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Il welfare state è in declino? Alla ricerca dei fattori determinanti
Stato Welfare
Inghilterra (1880-1940) - Finalità: Controllo sociale
Germania (1830-1980) - Finalità: Consenso della Cittadinanza
Europa (1945-1980) - Finalità: Sociale
Prevalente
Inghilterra - Classe operaia
Germania - Assistenza ai poveri (con prova dei mezzi)
Europa - Copertura assistenza generalizzata
Finanziamento
Inghilterra - Fiscale e privato (beneficenza)
Germania - Contributivo (datori di lavoro e operai)
Europa - Fiscale e contributivo
Livello di spesa
Inghilterra - Basso
Germania - Medio
Europa - Alto (coprire le esigenze anche di chi non può contribuire al finanziamento della spesa)
Tesi dell'industrializzazione: tutto dipende dal PIL
Le teorie orientate allo strutturalismo si avvalgono principalmente di 3 variabili:
- Gli assetti demografici
- L'anzianità dei sistemi di protezione sociale
- Livelli di sviluppo economico e industriale
L'espansione del welfare è legata...
All'aumento dei bisogni sociali provocato dall'industrializzazione. Si tratta di una tesi che attribuisce al ruolo redistributivo dello Stato, e quindi alle politiche pubbliche, una funzione marginale. La politica ha una funzione meramente burocratica routinaria; ciò che interessa è individuare le variabili da cui dipende la crescita del sistema economico ed industriale. Si pensi al prodotto nazionale lordo (PNL) o al prodotto interno lordo (PIL). Solo società relativamente ricche possono permettersi il lusso di spendere per il welfare, grazie all'accumulazione di un adeguato surplus di ricchezza che potrà essere investita nell'assistenza. Un secondo buon predittore della spesa sociale è rappresentato dal rapporto tra popolazione urbana e popolazione rurale, combinato con l'incidenza della popolazione impegnata nel settore industriale. Possiamo quindi rivolgere l'attenzione alle variabili demografiche, ovvero a fattori come
i tassi di fertilità e la proporzione degli ultrasessantacinquenni rispetto al totale della popolazione. Si sostiene che la crescita della spesa previdenziale e sanitaria sarà provocata dal sempre più ampio squilibrio tra la componente giovane e produttiva e quella anziana e improduttiva della società.
Tesi policentrica: lo Stato conta ancora
La presenza di istituzioni pubbliche corporative, che raccolgono intorno al tavolo della concertazione delle diverse parti sociali (datori di lavoro e sindacati) per negoziare le politiche, è spesso correlata all'esistenza di sistemi di welfare stabili e ben radicati (Austria, Svezia, Germania, Italia, Danimarca, Norvegia). Diverso è stato il caso degli Stati Uniti che sotto il profilo del welfare pubblico, sono spesso giudicati come un Paese relativamente arretrato. Partono infatti dall'idea che l'unico valido strumento per realizzare il benessere delle persone sia incentivare
L'attività 10 riguarda gli appunti di politica sociale lavorativa. Il clima politico di quel Paese è tutt'altro che favorevole all'intervento pubblico nella vita sociale ed economica privata, a prescindere dal settore. L'opzione generalizzata per l'azione privata e per l'autonomia individuale, più che per l'azione collettiva o la richiesta di intervento statale (o federale), è stata letta da molti alla luce dell'assenza, nella storia politica americana, di partiti e sindacati legati direttamente ai lavoratori.
Gli approcci statocentrici
Una chiave di lettura ancora diversa è quella che fa riferimento al ruolo delle élite politiche significative (LOCKART). La questione di fondo è la seguente: chi decide, in ogni Stato, quanto si dovrà investire nella politica sociale? La risposta di Lockart è che i fattori strutturali di ordine economico, politico e sociale pongono non pochi problemi all'élite.
eminentemente politiche, da cui dipende l'avvio dei programmi di welfare, in risposta ai problemi sociali che esse percepiscono. Una volta che tali programmi entrano a regime, intervengono le élite politiche secondarie, facendosi carico delle decisioni rispetto ai cambiamenti incrementali. I MODELLI DI WELFARE MODELLO DI R. TITMUSS (studioso inglese), 1950 Il punto di riferimento di tutti i modelli è la classificazione proposta negli anni '50 da R. Titmuss che ha individuato 3 modelli: 1 - WELFARE STATE RESIDUALE o della PUBBLICA ASSISTENZA: concepisce la politica sociale come intervento a posteriori che aiuta solo gli individui e le famiglie che hanno completamente fallito e che alla prova dei fatti si dimostrano incapaci di risolvere autonomamente i loro problemi. L'intervento di regolazione dello Stato sulla società è minimo; 2 - MODELLO ACQUISITIVO PERFORMATIVO: si basa sull'idea dei "meriti" acquisiti nello svolgimentodel proprio lavoro; chi ha lavorato e versato i contributi ha maturato il diritto a delle prestazioni che andranno ad integrare il livello di vita e di sicurezza (rimane privilegio esclusivo di chi ha lavorato); 3 – MODELLO ISTITUZIONALE-REDISTRIBUTIVO: è fondato sull’idea di benessere sociale come valore che deve essere assicurato ai cittadini in base ai loro bisogni e indipendentemente dal fatto che abbiano “meritato”. Le politiche sociali intendono garantire uguaglianza di opportunità a tutti i cittadini. Le prestazioni e i servizi sono forniti da istituzioni pubbliche su base universalistica e finanziati attraverso le risorse messe a disposizione del sistema fiscale (principio di redistribuzione) Critiche: la tipologia soffre di un vizio evoluzionistico e di una eccessiva prescrittività. A questo modello Donati aggiunse il 4 – MODELLO TOTALE: condivide tutti gli elementi caratteristici del modello istituzionale, ma se ne differenziaè medio-alto; 3) STATO SOCIALE-DEMOCRATICO: l'obiettivo principale è la riduzione delle disuguaglianze sociali attraverso una forte redistribuzione delle risorse. Il livello di demercificazione in questi paesi (SVEZIA) è alto. In questi settori, lo Stato esclude gli altri sistemi di allocazione delle risorse perché ritiene che sia suo compito garantire l'accesso universale a determinati servizi e beni essenziali, come la salute, l'istruzione e la previdenza sociale. In questo modo, si cerca di evitare che l'accesso a tali risorse sia determinato solo dal potere economico e di garantire una maggiore equità sociale.è medio;3) STATO SOCIALDEMOCRATICO: l’intervento pubblico si sostituisce sia al mercato che alla famiglia. I diritto sociali includono tutti i cittadini e garantiscono standard di prestazioni molto elevati.Il livello di demercificazione raggiunge un livello alto.Critiche: giudizio totalmente negativo sul mercato come meccanismo di regolazione sociale.
MODELLO DI CASTLES E MITCHELL1) VARIANTE LIBERALE: è caratterizzata da una sinistra politicamente debole e da sindacati di scarsa consistenza;2) VARIANTE CONSERVATRICE: in cui coesistono partiti di sinistra e sindacati deboli, o comunque poco rappresentativi ed in cui gli orientamenti delle politiche sociali appaiono spesso sensibili all’influenza della religione cattolica;3) VARIANTE RADICALE: combina alti livelli di uguaglianza nell’accesso alle prestazioni assistenziali, un regime fiscale progressivo, e un modesto impegno diretto dell’ente pubblico;4) VARIANTE STATALISTA: segnato da punteggi elevati sia
nella parità di accesso ai servizi, sia nell'effetto redistributivo della tassazione pubblica, sia nella consistenza dei partiti di sinistra. Postmodernità e politica del welfare Oggi però la politica e le sue forme organizzative sono soggette a forti trasformazioni ed infatti nella politica di oggi i rapporti di classe entrano molto meno che in passato. A tutto ciò va aggiunto il cambiamento che stanno attraversando tutte le economie capitalistiche. Oggi assistiamo ad una deindustrializzazione del lavoro e della forza lavoro che perde quindi la sua forza collettiva che si esprimeva nelle rappresentanze sindacali. Tutto ciò comporta anche dei cambiamenti nelle scelte operate dalla classe operaia, che specie tra i soggetti più qualificati, ha cominciato a votare partiti di destra e quindi a sostenere politiche antiwelfare, in quanto i servizi sociali non vengono più percepiti utili. Lo scenario sociale e culturale è caratterizzato.dall'affermazione dei cosiddetti valoripostmateriali dei nuovi movimenti sociali, diversi rispetto a quelli della tradizionale politica di classe basata sulla rappresentanza sindacale. Pertanto i beneficiari del welfare vanno riconosciuti come soggetti mossi da interessi estremamente diversificati tra loro. Quindi la politica sociale deve partire da interessi fortemente frammentati, oltre ad essere caratterizzata dalla perdita di legittimazione sociale. Per far fronte a questo tipo di situazione la soluzione più adeguata sembra essere quella dell'economia mista del welfare ovvero il WELFAREMIX basato sulla convinzione che il welfare non può essere più responsabilità esclusiva dello Stato ma che è fondamentale il coinvolgimento anche del mercato, delle famiglie e delle comunità. Appunti di politica sociale UNA SOCIETÀ IN DECLINO? TRA VIRTÙ SOCIALI E CAPITALE SOCIALE Nell'approccio antimoderno di critica alla modernità,convergono due dimensioni interrelate: - l'attacco all'idea stessa di Stato sociale e alla sua eccessiva generosità; - l'attacco alla debolezza morale provocata proprio dall'eccessiva generosità pubblica che provoca disincentivi al lavoro e effetti negativi sul comportamento sociale. L'approccio antimoderno si pone anche contro la visione ottimistica del futuro che hanno i moderni. Essi infatti hanno un'idea lineare di progresso e sono convinti che nel futuro sarà ancora possibile migliorare la condizione umana. Il movimento antimoderno, in particolare il relativismo sociale che caratterizza le società contemporanee, riprende la concezione vittoriana di virtù che garantivano l'armonia e la solidarietà. Esse, infatti, garantivano uno stretto legame tra l'interesse individuale e i doveri e le responsabilità verso il bene comune. L'incapacità di riconoscere questa pratica virtuosa ha portato alla crisi morale attuale.