Anteprima
Vedrai una selezione di 13 pagine su 60
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 1 Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 2
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 6
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 11
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 16
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 21
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 26
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 31
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 36
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 41
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 46
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 51
Anteprima di 13 pagg. su 60.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Sistemi comparati di welfare  Pag. 56
1 su 60
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

LA RIFORMA PREVIDENZIALE MONTI - FORNERO

UNA NUOVA RIFORMA

Nel Dicembre del 2011 il Governo Monti attua una nuova riforma pensionistica con una manovre di urgenza resa necessaria dal periodo caratterizzato da una acuta crisi finanziaria

Essa prevede una drastica stretta sui requisiti per il pensionamento, con l'obiettivo di contribuire in maniera significativa al risanamento del bilancio pubblico.

Essa introduce una serie di importanti modifiche all'assetto normativo del sistema pensionistico italiano.

ELEMENTO CARATTERIZZANTE DELLA RIFORMA -> realizzare un forte aumento dell'età media di pensionamento

INTERVENTI DELLA MONTI-FORNERO

a) l'innalzamento e la progressiva omogeneizzazione dell'età di pensionamento per vecchiaia, che dal 2018 sarà uguale per tutti i lavoratori e pari a 66 anni e 7 mesi (allo stesso valore viene anche portato il requisito di età per l'assegno sociale);

b) l'abolizione delle pensioni di anzianità,

sostituite da una pensione anticipata, cui è possibile accedere dal 2012 solo al raggiungimento di un'anzianità contributiva di 42 anni e un mese per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne (requisiti ulteriormente aumentati nel 2013 e 2014), con penalizzazione in caso di pensionamento prima dei 62 anni; c) l'applicazione della regola contributiva, sia pur pro-rata, a partire dalle anzianità maturate dal 2012, anche ai lavoratori che nel 1995 avevano raggiunto i 18 anni di contribuzione ed avevano, perciò, mantenuto il regime retributivo di calcolo della pensione; d) l'aumento, da 5 a 20 anni, del requisito contributivo minimo per la maturazione del diritto alla pensione nel sistema contributivo e la previsione che, al momento del pensionamento, il trattamento maturato debba essere pari ad almeno 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale, in mancanza di uno dei due requisiti il lavoratore dovendo rimanere in servizio fino a 70 anni; e) la possibilità,solo per i lavoratori interamente assoggettati al regime contributivo, è possibile accedere al pensionamento anticipato a 63 anni, a condizione che l'importo del trattamento pensionistico maturato sia pari ad almeno 2.8 volte l'assegno sociale. Inoltre, è previsto un adeguamento automatico, con cadenza biennale, di tutti i parametri di età e contribuzione alle variazioni della speranza di vita. Il rapporto tra la crescita dell'età di pensionamento e la crescita della speranza di vita è l'elemento caratterizzante della riforma. L'obiettivo è quello di aumentare significativamente l'età media di pensionamento. Grazie a questa stretta sui requisiti, l'età di pensionamento in Italia raggiungerà livelli tra i più elevati in Europa. Tale stretta si concentrerà nel periodo fino al 2018, dopodiché gli aumenti saranno in linea con l'incremento della speranza di vita a 65 anni. Di fatto, la riforma mira a garantire una maggiore sostenibilità del sistema pensionistico italiano, tenendo conto dell'allungamento della vita media della popolazione e delle sfide economiche che il paese deve affrontare.le età di pensionamento sono già aumentate, almeno dal 2000, molto più della speranza di vita e altrettanto succederà di qui al 2018. Complessivamente, nel periodo 2000-2018, a fronte di un aumento dell'aspettativa di vita di circa 1,5 anni, le età di pensionamento dovrebbero aumentare da un minimo di 2,6 anni per la pensione di vecchiaia dei maschi, ad un massimo superiore agli 8 anni per la pensione anticipata/di anzianità delle femmine. Risparmi per il bilancio Nelle intenzioni del legislatore, dall'aumento dell'età di pensionamento deriveranno importanti risparmi al bilancio pubblico, quantificati nella relazione tecnica alla riforma nello 0,2%, 1,4%, 0,9% e 0,2% del Pil rispettivamente nel 2012, 2020, 2030 e 2040. Ai risparmi di spesa dovrebbe, tuttavia, anche associarsi un miglioramento delle prestazioni, soprattutto per coloro che andranno in pensione con la regola contributiva. Come cambia il tasso di sostituzione? In effetti,se si guarda agli andamenti del tasso di sostituzione (il rapporto tra l'importo dellaprima pensione pubblica e l'ultima retribuzione) e dell'età di pensionamento, si nota che:
  1. l'età effettiva media di pensionamento, ancora vicina ai 60 anni prima del 2012, è destinata a crescere fino alla soglia dei 70 anni nel 2050,
  2. mentre il tasso di sostituzione, che prima della riforma era proiettato in forte calo, supererà il 70% nel prossimo decennio, per iniziare poi una lenta discesa, spiegata dall'entrata a regime del sistema contributivo, che, tuttavia, non lo porterà a valori inferiori al 60%.
DOMANDA: L'aumento dell'età di pensionamento potrebbe dunque permettere (se si tradurrà effettivamente in una maggiore durata della vita lavorativa) al sistema pubblico di mantenere la sua centralità anche nel lungo periodo??? Risposta secondo Marano, Mazzaferro e Morciano (2012): Il legislatore potrà, in unfuturo non lontano, trovarsi a dover nuovamente intervenire. Tre sono gli aspetti che a loro sembrano più significativi a tal riguardo: 1. le risposte di occupazione, produttività e Pil ai cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro causati dalla riforma pensionistica; 2. la presenza di potenziali meccanismi distorsivi, soprattutto nell'interazione tra componenti previdenziali e componenti assistenziali della previdenza pubblica; 3. il permanere di alcuni problemi distributivi. 1. Effetti della riforma sul mercato del lavoro e sui suoi equilibri Nel periodo 2012-2030, a fronte di un aumento di 10 punti della percentuale di ultrasessantacinquenni sul totale della popolazione in età lavorativa (15 - 64 anni), la riforma Monti - Fornero originerà una riduzione del rapporto pensionati lavoratori dello stesso ordine di grandezza. Si tratta, per molti versi di un risultato auspicabile, dato che il rapporto tra pensionati e occupati è elemento chiave dellasistemi pensionistici. Inoltre, è importante considerare che l'aumento dell'offerta di lavoro da parte dei lavoratori anziani potrebbe non essere accompagnato da un aumento del Pil, soprattutto in un periodo di crisi economica. Pertanto, è necessario valutare attentamente gli effetti che una riforma del sistema pensionistico potrebbe avere sull'occupazione e sulla produttività, al fine di garantire una sostenibilità finanziaria a lungo termine.esiti della riforma pensionistica. Risultati del lavoro di Marano et al Dai calcoli effettuati dagli autori emerge che in caso di prolungata recessione (azzeramento del tasso di crescita del Pil fino al 2019) i benefici della riforma andrebbero persi, perché il prolungamento della vita attiva sarebbe compensato dall'aumento della durata della disoccupazione e dalla riduzione dei tassi di crescita di produttività e salari. 2. Potenziali meccanismi distorsivi degli incentivi La riforma MF è spiccatamente prescrittiva e persegue i propri obiettivi restringendo fortemente l'insieme di scelta degli individui. In un tale contesto non è sorprendente che si aggravinano alcuni problemi di incentivo e ne emergano di nuovi. A prescindere dai più che deboli meccanismi disincentivanti il pensionamento prima dei 62 anni introdotti dalla riforma, diversi elementi sono particolarmente distorsivi: 1. Innanzitutto, le discontinuità associate al raggiungimento diciascuna soglia prevista dalla normativa. Ad un estremo, gli individui avranno forti incentivi a raggiungere i 20 anni di contribuzione e una pensione di 2,8 volte l'assegno sociale per poter accedere al pensionamento anticipato. 2. All'altro estremo, gli incentivi diventano debolissimi per gli individui che non hanno prospettive di maturare prima dei 70 anni una pensione di almeno 1,5 volte l'assegno sociale: infatti, non solo non potranno accedere al pensionamento prima di questa età, ma potrebbero anche non guadagnare nulla dalla propria contribuzione, posto che al raggiungimento dei 70 anni un individuo senza altri redditi ha comunque diritto, che abbia lavorato o meno, ad una prestazione (NEL 2011 circa 600 euro al mese) già pari, di per sé, a circa 1,5 volte l'assegno sociale di base. 3. In secondo luogo, il requisito di aver maturata una pensione di almeno 1,5 volte l'assegno sociale per il pensionamento prima dei 70 anni, rende difattoimpossibile prima di tale età qualunque forma di accumulazione di assegnosociale e pensione contributiva, laddove la normativa attuale prevedeva unaparziale cumulabilità (che, a nostro parere, si sarebbe dovuto rafforzare permigliorare la struttura degli incentivi nel sistema pensionistico contributivo.Ciò, tuttavia, potrebbe innescare comportamenti opportunistici, prima non possibili, chepotrebbero tradursi nell'abbandono del lavoro e nella richiesta dell'assegno sociale a 66anni, con la richiesta di liquidazione della pensione contributiva solo quattro anni dopo, alraggiungimento dei 70 anni (con applicazione dei corrispondenti, più alti, coefficienti).Invero, l'opportunità di tali comportamenti deve essere interpretata, più che comel'assegnazione all'assegno sociale di un nuovo ruolo di ammortizzatore sociale, comesfasatura involontaria del sistema, che necessiterà futuri aggiustamenti.3. Il permanere di

alcuni problemi distributivi e di regressività

In primo luogo, rimangono impregiudicati i problemi legati all'utilizzo di coefficienti basati sulla speranza di vita media al pensionamento.

Esso implica

  1. un favore attuariale nei confronti delle lavoratrici rispetto ai lavoratori, a causa della maggiore speranza di vita delle prime rispetto ai secondi,
  2. ma anche una specifica caratterizzazione regressiva del sistema pensionistico, stante che gli individui più istruiti e con maggior reddito sono più longevi degli altri.

In secondo luogo, con la riforma MF viene formalizzata una regola regressiva di accesso al pensionamento per la quale i lavoratori più ricchi (con una pensione maturata di almeno 2,8 volte l'assegno sociale) possono andare in pensione dai 63 anni, quelli che arrivano almeno a 1,5 volte possono andare a 66 anni, mentre i più poveri devono aspettare fino a 70 anni (a tutte queste età va poi aggiun

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
60 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher grazia9999 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sistemi comparati di welfare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Napoli - Parthenope o del prof Massa Paola.