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ANDREA DELLA GONDOLA DETTO IL PALLADIO
Nasce nel 1508 e muore nel 1580. Muore dieci anni dopo aver pubblicato i quattro libro. Sarà un architetto di grandissima
fortuna, moltissime commissioni legate all’architettura veneta. Di umili origini, apprendista di grande talento presso una
bottega. La sua fortuna viene segnata da una serie di mecenati che trova ognuno la sua strada, che lo porteranno in giro
per l’Italia. Il primo fu Giangiorgio Trissino. Ha molta fortuna perché Venezia è in espansione sulla terra ferma.
Venezia si inizia a dedicare all’agricoltura, allora i grandi proprietari iniziano a investire in questo settore. Costruiscono
delle aziende dotate di ville. VILLA TRISSINO
E’ la prima opera in cui Palladio interviene. Entra come dipendente nella più famosa
bottega di scalpellini di Vicenza. Nel 1531 viene scoperto dall’ umanista Trissino
che gli attribuisce il nome di Palladio.
La Villa presenta tutti i caratteri della villa di campagna veneta, un portico
compatto con delle torrette che inquadrano la facciata nella quale Palladio è
coinvolto per una costruzione di prospetto (con un vestibolo a tre fornici). Finestre
frontonate triangolari e curve che si alternano.
VILLA PISANI A LONIGO - 1541-42
Non ci sono elementi architettonici di spicco, tranne il bugnato, la
corniciatura delle finestre e la finestra termale. Il fronte con due ali a
torrette, tra le quali si incastona un triforio rustico di bugne. Il fronte verso
il giardino mostra le due ali delle torrette dove si incastona un triforio
rustico. L’architettura primitiva di Vitruvio è il modello con cui Palladio
costruisce le sue architetture. → Si cerca di riprodurre la casa degli antichi.
Palladio pubblica 4 libri sull’architettura, con questi l’architetto viene
conosciuto in tutto il mondo. I libri non sono di stampo classico, ma un per anella in cui condensa le conoscenze vitruviane,
le opere dei suoi contemporanei e di alcuni suoi progetti. Palladio da tutti i tipi di conoscenza al lettore.
PALAZZO THIENE A VICENZA 1542
-
I fratelli Thiene commissionano a Giulio Romano (che costruisce la parte
basamentale) il progetto per il loro palazzo affidandone la direzione a Palladio
(perché Giulio Romano muore prematuramente). Giulio lo troviamo nella parte
basamentale, con grandi conci e le finestre al piano nobile con semicolonne. Alla
sua morte Palladio must il progetto per il piano nobile. Palladio lo troviamo nella
parte liscia e meno rustica. Nel cortile i hanno i due che si contrappongono: Giulio
Romano nel registro inferiore, Palladio in quello superiore.
Se confrontiamo il piano terra (il loggiato di ingresso ) del palazzo Thiene con il palazzo Te di Mantova, non troviamo nessuna
differenza. Fine di Giulio Romano solo le colonne ad effetto non finito.
PALAZZO DI ISEPPO DA PORTO (1542-43/1547)
Anche in questo caso termina un’opera già iniziata da Romano. Palladio però non utilizza mai
materiali pregiati, in laterizio intonacato (materio preziosi solo in alcuni piccoli elementi)
per assomigliare alla piastra. Simula la pietra come si vede dall’effetto di questi fusti che
simulano pietre attraverso effetto traslucido dell’intonaco. 6
Storia dell’architettura lezione 11
VILLA POJANA (1446-49)
Commissionata per il nobile militare Bonifacio Pojana, nobile militare, che volle per se
una villa austera. Il progetto non venne finito, oggi ne rimangono alcune parti. Ordine
astratto di colonne che definiscono una serliana. Casa antica che viene sottolineata dal
grande frontone. Il primo piano ( nobile ) che viene rialzato, è un mezzanino. Il piano
basamentale è per le cantine, le dispense, ossia tutta la parte di servizio, lontano dalle
orecchie e degli occhi del proprietario.
LA BASILICA DI VICENZA (1546)
Costituiva il palazzo della ragione di Vicenza. Il basamento è fatto di botteghe. Dopo un cedimento la città decide
ristrutturare il palazzo. Viene indetto un concorso di idee, tra gli architetti che parteciperanno troviamo anche Giulio
Romano.
Palladio vuole riproporre il modello dell’antica Basilica Latina. Palladio
utilizza la serliana, doppia, conserva l’edificio medioevale che viene nascosto
da questo doppio porticato che va a definire le nuove tre facciate. La serliana
gli permette di avere delle travi di diverse lunghezze e adattarsi così alle
dimensioni del edificio medioevale preesistente, mentre il diametro degli archi
rimane uguale. In laterizio tutte le volte mentre in pietra sono le colonne e i
rivestimenti dei pilastri.
È un progetto semplice in linea teorica, prezioso in pietre d’Istria.
PALAZZO CHIERICATI A VICENZA (1550) Vicino alla periferia di Vicenza. Di fronte aveva la parte non edificata della città.
Questo palazzo è diverso, è profondo e molto schiacciato. Palladio deve fare
i conti con una concessione edilizia particolare. Si è chiesto di porte creare un
portico sul suolo pubblico, ad eccezione che fosse della collettività. Dal punto
di vista degli spazi l’architetto si cimenta sullo studio di Vitruvio per avere una
sequenza tipica della casa romana.
Sul fondo un cortile molto stretto con anteriormente sue scale. Un piano
seminterrato necessario perché nella zona un torrente e cui esondazioni sono
molto frequenti. I profili dei soffitti sono a volte o cassettonate riprendendo
l’antico. Il fronte è rivoluzionario, sembra che gli elementi siano invertiti. Il portico prosegua anche sulla arte alta in
particolare per gli angoli. L’unica parte ceca tra le colonne è il salone con un mezzanino sopra.
Il palazzo ha un piano seminterrato che è necessario poiché il torrente esonda, quindi il piano terra è rialzato. Al piano di
sopra c’è il grande salone appoggiato sul portico e sull’atrio. È stato rivoluzionario perché ha una sorte di inversione degli
elementi, invece di avere le parti cieche e massicce in basso, ha delle parti traforate che crea un chiaroscuro. L’unica parte
cieca è il salone che occupa 5 campate.
VILLA CORNARO A PADOVA (1552)
Piano rialzato e piano nobile in cui si sovrappongo colonne di ordine diverso. Il basamento
dedicato ad ambienti di sevizio. I due piani contengono due grandi saloni.
VILLA BADOER A ROVIGO
Bracci ad arco di cerchio, una lunga scalinata che permette di entrare in questo vestibolo, a
tempio esastilo. Grandi dettagli decorativi, e affreschi con grottesche. Sul retro un tipico
giardino all’italiana. → Il retro ha un sistema di 3 aperture. 7
Storia dell’architettura lezione 11
VILLA BARBARO A TREVISO (1556)
Barbaro gli commissiona la propria villa e lo ingaggia per eseguire una serie di disegni per il
De Architectura.
Villa produttiva, con parte dominicale (per i padroni di casa) e una parte rustica con
barchesse, ovvero portici e una serie di zone per l’agricolo. Preceduta da un cortile
semicircolare e indietro un giardino con ninfeo.
Villa modesta senza scalinate. Non ha colonne libere ma semicolonne
che definiscono un pronao tetrastilo, con quattro appoggi, ionico, che
si adatta meglio agli intellettuali, con trabeazione che si spezza al
centro, nel timpano. La sala è a croce e le stanze verso il giardino.
L’asse del salone è speculare. All’interno è molto armonico, con
rapporti tra numeri primi. I corpi laterali hanno colonne con nicchie.
L’asse mediano è marcato dalla porta di ingresso trabeata e dalla
porta ad arco del balcone. Il frontone è fregiato dallo stemma e da 2 geni e figure allegoriche. Gli intercolumni contengono
le finestre frontonate. → Gli ambienti di servizio conservano l’aulica classicità dell’architettura di villa.
VILLA EMO A TREVISO (1559)
La villa è quadrata e molto semplice nel suo impianto. E’ affiancata da due ali di
barchesse con arcate e pilastri. Corpo compatto e rustico, con funzione produttiva.
Nella villa si riconoscono il pronao tetrastilo, il basamento, scalinata, non ci sono
decori, piano mezzanino per il contadino.
VILLA FOSCARI, DETTA LA MALCONTENTA A VENEZIA (1560)
La villa sorge per volontà di una famiglia importante. Ha una forma rettangolare
tendente al quadrato. Sore su un alto podio per cui ci sono due rampe di accesso
ad L, con pronao esastilo in facciata.
Ci sono comignoli antifumo, con particolari
corone, ore ostacolare entrata del vento. Simile al
San Sebastiano.
Nel retro si perde il pronao e si vede la grande
finestra termale. Sopra c’è un’altana, con piano
mezzato che sbuca dalla falda del tetto usato come belvedere del paesaggio.
CONVENTO DI GIORGIO MAGGIORE A VENEZIA (1560)
Palladio sta tra Vicenza e Padova, ma poi si sposta a Venezia. Realizza il chiostro
e il refettorio del convento Benedettino. Successivamente chiesa di San Giorgio
Maggiore
La facciata presenta un pronao tetrastilo con ordine gigante, che copre la navata
principale, con cappelle laterali, risolte con mezzi frontoni, che sono una sorta di
porzione estrema dietro il corpo principale. Sono due fronti con ordine e frontone
triangolare.
Pianta più complessa e monumentale, su quinconce, con braccia a croce greca e
prolungamento in facciata fino a diventare a croce latina. Cupola con archi e pennacchi e profilo a mezzasfera. Oltre la
cappella maggiore il coro che viene messo in comunicazione con una quinta. 8
Storia dell’architettura lezione 11
All’interno le membrature non sono bidimensionali, non ci sono elementi decorativi, ma
abbiamo architettura con lesene, paraste, semicolonne, dadi, trabeazione, con un ritmo serrato.
Le membrature vanno a rinforzare gli angoli. Poi si raccorda tutto nella zona di filtro del coro, in
cui si hanno colonne libere sotto e sopra la cantorea con l’organo.
Il modello è sia il San Pietro, ma anche modelli termali antichi. La cupola è a mezza sfera,
gonfiata all’esterno, con il solito espediente, con una struttura in legname, che viene
appoggiata su quella interna e poi sopra viene steso un velo di tegole.
CONVENTO DELLA CARITÀ A VENEZIA - 1561
Prova a riprodurre in grande la porzione della casa romana, con atrio tetrastilo, che
doveva avere un impluvium, con un foro che dava luce all’ingresso.
Palladio, più che in altre architetture, qui rispetta
nel progetto la sequenza di ambienti della casa
antica vitruviana: Vestibulum, atrium, toblinum,
cavaedium, peristylium. Gran parte dell’opera resta
sulla carta: solo alcune parti di uno dei due cortili
porticati vengono costruite e invece non vedranno mai la luce l’atrium terrastilo con
impluvium e colonne d’odine gigante.
PALAZZO VALMARANA A VICENZA - 1565
Palladio è chiamato a Vicenza per progettare il palazzo della vedova di Giovanni Alvise Valmara. L’architetto dispone di un
lotto molto profondo ma più stretto rispetto a quel