La Russia si trasfroma da impero zarista a unione delle repubbliche socialiste sovietiche, ma
anziché dare autonomia alle repubbliche le assemblò in maniera priva di autonomia e tratta le
repubbliche come zone di sfruttamento minerario e alimentare per favorire la Russia e quindi
l’ipotesi federale venne meno e in questa storia possiamo leggere i prodomi del conflitto tra Ucraina
e Unione Sovietica che ha tappe fondamentali tra il 19-23 e tra 30-33 quando Stalin provoca una
carestia in Ucraina provocando molti morti.
Gli esiti Rivoluzione russa furono del tutto contraddittori e contrari alle prospettive che Lenin nel
1917 dell’aprile aveva prospettato. Lenin vince grazie a quelle parole d’ordine che si trasformano
nel loro contrario.
Lezione 5 (19-3-24)
Nel febbraio 1917 c’era stata la rivoluzione liberale nella quale i protagonisti erano stati gli operai
delle fabbriche, le donne e i soviet (come forma di aggregazione dal basso autoconvocato con
funzioni decidenti). L’impero si era liquefatto ed era rimasta solo la duma; quindi, la Russia era
rimasta governata solo dalla duma (costituita da tutti i partiti tranne bolscevichi) che aveva trovato
avversario nei soviet. Le tesi di aprile coglievano gli aspetti di malumore e davano parole d’ordine
che prospettavano un futuro possibile ai ceti in difficoltà e che non vedevano rispecchiare i loro
desideri nella Duma.
Dal marzo all’ottobre si susseguono tre governi della duma, incapaci di risolvere i problemi del
vecchio regime zarista. La guerra nel frattempo prosegue. La Duma tenne in sospeso il problema
della pace e della guerra. In tale contesto la società dà luogo ai movimenti di sconvolgimento
dell’equilibrio sociale e si manifestano alcuni fenomeni come il disfacimento dell’esercito. I soldati
altrove trovano motivi per rimanere in guerra; in Russia questo processo non tiene sia perché le
condizioni della vita contadina sono estremamente complesse e dopo l’aprile del 1917 le
dichiarazioni di Lenin sulla riforma agraria avevano avuto nei contadini che stavano in trincea
l’effetto di immaginare che la divisione delle terre sarebbe stata vicino e molti contadini non
vogliono essere al fronte quando si dividevano le terre e quindi molti soldati appena Lenin dà la
parola d’ordine dissertarono il fronte per presidiare le loro terre, ma non trovarono alcuna riforma.
Trovarono solo i grandi proprietari incattiviti e determinati a far pagare ai contadini un prezzo alto
abbassando i salari. Questo porta a una rivolta delle terre in cui i gruppi di contadini assaltarono le
case delle proprietà signorili operando in maniera violenta con vere stragi; gli operai passano dalla
rivendicazione economica a quella politica e col tentativo di buttare fuori i padroni delle fabbriche
per gestire loro le fabbriche. In Finlandia, Ucraina, Estonia, Lettonia le popolazioni chiedono
autonomia nei confronti dello zar, senza sapere che lo stato non c’era più. La Duma rinvia le
istituzioni a un’assemblea costituente che però non viene mai convocata.
Uno storico molto importante che ci informa su questi fatti Wood che dice che impegnandosi nella
guerra il governo provvisorio non fu in grado di fare le altre riforme e di creare l’Assemblea
costituente. Fu istituito un comitato per la riforma della terra. Nonostante questo, il governo tiene.
Tommaso Detti dice che il governo tiene perché i soviet, legittimati ad avere partecipazione
popolare, rinunciano a mettere in contraddizione e ad attaccare frontalmente la Duma. I soviet non
riescono perché sono in un momento di grande organizzazione interna, si stanno militarizzando, ma
non hanno ancora deciso di muovere una vera e propria opposizione radicale alla Duma. Hanno
deciso di convivere e di polemizzare ma non di affrontare lo scontro con la Duma. Dentro la Duma
si erano affermati i menscevichi che erano più forti sia dei cadetti (espressione della borghesia) e
dei social rivoluzionari, tanto che avevano bloccato la riforma agraria. Il paradosso di questa storia
è che sia l’assemblea dei soviet sia la duma convivevano nello stesso palazzo (palazzo della
Tauride). Lenin fin dall’inizio voleva un partito di rivoluzionari di professione: un’avanguardia di
rivoluzionari che doveva organizzare la rivoluzione e che doveva far muovere le masse secondo le
sue direttive. C’era quindi l’idea di fare la rivoluzione e che essa dovessero farla i venti dirigenti del
partito bolscevico organizzando le masse. Il 3 giugno si ha primo congresso panrusso dei soviet in
cui la maggioranza è costituita dai social rivoluzionari (mondo contadino). i bolscevichi erano una
minoranza.
3 luglio 1917 gli operai della Cronstat (nave da guerra) entrano in sciopero e marciano verso il
palazzo della Tauride alla parola d’ordine “tutto il potere ai soviet”. I bolscevichi di fronte a tale
rivolta si ritrovano impreparati: da una parte ci sono quelli che vogliono approfittare della
situazione per dare vita alla rivoluzione (questo dicevano i pratnic); i teorici, come Lenin, erano
poco convinti che fosse il momento giusto perché non vi erano armi. La duma attiva una forte
repressione e determina una vera caccia al bolscevico cercando la base dei bolscevichi. Nel
frattempo.
A fine luglio l’esercito russo tenta offensiva contro l’esercito austro-tedesco in Galizia. L’esercito
russo deve lasciare la linea delle trincee e retrocedere e così la Russia vede avanzare l’impero
tedesco a Pietroburgo. I pratnic continuano ad alimentare lo scontro e a quel punto la Duma decide
che per bloccare i rivoluzionari si deve chiedere l’aiuto del generale Kornilov, che interviene e seda
i moti rivoluzionari. Kornilov, vista la debolezza della Duma, decide di marciare verso San
Pietroburgo per restaurare l’impero e Kerenskij deve fare i conti per bloccare Kornilov. Per farlo ha
bisogno di armi e gli unici che hanno armi sono i bolscevichi. Libera i capi bolscevichi che aveva
incarcerato e Kornilov viene bloccato. Così i bolscevichi hanno il controllo militare di San
Pietroburgo e hanno le armi in mano. Questa è la grande sconfitta del socialismo riformista che ha
messo i bolscevichi nelle condizioni di avere il controllo di San Pietroburgo. A quel punto entra in
gioco il gruppo dirigente (circa 20) dei bolscevichi che si riunisce in un palazzo il 10 ottobre e lì si
scontrano due idee su come prendere il potere nel partito bolscevico: c’è una frattura tra la
posizione di Lenin e quella di due figure, Zinoviev e Camenev. Lenin dice che devono prendere
potere soli in quanto bolscevichi. Gli altri due dicono che il potere devono prenderlo i soviet (in tal
modo prenderebbero il potere bolscevichi, social rivoluzionari, militanti e parte dei menscevichi).
Per il 25 ottobre era stata convocata l’assemblea generale dei soviet. Zinoviev e Camenev dicono
che lì si decide di fare la rivoluzione e dopo l’assemblea si deve assaltare il palazzo d’inverno.
Lenin dice di organizzarsi con un gruppo suo all’interno del soviet di San Pietroburgo e dopo essere
entrati nel palazzo d’Inverno si affida ai soviet la rivoluzione, così da avere il controllo dei soviet.
Trotsky sostiene la posizione di Lenin. A quel punto si vota e vince la posizione di Lenin. Quindi la
rivoluzione del 25 ottobre è programmata 15 giorni prima in maniera puntuale. In quei 15 giorni i
bolscevichi nel soviet di san Pietroburgo organizzano un comitato militare rivoluzionario con cui
fare il colpo di stato.
Andrea Graziosi
Lezione 6 (20-3-24)
Lezione 7 (26-3-24) Fascismo
Il fascismo era qualcosa che in Europa non si era mai visto prima. Rappresenta quindi una novità e
che si impone nello scenario italiano, ma diventa punto di riferimento anche per la politica europea.
Alcuni non capiscono di trovarsi dinanzi a qualcosa di nuovo e quindi non riescono a decifrare la
linea di rottura rispetto al passato. Mussolini era un ex socialista rivoluzionario, cioè credeva che
fosse possibile e necessario trasformare l’Italia in uno stato socialista. Tale corrente in Italia era
antiparlamentare. Il parlamentarismo è l’espressione dello stato borghese e che democrazia
appartenesse alla borghesia.
Nazionalisti erano antiparlamentari di destra, nel senso che la destra nazionalista riteneva che il
parlamento fosse strumento di democrazia che indeboliva e costringeva al compromesso la classe
borghese e auspicava un potere per affermarsi come un potere di carattere autocratico (liberali
conservatori). Per loro si forza della borghesia capace di bloccare la classe operaia dentro l’ideale
nazionale e avere la forza di dare allo stato di espandersi dal punto di vista coloniale.
Mussolini riesce come leader del socialismo socialrivoluzionario, che vincono il congresso del
partito socialista nella prima metà del 1913 e diventa direttore dell’Avanti. A tal punto ha in mano il
processo di comunicazione del partito socialista. Quando scoppia la guerra assume posizione filo
interventista (eccezione rispetto al fatto che tutto il partito socialista italiano è antiinterventista). In
Inghilterra e Francia in realtà i partiti socialisti vogliono la guerra, schierandosi con le borghesie.
Il fascismo nella prima guerra mondiale ha frullato insieme l’antiparlamentarismo di destra e quello
di sinistra: il fatto che nell’immediato dopoguerra Mussolini fondi il movimento dei fasci di
combattimento, che si dichiara di sinistra dal punto di vista ideologico e dell’attenzione agli aspetti
legati al miglioramento delle condizioni delle classi subalterne; repubblicano poiché contro la
monarchia; anticattolico perché individua nel laicismo il valore fondativo; nazionalista e
antiparlamentare perché antiparlamentarismo si è innervato nell’idea delle condizioni di vita delle
classi operaie. Mussolini, quindi, da una parte è uno sbandato che esce dalla prima guerra con un
programma contraddittorio e incomprensibile (perché come può mettere insieme l’idea del
nazionalismo e quella del miglioramento delle condizioni di vita? Come può mettere insieme
antiparlamentarismo di destra e sinistra?
Il suo programma è stato definito sincretico, perché metteva insieme cose diverse. È stato definito
anche opportunista, poiché privo di un’idea e in contraddizione con il passato. In realtà era uno che
aveva subito il trauma della prima guerra, che riproponeva un frullato di idee contradditorie tra loro
ma che avevano una legittimità perché riproponevano in maniera disorganica pezzi di culture e
programmi politici del primo anteguerra, che nel primo anteguerra apparivano incompatibili, ma
che nel primo dopoguerra diventano compatibili tra loro.
Nel primo dopoguerra molti militari formano varie associazioni politiche. Cioè Mussolini mette
insieme idee di vari movimenti politici (sia di destra
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