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LE INTEGRINE
La famiglia delle integrine non lavorano in maniera singola
ma con l’associazione di 2 subunità, una alpha e una beta.
Sono state identificate ben 24 isoforme diverse di alpha e 9 di
subunità beta, ciò nonostante non si formano sempre
interazioni alpha-beta, ma solo alcune. Questo fa pensare che
c’è stata una selezione dal punto di vista funzionale per
funzioni specifiche solo per alcuni accoppiamenti alpha beta.
Le integrine partecipano a tutta una serie di processi a partire
dai meccanismi di segnalazione, segnali intracellulari
citoplasma-nucleo, determinano la vita media di una cellula e
quindi definiscono quanto una cellula dell’epitelio debba
vivere.
L’epitelio è formato da una serie di cellule, una vicina all’altra
e queste avranno dei contatti laterali cellula-cellula, ma anche
dei contatti con la faccia ( una è la lamina basale e l’altra è la
matrice extracellulare) cellula-matrice.
Le subunità alpha è costituita da un unico gene con proteine
calcio e magnesio dipendenti, e questo ne regola la funzione.
Nel processo di maturazione viene tagliata in due frammenti
che sono tenuti insieme da ponti di solfuro, questo serve per la
plasticità e dunque per dare la possibilità alle subunità alpha e
beta di adattarsi al meglio per l’interazione con il loro
substrato.
Le subunità beta sono codificate da un unico gene e hanno la
caratteristica di essere costituite da 803 amminoaccidi e di
avere 56 residui di cisteina (implicate nella formazione dei
ponti solfuro) organizzate in 4 zone ripetute. Le cisteine danno
una capacità di plasticità alle subunità beta, permette un
migliore riconoscimento del substrato. Il riconoscimento del
substrato avviene in 2 step:
-Un primo riconoscimento in genere per la regione RGD
( Arg-Gly-Asp) delle componenti della matrice
extracellulare tramite le subunità beta.
-Dopo il primo riconoscimento, la subunità alpha sarà quella a
determinare la tipologia di legame da fare con il substrato, è
quella che caratterizza e stabilizza l’interazione integrina-
substrato.
L’inegrina:
Alpha5 beta1 riconosce come suo substrato la
fibronectina ed è ubiquitaria (si trova su tutte le cellule)
Alpha6 beta1 riconosce il substrato laminina ed è
abiquitaria.
Alpha7 beta1 riconosce il substrato laminina e si trova
solo nelle cellule muscolari
Alpha6 beta4 riconosce la laminina e si trova alivello
degli emidesmosomi epiteliali (strutture che mettono in
comunicazione una cellula con l’altra).
Più integrine possono riconoscere uno stesso substrato
perché essenzialmente sono specializzate in diversi ruoli
rispetto al tipo di interazione che si va a generare.
La distrofia muscolare nasce dalla distrofina, che non è
un’integrina ma è una proteina citosolica che fa da ponte tra
l’integrina alpha7 beta1 (che riconosce la laminina come
substrato) e il citoscheletro muscolare. A causa di questo
ponte le cellule iniziano a produrre molto più collagene del
normale e viene letto dalle cellule muscolari come un
processo di rimodellamento (troppa matrice cellulare ad
esempio come quando c’è una crosta per poi ritornare allo
strato epiteliale nativo) e così avviene un processo
degenerativo poiché avviene una sovraproduzione di enzimi
proteolitici che si vanno a mangiare sia la matrice cellulare
che è stata overespressa sia il tessuto muscolare.
MECCANISMO DI RICONOSCIMENTO E DI
ATTIVAZIONE DELLE INTEGRINE
Le integrine inizialmente si trovano in forma inattiva e un
segnale extracellulare dice all’integrina di attivarsi e ciò le
fa acquisire la capacità di riconoscere il substrato
Le integrine riconoscono il substrato tramite le sequenze
che comprendono il dominio RGD (arginina, glicina, acido
aspartico) e poi viene perfezionato dalla subunità alpha nel
suo riconoscimento specifico per una molecola di substrato
che deve andare a riconoscere.
Il dominio citosolico delle integrine ha interazioni sia con il
citoscheletro che con tutta una serie di molecole
segnalatrici che permetteranno di far cambiare totalmente
funzione ad una cellula. Possono intervenire quindi nella