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SVILUPPO E CRISI DEI SISTEMI LIBERALI OTTOCENTESCHI
Tutti i sistemi ottocenteschi, sia le monarchie costituzionali che le minori esperienze repubblicane, vengono
definiti generalmente come sistemi liberali. Sono sistemi politico-istituzionali che introducono la rule of law
e il riconoscimento dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Riconoscono anche diversi diritti:
prima quelli civili, come quelli individuali, associativi, di libertà religiosa, di garanzia della proprietà privata,
il due process of law e l’habeas corpus, poi i diritti politici, che possono essere attivi o passivi e che col
tempo si ampliano.
Nella seconda metà dell’800 questi ordinamenti entrano in crisi, perché non in grado di soddisfare le nuove
esigenze sociali provenienti principalmente dalle masse popolari, composte dal proletariato urbano e dalle
campagne.
Questa crisi porterà alla formazione dei regimi totalitari: si possono individuare tre principali principi che
verranno rigettati dalle derive autoritarie del ‘900:
- Il rifiuto della separazione dei poteri con la conseguente accettazione della concentrazione del
potere politico nelle mani di un partito o un leader: c’è una tendenza generale verso il
rafforzamento degli esecutivi. Si noterà anche in sistemi che non verranno scossi nelle loro
fondamenta: negli Stati Uniti all’inizio del ‘900 la presidenza diventerà molto forte.
- Il rifiuto dell’ideologia pluralista. Il motto dei regimi dittatoriali è “uno stato, un’ideologia”: si rifiuta
la libertà di pensiero e di espressione.
- Il rifiuto della rule of law. L’interesse personale va subordinato alle necessità della nazione, che
vengono definite dalle élite dominanti: nessuno si può contrapporre allo stato e alla sua ideologia.
Quali sono le cause di questa crisi?
Le origini di questo cambiamento si possono individuare fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, anche se
alcuni elementi si possono già trovare fra gli anni ’60 e ’70 dell’800. Si possono riassumere nella diffusione
del pensiero socialista, l’avvento della seconda rivoluzione industriale e la nascita dei partiti socialisti e dei
partiti di massa.
L’ascesa del pensiero e dell’ideologia socialista affonda le proprie origini nella pubblicazione de “Il capitale”
di Marx, nel 1867. I socialisti erano presenti anche prima: la rivoluzione del ’48 in Francia era di matrice
socialista. Con il capitale, però si introduce un modo rivoluzionario di percepire le relazioni fra governanti e
governati. Se la rivoluzione americana e francese avevano posto la sovranità nelle mani della nazione o del
popolo, ora l’attore principale è il proletariato, che sarà anche il protagonista della rivoluzione russa del ’17:
è composto dalla classe di lavoratori legati al sistema industriale e manifatturiero, che era in via di sviluppo
in tutta Europa.
Nonostante questo, nel 1867 le idee esposte nel capitale erano ancora lontane dal poter rappresentare una
minaccia per il sistema liberale, ad eccezione di una che influenzerà tutti i movimenti rivoluzionari socialisti:
il rapporto fra il sistema politico-istituzionale e il sistema economico-sociale. Marx introduce l’idea secondo
la quale il regno della politica, fino ad allora considerato l’area di negoziazione più importante, sia in realtà
solo una sovrastruttura, le cui caratteristiche sono determinate da fattori socio-economici, in particolare
dai rapporti di lavoro e dalla differenza di capitale posseduto dagli imprenditori e dai proletari: la vera
arena in cui si negoziano i rapporti di potere diventa quindi la sottostruttura del sistema socio-economico.
Andando ad opporre i concetti di capitale e lavoro, si iniziano anche a distinguere le classi sociali su una
base economica.
Nei sistemi liberali, nei quali il diritto di proprietà privata era sempre garantito, la forza lavoro non poteva
veder riconosciuti a pieno i propri diritti: il liberalismo ampliava il divario fra capitale e lavoro, andando a
difendere gli interessi dei ceti proprietari.
Da queste idee inizieranno a formarsi dei movimenti, dei sindacati e dei partiti organizzati, che inizieranno a
sfidare l’ordine liberale, chiedendo rappresentanza politica: nascono nuove classi, soprattutto il ceto dei
proletari urbani, che rappresentano un bacino elettorale, che porta alla creazione di partiti e movimenti
politici che vedono la possibilità di farsi rappresentanti e di arrivare a rivestire ruoli di primo piano nei
processi decisionali.
Il liberalismo, quindi, si trova a dover fronteggiare una significativa trasformazione della società:
- La critica al sistema capitalista si traduceva in critica ai parlamenti liberali, visti come oligarchici
rappresentanti della borghesia
- I nuovi gruppi sociali portavano nuove richieste e domande di partecipazione nella gestione delle
politiche economiche dello stato. Inoltre richiedevano una maggiore previdenza sociale: i lavori che
si stavano sviluppando erano sempre più rischiosi e questo non veniva più accettato.
L’800 è caratterizzato anche dalla rivoluzione industriale, con la produzione di acciaio in grandi quantità e a
basso costo, la produzione di linea e le nuove tecnologie, come l’elettricità, i nuovi materiali e sostanze, le
leghe e i prodotti chimici.
Si potrebbero individuare due fasi principali: una che va dagli anni ’50 agli anni ’70, caratterizzata da una
crescita economica senza precedenti, e una che va dagli anni ’70 agli anni ’90, caratterizzata da una grande
crisi economica internazionale. La crescita, infatti, porta alle prime grandi crisi finanziarie internazionali:
una delle più significative è stata quella del 1893, quando una fase di ristagno del ciclo espansivo porta
pesanti conseguenze allo sviluppo del capitalismo industriale e dell’agricoltura. Negli stessi anni l’Europa
affronta anche una crisi agraria, la cui causa principale è la concorrenza internazionale: a causa dello
sviluppo della tecnologia e del trasporto navale, i cereali americani, russi e asiatici si riversano in Europa a
prezzi bassissimi, andando a colpire tutto il settore primario. Il crollo dei prezzi agricoli comporta una
diminuzione dei redditi dei ceti medio-bassi e un conseguente declino degli investimenti e dei profitti: si
avvia una recessione progressiva che colpisce tutti i settori economici di ogni paese.
Lo sviluppo tecnologico aveva anche portato ad un aumento della disoccupazione urbana dei ceti proletari.
Per cercare di risolvere questi problemi la sinistra storica alzò i dazi, ma questo portò alla reazione
internazionale, soprattutto da parte della Francia: non si riesce ad uscire dalla crisi.
Iniziano le rivolte e gli scioperi ed emergono le masse. Nascono quindi i primi partiti socialisti, mentre i
sistemi liberali cercano di frenare le rivolte concedendo un ampliamento del suffragio.
Esempi di ascesa dei partiti socialisti in Europa:
- Francia
o Prime tendenze socialiste nel 1848
o Nuova ondata di radicalismo sociale nella comune parigina del 1871
o Fondazione del partito operaio francese nel 1880
o Creazione dei radicali socialisti nel 1892
o Nascita, a fine ‘800, di due partiti socialisti, di cui uno moderato e uno marxista
o Fusione dei due partiti socialisti nel 1910
o Formazione del partito comunista dopo la prima guerra mondiale
- Italia
o A Genova nasce il partito socialista nel 1892: non è un vero e proprio partito di massa
o Sempre nel 1892 in Sicilia iniziano delle proteste che portano alla nascita dei Fasci siciliani,
composti da lavoratori che chiedevano condizioni di lavoro migliori. Le proteste vengono
sostenute dai socialisti siciliani ma non a livello nazionale, quindi vengono represse nel
sangue dal governo Crispi.
o Nel 1894 vengono emanate una serie di leggi che dichiarano illegali i partiti che potrebbero
minacciare l’ordine dello stato, fra cui quello socialista, che quindi viene sciolto.
- Germania
o Formazione della social-democrazia negli anni ’80
- Gran Bretagna
o Formazione, nel 1848, del movimento cartista, un movimento operaio nato per chiedere
l’allargamento del diritto di voto, la revisione della distribuzione dei seggi in parlamento ect
o La Gran Bretagna sarà il primo paese ad allargare il diritto di voto, nel 1867 (in Italia nel
1882), ammettendo anche la classe operaia.
o Nel 1884 si arriverà quasi ad un suffragio universale maschile.
L’ascesa dei socialismi è stato comunque un processo di continua negoziazione.
Di fronte a tutto questo, allo stato viene chiesto di intervenire, di attuare una politica opposta rispetto a
quella degli anni precedenti, fondata sul liberalismo economico.
Lo scontento del proletariato urbano portò a diversi momenti di scontro, ma nella maggior parte dei casi
essi non si tradussero con un immediato smantellamento del sistema liberale, ma ci furono degli
adattamenti progressivi.
In tutti i paesi europei lo stato liberale sopravvivrà con profondi cambiamenti nei propri obbiettivi:
- Espansione dell’intervento statale in campo economico.
Lo stato diventa mediatore degli interessi economici
- Servizi di previdenza sociale.
Lo stato inizia a fornire servizi di previdenza sociale, soprattutto in relazione alle assicurazioni,
come quelle sulla vita o sulla malattia, e ai sistemi pensionistici.
- Introduzione di eguaglianza economica attraverso l’uso della tassazione diretta.
Per la prima volta viene utilizzato il sistema fiscale come garante di uguaglianza sociale ed
economica: non viene più riconosciuta solo un’uguaglianza davanti alla legge.
Aumenta l’utilizzo della tassazione diretta, che è progressiva e quindi non colpisce tutti allo stesso
modo.
Quindi, dagli anni ’80 dell’800 si assiste a una generale espansione delle competenze dello stato, a un
decollo amministrativo, un’espansione della pubblica amministrazione. Questo porta, però, lo stato a
diventare più “pesante”: per offrire servizi c’è bisogno di soldi, quindi si riscontra un aumento delle tasse e
del debito pubblico.
Un esempio dell’espansione degli ambiti di intervento dello stato si può trovare in Germania.
Otto Von Bismarck è il protagonista di una serie di politiche interne finalizzate a contrastare il socialismo. Se
prima cercava di contenere le ingerenze cattoliche nella politica tedesca, negli anni ’70 cambia
orientamento, con una riconciliazione con la chiesa in chiave antisocialista: fino agli anni ’70 veniva messa
in atto la kulturkampf, una campagna culturale che andava ad organizzare il mondo scolastico in chiave
anticattolica. Un altro strumento che attua è l’introduzione della previdenza sociale obbligatoria: introduce
l’assicurazione contro