di attività sanitaria e le patologie invalidanti variano da situazione a situazione. L’infermiere,

quale garante della qualità di vita della persona assistita, deve cercare di assicurare al paziente un

riposo adeguato alle sue condizioni, nella consapevolezza dell’importanza del delicato equilibrio sonno-

veglia e di quanto l’ambiente ospedaliero possa comprometterlo. La fase probabilmente più delicata e

complessa a tal fine è l’accertamento con la successiva valutazione della qualità del sonno della

persona assistita. Infatti è fondamentale che l'infermiere indaghi la qualità del sonno in modo da

identificare eventuali problemi e le relative cause correlate al fine di pianificare gli interventi

infermieristici efficaci e appropriati.

Stadi del sonno. Il sonno fisiologico è composto da due fasi: il sonno con movimenti non rapidi degli

occhi (non rapid eye movements- NREM ) e il sonno con movimenti rapidi degli occhi (rapid eye

movements- REM). Questi acronimi si riferiscono al movimento degli occhi durante il sonno, poiché vi

sono periodi in cui il movimento è assente e altri in cui è molto accentuato. La fase NREM si suddivide a

sua volta i 4 stadi ed è anche chiamato sonno ad onde lente, poiché in questa fase

l’elettroencefalogramma (EEG) presenta onde simili a lente oscillazioni. La fase REM viene definita

anche sonno paradosso poiché le onde dell’EEG sono simili a quelle prodotte durante la veglia, ma in

realtà la fase REM è la fase più profonda del sonno. Durante il sonno si alternano fasi NREM, sonno

tranquillo, a fasi REM, sonno più attivo. Il sonno NREM precede il sonno REM, fase in cui si sogna.

Bisogno di sonno e riposo. La necessità di dormire varia in relazione all’età. Questo bisogno di riduce

progressivamente dalla nascita all’età adulta, sebbene esistano delle variabili individuali. Con l’età

diminuisce la durata degli stadi 3 e 4 della fase NREM, ma aumenta la durata della fase del sonno REM.

Secondo l’indagine del 2005 sul sonno condotta in America dalla National Sleep Foundation

(http://www.sleepfoundation.org), i cui risultati riflettono anche quelli del nostro Paese, gli anziani

dormono di più durante la settimana, mentre i giovani dormono di più a lungo nel fine settimana.

Difatti, gli anziani, durante la giornata, fanno un maggior numero di pisolini rispetto ai giovani adulti:

ciò potrebbe essere dovuto al minore numero di impegni durante la giornata o alla riduzione degli

stimoli mentali.

Fattori che influenzano il sonno. Molti studi dimostrano che il sonno nei pazienti, soprattutto pazienti

critici, è estremamente frammentato, con una predominanza delle fasi del sonno superficiale a scapito

di quelle più profonde e ristorative. Tra le cause di interruzione del sonno vi sono fattori intrinseci legati

ai pazienti e alla loro condizione di salute e aspetti legati all'ambiente che, per la presenza di rumore,

luce e multiple attività assistenziali, influenza negativamente la qualità e l'efficacia del sonno. Altri

studi suggeriscono che le principali cause della percezione negativa della qualità del sonno sono: il

numero di pazienti elevato nella camera, la lunga durata della degenza, la presenza e l’intensità del

dolore, l'atteggiamento negativo verso l'atmosfera del servizio, la necessità dell’espletamento dei

bisogni fisiologici, la noia, il senso di dipendenza, la preoccupazione per la malattia e le abitudini di vita

interrotte: astensione dal lavoro, lontananza dalla famiglia. In aggiunta, studi dimostrano che la

negativa qualità del sonno durante la degenza permane anche dopo la dimissione.

Principali disturbi del sonno. I disturbi del sonno sono infatti forme patologiche che si riscontrano

comunemente e che hanno effetti significativi sia sulla durata che sulla qualità della vita,

rappresentando un vero e proprio problema sociale e sanitario. I principali disturbi del sonno sono:

insonnia, ipersonnia, disturbi del ritmo circadiano e parasonnie.

Insonnia. È definita come la difficoltà ripetuta di inizio, durata, consolidamento o qualità del sonno che

avviene nonostante un adeguato tempo, circostante e/o opportunità di dormire e che determina in

qualche forma un declino durante il giorno( International Classification of Sleep Disorders-2, 2005). I

disturbi possono consistere in: difficoltà nell’addormentarsi o insonnia durante l’insorgenza del sonno,

difficoltà a mantenere il sonno, risvegliarsi troppo presto o insonnia da risveglio precoce, sonno non

ristoratore/riposante o di scarsa qualità.

Secondo l’ American Psychiatric Association, l’insonnia è considerata un disturbo che ricorre circa 1

volta al mese. L’ insonnia cronica è definita come un’insonnia che avviene per almeno 3 notti in una

settimana per un mese o più e che richiede una valutazione delle cause di base. L'insonnia transitoria è

l’insonnia che dura da una o più notti all’interno del singolo episodio e rappresenta una tipica

conseguenza di uno stress situazionale, di una variazione dei ritmi di lavoro o di un cambiamento

ambientale (es. variazione del fuso orario). L’insonnia di breve durata o passeggera persiste da pochi

giorni a tre settimane. L’insonnia primaria è definita come un’insonnia cronica senza specifici disordini

sottostanti clinici, psichiatrici o del sonno. L’insonnia secondaria è la più comune ed è spesso associata

a disordini psichiatrici (es. depressione, ansietà o uso di sostanze), disordini clinici (cardio-polmonari,

neurologici, ect. ), farmaci (corticosteroidi, diuretici, beta-bloccanti, etc.), e altri disordini primari del

sonno quali la sindrome delle apnee notturne o la sindrome delle gambe senza riposo.

Ipersonnia. L’ipersonnia è un disturbo caratterizzato dal sentirsi assonnati nonostante avere dormito in

modo normale. Le ipersonnie comprendono numerose affezioni sia funzionali che organiche, il cui

comune denominatore è rappresentato dall'eccessiva sonnolenza diurna, gravemente disturbante e

talora così grave da risultare incontrollabile. I sintomi principali sono rappresentati da: sonnolenza

durante le ore diurne, ridotte performance cognitive e motorie, eccessiva tendenza a dormire, attacchi

di sonno incontrollabili, aumento del tempo di sonno nelle 24 ore e difficoltà a raggiungere un risveglio

completo. Due condizioni di iperasonnia sono la narcolessia e la sindrome da apnea notturna. La

narcolessia è una malattia neurologica cronica, responsabile di ipersonnia diurna e ripetuti attacchi di

sonno. Chi soffre di narcolessia si addormenta ripetutamente durante il giorno, il tutto senza volerlo e

anche quando è occupato in attività coinvolgenti (es. durante una conversazione). Oltre che per

l'eccessiva sonnolenza diurna e gli attacchi di sonno, la narcolessia si segnala anche per altri sintomi,

quali: cataplessia, allucinazioni , insonnia etc.

L’ apnea notturna è un arresto della respirazione durante il sonno della durata di almeno 10 secondi o

superiore. L’apnea notturna può essere di tipo centrale (CSA-Central Sleep Apnea). La CSA è uno dei

tipi meno comuni di apnea notturna che coinvolge il sistema nervoso centrale, si verifica quando il

cervello non riesce a gestire i muscoli che controllano la respirazione. È un disturbo in cui lo sforzo di

respirare è ridotto o assente, in genere per 10-30 secondi a intermittenza o in cicli, ed è solitamente

associato a una riduzione nella saturazione di ossigeno nel sangue. La forma più comune è l’apnea

ostruttiva (OSA-Obstructive Sleep Apnea) dovuta ad un’ostruzione o collasso delle vie aeree superiori.

L’evento fisiopatologico primario è l’ostruzione parziale o completa delle alte vie aeree. I fattori di

rischio sono l’obesità, anormalità anatomiche delle vie aeree superiori. L’OSA può essere associata con

insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e ictus. L’apnea mista del sonno, il terzo tipo, è una

combinazione di fattori centrali e ostruttivi che si produce nell’ambito dello stesso episodio di apnea.

Disturbi del ritmo circadiano del sonno. I disturbi del sonno da alterazione del ritmo circadiano sono

causati da una desincronizzazione tra i ritmi sonno-veglia interni e il normale ciclo luce-buio. I pazienti

tipicamente presentano insonnia, eccessiva sonnolenza diurna 0, che si risolvono tipicamente quando

l'orologio biologico torna a essere in fase con i cicli di luce-buio naturali. Nei disturbi del ritmo

circadiano, i ritmi sonno-veglia endogeni (orologio biologico) e il ciclo esterno luce-buio sono disallineati

(desincronizzati). La causa può essere interna (es. sindrome da fase del sonno ritardata o avanzata) o

esterna (es. jet-lag, lavoro a turni). Se la causa è esterna, altri parametri vitali del corpo che si regolano

in maniera circadiana, tra cui la temperatura e la secrezione ormonale, possono diventare

desincronizzati rispetto al ciclo luce-buio (desincronizzazione esterna) e/o tra loro (desincronizzazione

interna). Queste alterazioni, oltre all'insonnia e alla sonnolenza eccessiva, possono causare nausea,

malessere, irritabilità e depressione. Il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche può essere

aumentato.

Parasonnia. Le parasonnie sono condizioni dovute ad attività che causano risveglio completo o parziale

e che spesso si verificano nel passaggio tra uno stadio e l’altro del sonno REM. Sono prevalentemente

correlate a disturbi psicologici del sonno e dei sogni. Alcune forme di parasonnia sono:

Sonnambulismo: camminare durante il sonno.

 Enuresi notturna: emissione involontaria di urina che si verifica durante il sonno. Questa

 problematica interessa generalmente i bambini, ma può verificarsi, per svariati motivi, anche in

et&agr

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
5 pagine
SSD Scienze mediche MED/45 Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lorab di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienze infermieristiche cliniche 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Dalmonte Rossana.