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ANALISI FORMALE – ELEMENTI DELLA PERCEZIONE VISIVA:

Shape = forma che occupa un elemento nello spazio della foto (forma bidimensionale)

Pattern e Texture = superficie e motivo

Form = spazio occupato tridimensionalmente, profondità

Colore

in una foto, dunque, si parla di:

bilanciamento degli elementi nell’immagine

o proporzioni (es: orizzonte che taglia a metà l’immagine o che si trova più in alto o più in basso della metà

o cambia completamente il significato della foto)

ritmo che guida lo sguardo e il movimento dell’immagine

o dimensione della profondità dato dalla prospettiva

o contrasti che definiscono la mobilità e la tensione

o

*tramite anche l’analisi del contesto si estrapolano numerosissime informazioni sulla foto che si sta analizzando.

La fotografia, quindi è un insieme di codici e convenzioni che mutano assieme al passare del tempo, ciò che è certo è

che la foto è il prodotto di un’illusione che mette assieme fenomeni ottici e chimici (fascinazione + scienza).

Fotografare significa dare risalto ai fatti.

STORIA DELLA FOTOGRAFIA

Convenzionalmente il 1839 è considerato l’anno di avvio della

storia della fotografia perché venne presentato ufficialmente al

pubblico il Dagherrotipo presso l’accademia delle scienze di Parigi

(in concomitanza con quella delle belle arti). L’evento fu mediatico

grazie alla buona organizzazione e pubblicizzazione.

*la data è convenzionale perché l’invenzione risale a qualche anno

prima, venne però redatto un contratto tra l’inventore e lo stato

francese per l’utilizzo del brevetto.

Nel discorso di presentazione dell’invenzione (tenuto dal fisico

Arago) sono stati messi in risalto le potenzialità e i possibili nuovi

sviluppi, ad esempio, nel campo dell’archeologia o in quello

dell’astronomia, ma anche nell’arte come fonte di ispirazione o di

diffusione. Arago ne analizza anche i limiti, auspicando però nel progresso e nella ricerca; ad esempio il dagherrotipo

non riproduceva i colori e non forniva immagini istantaneamente (i tempi di esposizione duravano minuti).

Già nel 1826 Niépce riusciva a fissare le immagini della camera oscura usando il bitume di Giudea (un composto scuro

e denso, simile all’asfalto) e in realtà, prima ancora, in maniera indipendente, uno scienziato inglese aveva ottenuto

risultati significativi nel campo fissando su carta le immagini in camera oscura.

*l’invenzione quindi non può essere attribuita ad un’unica persona: diversi scienziati e amatori (europei e non)

compirono sperimentazioni significative.

La definizione di fotografia secondo il dizionario è: un processo fotochimico per mezzo del quale l’immagine di un

qualsiasi oggetto, ottenuta con la camera oscura, viene fissata e resa permanente su un supporto di materiale sensibile

ai raggi luminosi.

È interessante il fatto che gli elementi che definivano la fotografia erano sdoganati e ben noti prima ancora che si

parlasse di fotografia. Nel processo fotografico convivono:

leggi ottiche → prospettiva, camera oscura che fissa l’immagine

o leggi fisiche → effetto della propagazione della luce

o leggi chimiche → sostanze che anneriscono a contatto con la luce, immagini che si fissano

o

= ognuna di queste leggi era conosciuta da anni o addirittura secoli.

(leggi ottiche) Funzionamento della camera oscura: i raggi luminosi provenienti da un

oggetto fortemente illuminato, passando per una piccola apertura, si incrociano e,

proiettandosi su uno schermo piano, formano un'immagine rovesciata e invertita

dell'oggetto in questione.

*questo principio viene già descritto da Aristotele e nei secoli successivi era uno strumento

utilizzato dai pittori per dipingere i paesaggi.

Nell’800 si parla anche di camera chiara, un sistema provvisto di specchi e lenti prismatiche montate su un supporto

che permette di proiettare su un piano l’immagine da più prospettive.

(leggi fisico-chimiche) Il fissaggio: già nel 1200 si scopre la proprietà del nitrato d’argento che si scurisce a contatto

con la luce e nel ‘700 viene sfruttata questa cosa per realizzare silhouettes. Nell’800 si comprendono le proprietà

dell’iposolfito di sodio che rende solubili in acqua gli alogenuri d’argento = è possibile creare immagini sensibilizzando

un foglio con sali d’argento e l’esposizione alla luce → i pun coper da un “mascherino” non subiscono l’azione della

luce e, quindi, rimangono chiari; viceversa, il resto si scurisce.

*se non avviene il fissaggio l’immagine scompare perché i punti precedentemente coperti con il mascherino, appena

verranno a contatto con la luce, si scuriranno → per ovviare a questo problema, nel 1819 viene introdo o l’iposolfito

di sodio (di cui viene imbevuta la carta) e che consente all’immagine di rimanere impressa permanentemente = i sali

d’argento già fissati rimangono intatti, mentre quelli sensibili (bianchi) vengono lavati via dal procedimento.

Perché allora se tutti i principi erano già noti, solo a metà 800 viene effettivamente inventata la fotografia?

La cultura visuale del 19° secolo viene fortemente influenzata da una serie di eventi (sociali, scientifici, culturali) che

fanno si che la fotografia diventi necessaria:

nascono nuove esigenze sociali e culturali (borghesia)

o si verificano nuove istanze scientifiche (meccanizzazione)

o

che producono:

l’ascesa di una nuova classe sociale – la borghesia (ha bisogno di affermarsi e di trovare nuovi mezzi che

o caratterizzano la loro classe – la nobiltà aveva la pittura, la borghesia la meccanizzazione)

la meccanizzazione della cultura occidentale

o la trasformazione della concezione di tempo (diventa lineare per via del progresso continuo, non si seguono

o più le stagioni e le esigenze dell’agricoltura)

nasce un ocularcentrismo (vedere e osservare diventa centrale tanto quasi da surclassare la parola)

o

*tutti questi elementi si riflettono in alcuni fenomeni che investono la società del primo ottocento.

Prima che la fotografia prendesse piede, gli unici sistemi di rappresentazione erano:

la miniatura → dipinto

o la silhouette → idea di uniformità, uguaglianza (principio borghese)

o la Physionotrace → procedimento meccanico che perme e (tramite un pantografo) di delineare in poco

o tempo il profilo di un soggetto che, per la prima volta, può essere riprodotto totalmente in forma meccanica,

garantendo copie infinite e tutte uguali

*più ci si avvicina all’800, più si incontra un processo di meccanizzazione.

Allo stesso tempo, l’inizio dell’800 è definito anche come il periodo dell’esposizione: tutto diventa osservabile (es:

tramite le grandi mostre, i padiglioni) e si traduce in una sorta di rito collettivo = nasce una sensibilità verso l’atto di

vedere immagini.

In questo contesto prendono piede i panorami → esperienze di breve durata ma che o engono grande successo nelle

metropoli europee = sono costruzioni (talvolta permanenti) che contengono enormi pitture scenografiche in cui gli

spettatori partecipano accedendo alla sala panoramica attraverso gallerie buie che convergono al centro. La terrazza

centrale offre una veduta a 360° di paesaggi, città o eventi dipinti da artisti specializzati.

*è una delle prime esperienze artistiche immersive e che concretizzano l’idea/il sogno dell’uomo che vuole dominare

lo spazio e la realtà.

Immerso nel contesto degli spettacoli ottici è Louis DAGUERRE, pittore e scenografo teatrale oltre che inventore di

una forma di panorama definita diorama = scenografia dipinta su cui intervengono giochi di luce che modificano la

scenografia (es: giorno che diventa notte, Vesuvio che erutta). *questo è il punto immediatamente precedente

all’invenzione del dagherrotipo ↘

quasi simultaneamente varie persone/ricercatori stavano sperimentando tecniche diverse per fissare le immagini e,

tra questi emerge NIÉPCE, scienziato francese che viveva in provincia (non al centro della vita metropolitana). I suoi

sperimenti avevano l’obiettivo di ottenere delle copie di opere d’arte in modo più economico rispetto alle

xilografie/soluzioni meccaniche costose = cercava una soluzione industriale che semplificasse il processo di

riproduzione delle opere. Già nel primo 800 si cimenta nei materiali fotosensibili (sali d’argento) e, nel 1826, tramite

l’eliografia (scrittura del sole) riesce ad ottenere una copia di un’incisione senza dover intervenire manualmente.

Niépce replica la cosa utilizzando una lastra e sfruttando il bitume di Giudea

(asfalto) che indurisce se esposto alla luce, le parti che rimangono morbide

vengono poi lavate con una soluzione chimica in grado di fissare l’immagine.

Poco più tardi, lo scienziato ha l’intuizione di applicare lo stesso sistema

utilizzando una camera oscura. Con questo metodo scatta Le Gras, veduta

da una finestra = considerata la prima fotografia della storia (1827) che

riporta la vista della città in cui abitava Niépce dalla finestra di casa sua.

*il tempo di esposizione fu di ore e la scarsa definizione dell’immagine non

è dovuta solo alla qualità pessima delle lenti/materiali del tempo, ma

soprattutto al fatto che, in tutto quel tempo, il sole proiettava ombre diverse.

Niépce per il suo processo fotografico ha usato:

supporto: lastra di stagno (metallo)

emulsione: bitume di Giudea

sviluppo (processo di fissazione): annerimento diretto (diretto contatto con la luce)

*elementi che permettono di rendere la lastra riproducibile.

*Daguerre si rende conto del potenziale di questa invenzione e, attratto dagli elementi illusionistici e prospettici,

insiste nel voler incontrare Niépce per stringere un accordo per proseguire lo studio e lo sviluppo del progetto (1829).

La grande innovazione che apporta Daguerre (rispetto alle ricerche di Niépce) è la scoperta dell’immagine latente =

capacità di certi materiali di sviluppare un’immagine sensibilizzata sul supporto, ma che non è direttamente visibile

perché si realizza attraverso uno sviluppo successivo che necessita di agenti chimici in grado di rivelare l’immagine.

*questa scoperta ha permesso un grande miglioramento di qualità nelle immagini fotografiche.

Annerimento diretto ≠ Immagine latente

↙ ↘

immagine che si forma col sole immagine che si forma con agenti chimici

In questa fase, Daguerre tenta di vendere il suo brevetto vanamente (anche perché contemporaneamente erano uscite

altre scoperte nel capo fotografico). La sua invenzione verrà infine acquistata dallo stato

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher debora_v di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della fotografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Chiarelli Cosimo.
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