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TEMPERATURA CORPOREA T/C:
È la differenza tra la quantità di calore prodotto dai processi di metabolismo del nostro
corpo e la quantità di calore disperso nell'ambiente esterno.
La temperatura può variare durante le ore del giorno, più bassa al mattino e più alta nelle
ore pomeridiane.
La T/C può essere misurata in diversi punti, ognuno con i suoi vantaggi e svantaggi:
1. Bocca → se il pz ha mangiato o bevuto qualcosa di freddo o caldo, o ha
Orale → 36,5° – 37,5°
fumato, l'infermiere deve aspettare 30 minuti prima della misurazione
Ascellare → 38,8° – 37,8°
2. Ascella → spesso utilizzata nei neonati perché accessibile facilmente
Rettale → 37,0° – 38,1°
e sicura Timpanica → 36,8° – 37,9°
3. Canale uditivo esterno → misurazione temperatura interna Si deve misurare sempre nella stessa
4. Retto → controindicata ai pazienti sottoposti a chirurgia rettale, che
sede
presentano diarrea o malattie al retto, sono immunodepressi, presentano emorroidi
5. Tempia
La febbre può essere:
Continua → le fluttuazioni quotidiane di temperatura sono inferiori ad 1° e la
febbre periste nel tempo
Remittente → la temperatura corporea oscilla nell'arco della giornata con
fluttuazione superiori da 1°, ma non scende mai sotto i 37°
Intermittente → la temperatura si alterna a periodi di apiressia (assenza di febbre)
a periodi di piressia o iperpiressia (presenza di febbre, anche molto alta). Per
definirsi intermittente le oscillazioni nell'arco della giornata devono essere superiori
ad 1°, e durante i periodi di apiressia la temperatura deve scendere sotto i 37°. Le
cause possono essere, tumore al rene, infezione alle vie urinarie... ma possono
anche non esserci cause e viene definita idiopatica.
Due importanti alterazioni della temperatura corporee:
IPERPIRESSIA: IPOTERMIA
favorire dispersione di calore Favorire la produzione di calore
Togliere abiti e coperte pesanti
Mettere la persona al riparo dal freddo
Spugnature fredde in corrispondenza
Far assumere bevande calde e
dei grandi vasi sanguigni zuccheri
Cambio biancheria dopo la
Non frizionare o massaggiare
sudorazione Utilizzare coperte termiche
Integrazione liquidi, zuccheri e sali Portare in ospedale
Termometro:
Consente in maniera semplice e veloce di misurare la temperatura corporea. Galileo Galilei
nel 1607 inventò quello a mercurio. Nel 2009 tolto dal commercio perché nocivo.
Termometro galinstan → lega di diversi metalli, simile al mercurio
Se si rompe il termometro a mercurio?
Superficie porosa → chiamare un addetto
Superficie dura → utilizzare un cartoncino rigido arrotolato e raccogliere il
mercurio versare dentro un contenitore con imboccatura larga
Dolore: una
L'Associazione Internazionale per lo Stato del Dolore (IASP) definisce il dolore come ''
sgradevole esperienza sensoriale ed emotiva, associata ad effettivo o potenziale danno
tissutale o comunque descritta come tale. Il dolore è sempre un'esperienza soggettiva.''
Trattare adeguatamente il dolore secondo la legge 38/2010 significa garantire la dignità e
l'autonomia del malato.
L'art.7 sancisce l'obbligo di segnalare all'interno della documentazione clinica le
caratteristiche del dolore rilevato, della sua evoluzione nel corso del ricovero, la terapia
antalgica utilizzata e il beneficio ottenuto.
La JCI (Joint Commision Internetional) richiede che il dolore sia valutato al momento
dell'ammissione e rivalutato a intervalli regolare.
Valutazione:
1. Iniziale → per identificare la tipologia del dolore e area di interesse
2. Continua → ogni volta che c'è una procedura o un episodio di dolore
3. Di controllo → valutazione che segue il trattamento antalgico, farmacologico o non.
Scale di valutazione del dolore:
NRS → numerical rating scale → scala numerica. Da 0 a 10. L'operatore chiede di
selezionare il numero che meglio identifica il dolore. 0 nessun dolore – 10 peggior dolore
possibile
VAS → visual analogic scale → scala analogica visiva. Una linea lunga 10 cm. Il malato
mette un segno sulla linea dove crede di poter identificare il dolore
VRS → verbal rating scale → scala quantitativa verbale. 6 identificatori verbali, il malato
utilizza l'aggettivo che più ritiene adatto al suo dolore. Utilizzata nelle persone anziane o
con deficit cognitivo e al PS.
WONG BAKER FACES PAIN RATING SCALE → utilizzata con bambini dai 3 ai 8 anni. Si
basa sull'indicazione di faccine a cui il bambino può paragonare il dolore che sta provando.
SCALA DI ABBEY → verbalizzazione, espressione del volto, cambiamento del linguaggio
corporeo, cambiamento del comportamento, cambiamento fisiologico, cambiamento fisico
↓
Approccio al paziente non in grado di esprimersi → valutazione dell'effettiva
impossibilità dell'assistito di esprimersi, cercare le cause del dolore, osservare il
comportamento del pz, rivolersi al cargiver, utilizzo di analgesici o di terapia riabilitativa.
Dolore cronico → dolore che dura da 6 mesi o più. Con il passare del tempo diventa più
difficile individuare la causa, andando anche ad inficiare sullo stile di vita del paziente
DPI:
La gestione dei DPI è regolata dal D.lgs. 81/08 che stabilisce gli obblighi del datore di
lavoro, dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori.
Art. 74 comma 1 – D. lgs 9 Aprile, n. 81
Si intende per DPI → qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta da
lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la
sicurezza o la salute durante il lavoro.
Si dividono in tre categorie:
1. Prima categoria → tutti i dispositivi di protezione semplice destinati a
salvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entità
2. Seconda categoria → casco, guanti, scarpe da lavoro
3. Terza categoria → dispostivi di progettazione complessa destinati a salvaguardare
da rischi di morte o di lesioni grave di carattere permanere.
Corretta sequenza di vestizione:
1. Entrare nella zona filtro con la divisa
Protezione delle mani → guanti pulita
Protezione respiratoria → mascherine chirurgiche, filtrante facciale FFP2/FFP3
2. Indozzare i calzari
Protezione del corpo → camici o grembiuli in svariate taglie, proteggono
3. Indossare la cuffia
l'operatore ed il paziente, gettato nei rifiuti sanitari
4. Indossare la mascherina
pericolosi a rischio infettivo 5. Lavaggio mani
Protezione dei piedi → calzari monouso in PVC antiscivolo 6. Camice sterile
7.
Protezione del capo → cuffia monouso (gettabile nel contenitore dei rifiuti
Guanti sterili
pericolosi a rischio infettivo; cappellino
Protezione congiuntivale → occhiali, durante gli interventi in sala operatoria,
Protezione delle mani → è obbligatorio l'uso dei guanti per prevenire il rischio biologico.
Per rischio biologico si intende la probabilità che un individuo entri in contatti con un
organismo patogeno, si infetti e contragga una malattia. Se si ha un contatto con sostanze
biologiche:
1. Il lavoratore deve segnalare nel più breve tempo possibile al responsabile
2. Il lavoratore deve recarsi nel più breve tempo possibile al pronto soccorso più vicino
per eseguire gli esami ematici del caso
3. Il medico del pronto soccorso presta le prime cure e prescrive esami sierologici a
tempo zero, con richiesta di visita infettivologica
4. Il medico della struttura ospedaliera dove il dipendente si è recato svolge l'indagine
epidemiologica sull'incidente
5. Il lavoratore al rientro del PS deve compilare insieme al responsabile la scheda di
segnalazione e la trasmetterà all'ASPP e al medico competente della sede di
appartenenza
6. Vd slide.
Nell'indossare i guanti bisogna prima lavare le mani, asciugarle accuratamente, verificare
che siano integri, rimuovere anelli e bracciali, taglia giusta. Assicurarsi che il paziente non
sia allergico a lattice. È necessario cambiare i guanti tra un paziente e l'altro, se si
effettuano diverse procedure sull'assistito, in caso di contatto con sostanze chimiche in
grado di danneggiarli, per toccare oggetti di uso comune, dopo un uno prolungato. Dopo
l'uso smaltirli nel contenitore dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo, ed effettuale
l'igiene delle mani.
Vi sono:
Guanti sterili → per interventi invasivi come CVC, per medicazioni chirurgiche, per
interventi. Sono forniti di una doppia confezione. Un involucro esterno, chiuso
ermeticamente; un involucro interno che dovrà contenere i guanti ed avere una
superficie tale da poter costituire un valido campo sterile (misure da 6 a 9). Possono
essere in:
Lattice → sottili e aderenti ma possono creare allergie
o Vinile → sottile e poco elastico, soggetto a facili rotture e a rischi biologici
o Nitrile → nascono come alternativa ai guanti in lattice per soggetti allergici,
o resistenza chimica, idoneo al contatto con alimenti grassi
Guanti non sterili → per procedure sul paziente, quali igiene, prelievo, contatto
fisico. Sono disposti in confezioni. Posso essere in:
Vinile → elastici, buona resistenza, no a contatto con solventi, non
o dovrebbero essere indossati per più di 30 min
Nitrile → ottima alternativa al lattice, resistente ed elastico
o Lattice → fortemente allergizzante, sottili, aderenti e confortevoli
o Gomma → molto resistente consiglia a contatto con agenti chimici
o Neoprene → poco elastici
o
Protezione delle vie respiratorie:
per proteggere da sostanze nello stato aeriforme tramite il meccanismo della filtrazione.
Mascherine con filtri di tipo P:
Facciali filtranti FFP1 → filtro P1→ bassa efficienza (78% di efficienza filtrante)
Facciali FFP2 → filtro P2 → media efficienza (92% di efficienza filtrante)
Facciali FFP3 → filtro P3 → alta efficienza (98% di efficienza filtrante), proteggono
naso e bocca da schizzi di sangue e liquidi biologici, proteggono da infezioni di
malattie quali tubercolosi e meningite
Mascherine chirurgiche → monouso, in tessuto non tessuto, quattro strati, esterno filtrante,
centrale impermeabile ai liquidi, strato interno contatto con la pelle ipoallergenico.
Utilizzate nelle attività per le quali esista una possibilità di generare spruzzi o schizzi di
sangue o di altri fluidi
1. Rimozione dei guanti arrotolandoli
2. Rimozione del camice facendo attenzione a piegarlo verso l'interno
3. Smaltimento nel contenitore de