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FREEZING FRACTURE
L’analisi delle membrane delle cellule può essere svolta con diverse metodologie. Una
delle metodologie è quella che si chiama freezing fracture, che è un processo per il
quale si congela in maniera istantanea una cellula e poi tramite un bisturi” si riesce ad
aprire il doppio strato e a quel punto tramite microscopia elettronica a scansione,
ricoprendo questi strati con olio colloidale, si può vedere la topografia delle due
superfici e capire se ci sono proteine intrinseche di membrana, superficiali e cosi via.
Questa operazione vuole due condizioni:
1- che il cosiddetto freezing venga fatto in maniera istantanea
2-che nel processo di freezing non ci sia la cristallizzazione dell’acqua
Quando l’acqua in genere passa dallo stato liquido allo stato solido aumenta la sua
densità. ciò significa che la distanza tra gli ossigeni e gli idrogeni che costituiscono
l’acqua aumenta, questo comporta un aumento di volume, che in un processo di
freezing porterebbe a delle fratture sul sistema che si sta congelando.
Per evitare questo, il freezing delle cellule che devono essere poi aperte nel doppio
strato lipidico, viene fatto in quello che si chiama un bagno di ottano.
Un bagno di ottano consiste nel mettere in un contenitore dell’ottano, che è un
derivato del petrolio e ha un punto di congelamento di -112 gradi, e questo viene
messo in bagno in azoto liquido, che ha una temperatura di appena -142 gradi
centigradi. In queste condizioni nel momento in cui le cellule sono messe in questa
soluzione di ottano, gorgogliante si dice nel senso che è un ottano ancora allo stato
liquido ma sta quasi per congelare perché l’azoto liquido ovviamente ha una
temperatura più bassa di quella sua però prima di poter arrivare al di sotto di -112
gradi passa un po' di tempo, questo ci permette di “fotografare” una cellula nel suo
status vitale in una condizione di congelamento senza aver cristallizzato
assolutamente l’acqua perché non ha avuto materialmente il tempo di passare da uno
stato liquido a uno stato solido ma è diventata direttamente una condizione che l’ha
bloccata nella sua continuazione “di liquido”.
Questo ci permette tramite uno strumento da noi costruito di aprire le membrane e
poter fare poi questi esperimenti di microscopia per poter vedere materialmente come
è organizzata la struttura di membrana del doppio strato con proteine periferiche
transmembrana o integrali di membrana. Lo scalpello usato per aprire queste
membrane ha uno spessore di pochi micron come queste. Per far ciò si fila una
pasteur, ossia una pipetta di vetro sulla fiamma. Significa che si genera una fonte di
fiamma puntiforme e si fa riscaldare la pasteur su questa fiamma puntiforme sino a
quando è quasi alla fusione per cui si sfila e viene fuori un filo di vetro che ha lo
spessore minore di quello di un capello. In questo modo tramite questo scalpello
rudimentale si può entrare tra le due facce della membrana e aprirle per poterle poi
andare a colorare con i sistemi di colorazione di microscopia a scansione. Si usa
questo olio colloidale che formerà un film e quindi andrà a rappresentare tutte le
superfici della membrana e capiremo dalla complementarietà qual è l’organizzazione
delle proteine di quella membrana.
Ovviamente questa è una cosa abbastanza complicata, ci sono metodi molto più
semplici per capire se proteine di membrana sono proteine transmembrana o
periferiche di membrana e il modo più semplice è quello di usare due coloranti, uno
che si chiama Etilacetamide (EA) e l’altro che si chiama Isoetionilacetamide (IEA).
Mentre la molecola EA non riesce ad attraversare le membrane, l’IEA può
attraversarle. Onde per cui trattando una cellula con questi due coloranti avremo che
le proteine che sono esclusivamente estrinseche di membrana cioè che sono al di fuori
della cellula, saranno colorate esclusivamente del colore rosso dato dalla EA; quelle
che attraversano la membrana avranno un doppio colore che sarà violetto/rosso,
quelle che sono intrinseche di membrana ma che non attraversano la membrana ma
sono esclusivamente sulla faccia interna, saranno colorate soltanto dalla IEA e quindi
avranno colore violaceo/blu. Ovviamente queste proteine non le vediamo nel loro
posizionamento sulla membrana ma vengono estratte e separate su un gel
elettroforetico, che è una metodica che permette di separare le proteine secondo le
loro dimensioni molecolari e poterle vedere su una struttura gellificata di acitamide e
disatimamide(?).
DETERGENTI UTILIZZATI PER LA SOLUBILIZZAZIONE DI PROTEINE
INTRINSECHE DI MEMBRANA
Per estrarre le proteine dalle membrane, bisogna adottare degli accorgimenti nel
senso che essendo le proteine o legate o immerse nella membrana, hanno una loro
interazione con la componente lipidica e quindi idrofobica della membrana stessa. Per
questo per l’estrazione delle proteine, vengono utilizzati una serie di saponi che non
sono altro che molecole lipidiche. I saponi maggiormente utilizzati sono quelli che si
chiamano Octilglucoside, Sodium Colate e Triton. L’octilglucoside è una molecola molto
piccola quindi con questo tipo di sapone riusciremo a estrarre solo proteine che sono
ancorate con una coda lipidica alla membrana ma non proteine già integrate
all’interno della membrana. Per fare questo, se sono per esempio proteine che hanno
una faccia idrofobica e una polare, si utilizza il sodium colate. Questo ha una struttura
simile a quella del colesterolo e quindi si va a interporre nel doppio strato lipidico
andando a favorire una solubilizzazione però senza riuscire ad attraversare totalmente
il doppio strato lipidico. Quello che riesce invece ad attraversare perfettamente il
doppio strato lipidico è il triton. Di questo detergente esistono varie tipologie (Triton
x100, x114, x119, x134. Questo numero indica la lunghezza della catena carboniosa. A
seconda di quante volte una proteina attraversa una membrana si usano Triton di
diversa natura per andare a competere con la componente lipidica tra membrana e
quindi andarsi a mettere intorno alla nostra proteina che poi scivolerà fuori dalla
membrana perché si sono perse le interazioni idrofobiche tra i lipidi di membrana e la
proteina, proteina che ha preso contatti di tipo idrofobico con questi detergenti
noiomici e quindi può essere solubilizzata.
I lipidi di membrana possono organizzarsi in micelle o anche in strutture a doppio
strato e quindi quando usiamo i lipidi (?) possiamo o usare un unico strato e portare
all’interno di strutture tipo lisosomi molecole di tipo prettamente idrofobico oppure
sfruttiamo il doppio strato per portare all’interno molecole polari, perché avendo il
doppio strato questa parte interna sarà una parte idrosolubile e quindi potrebbe avere
componenti insolubilizzabili in acqua.
Dal punto di vista di funzione, le proteine di membrana hanno funzioni diverse: di
recettori, di lipasi (le lipasi sono enzimi che digeriscono i lipidi), le porine sono delle
strutture abbastanza complesse che permettono il passaggio di piccole molecole; o
funzioni trasportatrici di ioni ferro. Per es. la batteriorodopsina è una proteina che usa
la luce per pompare protoni (Questo di solito si trova in batteri fotosintetici).
A livello di membrana è presente un’asimmetria nella componente lipidica ma anche
nella componente proteica, in particolar modo nella componente delle glicoproteine o
proteoglicani che vanno a costituire componenti di membrana dove queste
glicoproteine/proteoglicani si trovano affacciati sempre verso la parte esterna. La parte
glucidica di questi elementi in genere ha una funzione di tipo recettoriale e quindi
permette l’appiccicamento almeno temporaneo di elementi che se trovano i loro
corrispettivi verranno captati o catturati da queste proteine che spesso sono proteine
che hanno funzione recettoriale e l’interazione molecola segnalatrice recettore potrà
trasdurre all’interno della cellula un segnale specifico.
Alcuni proteoglicani sono i Sindecani o gli Aggregani, tutti elementi misti proteina-
zuccheri che per la maggior parte hanno funzione di tipo recettoriale.
Come abbiamo detto a livello di membrana abbiamo un’asimmetria dove
fondamentalmente Fosfatidiletanolamina e Fosfatidilserina sono sempre affacciati
verso la parte interna della cellula, la Sfingomielina e la Fosfatilidcolina sono per lo più
esposti verso l’esterno della cellula, questa asimmetria è legata anche alla funzionalità
di questi diversi lipidi perché vedremo che in alcuni meccanismi di segnalazione su
una serie di lipidi vengono implicati per poter dire a una cellula quello che deve
materialmente fare.
La componente saccaridica quindi quella zuccherina è prevalentemente esposta verso
l’esterno della cellula e principalmente ha una funzione di tipo recettoriale.
Ovviamente le componenti proteiche sulla faccia interna ed esterna sono diverse.
Fondamentalmente le proteine che si affacciano all’esterno sono in genere proteine
transmembrana per cui hanno capacità di attraversare tutta la membrana e in qualche
modo hanno una porzione citosolica. Fra la porzione extracellulare e quella citosolica
c’è una funzionalità ben diversa: quella esterna è di tipo recettoriale. Una volta che si
ha l’interazione fra elemento segnalatore e proteina recettoriale, in genere questo si
perpetua in una modifica conformazionale della porzione citosolica per cui siti che
erano nascosti diventano accessibili a elementi o del citosol o elementi di membrana
che sono vicini al recettore. Questa espressione di questi siti di riconoscimento
permette un’interazione fra proteine diverse che segnaleranno un cambiamento che
può essere o un cambiamento di tipo metabolico se la via attivata è una via di tipo
metabolico o potrebbe essere un cambiamento addirittura funzionale, per es la via che
attivano i processi polifrazione cellulare o di motilità cellulare che sono sempre legati
comunque all’espressione di geni che modificano totalmente il fenotipo cellulare.
Movimenti della componente lipidica
La membrana è un sistema fluido e la fluidità è data fondamentalmente dalla capacità
di motilità sia della componente lipidica che di quella proteica. Partendo dalla
componente lipidica, esistono diversi tipi di movimento e i movimenti fra i lipidi sono
fondamentalmente di traslazione sulla superficie della membrana, di rotazione su loro
stessi per cambiare posizione ma esistono pure dei movimenti che sono molto lenti di
Flip-Flop in cui un lipide che si trova su una faccia della membrana si può ritrovare
sull’altra faccia della membrana. Esempio canonico di un movimento flip flop &egrav