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ISE – Istituto Scolastico Europeo Classe Quinta Dispense di Letteratura Italiana
nasce 1855, il padre viene assassinato
Pascoli a San Mauro di Romagna nel in una numerosa famiglia benestante. Nel 1867
muoiono la madre e tre fratelli.
in un agguato; di lì a poco Nonostante una difficile situazione economica, Pascoli frequenta il liceo
e si iscrive, grazie ad una borsa di studio, alla facoltà di Lettere di Bologna. Aderisce al movimento socialista e per alcuni mesi è
si laurea in greco:
detenuto in carcere. Nel 1882, Pascoli da allora ha inizio la sua carriera come professore nei licei, e in questi
vive insieme alle due sorelle minori, Ida e Maria.
anni nel 1891 esce la sua prima importante raccolta di versi, Myricae, e nello
stesso anno il poeta ottiene una vittoria del concorso di poesia latina ad Amsterdam.
Castelvecchio,
Nel 1895 la sorella Ida si sposa e Pascoli, insieme a Maria, si trasferisce a in provincia di Lucca. Nel 1897 vince
la cattedra di Letteratura Latina all’Università di Messina; nello stesso anno pubblica i Poemetti. Nel 1903 il poeta ottiene il
Nel 1907 Pascoli
trasferimento all’Università di Pisa: è l’anno dei Canti di Castelvecchio. Nel 1904 escono i Poemi conviviali.
succede a Carducci nella cattedra di Letteratura Italiana di Bologna, muore 1912.
città nella quale di cancro nel
L
2. E OPERE PRINCIPALI
Pascoli ha scritto moltissime opere, di natura molto diversa, ma le più importanti sono:
a) (Prima edizione 1891 – Ultima edizione 1911) È una raccolta di poesie incentrata su temi familiari e campestri. Il
Myricae.
titolo (ispirato al poeta latino Virgilio) indica la semplicità della sua poetica: le myricae, infatti, sono le tamerici, cioè degli
umili arbusti sempreverdi che diventano il simbolo delle tematiche scelte dal poeta. Tra le poesie più famose della raccolta
ricordiamo: Lavandare, Arano, X Agosto, Novembre, Sera d’ottobre, L’Assiuolo;
b) (Prima edizione 1903 – Ultima edizione 1912) È una raccolta di poesie in cui ritornano le
Canti di Castelvecchio.
immagini della vita campestre e del succedersi delle stagioni, ma ricorrono anche con frequenza ossessiva i ricordi dolorosi,
mai cancellati, della tragedia familiare, i sentimenti di morte e di inquietudine. Da ricordare sono La mia sera, Nebbia, La
cavallina storna e Il gelsomino notturno.
c) (Prima edizione 1904 – Ultima edizione 1905) Sono componimenti poetici dedicati a fatti e
Poemi conviviali.
personaggi del mito e della storia antica.
L
3. A POETICA E LA LINGUA pessimistica:
La concezione della vita e della poesia è per Pascoli le caratteristiche fondamentali delle sue opere sono la
sfiducia nelle opere umane e una negazione dei miti di quella cultura positivistica che avrebbe dovuto assicurare il progresso. Per
Pascoli, non è la scienza che può salvare l’uomo dal suo destino di dolore, ma la fede e la poesia, per la loro capacità di penetrare
nel profondo delle cose e di cogliere la sostanza vera del reale.
La poetica pascoliana viene espressa in modo efficace nel testo intitolato (1897). Per Pascoli il poeta è «il
Il fanciullino
fanciullino eterno, che vede tutto con meraviglia, tutto come la prima volta: […] sogna, parla alle bestie e agli alberi […] alle nuvole
poesia
[…] popola l’ombra di fantasmi e il cielo di dei. Impicciolisce per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare ». La quindi è la
voce del fanciullino che è in noi, che sa vedere il nuovo nelle cose, non inventandolo ma scoprendolo: «poesia è trovare nelle
cose […] il loro sorriso e la loro lacrima; è ciò che si fa da due occhi infantili che guardano semplicemente e serenamente tra l’oscuro
Compito del poeta parlare al cuore degli uomini e svelare loro il mistero della realtà
tumulto della nostra anima». è quello di
che li circonda, in maniera pura e spontanea.
lingua intreccio di termini colti, aulici, colloquiali, umili e moltissime
La usata da Pascoli nelle sue poesie è un
onomatopee. allitterazioni e gli echi di suoni.
Frequentissime sono le
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4. EMATICHE DI ASCOLI DA NON DIMENTICARE
Le piccole cose quotidiane: il poeta si chiude in un proprio universo di affetti limitati ma rassicuranti;
Il simbolismo del è l’immagine che simboleggia il rifugio che protegge dai rischi del mondo;
nido:
La descrizione del mondo della campagna
L P
5. ETTURE TRATTE DALLE OPERE DI ASCOLI
G. Pascoli, X Agosto, da Myricae, 1896
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Pascoli rievoca l’avvenimento che segnò la sua vita: la morte del
San Lorenzo , io lo so perché tanto 10 agosto 1867.
di stelle per l'aria tranquilla padre, avvenuta il Attraverso il parallelo con la
arde e cade, perché si gran pianto rondine, il dolore per la morte del padre viene proiettato in una
nel concavo cielo sfavilla. dimensione cosmica e assume un valore emblematico di
atomo opaco del
ingiustizia e violenza, in un mondo visto come
Ritornava una rondine al tetto : Male.
l'uccisero: cadde tra i spini; stelle cadenti San Lorenzo
ella aveva nel becco un insetto: Le nella notte di (10 agosto), che
la cena dei suoi rondinini. pianto del
sembrano incendiarsi precipitando, e che esprimono il
cielo, evocano sensazioni profonde, che egli trasforma in
Ora è là, come in croce, che tende immagini simboliche. La rondine abbattuta mentre tornava al suo
quel verme a quel cielo lontano ; nido, con le ali aperte in croce, richiama la morte del padre,
e il suo nido è nell'ombra, che attende, anch’egli ignaro e innocente mentre tornava a casa, e sembra
che pigola sempre più piano. ricollegarsi al sacrificio di Cristo. La lirica, tutta costruita su
temi del male, dolore,
analogie, è incentrata sui del della
Anche un uomo tornava al suo nido : distruzione del nido familiare, unico rifugio in un mondo in cui
l'uccisero: disse: Perdono ; domina la violenza, la malvagità umana che uccide creature
e restò negli aperti occhi un grido: innocenti.
portava due bambole in dono. Si può notare che Pascoli scrive che la rondine torna al tetto
Ora là, nella casa romita, mentre l’uomo torna al nido ed entrambi portano un dono ai
lo aspettano, aspettano in vano: “piccoli”: un verme e le bambole. Sia il padre di Pascoli sia il
egli immobile, attonito, addita volatile muoiono e, stramazzati al suolo, conservando tra le mani e
le bambole al cielo lontano . nel becco i doni. Nel nido e nella casa romita, cioè solitaria, si
attende invano il loro ritorno.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale, La concezione della vita è qui profondamente negativa: basti
oh! d'un pianto di stelle lo inondi pensare al fatto che la Terra viene descritta come atomo opaco
quest'atomo opaco del Male! del Male, cioè una particella minuscola, priva di luce e
caratterizzata dalla presenza di sentimenti malvagi.
G. Pascoli, Il lampo, da Myricae, 1894
In questa lirica il poeta coglie il momento in cui, nel buio della
E cielo e terra si mostrò qual era: lampo
notte, un rivela improvvisamente l’aspetto devastato del cielo
la terra ansante, livida, in sussulto; e della terra, svelando la realtà delle cose. Attraverso le immagini
e il cielo ingombro, tragico, disfatto: situazione di angoscia:
Pascoli vuole rendere una la casa si
bianca bianca nel tacito tumulto identifica con lo sguardo esterrefatto dell’uomo che in un istante vede
una casa apparì sparì d’un tratto; il volto vero della realtà.
come un occhio, che, largo, esterrefatto, La terra è caratterizzata da aggettivi (ansante, livida, in sussulto)
s’aprì si chiuse, nella notte nera. che sembrano segnalarne l’agonia disperata. Nel buio delle tenebre
all’improvviso appare una casa bianca bianca e i suoi colori sono in
forte contrapposizione con la notte nera. La sua comparsa è segno di
una presenza umana, della protezione e del riparo a cui il poeta
tende. L’apparizione è rapida come la scomparsa. Il tacito tumulto è
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la figura retorica dell’ossimoro (= accostamento di due termini
opposti).
G. Pascoli, Il tuono, da Myricae, 1894
E nella notte nera come il nulla, Questa poesia è strettamente collegata a Il lampo, con cui
presenta molti elementi in comune, a cominciare dalla struttura
a un tratto, con fragor d'arduo dirupo metrica e dallo schema delle rime, che sono identici.
che frana, il tuono r
imbombò di schianto: accostamento di
r imbombò , r
imbalzò , r
otolò cupo, Entrambe le liriche sono costruite su un
e tacque, e poi r imareggiò r infranto , sensazioni: uditive
qui esse sono essenzialmente mentre nella
e poi vanì. Soave allora un canto precedente erano prevalentemente visive.
s'udì di madre, e il moto di una culla. E in entrambe le liriche la rappresentazione di un fenomeno
naturale e la descrizione del paesaggio trasmettono i sentimenti del
poeta.
Rispetto all'altro testo, però, qui la conclusione contiene una
canto di una madre che culla il proprio
notazione consolatoria: il
figlio ci riporta dentro quella casa (illuminata per un attimo dal lampo
ma subito scomparsa) che rappresenta il simbolo degli affetti più
vitali e profondi del poeta.
Le figure retoriche presenti in questa poesia sono l’allitterazione e
l’onomatopea .
G. Pascoli, Il gelsomino notturno, da I canti di Castelvecchio, 1894
nozze dell’amico
Questa poesia è stata scritta in occasione delle
E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso a’ miei cari. Gabriele Briganti, un bibliotecario di Lucca. Il gelsomino notturno
Sono apparse in mezzo ai viburni potrebbe apparire, a prima vista, come una descrizione di un
le farfalle crepuscolari. paesaggio notturno, in cui si alternano immagini naturali e umane
ma, come spesso accade nelle opere di Pascoli, nasconde una serie
Da un pezzo si tacquero i gridi: significati ulteriori.
di Infatti, in questa poesia, viene rievocato il
là sola una casa bisbiglia. concepimento di un figlio durante la prima notte di nozze.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia. I riferimenti alla casa che “bisbiglia” col lume ancora acceso vanno
letti come una velata allusione alla fecondazione che lì sta
Dai calici aperti si esala avvenendo, simile a quello che si verifica all’interno del fiore; il colore
l’odore di fragole rosse. rosso e il profumo che si esala per tu