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SANTA MARIA DELL’ASSUNZIONE- ARICCIA (1662-63)

Ultima opera pianta centrale della terna di questa tipologia. Una sorta di

esperimento neoclassico: un borgo fuori dalla città di Roma, sede di una delle

tante residenze estive dei papi.

L’intervento di Bernini si colloca sulla piazza, il tema è quello della chiesa

circolare, a pianta ellittica, inserita in un contesto di piazza porticata che lascia

libero la forma tonda del tamburo; un pronao, una sorta di vestibolo

tridimensionale. → una meditazione del Pantheon in scala ridotta.

ARCHITETTURE CIVILI DI BERNINI

PALAZZO MONTECITORIO (OGGI CAMERA DEI DEPUTATI)

Bernini però è anche uno sperimentatore per quanto riguarda la costruzione di palazzi, introduce una sorta di rivoluzione,

in quanto replica le grandi dimensioni prodotte nell’architettura san gallesca, sviluppata in una facciata curva che si ripiega

secondo le caratteristiche del lotto.

L’ordine gigante è appena accennato, per definire le due testate d’angolo che sono degli avancorpi che segnano l’avancorpo

principale.

PALAZZO CHIGI ODESCALCHI- ROMA

Su un lungo asse, un corpo principale che sopravanza, due ali laterali, e questa rigorosa scansione - non c’è movimento e non

ci sono curve che vadano a definire il carattere barocco e la monumentalità dell’edificio, generato dall’avanzamento del

corpo centrale. Tutto si dispone su una linea retta → Introduce gli elementi del futuro palazzo barocco, con un assetto

prolungato.

PROGETTO PER IL LOUVRE - PARIGI

La capacità di cimentarsi nell’architettura civile gli dà la possibilità di progettare un’ala del Louvre. Due soluzioni che

vengono apportate da Bernini:

- Soluzione di palazzo con una monumentale facciata, che ha questo basamento gradonato, che si configura secondo

un profilo convesso-concavo;

- Soluzione concava-concava-concava.

I due progetti rimangono sulla carta. 5

Storia dell’architettura Lezione 13

FRANCESCO BORROMINI (1599-1667)

Un anno più giovane di Bernini, nato a Bissone sul lago di Lugano, da una famiglia di muratori. Si trasferirà a Roma dove

farà da apprendista ad un suo parente Carlo Maderno, il quale in quel periodo stava realizzando la facciata di San Pietro.

Dopo la realizzazione del baldacchino a fianco di Bernini, Borromini non avrà più incarichi pontifici, avrà sempre dei

committenti ecclesiastici, un clero povero. Questo influirà all’utilizzo di materiali poveri, il che lo porterà a sviluppare

notevolmente la sua inventiva.

SAN CARLO ALLE 4 FONTANE– ROMA

IL CONVENTO DEI TRINITARI SCALZI

Costituisce il suo primo incarico, che consisteva nell’includere in un lotto molto ristretto: una piccola chiesa, un

piccolo chiostro e un piccolo convento.

Progetta una chiesa con una pianta completamente inedita, che ricorda la forma di un

rombo: la giustapposizione di due triangoli equilateri sulla base, con gli spigoli smussati,

e con archi di cerchio ad ampiezze diverse (gli archi sull’asse longitudinale hanno una

curvatura diversa rispetto a quelli sull’asse trasversale). È un ibrido tra pianta centrale e

quella longitudinale, in quanto dilatata sull’asse trasversale, ma non tanto da impedire di

realizzare degli spazi di servizio che vengono ricavati nelle porzioni di risulta: non si

butta via niente, lo spazio è utilizzato fino all’ultimo anfratto.

Si vede la cappellina, un altare maggiore e i due ambiti laterali. Anche il chiostro è molto

piccolo, spazio esiguo, rettangolare, in cui pone il portico con due colonne binate, e gli

angoli sono convessi. Nell’angolo vi era l’elemento in cui si andavano a unire due elementi

in maniera tale da creare il giusto punto di scarico delle arcate, e generalmente gli angoli

erano sempre concavi e ciechi. In questo caso, si hanno degli angoli convessi e

trasparenti, per dilatare lo spazio che altrimenti sarebbe troppo piccolo.

Per impreziosire lo spazio molto piccolo, utilizza delle colonne che vanno a creare, con la loro convessità, ulteriore

movimento, e su questi si innesta l’ulteriore movimento delle semicolonne. La luce serve a mettere in evidenza le

membrature architettoniche attraverso l’ombra. Queste semicolonne, che sono incassate dentro ad un taglio nel muro, per

aumentarne la plasticità, reggono la trabeazione, che ripete il profilo della pianta.

La cupola è ancora più in alto. Quindi per dilatare lo spazio utilizza la verticalità.

Procede verso quella zenitale/verticale. Per aumentare l’altezza, costruisce degli

arconi con ampiezza diversa, che definiscono i canonici pennacchi. Esce una ellisse

scavata dall’alveare di cassettoni, che sono più fantasiosi: si hanno ottagoni, croci,

esagoni, che si incastrano in questo gioco di luci e di ombre fino alla lanterna. Non

si ha pietra viva: tutto è in muratura laterizia, tutto è intonacato; non c’è nulla di

prezioso, ma la preziosità è data dall’inventiva dell’architetto e dall’uso libero degli

elementi architettonici. Questa è una delle manifestazioni

più alte di Borromini.

FACCIATA DI SAN CARLO

La facciata viene costruita dopo la morte di Borromini; Realizzata in pietra, per motivi di resistenza

agli agenti atmosferici. La monumentalità è caratterizzata dal movimento, e quindi dall’alternarsi

di concavo-convesso-concavo. → Anche la scultura rende tutto più monumentale 6

Storia dell’architettura Lezione 13

ORATORIO DEI FILIPPINI – ROMA (1637-40)

Ordine religioso che a canto alla chiesa vuole costruire una sorta di convento al quale

a Borromini vengono affidate l’oratorio e la facciata del congresso.

La facciata è molto monumentale, anche qui caratterizzata da un gioco di concavi e

convessi, parti curve contrapposte sull’asse mediano. Vi è questo gioco con questa

alternanza di parti curve contrapposte, e il frontone non più triangolare, ma lobato,

con quel profilo lobato tardo gotico. (Borromini ha nel suo repertorio elementi tratti

da un’architettura tardo gotica, anche se poi in realtà questi riferimenti, che sono

stati ricondotti ai costoloni, li attribuisce ad emulazioni romane).

L’ingresso è sull’asse trasversale, e per entrare nell’aula dell’oratorio bisogna

piegarsi di 90°. È costituito da un’aula unica le cui pareti sono articolate da pilastri

giganteschi che proseguono lungo tutta la parete della navata fino al soffitto ad archi, formando un reticolo intrecciato che

assomiglia alle nervature di una volta gotica.

COLLEGIO DI PROPAGANDA FIDE – ROMA (1662-64) Sempre su questo schema fatto dal movimento di facciata,

realizza quello del Collegio di Propaganda Fide, con la

colorazione rossa ottocentesca, a questa giallina

contemporanea. Non si sa quale fosse il colore originario.

Anche qui il movimento è dato da grandi lesene, il grande

cornicione con quelle mensole che hanno un ritmo non

regolare, disposte a distanze irregolari, e poi le stesse finestre

della parte alta, che sono piegate/strombate/incavate per

incrementare l’effetto dinamico della facciata. La parte bassa

ha un mezzanino cieco e un piano terra parzialmente

accecato.

Dietro la facciata si nasconde un altro oratorio, un’aula semplice sormontata da un piano mezzanino e grandi archi

intrecciati, che definiscono le losanghe nel soffitto.

SANT’IVO ALLA SAPIENZA - ROMA (1642-60)

La pianta della chiesa è costituita da due triangoli equilateri sovrapposti che formano una stella a sei punte, simbolo della

Sapienza, con uno spazio centrale esagonale. Le sei punte della stella sono alternativamente concave e convesse, come

rimarcato dal forte cornicione interno.

La cupola è costituita da nervature e vele concave che terminano nella lanterna, decorate con stelle e cherubini a stucco.

La lanterna possiede un caratteristico sviluppo a spirale 7

Storia dell’architettura Lezione 13

SANT’AGNESE IN AGONE - ROMA (1644-55) Giovan Battista Pamphili, papa Innocenzo X, volle fare di Piazza

Navona, la più bella piazza di Roma, edificando accanto al proprio

palazzo la nuova chiesa. L’incarico di progettare ed edificare la chiesa

passò da Padre Girolamo Rainaldi a Borromini, il quale progettò la

concavità di facciata, i campanili, ma fu sostituito da Carlo Rainaldi.

Borromini programma volutamente il contrasto fra concavità della

facciata e convessità della cupola. L’interno riccamente decorato, di

marmi, dorature, dipinti e stucchi non rispecchia la sobria essenzialità

delle finiture barremiane.

LA FONTANA DEI FIUMI DI BERNINI – ROMA (1648-51)

Sull’asse del circo di Domiziano Augusto eresse un obelisco egiziano. Papa Innocenzo X

incaricò Borromini di progettare una fontana; l’incarico fu poi passato a Bernini che

realizzò la fontana dei Fiumi PIETRO BERRETTINI DA CORTONA (1596-1669)

VILLA SACCHETI DEL PIGNETO – ROMA (1635)

Villa che ha un debito, dal punto di vista del progetto nei confronti del

Bramante, in quando il corpo centrale della villa ricorda il Belvedere.

All’esedra d’ingresso si accedeva mediante rampe e terrazze che

rimandano anche al Tempio della Fortuna Virile a Palestina.

CHIESA DI SS. MARTINA E LUCA – ROMA (1634-69)

Il Cardinale Francesco Barberini commissiona una chiesa che inizialmente sarebbe stata

dedicata a San Luca. Mentre si stava per le fondamenta si trova una tomba della martire

Martina così venne dedicata anche a lei.

La facciata è incurvata, quasi serrata fra le due testate estreme; costituisce l’ingresso

trionfale alla chiesa, a croce greca e a pianta centrale. La facciata è impostata secondo due

registri. Il tutto in travertino

L’interno sembra molto ordinario: una croce greca regolare. In realtà il movimento è

generato da questi smussi terminali della croce e dalle colonne libere. Crea questa superficie

interna dinamica mossa tutto attorno a chi entra.

Nella chiesa superiore, si vede come le colonne libere, con questa sequenza, rimarcata dalla

trabeazione, crei il movimento. La scultura a stucco è l’elemento dominante. La parte in

pietra è dedicata all’altare maggiore.

L’esterno è composto da una delle cupole completamente estradossate più famose di Roma: elementi architettonici

definiti, appoggi inventati, frontoni curvi accartocciati tra loro 8

Storia dell’architettura Lezione 13

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PACE- ROMA (1656-59)

Berrettini è chiamato ad impreziosire tutto il contesto della chiesa già preesistente, in particolar modo il fronte della chiesa

e lo spazio antistante: costituisce un sagrato omogeneo attraverso questa palazzata continua; quindi, i fronti dei palazzi

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
14 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alberto207 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Togliani Carlo.