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Questo è il fronte che si sarebbe visto. Le mura trecentesche vengono ritagliate, e sono ancora loro, ma lui
le piega per trasformarle in questo corridoio discoperto (aperto su due fronti). È un espediente dettato dalla
necessità di costruire in questa porzione del palazzo, perché ogni struttura pesante era destinata a
sprofondare, quindi si costruisce una struttura molto leggera, aperta, per evitare di gravare sulle fondazioni.
Questo è il fronte interno, che Giulio rende parallelo al corridoio coperto dall’altra parte, oggi trasformato, è
la più grande galleria della mostra, ma non si sa come l’avesse pensato Giulio. Quello che si vede oggi è
l’assetto della metà del Cinquecento, una lunga galleria. Se oggi si percorrono questi spazi, si viene colpiti
dalla monumentalità di questo spazio. Cosa utilizza per uniformare i fronti?. Quello che si vede è frutto di
un cantiere che prosegue anche dopo la morte di Federico e di Giulio, tutto concepito da lui. Si vede l'uso
delle bugne rustiche su tutti i livelli, sull’uso di una serliana con pilastri, sormontata da una travata ritmica,
bramantesca o brunelleschiana in embrione, che torna fatta con colonne tortili. Utilizza l’ordine salomonico
(come nel San Pietro Costantiniano). Quindi l’ordine delle colonne tortili torna al piano elevato. Qui si vede
un attico, che non c’era, ma è stato aggiunto in seguito. Il primo fronte che viene realizzato è quello della
rustica, che sta di fronte all’appartamento di Troia. Qui si intravedono delle cromie, un po’ di grigio e di
giallo sulle bugne. Questa soluzione di intonaci è dipinta dalla policromia.