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EDUCARE AL PATRIMONIO
(a cura di) BODO, MASCHERONI
presupposti per una progettazione in chiave interculturale: il patrimonio non è una sostanza (un sistema chiuso e lineare di eredità da salvaguardare e trasmettere) ma un processo in itinere svolto dagli individui comuni (non solo da degliesperti) in modo dialogico e circolare, come si nota dalle differenze tra la definizione di patrimonio culturale della Convenzione dell'UNESCO del 1972 e quella del 2003, nella quale viene tra l'altro introdotto il concetto di patrimonio intangibile.
il museo è un luogo di incontro e di interazione e il suo rapporto con i pubblici non si risolve con l'operato del curatore e il trasferimento di contenuti e nozioni da una parte all'altra, poiché i pubblici non sono soggetti passivi e ignoranti; ciò comporta una perenne rinegoziazione del significato delle opere esposte, dell'idea di museo e del concetto di comunità di riferimento.
→ bisogna promuovere lo scambio e la reciprocità tra i pubblici, che in Italia assumono le forme di:
- multiculturalismo conoscitivo, il cui scopo è promuovere in un pubblico autoctono un maggiore rispetto delle altre culture; manca un dialogo però, perché è una cultura che rappresenta un'altra
- alfabetizzazione dei nuovi cittadini alla cultura dominante (manca ancora il dialogo) promuovere nelle comunità migranti una maggior consapevolezza delle proprie culture d'origine (manca ancora il dialogo)
Queste tipologie enfatizzano la didattica delle differenze (l'altro come oggetto di conoscenza) e mantengono i pubblici autoctoni separati dai nuovi pubblici, perciò vanno ripensate.
Pensare il dialogo interculturale come un processo e non come un fine o un obbiettivo, cioè come una pratica trasformativa e non come una didattica delle differenze, motivo per cui c'è bisogno di mobilità cognitiva.
decentramento culturale, problematizzazione del proprio punto di vista e riconoscimento delle identità multiple di cui ciascuno è portatore una visione processuale e dialogica di patrimonio e intercultura
IL PATRIMONIO CULTURALE. UN APPROCCIO CRITICO
HARRISON> il patrimonio è una qualità positiva che si riferisce ad alcuni modi di categorizzare gli elementi del passato e porta insita in sé un'idea di vulnerabilità e minaccia da cui bisogna proteggersi; gli heritage studies, diffusisi dagli anni '70 e non incasellati in nessun campo del sapere (ma in potenza facenti parte di un ambito interdisciplinare), analizzano ciò che l'essere umano intende conservare e soprattutto perché, essendo tale scelta correlata all'idea che esso ha del presente → il concetto di patrimonio è "convenientemente ambiguo" ed è definibile come un insieme eterogeneo di atteggiamenti e relazioni col passato.
che vanno co-prodotte nel presente in quanto specchio della realtà; secondo una definizione operativa il patrimonio è una serie di meccanismi con cui oggetti, luoghi e pratiche vengono distinti dal "quotidiano" e conservati per un loro valore intrinseco. In ambiente euro-americano il patrimonio ufficiale è un insieme di pratiche professionali autorizzate dallo Stato e motivate da una legislazione o da un atto scritto, mentre il patrimonio non ufficiale non è riconosciuto da una legislazione ufficiale e consiste spesso in costumi o tradizioni che sono generatrici di cultura per la popolazione; la differenza tra le due tipologie sta nel riconoscimento (o mancato riconoscimento) del patrimonio in questione, non in una distinzione di valore. Verso l'inizio degli anni '80 tra i patrimoni ufficiali sono stati introdotti anche elementi quotidiani e socio-tradizionali e non solo quelli "degni di nota" (i monumenti antichi, gli edifici storici, ecc.).Le opere d'arte di inestimabile valore ecc.), causando uno shift dall'approccio canonico a un più rappresentativo che include sia la cultura "alta" che quella "popolare"; le pratiche contemporanee di preservazione messe in atto nel Nord America differiscono da quelle usate in Europa e nel Regno Unito (dove sono dette "di conservazione") soprattutto nella gestione del patrimonio, poiché nel primo caso si hanno più livelli (locale, statale, federale) mentre nel secondo c'è solo un'amministrazione a livello nazionale → nelle cosiddette società dei coloni (es. quella statunitense) si possono manifestare delle forme predatorie di patrimonio, che annullano il passato indigeno dando delle traiettorie storiche diverse> percepire il mondo attuale come un prodotto dell'esperienza della modernità (sia in senso storico, con l'Illuminismo e l'ascesa degli stati-nazione e delle forme
liberali di governo, che in senso filosofico) porta a un'eterogeneità nella definizione e nella gestione del patrimonio; la modernità presuppone i concetti di rapidità, progresso e decadenza, in cui ci si focalizza di più sul futuro rendendo il presente uno specchio del passato, con cui è avvenuta una rottura definitiva → in Purezza e pericolo (1966) Mary Douglas ha affermato che il rischio è parte della modernità ed è prodotto dalla percezione della vulnerabilità dovuta alla globalizzazione; la classificazione è un elemento centrale per il progetto della modernità perché identifica il rischio e la vulnerabilità e argina il senso di disordine della condizione moderna; i processi di ordinamento e catalogazione sono sia strutture per l'organizzazione dell'informazione che "pratiche di memoria", cioè strutture che modellano la percezione del passato e del presente, emutano nel tempo e nello spazio<br> verso la fine del XX e l'inizio del XXI secolo la questione del patrimonio mondiale è diventata di ampio interesse pubblico, passando a una sfera popolare e popolarizzata e venendo presa come riferimento per il crescente turismo culturale di massa, che ha portato a quello che Kevin Walsh ha definito nel 1992 come heritagisation, cioè il processo con cui oggetti e luoghi vengono trasformati da entità funzionali a entità da esibire e mostrare nei musei<br> la condizione postmoderna è contraddistinta dalla crescita di nuovi media e tecnologie per la comunicazione e la diffusione dell'informazione, dalla globalizzazione e le conseguenti modifiche delle pratiche di consumo, dalla diffusione dell'esperienza della migrazione di massa, da nuove forme di accumulazione e distribuzione del capitale e dall'aumento del tempo libero; ciò ha portato a una crisi della storicità e della relazione con lamemoria individuale e collettiva, accompagnata dalla crescente abbondanza del passato, e parallelamente sono avvenuti cambiamenti socioculturali come la deindustrializzazione (che ha portato a un "eccesso di rovine materiali" con un crescente senso di declino, l'abbandono di centri di produzione e lavorazione e la maggiore valorizzazione delle idee e delle conoscenze rispetto alla manodopera), la riconfigurazione dello sguardo turistico e l'emergere del patrimonio come nuovo elemento chiave dell'economia esperienziale. Negli ultimi decenni il patrimonio è stato commercializzato diventando un generatore di reddito e ha subito in molti casi il riutilizzo adattivo, con revisioni di edifici e monumenti al fine di creare nuovi spazi pubblici. A seguito della crisi finanziaria globale del 2008 c'è stato uno spostamento dell'attenzione dei pubblici dall'esperienza all'autenticità, con la ricerca del "reale" e di unaconnessione autentica ed emotiva col passato, mentre con l'evolversi del fenomeno della globalizzazione la qualifica di patrimonio mondiale è stato concettualizzato anche come brand distintivo e garanzia del valore di un sito come destinazione turistica visitabile strumentalizzando per il marketing il riconoscimento di valore eccezionale segnalato dal cosiddetto World Heritage Emblem, cioè un marchio che indica che un luogo ospita un patrimonio dell'umanità.
L'actor-network theory (ANT), sviluppata come critica alla teoria sociale convenzionale, è un metodo semiotico materiale che mappa le relazioni tra cose e concetti usando la rete come metafora delle loro interconnessioni; secondo l'ANT il sociale è un movimento trasformativo, un'associazione tra entità che si modificano vicendevolmente, mentre l'attore è veicolo di cambiamento; l'attenzione è spostata sulla qualità affettiva delle cose.
sui ruoli della materialità e dell'agency non umana; la nozione di patrimonio come collettività socio-materiale porta all'idea di assemblaggio (agencement), che si pone come alternativa alla metafora organicista della società, e pensare al patrimonio come a un assemblaggio strategico socio-tecnico e/o bio-politico composto da varie persone, istituzioni e apparati (cioè dispositivi che creano un soggetto in modo tale da poterlo controllare, distribuire e gestire) implica una riflessione sugli effetti conoscenza/potere. L'autore tripartisce la storia del concetto di patrimonio in: 1. una prima fase che unisce l'idea illuministica di società civile e la nascita dell'interesse per la conservazione degli ambienti culturali e naturali; con la nascita della sfera pubblica, verso la metà del XIX secolo l'idea della conservazione di oggetti, edifici e paesaggi si legò a quella della conservazione di tradizioni culturali e intellettuali.e dopo la stesura del primo inventario governativo di siti storici (1837) in Francia, si ebbe la professionalizzazione della pratica della conservazione. una seconda fase in cui emergono il controllo e la manipolazione del patrimonio da parte dello Stato, che lo coinvolge nei propri processi burocratici e lo rende un progetto statale di standardizzazione e gestione in cui il locale passa sotto un'amministrazione centralizzata; al processo di burocratizzazione si associa un processo di professionalizzazione, per cui il patrimonio perde ogni legame con la quotidianità trasformandosi in una classe separata di oggetti estinti e pratiche svanite. una terza fase, successiva al 1972, in cui a seguito della ricostruzione postbellica e della tendenza del dopoguerra all'internazionalismo emergono il concetto di Patrimonio Mondiale, le economie postindustriali e le nuove forme della società capitalistica e avviene il cosiddetto boom del patrimonio; si impone l'idea di un.