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LA RIFORMA PREVIDENZIALE MONTI - FORNERO
UNA NUOVA RIFORMA
Nel Dicembre del 2011 il Governo Monti attua una nuova riforma pensionistica con una manovre di urgenza resa necessaria dal periodo caratterizzato da una acuta crisi finanziaria
Essa prevede una drastica stretta sui requisiti per il pensionamento, con l'obiettivo di contribuire in maniera significativa al risanamento del bilancio pubblico.
Essa introduce una serie di importanti modifiche all'assetto normativo del sistema pensionistico italiano.
ELEMENTO CARATTERIZZANTE DELLA RIFORMA -> realizzare un forte aumento dell'età media di pensionamento
INTERVENTI DELLA MONTI-FORNERO
a) l'innalzamento e la progressiva omogeneizzazione dell'età di pensionamento per vecchiaia, che dal 2018 sarà uguale per tutti i lavoratori e pari a 66 anni e 7 mesi (allo stesso valore viene anche portato il requisito di età per l'assegno sociale);
b) l'abolizione delle pensioni di anzianità,
sostituite da una pensione anticipata, cui è possibile accedere dal 2012 solo al raggiungimento di un'anzianità contributiva di 42 anni e un mese per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne (requisiti ulteriormente aumentati nel 2013 e 2014), con penalizzazione in caso di pensionamento prima dei 62 anni; c) l'applicazione della regola contributiva, sia pur pro-rata, a partire dalle anzianità maturate dal 2012, anche ai lavoratori che nel 1995 avevano raggiunto i 18 anni di contribuzione ed avevano, perciò, mantenuto il regime retributivo di calcolo della pensione; d) l'aumento, da 5 a 20 anni, del requisito contributivo minimo per la maturazione del diritto alla pensione nel sistema contributivo e la previsione che, al momento del pensionamento, il trattamento maturato debba essere pari ad almeno 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale, in mancanza di uno dei due requisiti il lavoratore dovendo rimanere in servizio fino a 70 anni; e) la possibilità,solo per i lavoratori interamente assoggettati al regime contributivo, è possibile accedere al pensionamento anticipato a 63 anni, a condizione che l'importo del trattamento pensionistico maturato sia pari ad almeno 2.8 volte l'assegno sociale. Inoltre, è previsto un adeguamento automatico, con cadenza biennale, di tutti i parametri di età e contribuzione alle variazioni della speranza di vita. Il rapporto tra la crescita dell'età di pensionamento e la crescita della speranza di vita è l'elemento caratterizzante della riforma. L'obiettivo è quello di aumentare significativamente l'età media di pensionamento. Grazie a questa stretta sui requisiti, l'età di pensionamento in Italia raggiungerà livelli tra i più elevati in Europa. Tale stretta si concentrerà nel periodo fino al 2018, dopodiché gli aumenti saranno in linea con l'incremento della speranza di vita a 65 anni. Di fatto, la riforma mira a garantire una maggiore sostenibilità del sistema pensionistico italiano, tenendo conto dell'allungamento della vita media della popolazione e delle sfide economiche che il paese deve affrontare.le età di pensionamento sono già aumentate, almeno dal 2000, molto più della speranza di vita e altrettanto succederà di qui al 2018. Complessivamente, nel periodo 2000-2018, a fronte di un aumento dell'aspettativa di vita di circa 1,5 anni, le età di pensionamento dovrebbero aumentare da un minimo di 2,6 anni per la pensione di vecchiaia dei maschi, ad un massimo superiore agli 8 anni per la pensione anticipata/di anzianità delle femmine. Risparmi per il bilancio Nelle intenzioni del legislatore, dall'aumento dell'età di pensionamento deriveranno importanti risparmi al bilancio pubblico, quantificati nella relazione tecnica alla riforma nello 0,2%, 1,4%, 0,9% e 0,2% del Pil rispettivamente nel 2012, 2020, 2030 e 2040. Ai risparmi di spesa dovrebbe, tuttavia, anche associarsi un miglioramento delle prestazioni, soprattutto per coloro che andranno in pensione con la regola contributiva. Come cambia il tasso di sostituzione? In effetti,se si guarda agli andamenti del tasso di sostituzione (il rapporto tra l'importo dellaprima pensione pubblica e l'ultima retribuzione) e dell'età di pensionamento, si nota che:- l'età effettiva media di pensionamento, ancora vicina ai 60 anni prima del 2012, è destinata a crescere fino alla soglia dei 70 anni nel 2050,
- mentre il tasso di sostituzione, che prima della riforma era proiettato in forte calo, supererà il 70% nel prossimo decennio, per iniziare poi una lenta discesa, spiegata dall'entrata a regime del sistema contributivo, che, tuttavia, non lo porterà a valori inferiori al 60%.
alcuni problemi distributivi e di regressività
In primo luogo, rimangono impregiudicati i problemi legati all'utilizzo di coefficienti basati sulla speranza di vita media al pensionamento.
Esso implica
- un favore attuariale nei confronti delle lavoratrici rispetto ai lavoratori, a causa della maggiore speranza di vita delle prime rispetto ai secondi,
- ma anche una specifica caratterizzazione regressiva del sistema pensionistico, stante che gli individui più istruiti e con maggior reddito sono più longevi degli altri.
In secondo luogo, con la riforma MF viene formalizzata una regola regressiva di accesso al pensionamento per la quale i lavoratori più ricchi (con una pensione maturata di almeno 2,8 volte l'assegno sociale) possono andare in pensione dai 63 anni, quelli che arrivano almeno a 1,5 volte possono andare a 66 anni, mentre i più poveri devono aspettare fino a 70 anni (a tutte queste età va poi aggiun