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I media
La fotografia è uno dei primi mezzi di comunicazione (dal greco phōs egraphía). Nell'800 Daguerre inventò la dagherrotipia: egli utilizzò una lastra di rame rivestita di argento che, con lo iodio, diventava sensibile alla luce. La prima fotografia fu realizzata da Niépce nel 1826 (scattata da una delle finestre della sua tenuta in Borgogna). Egli utilizzò una lamina di rame rivestita di argento, una soluzione di bitume di Giudea disciolta in essenza di lavanda, cristalli di iodio e alcol. Nel 1888 Eastman produce la prima macchina fotografica: la Kodak.
La parola cinematografia deriva dal francese cinematographe (dal greco cinḕsi egraphía). La nascita del cinema risale al 1895, anno in cui i fratelli Lumière per la prima volta ripresero e proiettarono su uno schermo le immagini di un treno a vapore in movimento con il cinematografo. Il cinema è il primo medium comprensibile a tutti.
Perché basato sull'immagine e non sulla parola scritta.
Il termine radio, invece, deriva dal latino radius ("raggio" o "suono"). La sua invenzione è frutto di una serie di sperimentazioni collocate alla fine dell'800: gli scienziati scoprirono infatti l'esistenza delle onde elettromagnetiche che viaggiano nell'aria. La scoperta catturò l'attenzione di due fisici: Marconi e Popov. Nel 1895 Marconi sperimentò la trasmissione di un segnale mediante le onde elettromagnetiche (l'esperimento del "colpo di fucile"). Nel 1896 Marconi partì per il Regno Unito, dove presentò la prima richiesta provvisoria di brevetto (anticipando Popov) e fondò la Marconi Wireless Telegraph Company. Un'altra innovazione importante per quanto riguarda la radiotecnica è il triodo (chiamato inizialmente audion) di Lee De Forest, un tubo elettronico che permetteva di trasmettere.
La voce umana e la musica. Nel 1912 Sarnoff (futuro dirigente della RCA) sostenne di essere stato il primo a ricevere l'SOS del radiotelegrafo del Titanic. Fu dopo questa storica ricezione che Sarnoff diede vita al broadcasting, un sistema di radiocomunicazione con una stazione emittente che trasmette a più stazioni riceventi. La radio venne utilizzata così per la prima volta come mezzo di comunicazione di massa. La radio è quindi il primo vero mezzo di comunicazione.
Negli Stati Uniti nacque una vera e propria comunità di appassionati: i radioamatori. Quando gli Stati Uniti entrarono nel primo conflitto mondiale, però, la comunicazione amatoriale venne proibita perché occupava le frequenze per le comunicazioni militari. Durante la Guerra, quindi, la radio venne utilizzata esclusivamente a scopo militare. Dopo la fine della Guerra, negli Stati Uniti, la comunicazione amatoriale riprese con maggiore vigore: nel 1927, con il Radio Act, tutti i privati
Potevano effettuare trasmissioni radiofoniche purché fossero in possesso di una licenza dove erano indicate anche le frequenze su cui trasmettere. Nacquero così tre grandi network: ABC, NBC e CBS (che poi diventeranno anche televisivi). Nel 1919 nasce la RCA da un accordo tra la Marina statunitense e la General Electric (che aveva assorbito la American Marconi). La radio americana, a differenza dell'Europa, si finanziava con i proventi dalla vendita degli apparecchi radiofonici (music boxes) e con la pubblicità.
Nel 1920, in Gran Bretagna, nasce la BBC, con direttore Reith. In Europa, infatti, c'erano poche stazioni, di proprietà dello stato, e la radio veniva finanziata tramite una tassa - il canone - legata al possesso di un apparecchio ricevente. Questo modello era il modello perfetto per i regimi totalitari in quanto i programmi erano diretti dal governo. In Italia il governo fascista esercitava il controllo sull'Unione Radiofonica Italiana (URI),
Che, dal 1928, diventa EIAR (e poi RAI). La guerra↓Il 3 settembre 1939, in Gran Bretagna, alla radio venne dato l’annuncio dell’inizio del secondo conflitto mondiale. In Italia l’EIAR diffuse un settimanale radiofonico, il Radiocorriere, che proibiva l’ascolto di programmi radio non italiani. In Germania la radio tedesca subì una radicale epurazione curata dal ministro della propaganda Goebbels. La radio diventò così una delle armi più forti del regime nazista: veniva ascoltata ovunque (a scuola, nelle fabbriche, nei ristoranti, ecc.) e trasmetteva i discorsi di Hitler. Nel 1935 fu proibita la musica jazz e l’ascolto di stazioni straniere. Nell’URSS la situazione è analoga. Negli Stati Uniti Roosevelt (il cui mandato ha inizio nel 1933) inaugurò le fireside chats. Il vero successo lo ebbe durante la guerra, quando la sua voce servì da sostegno alle famiglie preoccupate per i migliaia di ragazzi al fronte.
Il governo americano ebbe anche l'idea di trasmettere i messaggi in codice nell'idioma dei pellerossa: vennero scelti i Navajo. I Navajo Code Talkers presero parte a tutte le operazioni dei Marines nel Pacifico dal 1942 al 1945, inviando messaggi in codice che i giapponesi non decifrarono mai. In Gran Bretagna nel 1938 nasce Radio Londra (l'insieme dei programmi radiofonici trasmessi dalla BBC e indirizzati alle popolazioni europee). Uno dei personaggi principali di Radio Londra, in Italia, è il colonnello Harold Stevens (soprannominato "il colonnello Buonasera"). Le trasmissioni in italiano erano aperte dalle prime note della quinta Sinfonia di Beethoven (codificano, scandite secondo l'alfabeto Morse, la lettera "V", di "Victory", sempre ripetuta da Churchill). Durante la guerra Radio Londra divenne la sola fonte credibile degli avvenimenti che la radio italiana, invece, nascondeva. Nascono così le prime radio pirata. LeLe prime radio pirata off-shore nacquero in Gran Bretagna (diffondendosi poi in tutto il Nord Europa) negli anni '20. La prima fu Radio Normandy (dal 1925 al 1939). In generale, venivano usate vecchie navi (l'antenna era posta o su un albero preesistente, o su un nuovo traliccio alto qualche decina di metri) che eludevano i controlli navigando fuori dalle acque territoriali. Un'altra radio pirata famosa è Radio Veronica (dal 1960 al 1974), grazie alla quale assume un importante rilievo la figura del disc jockey. La più longeva e famosa è, però, Radio Caroline. Facciamo prima un quadro generale: negli anni '60, nel Regno Unito, il governo mantenne il controllo delle trasmissioni anche dopo la guerra. La BBC trasmetteva il telegiornale, le previsioni del tempo, le letture, gli spettacoli teatrali, ecc.; tutte cose educative. C'era anche la musica, ma non il rock (il rock non è educativo). In questo contesto Ronan O'Rahilly,
un giovane imprenditore e proprietario di una piccola casa discografica (fu anche il manager dei Rolling Stones), comprò due navi e le trasformò in uno studio di registrazione. Una nave andò a Nord, mentre una andò a Sud, così da coprire tutta la Gran Bretagna. Sull'onda del successo di Radio Caroline nacquero altre quaranta radio pirata (le fab forty). L'impatto delle stazioni pirata fu tale che la BBC lanciò una nuova stazione, Radio 1, dedicata alla musica pop. In Italia non ci fu un vero e proprio fenomeno di pirateria (il primo caso fu Radio Sicilia Libera, ma durò solamente ventiquattro ore). Negli anni '60 si poteva ascoltare Radio Montecarlo, un'emittente che per molto tempo fu l'alternativa alla RAI. Negli anni '70 nacquero le radio libere. Nel dopoguerra, infatti, la radio era comunque sotto il controllo di un organo consultivo presso il sottosegretario per la Stampa e l'Informazione. La maggiorParte delle trasmissioni avevano finalità educative e didattiche: un esempio è l'Approdo, una delle rubriche di letteratura, storia, teatro e cinema più illustre della storia della Radio Italiana. Un altro esempio è Botta e risposta, il primo quiz. La prima trasmissione radiofonica dedicata ad un pubblico esclusivamente di giovani è il Cantagiro: ogni giorno un gruppo di cantanti si spostava in una città d'Italia cantando nelle piazze brani già noti. Nel 1976 la Corte vara una sentenza in cui autorizza le trasmissioni radio televisive via etere e private in ambito locale. Questo decreto mette fine al monopolio della RAI.
La radio sperimentale: Parallelamente nacque anche la radio sperimentale. Nel 1913 Luigi Russolo finse di scrivere una lettera al compositore futurista Pratella, invitandolo a intonare i rumori (leggiamo: "la vita antica fu tutto silenzio. Nel XIX secolo, con l'invenzione delle macchine, nacque il Rumore").
Nel 1933 Filippo Tommaso Marinetti pubblicò il Manifesto della Radia (il femminile venne scelto per contrapporre il modello futurista a quello retrogrado dominante). Il Manifesto descrive la Radia, elencando ciò che non deve essere e ciò che sarà. La Radia non deve essere:
- Teatro, perché la radio ha ucciso il teatro (già sconfitto dal cinema sonoro).
- Cinematografo, perché il cinematografo è agonizzante [...] di luminosità riflessa inferiore alla luminosità auto-emessa dalla radiotelevisiva.
Teorie sulla radio:
Un primo teorico che vediamo è Dziga Vertov. Egli realizza la Sinfonia del Donbassa/Entusiasmo, dove sovrappone i rumori prodotti da varie officine. L'importanza del suono è rappresentata dal primo piano sull'orecchio di una giovane donna che ascolta la radio con le cuffie (la musica è la stessa che sentono gli spettatori). Vertov dice: "Il radio-orecchio è"
unzione educativa, diffondendo conoscenza e informazione al pubblico.Un’alleanza dellascienza e della cronaca radiofonica elaborata al fine di una battaglia comune contro i radio-popi (l’opera lirica ed i drammi radiofonici) [...]. In un futuro prossimo l’uomo potrà trasmettere per radio simultaneamente in tutto il mondo i fenomeni udibili e visibili registrati da un apparecchio di ripresa”.
Un’altra teoria è quella di Walter Benjamin che, tra il 1927 ed il 1933, scrive circa ottanta testi radiofonici. Benjamin sostiene che la radio debba andare incontro ad una trasformazione per quanto riguarda i suoi contenuti, che devono essere più interessanti, e che devono essere portati al pubblico da un conduttore che lo stimoli ma anche educhi.
Vediamo ora la teoria di Bertolt Brecht, il quale afferma che la radio debba diventare un mezzo di comunicazione interattivo, che quindi non deve solamente trasmettere, ma anche ricevere (l’ascoltatore deve poter parlare). La radio deve avere anche una funzione educativa, diffondendo conoscenza e informazione al pubblico.