BIOECONOMIA
Per la commissione europea la bioeconomia abbraccia tutti i settori e i sistemi che si basano su risorse
biologiche, comprende l’agricoltura, la silvicoltura, la pesca, la produzione alimentare, la bioenergia…
È un settore essenziale per stimolare la crescita nelle zone Rurali e in quelle Costiere.
L’approccio economico della bioeconomia si basa quindi sul creare una società più innovativa, efficiente e
competitiva che riconcili la sicurezza alimentare con l’uso sostenibile di fonti rinnovabili a fini produttivi,
garantendo al tempo stesso la protezione dell’ambiente.
Quindi l’Europa sta preparando la strada per un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse sostenibili.
L’obiettivo è un’economia più innovativa e basse emissioni che riconcili le richieste di agricoltura e pesca
sostenibili, sicurezza alimentare e uso sostenibile delle risorse biologiche e la protezione dell’ambiente.
La commissione europea ha definito un piano d’azione per la bioeconomia incentrati su tre aspetti chiave:
1. Sviluppo di nuove tecnologie e processi per la bioeconomia
2. Mercati in via di sviluppo e competitività nei settori della bioeconomia
3. Collaborazione tra responsabili politici e le parti interessate
DOVE E DA COSA NASCE LA BIOECONOMIA??
Tramite la lettura del libro:
Bioeconomia: un'altra
Verso economia ecologicamente e socialmente sostenibile.
La teoria bioeconomia di Georgescu-Roegen rappresenta il primo e il più rigoroso tentativo di articolare
l’economia alle scienze della vita e, indirettamente, alle scienze sociali.
Questo nuovo approccio «bioeconomia», per sottolineare l'origine biologica dei processi economici
chiarire che l'esistenza dell'umanità deve fare i conti con la limitatezza delle risorse, localizzate e
distribuite in modo diseguale.
Applicando la legge dell'entropia all'economia, e in particolare all'economia della produzione, Georgescu-
Roegen ha contribuito in modo sostanziale all'enunciazione della prima teoria economica che pone i
fondamentali per una discussione della decrescita.
Ha sottolineato che l'economia è intrinsecamente legata alla fisica e che le risorse naturali sono finite, ma
soggette a leggi fisiche come l'entropia, il che significa che l'uso delle risorse ha un costo in termini di
energia e ordine nel sistema.
La teoria bioeconomia di Georgescu-Roegen ha rappresentato innanzitutto una critica radicale alla teoria
neoclassica. Essa ha mostrato i limiti, essenzialmente di natura entropica, a cui è soggetto il processo di
crescita/sviluppo economico. Se ogni attività economica comporta irreversibile degradazione di quantità
crescenti di materia ed energia, ne discendono per l’economia due importanti conclusioni:
1. L’obiettivo fondamentale dell’economia moderna, la crescita economica illimitata, risultando in
contraddizione con le leggi fondamentali della natura.
2. La rappresentazione pendolare del processo economico, secondo la quale la domanda stimola la
produzione in un processo reversibile e apparentemente in grado di riprodursi all’infinito, andrà
sostituito da una rappresentazione circolare ed evolutiva, il cui processo economico risulti radicato
nell’ambiente biofisico che lo sostiene.
Quindi la produzione di qualsiasi bene o servizio comporta un’opportunità in meno per gli esseri viventi
che verranno dopo di noi.
La natura non offre nulla gratis.
Ciò costituisce il tentativo di rivedere criticamente l’economia standard alla luce di alcuni principi
fondamentali, che senza contraddire le leggi della termodinamica, caratterizzano i sistemi complessi.
1. I sistemi biologici non tendono alla massimizzazione di alcuna variabile.
2. Hanno una pluralità di fini.
3. I sistemi biologici presentano una combinazione di comportamenti di tipo competitivo e
cooperativo.
4. In un contesto espansivo sono i comportamenti competitivi che generalmente favoriscono il
successo e lo sviluppo della specie, in contesti non espansivi (di equilibrio) sono i
comportamenti cooperativi che generalmente favoriscono il successo.
In un mondo fisicamente limitato, in cui energia e materia sono sottoposte a un irreversibile processo di
degradazione (entropia), presuppone la <non sazietà> del consumatore significa postulare le condizioni della
propria autodistruzione come specie. È evidente, infatti, che il consumo di quantità sempre crescenti di beni
si scontra con i limiti della biosfera, sia di natura termodinamica che biologica.
Chi si professa uomo bio-economico sposa alcune caratteristiche:
1. Ricerca la felicità intesa come pluralità di valori
2. Il benessere dipende dalle relazioni tra i soggetti
3. L’unità di analisi è la relazione circolare tra due o più sistemi
4. L’uomo bioeconomico è soggetto alle leggi della termodinamica e della biologia.
5. Le leggi economiche non sono universali
6. Non mira alla massimizzazione di alcuna variabile semplice, ma a una condizione di equilibrio
fra le più variabili.
7. È caratterizzato dalla coesistenza di comportamenti di tipo competitivo con comportamenti di
tipo cooperativo.
8. È orientato dalla saggezza sistematica anziché dalla razionalità strumentale.
9. I bisogni dell’uomo bio economico sono saziabili
Il capitale naturale costituisce una fonte diretta di benessere per le famiglie.
Consente di spiegare per quali motivi nelle economie occidentali, nonostante un significativo aumento nei
consumi di beni e servizi tradizionali, sia sempre più diffusa la percezione di una riduzione del benessere.
Ciò può essere spiegato attraverso un deterioramento nella qualità nei fondi. In particolare, fattori quali la
predita di qualità ambientale, lo stress, la crescente influenza sociale... fanno sì che nonostante l’aumento dei
flussi dei beni e servizi che caratterizza le economie ricche, il benessere tenda a diminuire.
La critica bioeconomia dimostra che non è possibile prescindere dalle risorse naturali, dall’altro che il
puntare unicamente sullo sviluppo tecnologico non comporta la riduzione dell’impatto sugli ecosistemi.
Una politica ecologica incentrata unicamente su una drastica riduzione dei consumi, creerebbe, data l’attuale
struttura della produzione, una drammatica riduzione della domanda globale e dunque un aumento
significativo della disoccupazione e del disagio sociale.
La termodinamica ci dice con una delle sue leggi -la legge dell’entropia- che non esiste una via di uscita al
problema esosomatico (organi esosomatici: braccio+clava). A parte l’energia del solare, tutta l’energia e tutti
i materiali consumati da una generazione per produrre armamenti, automobili stravaganti e altre assurdità di
questo tipo, significano meno aratri per le generazioni future. Dovremmo invece cercare di produrre benzina
da fonti vegetali. È difficile immaginare che cosa farebbe il genere umano se diventasse consapevole di
questo irrevocabile esaurimento delle risorse minerali e della loro crescente trasformazione in materiale di
scarto e inquinante. Forse il genere umano preferirà avere una vita breve ma eccitante e stravagante, piuttosto
che una vita lunga ma monotona, come quella dell’ameba.
IL PROGRAMMA BIOECONOMICO MINIMALE
1. La produzione di tutti i mezzi bellici dovrebbe essere completamente proibita
2. Bisogna aiutare le nazioni in via di sviluppo ad arrivare il più velocemente possibile a un tenore
di vita buono
3. Il genere umano dovrebbe gradualmente ridurre la propria popolazione portandola a un livello in
cui l’alimentazione possa essere adeguata fornita dalla sola agricoltura organica.
4. Finché l’uso diretto dell’energia solare non diventa un bene generale o non si ottiene la fusione
controllata, ogni spreco di energia per surriscaldamento, super raffreddamento, super
accelerazione, super illuminazione, dovrebbe essere attentamente evitato, se necessario,
rigidamente regolamentato.
5. Dobbiamo curarci dalla passione morbosa per i congegni stravaganti, se ci riusciamo, i
costruttori smetteranno di produrre simili beni.
6. Dobbiamo liberarci anche della moda, quella malattia della mente umana.
7. I beni devono essere resi più durevoli tramite una progettazione che consenta poi di ripararli
8. Dovremmo curarci per liberarci di quella che chiamo < la circumdrome del rasoio > che consiste
nel radersi più in fretta per aver più tempo per lavorare a una macchina che rada più in fretta ecc.
Per troppo tempo gli economisti hanno predicato a favore della massimizzazione dei nostri profitti.
Ciò di cui l’uomo ha più bisogno è una nuova etica.
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