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CASI PARTICOLARI
Supponiamo di avere due grandezze.
1) SOMMA
= +
1 2
Dunque, usando i valori misurati:
= +
1 2
= +
2) DIFFERENZA
= −
1 2
Dunque, usando i valori misurati:
= +
1 2
= +
3) PRODOTTO
= ∗
1 2
Usando i valori misurati:
= ∗
1 2
| | | |
= ∗ + ∗
Possiamo passare all’errore relativo:
= +
| | | |
4) QUOZIENTE
1
=
2
1
=
Usando i valori misurati:
2
Da cui:
| |
= +
| | | |
Passando all’errore relativo:
= +
|| | | | |
13 / 104
Dunque, per le operazioni di somma e differenza, l’errore massimo totale è la somma dei singoli
errori; per prodotto e quoziente, l’errore relativo massimo totale è la somma degli errori relativi
massimi singoli.
Esercizio
Ricaviamo R a partire da V e da I.
Supponiamo:
[]; []
= 0,868 = 0,00534
{ []; []
= 18,59 = 0,1959
[Ω]
≈ 46,69177
( )
= +
Da cui: [Ω]
≈ 0,77929
Quindi:
(46,69 [Ω]
= ± 0,78)
Variabili aleatorie/probabilità
La nostra variabile misurata, ovvero è una variabile aleatoria, dunque, dobbiamo tener conto
anche della probabilità che un determinato evento accada.
Ci sono in generale due filosofie diverse per la probabilità:
- Oggettiva (frequentista)
Passa dalla frequenza con cui l’evento si manifesta.
- Soggettiva (Bayesiana)
Suddivisa in “a priori” e “a posteriori”.
Si determina una probabilità a priori sulle “sensazioni” e, in seguito, si fanno i conti, eventualmente
andando a modificare la probabilità “a priori”, passando dunque in quella “a posteriori”.
Funzione di distribuzione
()
Definiamo: come “funzione di distribuzione”.
La funzione di probabilità, ove: { ≤ }
Ha come proprietà: ()
lim = 0
→−∞
{ ()
lim = 1
→+∞
14 / 104
Mentre: { () ()
< ≤ } = −
Densità di probabilità (), ()):
Definiamo densità di probabilità della distribuzione (
()
()
=
Si ha:
+∞ ()
∫ = 1
−∞
Se vogliamo controllare che un evento accada considerando due estremi in un intervallo:
{ () () ()
< ≤ ) = ∫ = −
Dunque, essa è l’area tra i due estremi. ( , . . ),
Supponendo di osservare N volte una variabile aleatoria posso calcolare la media:
1
̅
= ∑
=
Definiamo inoltre “valore atteso”: ̅̅̅
=
→∞
Dunque: +∞ ()
=∫
−∞
Definiamo inoltre “varianza”:
= ∑( − )
→∞ =
Definiamo “deviazione standard”: √ 2
= ( )
Un altro modo per esprimere la varianza è: +∞
2 2
( ()
= ∫ − )
−∞
Esercizio 15 / 104
Calcolare la potenza assorbita dal resistore:
1
Consideriamo come misure:
1
[];
= 18,52 = 0,5%
1
2
[];
= 17,64 = 0,5%
2
2
[];
= 19,21 = 1,0%
{
( )
= − ∗
2 1
Da cui:
= 0,0169048 [] []
= 0,0926 + 0,0882 = 0,1808
−
2 1
−
2 1
|| []
= ∗ ( + ) = 0,003642216
−
2 1
Dunque: (0,0169 []
= ± 0,0037)
NOTA: La notazione usata prevede:
:
:
{ ():
():
à à
Da preferire è la densità di probabilità perché mi dice dove si vanno a collocare i valori della mia
variabile aleatoria. Infatti, se vogliamo sapere qual è la probabilità che la variabile assuma dei
valori in un certo intervallo, devo semplicemente vedere qual è l’area sottesa alla funzione densità.
Avevamo visto che: 16 / 104
+∞
( ()
= ∑( − ) = ∫ − )
→∞ −∞
=
La varianza mi dice di quanto i valori sono dispersi rispetto al valor medio, ovvero mi dice
l’estensione della funzione “densità di probabilità”. 2
= √
Spesso si usa la deviazione standard piuttosto che la varianza ( ), in quanto presenta le
stesse dimensioni della variabile aleatoria a cui si riferisce.
Come si ricava il valore atteso da un numero finito di esperimenti?
Interferenza statistica , … , )
Supponendo di avere N osservazioni ( indipendenti (cioè ogni valore è indipendente da
1
quello che è successo negli altri esperimenti).
Possiamo introdurre uno stimatore del valore atteso:
̅
≈ = ∑
=
̅
Calcolando , ho creato un legame tra le N variabili indipendenti e ho quindi ridotto il grado di
libertà (che prima era pari a N).
La formula per lo stimatore della varianza è:
1
2 2
)
≈ ∑( − ̅
−1 =1
Da cui:
≈√
̅)
∑( −
− =
Dunque, gli stimatori di valore atteso e deviazione standard sono:
̅
≈ = ∑
=
≈√
̅)
∑( −
− =
{
La media aritmetica di N osservazioni di una variabile aleatoria è ancora una variabile aleatoria:
= → =
̅
̅ √
Dunque, per stimare la deviazione standard della media di una variabile aleatoria:
17 / 104
1
̅2 2
)
≈ ∑( − ̅
( − 1) =1
Da cui:
√
̅)
= ∑( −
̅
( − ) =
Se il valore è una lettura strumentale oppure un valore di una grandezza di uscita, allora è una
variabile aleatoria.
Quando vanno valutate le probabilità?
1) Misura diretta + effetti casuali (es: rumore)
Molto importante nel nostro caso è il teorema del limite centrale:
Teorema del limite centrale
, … , → ∞
Supponendo di avere variabili aleatorie, supponendo e che le variabili siano
1
indipendenti e ugualmente distribuite:
∑ →
=1
Il rumore ha una distribuzione gaussiana. (−)
−
=
La funzione di distribuzione gaussiana ha per equazione: √
:
In particolare, è la distanza tra il valore atteso () e il punto di flesso.
L’integrale della gaussiana è 1.
2 ± 3)
L’intervallo centrato su e di semi-ampiezza racchiude il 95% degli eventi. L’intervallo (
racchiude il 99,7% degli eventi.
2) Misura diretta + effetti sistematici 18 / 104
Supponendo di aver effettuato una sola misurazione, non posso applicare le tesi frequentiste e
dovrò sfruttare gli errori forniti dal costruttore. La distribuzione sarà rigorosamente limitata e sarà
± ).
non nulla soltanto nell’intervallo ( Tutti gli eventi in quell’intervallo hanno densità di
probabilità costante.
In particolare, si ha una distribuzione uniforme:
=
2
2
= →=
3 √3
±
Supponendo che nell’intervallo ( ) abbia 3 dgt:
= √
Se la misura diretta ha solo errori sistematici, e conosco soltanto l’errore massimo (fornito dal
costruttore), siamo appunto in questo caso.
3) Misura indiretta
Supponiamo che il valore da me cercato sia ricavato da una legge fisica:
= ( , )
1 2
Che distribuzione avrà y? Le variabili aleatorie non sono infinite, non sono ugualmente distribuite,
sono indipendenti e non le sto necessariamente sommando. Possiamo assumere dunque che y
abbia una distribuzione gaussiana.
L’incertezza è un parametro che caratterizza la dispersione dei valori attribuiti al misurando.
Si utilizza la cosiddetta incertezza tipo (), che può essere di due tipi: A o B.
- Categoria A
L’incertezza di tipo A consist