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DADAISMO

Il dadaismo nasce a Zurigo, in un Cabaret chiamato Voltaire. A partire dal 1916 in questo cabaret i dadaisti realizzavano degli spettacoli basati su dei criteri irrazionali. In parte queste serate riprendono la tradizione delle serate futuriste. Il dadaismo nasce a Zurigo, ma anche delle propaggini internazionali. A New York grazie anche ai soggiorni compiuti da Duchamp che incontrerà Man Ray, ma anche a Berlino. Si scoglie nel 1922. Alla base del movimento c'era un forte spirito di ribellione che non aveva una valenza istruttiva, ma intendeva affidare un pieno potere all'immaginazione.

Il termine dada rimanda al suono che emette il bambino quando non riesce ancora a parlare, quindi questa idea di tabula rasa dei codici tradizionali, per ritornare all'origine. Alla base del dadaismo vi è una forte sperimentazione a livello tecnico linguistico, i dadaisti realizzano collage, assemblage, oggetti. Quindi parliamo di nuove tecniche che vengono immesse nella

scena artistica. Allargare la sperimentazione ai diversi linguaggi artistici. Un protagonista importante del Dada è Kurt Schwitters che lavora soprattutto con l'assemblaggio, l'idea di prelevare gli oggetti di uso quotidiano e unirli per creare una composizione.

LEZIONE 5

METAFISICA, RITORNO ALL'ORDINE, SURREALISMO

METAFISICA

La nascita della metafisica italiana avviene intorno alla metà degli anni 10 del 900. Una nascita che avviene grazie all'incontro tra Giorgio De Chirico, suo fratello Alberto Savinio (un musicista e poi successivamente pittore) con altri due pittori, Filippo De Pisis, e Carlo Carrà (un nome già incontrato nel futurismo). Possiamo però dire che già tra il 1910 e il 1911, abbiamo già le prime opere metafisiche realizzate da Giorgio De Chirico durante

I suoi soggiorni fiorentini e torinesi. Quindi il pittore lo possiamo considerare come un capostipite. Il termine metafisica, significa letteralmente al di là della fisica. Quindi alla base vi è l'intento di leggere la natura nascosta delle cose. Sembra quasi un passo indietro rispetto alle ricerche precedenti. Perché la sua pittura a livello linguistico formale è una pittura molto figurativa. Fa anche riferimento alle grandi iconografie della grande tradizione pittorica da secoli, ma che De Chirico sovverte. Tutta l'opera avrà una fortissima influenza sull'avanguardia surrealista. Infatti André Breton, il padre del surrealismo, individuerà nella pittura dell'artista l'esempio paradigmatico di arte che scava nei territori dell'inconscio. Infatti nelle sue pittore D C ritrae degli elementi riconoscibili, ma carica questi elementi di significati simbolici ed enigmatici che sembrano rimandare alla dimensione del sogno.

cara al surrealismo. De Chirico nasce nel 1888 in Grecia a Volos, da una famiglia italiana. Vedremo infatti come l'antichità classica sarà un riferimento costante. Nei primi del 900 il padre muore, e la famiglia è costretta a peregrinare. Le sue origini greche e il peregrinaggio saranno elementi determinanti nelle sue opere. Quest'ultimo lo ritroviamo nel costante riferimento al mito degli argonauti:
Un mito greco che parlava di questo viaggio compiuto da una serie di eroi per conquistare il bello d'oro.
Giorgio De Chirico, La partenza degli argonauti, 1909 Giorgio De Chirico, La partenza degli argonauti, 1922 Le sue opere si prestano a letture autobiografiche ma non solo. Nel 1906 la famiglia di De Chirico si trasferisce a Monaco, dove sia il pittore che il fratello possono studiare nell'accademia. Qua ha la possibilità di esercitarsi sullo studio delle copie di statue antiche, e ha modo di visitare molti musei ma anche leggere testi filosofici chesaranno alla base della sua ricerca metafisica (Otto Weininger, Arthur Schopenhauer, Nietzsche) Per quanto riguarda invece i riferimenti visivi, li troviamo in un pittore come Arnold Böcklin, un pittore di origini svizzere. Rappresenta uno dei principali esponenti del simbolismo. Arnold Böcklin, L'isola dei morti, 1880. Arnold Böcklin, L'isola della vita, 1888 Ciò che interessa a De Chirico è il costante riferimento a miti antichi, ma per parlare anche della realtà dell'oggi. Anche Böcklin aveva compiuto diversi soggiorni in Italia, a Firenze dove morirà nel 1901. Firenze è una città dove Böcklin sperava di trovare una città arcaica. Giorgio De Chirico, L'enigma dell'oracolo, 1909 Arnold Böcklin, Ulisse e Calipso, 1882 Mettiamo a confronto due dipinti dei due artisti, nel dipinto di Böcklin Calipso, la donna raffigurata rappresenta la seduzione, una donna ritratta quasi svestita. Ulisse invece guardalontano, cerca qualcosa che va al di là dell'apparenza e dei sensi. Nell'opera di De Chirico, riprende in maniera totalmente puntuale la figura di spalle, mentre l'oracolo è rappresentato dietro una sorta di tenda, non riusciamo a comprendere se l'oracolo è già stato annunciato, quindi viviamo in una forte sospensione. Questo è un dipinto che non appartiene ancora alla fase di metafisica di De Chirico ma che possiede molti elementi che costituiscono il fenomeno. Se vogliamo trovare un primo quadro metafisico di De Chirico possiamo nominare sicuramente: Giorgio De Chirico, Enigma di un pomeriggio d'autunno, 1910. Un quadro che l'artista realizza a Firenze, città dove approda dopo un brevissimo soggiorno a Milano (città dei futuristi, del progresso). Firenze invece rappresenta una città assonnata, che viveva in un tempo sospeso, lontana ai clamori e al processo tecnologico. Nella sua autobiografia afferma che il dipinto

Era nato mentre si trovava a Santa Croce, ma che in questo caso viene trasformata nell'immaginario dell'artista come una sorta di tempio greco. Ancora una volta è sempre presente la figura di Ulisse, la figura che guarda lontano che in questo caso ha preso le sembianze di una statua. Una metafora di un viaggio infinito che però ancora una volta viene precluso alla nostra vista. De Chirico porterà questo quadro con se quando soggiornarà a Parigi.

Un altro dipinto della fase metafisica è: Giorgio De Chirico, Meditazione Autunnale, 1912. Opere, questa e la precedente esposte al salone di autunno. In quegli anni in Francia imperversavano le ricerche cubiste. Immaginiamo quindi la distanza tra le opere di Picasso e Braque e queste di De Chirico. Si tratta di opere in cui una serie di oggetti reali, si trovano in relazioni innaturali, insolite calate in un atmosfera fortemente sospesa. I critici di allora, parleranno di queste opere come le realizzazioni di un

pittore primitivo. In effetti vi è una forte semplificazione dal punto di vista formale. Dal punto di vista linguistico formale possiamo dire che il colore è dato per campiture fortemente omogenee, anche se in realtà non è privo di accenni che possiamo definire espressionisti, quasi irreali (forte azzurro del cielo). Il disegno è fortemente preciso che contorna le architetture e le figure ritratte, ci parla dell'importanza dell'elemento mentale. Inoltre la costruzione è determinata da un forte senso prospettico. De Chirico parlerà della sua pittura in termini di una solitudine dei segni, gli elementi inseriti sembrano bloccate nella loro attimalità. Opere colte in un attimo e isolate tra di loro.

Altro celebre quadro: Giorgio De Chirico, Melanconia, 1912

Ancora una volta viene rappresentata una piazza, a dominarla vi è una statua antica che rappresenta Arianna addormentata. È interessante come Arianna sia sì un

Personaggio tratto dall'amitologia greca, ma in questo caso viene rappresentata con un atteggiamento riflessivo che ci parla della contemporaneità.

Giorgio De Chirico, La torre rossa, 1993

Altro dipinto in cui tornano ancora una volta le architetture, la statua e un atmosfera sospesa di solitudine. Opera conservata in Italia alla fondazione Gugghenaim.

L'opera è animata da architetture ritratte in maniera fortemente semplificata, e dall'enigmatica presenza di questo cavaliere. Quando soggiorna a Torino, è fortemente colpito dalla struttura delle piazze di Torino, animate dalla presenza di queste statue a cavallo. De Chirico parlerà della città di Torino in cui tutto è apparizione.

Giorgio De Chirico, Incertezza del poeta, 1913

Altro elemento molto importante e genere sono le nature morte, insolite rispetto alle nature morte realizzate dalla tradizione pittorica. Anche nelle nature morte De Chirico rappresenta una serie di oggetti che sono accostati.

senza una determinata relazione. Crea delle costruzioni fortemente irrazionali ed enigmatiche, sono come dei rebus da risolvere in cui la soluzione sembra mancare.

Giorgio De Chirico, Canto d'Amore, 1913

Si stagliano su uno scenario architettonico, un insieme di oggetti anche in questo caso privi di nessi specifici tra di loro.

Il critico Apollinaire, con cui De Chirico stringerà una forte amicizia, parlerà dell'opera come un dipinto impressionante e terribile. Infatti De Chirico parlerà delle sue nature morte, come nature morte in cui viene messa in atto l'interruzione della collana dei ricordi. Quando questa collana si spezza, gli oggetti si presentano nei loro accostamenti illogici e irrazionali.

"Pigliamo un esempio: io entro in una stanza, vedo pendere una gabbia con dentro un canarino, sul muro scorgo dei quadri, in una biblioteca dei libri; tutto ciò mi colpisce, non mi stupisce poiché la collana dei ricordi che si allacciano

L'unl'altro mi spiega la logica di ciò che vedo; ma ammettiamo che per un momento e per cause inspiegabili ed indipendenti dalla mia volontà si spezzi il filo di tale collana, chissà come vedrei l'uomo seduto, la gabbia, i quadri, la biblioteca; chissà allora quale stupore, quale terrore e forse anche quale dolcezza e quale consolazione proverei io mirando questa scena. La scena però non sarebbe cambiata, sono io che l'avrei sotto un altro angolo. Eccoci all'aspetto metafisico delle cose. Deducendo si può concludere che ogni cosa abbia due aspetti: uno corrente, quello che vediamo quasi sempre e che vedono gli uomini in generale, l'altro lo spettrale o metafisico che non possono vedere che rari individui in momenti di chiaroveggenza.

Dettagli
A.A. 2022-2023
77 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinafancello99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Acocella Alessandra.