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PERMEABILITÀ
La modalità con la quale le membrane risultano essere selettivamente permeabili è rilevante ai fini
della comunicazione cellulare. La permeabilità della membrana ad una serie di molecole, ioni e gas,
è determinata da un coefficiente, ossia la velocità di movimento delle molecole (v = s/t = nm/s):
Il doppio strato è praticamente impermeabile a molecole di una certa dimensione, come il glucosio
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(peso 180 Dalton, permeabilità pari a 10 circa) o il saccarosio (disaccaride), che è caratterizzato da
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un maggiore ingombro sterico (360 Dalton, permeabilità pari a 10 circa). Quindi aumentando le
dimensioni della molecola del doppio, la permeabilità si riduce di 100 volte. Il glicerolo invece, che
ha 3 atomi di carbonio, ossia la metà del glucosio, è permeabile 100 volte in più.
Un altro aspetto di cui tenere conto è la polarità delle molecole. Ad esempio l’indolo (l’anello
indolico caratterizza il triptofano) è piuttosto ingombrante, è superiore per dimensioni al glucosio;
tuttavia, essendo idrofobico, ha più facilità nel superamento del doppio strato.
Anche l’acqua può passare attraverso il doppio strato, essendo piccola, permeabile, anche se polare.
Infatti rappresenta un caso limite.
I gas, come O e CO , attraversano liberamente il doppio strato. È una caratteristica indispensabile
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per la vita.
Gli ioni (sodio, potassio, ione cloruro, ecc.), anche se caratterizzati da un peso molecolare basso,
non passano comunque il doppio strato, in quanto portano cariche elettriche.
Non tutte le molecole indispensabili per il metabolismo attraversano facilmente la membrana.
Alcune sono polari, altre cariche elettricamente. Dunque, dove non c’è la possibilità di passare
liberamente (per diffusione semplice), esistono proteine che agiscono attivamente per il loro
trasporto.
La diffusione semplice caratterizza le molecole che sono in grado di attraversare la membrana
esclusivamente in funzione della loro permeabilità.
In presenza di un setto poroso (la membrana) che separa due compartimenti, e di conseguenza
anche le molecole presenti in concentrazioni diverse, queste si muoveranno spontaneamente in una
direzione precisa: dal compartimento dove sono maggiormente concentrate a quello in cui sono
meno concentrate, costituendo un gradiente di concentrazione, al fine di raggiungere l’equilibrio. Il
movimento che avviene è spontaneo e dipende dalla permeabilità della molecola alla membrana e
dalle sue caratteristiche chimico-fisiche.
In molte circostanze la diffusione semplice non riesce a rendere conto delle necessità metaboliche
delle cellule. Questo perché vi sono delle reazioni chimiche che sono spontanee, ma che nelle cellule
avvengono solo perché c’è un enzima che le catalizza. Ad esempio l’anidrasi carbonica è un enzima
determinante per la vita, in quanto accelera di molte volte la reazione spontanea, così che nel giro
di millisecondi il substrato diventa prodotto; se si attendesse lo svolgersi della reazione
passerebbero minuti e le cellule potrebbero morire. Il trasporto passivo è un processo spontaneo,
caratterizzato da un ΔG negativo ed è
suddivisibile in 2 modalità:
- diffusione semplice, che non dipende da
vettori, ma solo dalle proprietà chimico-fisiche
della molecola (es. molecole d’acqua);
- diffusione facilitata, o trasporto passivo
mediato (da una proteina, es. anidrasi
carbonica), che dipende da vettori, oltre che
dalla spinta termodinamica che a sua volta è
data dal movimento della molecola secondo
gradiente di concentrazione o elettrochimico.
Il traporto attivo è un processo endoergonico, caratterizzato da un ΔG positivo, che richiede il
consumo di energia. Anch’esso è suddivisibile in 2 modalità:
- trasporto attivo primario, in cui la proteina media il trasporto in condizioni non favorite,
contro gradiente;
- trasporto attivo secondario.
Trasporto passivo
Le proteine che mediano i processi di trasporto passivo sono identificate come trasportatori (o
carrier) e come proteine canale. La differenza tra carrier e canali sta nel meccanismo di
funzionamento e negli effetti che vengono determinati.
Per un carrier si può sempre definire una stechiometria delle molecole che vengono trasportate,
poiché innanzitutto lega in maniera specifica una o più molecole, poi cambia conformazione ed
infine rilascia il carico dalla parte opposta della membrana. Prevede elevata specificità ma anche
maggiore lentezza.
Nel canale invece si crea una cavità/poro che è percorribile da ioni, per questo sono definibili canali
ionici. Il loro passaggio è descritto come un flusso costante per il quale non si può identificare una
forma di stechiometria. È solo possibile quantificare gli ioni che passano nell’unità di tempo
(nell’ordine delle migliaia, più spesso dei milioni).
La reazione chimica deve raggiungere dei livelli
energetici superiori affinché possa realizzarsi. Nello
specifico si tratta dell’energia di attivazione, che è
attenuata dalla presenza di un enzima.
In rosso è rappresentato il processo di diffusione
semplice, mentre in blu il processo in presenza di
trasportatore, che abbassa l’energia di attivazione.
L’ostacolo energetico è dovuto al fatto che le
molecole idrofiliche in soluzione sono circondate da
H O. Quando queste molecole solvatate devono
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attraversare il doppio strato, è necessario che
perdano le molecole di H O, che rappresentano un
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notevole ingombro sterico, per poi assumerle
nuovamente una volta attraversata la membrana.
La proteina che media il trasporto instaura dei
legami con la molecola d’interesse, che favoriscono
il distacco delle molecole d’acqua. In questo modo
si abbassa l’energia di attivazione.
Quindi il trasportatore è una proteina che accelera la velocità di trasporto, perché riduce l’energia
di attivazione, e favorisce lo spostamento della molecola senza alterare l’equilibrio che ne
determina la distribuzione ai lati della membrana.
È possibile misurare la velocità di trasporto in
funzione della concentrazione della molecola
trasportata. Per quanto riguarda il trasporto
mediante diffusione semplice, si ottiene una retta
che indica che la velocità è proporzionale alla
concentrazione della molecola. Invece per quanto
riguarda la diffusione facilitata, il trasporto è
rappresentato da una curva iperbolica, che
raggiunge un asintoto che indica la V di
max
trasporto. Questa non può aumentare, perché tutte
le proteine di trasporto sono impegnate (ovvero
saturate dal ligando).
IL TRASPORTO DEL GLUCOSIO
Il glucosio è in grado di attraversare la membrana cellulare, nonostante questa non abbia una
permeabilità spiccata per la molecola, data la presenza del doppio strato fosfolipidico (che è un
ambiente non favorevole al passaggio di strutture polari). Ciò è dovuto alla presenza di proteine
specifiche.
Nel torrente circolatorio il glucosio è presente sempre a una concentrazione discreta, che può
oscillare, a seconda dei libri di testo, tra i 4,5 mmol e gli 8 mmol. A livello cellulare, concentrazioni
superiori a 1 mmol sono significativamente rilevanti. Al di sotto di queste concentrazioni, i
metaboliti non sono abbondanti.
Il glucosio presente nel sangue arriva ad essere disponibile anche nel liquido extracellulare, per poi
raggiungere le cellule di tutti i vari tessuti. Nello specifico, a livello delle cellule periferiche, il glucosio
è in grado di essere assunto attraverso la membrana plasmatica grazie alla presenza di proteine
specifiche che ne mediano il trasporto.
Il glucosio, una volta entrato nelle cellule, non si accumula come tale. Infatti, se si va a misurare la
concentrazione di glucosio libero a livello cellulare, questo è ben inferiore alla sua concentrazione
nel sangue. Ciò accade perché diviene substrato di un enzima, un’esochinasi, che usando ATP
fosforila il glucosio a glucosio 6-fosfato, a sua volta impiegato in varie vie metaboliche.
Per esempio nella via dei pentoso fosfati il glucosio viene ossidato, comportando diversi effetti a
livello cellulare: produzione di pentosi o di coenzimi piridinici ridotti.
Inoltre rappresenta il punto di partenza della glicolisi. In tutte le cellule, il glucosio 6-fosfato viene
quindi ossidato a piruvato nella glicolisi aerobia. Il piruvato a sua volta può essere decarbossilato ad
acetil-CoA nel ciclo di Krebs ed infine ossidato ad anidride carbonica ed acqua.
Tuttavia, in alcune cellule come quelle muscolari e i globuli rossi, il piruvato non viene
completamente ossidato nel ciclo di Krebs. Bensì viene ridotto in lattato nella glicolisi anaerobia,
una via metabolica che può procedere in assenza di ossigeno. Quando questo si verifica, il lattato
viene rilasciato dalla cellula nel torrente circolatorio, per poi essere impiegato a livello epatico nella
gluconeogenesi (via esclusiva del fegato). Il piruvato, in questo caso, si ottiene per ossidazione del
lattato.
La gluconeogenesi è la via opposta alla glicolisi, che porta alla formazione di glucosio 6-fosfato ex
novo, partendo da metaboliti che non sono zuccheri. Un’altra molecola importante per rendere
possibile la gluconeogenesi è il glicerolo, disponibile nel torrente circolatorio quando c’è
mobilizzazione di trigliceridi a livello del tessuto adiposo.
La gluconeogenesi renale è stata molto discussa e, dal punto di vista dell’efficacia metabolica, si è
osservata essere poco rilevante. Ha quindi più senso focalizzarsi su quella epatica.
Infine, sempre a livello del fegato, il glucosio 6-fosfato viene trasformato in glucosio libero grazie
all’intervento della glucosio 6-fosfatasi, l’ultimo enzima della gluconeogenesi. Il fegato è quindi
l’unico distretto in grado di produrre glucosio libero, dato che una qualsiasi altra cellula non epatica
non presenta gli enzimi della gluconeogenesi. Per cui il glucosio libero presente è solitamente
glucosio di recente assorbimento, che non è ancora stato fosforilato a glucosio 6-fosfato.
Nel fegato, il glucosio libero si genera con il fine di essere immesso nel torrente circolatorio.
Quando i valori di glicemia sono sufficientemente elevati, il fegato, come tutti gli altri distretti, è in
grado di assumere glucosio dall’esterno. Ha infatti questa duplice possibilità d’azione: a seconda
della disponibilità di glucosio nell’organismo, può trasportare la molecola dall’esterno all’interno o
viceversa.
Le cellul