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FOGNATURE
Anche lo smaltimento dell'acqua rappresentava un problema: con Alberti iniziano a diffondersi le fognature. Molte città
al tempo erano sporche e non dotate di fognature, prima vigeva la regola del "guarda guarda guarda" si gettava il vaso da
notte fuori dalla finestra accertandosi non ci fosse nessuno sotto. Oltre a ciò, iniziano a diffondersi le gronde per evitare che
le falde del muro facessero cadere le acque piovane in mezzo alla strada (tubi fittili).
COPERTURE
Per la copertura degli spazi Alberti prevedeva:
• Caelum subtesum (contro-soffitto, soffitto appeso), soffitti a lacunari, appesi ad un'orditura lignea o tiranti a
capriate. Questi soffitti simulavano i cassettoni romani, non erano una struttura portante. Maglia ortogonale che
descrive grandi quadrati.
• Lasciati a vasta.
VOLTE
1. VOLTE A BOTTE: in uso da Roma in poi, Alberti definisce la "fornix" (fornice) su pianta rettangolare
necessita di un appoggio laterale continuo. Un esempio è la volta a cassettoni di Palazzo Venezia,
quattrocentesco, nel quale la volta è in calcestruzzo;
2. VOLTA A CROCIERA: denominata "cumura" In latino e realizzata su pianta quadrata. Deriva
dall'intersezione dell'angolo retto, di due volte a botte che incrociandosi suddividono la
superficie in quattro unghie. Troviamo quindi una reminiscenza nella forma precedente
medioevale;
3. VOLTA SEMISFERICA: ossia la forma di cupola perfetta; una calotta che Alberti nel De
re edificatoria sconsiglia di appoggiare sui piloni ma sui tamburi in maniera tale che ci
sia un bel carico distribuito a terra. Nonostante ciò, nel caso di San Sebastiano, l'Alberti
si contraddice, progettando cupola semisferica su pennacchi e su piloni;
4. VOLTA A VELA: o "domicale" deriva dalla cupola ma a differenza di quella scarica il peso solo su alcuni punti, copre di
norma ambienti quadrati di cui il cerchio è circoscritto nella stessa pianta che può essere anche
poligonale;
5. VOLTA A CATINO: un quarto di sfera;
6. VOLTA SFERICA ANGOLARE: la cupola a spicchi del Brunelleschi.
Per Alberti nessun materiale però conveniente come il mattone come facevano gli antichi per gli edifici pubblici occorreva porre
particolare cura all'esecuzione dei mattoni), tagliandoli e pulendoli o stropicciandoli, vale a dire levigandola con rena quando
sono ancora caldi i mattoni potevano essere invetriati. Erano diffuse le murature a sacco e l'Alberti affermava che nel
tamponamento, lo spazio fra gli involucri andava riempito con qualsiasi genere di pietre e frammenti vari.
La colonna non può distare dal muro una misura maggiore di ¼ della base. In caso contrario alla colonna libera deve
corrispondere sul muro una parasta e dovranno essere fra loro legate da una trabeazione. Alberti conferma la superiorità
estetica del sistema trabeato) rispetto a quello ad arco. Riconosce però al contempo la debolezza strutturale della
trabeazione. Consigliò allora di disporre sopra gli architravi in pietra degli archi ribassati in mattoni, sormontati da archi a
tutto sesto.
Secondo Albert l'arco ideale fra quello monolitico, composto cioè da una trave incurvata, Affermava che l'arco primitivo era
a soli due conci portati poi a tre per aumentare la luce. Un corretto arco a tre conci deve essere così concepito: - simmetria dei
conci - omologia di forma e peso dei conci - giunti radiali convergenti al centro - imposta su pulvino 11
Storia dell’architettura Lezione 7/8
CHIESA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA (1469)
Alberti non amava il sesto e il quinto acuto, consiglia di alleggerire le coperture con vasi di terracotta "fessi" o rovesciati. Tra
tutte le cupole che progetta solamente una verrà realizzata. Tre di queste cupole
sono chieste dai Gonzaga (di Mantova e Firenze -> titolo onorifico a Firenze,
forza militare) con la chiesa della Santissima Annunziata (commissionata nel
1444 a Michelozzo di Bartolomeo). Chiedono una tribuna basata su un impianto
centrale. Il primo progetto prevedeva una piccola cupola. Dopo il primo
architetto di passa ad Antonio Manetti Ciaccheri (che si presume realizzasse una
cupola più grande).
Nel 1469 viene affidato l'impianto ad Alberti, che progetta una grande Cupola non a spicchi ma a mezza sfera, afforzo una
corona di nove cappelle + una decima campata che collega l'impianto centrale con la navata. I lavori iniziano nel 1472 (anno
della sua morte) e terminano 5 anni dopo. -> Raggio: 11,70m -> Spessore: 1.70m -> Senza lanterna -> Con oculo decorato da
balaustra
L'ispirazione viene presa dal tempio di Minerva Medica (crollato nel 1827), che presentava 9 cappelle una di connessione
con il corpo longitudinale. Questa chiesa non era vista di buon occhio perché paragonata ad una chiesa pagana, formula
inadatta ad un luogo sacro. Non era decorata come una chiesa avrebbe dovuto essere, la decorazione stava negli elementi
architettonici (trabeazione circolare). Oggi la cupola è solo parzialmente estradossata, è protetta da una sorta di tiburio che la
protegge in parte, per caricare la linea d'imposta. Alberti conscio delle difficoltà esecutive delle volte propone dei sistemi più
economici. Volte e cupole realizzate in materiale leggero, come legno o canna greca e poi intonacata. Adatta per soffitti piani
o a cupole.
Alberti parla anche de rivestimenti (crustae) che suddivide in due tipi:
• Stesi: stucchi, intonaci, pitture
• Incastrati: consigliati per i templi (per i quali alle pitture su parete preferisce quelle su tavola).
Si ispira alle crustae del Pantheon, di sue opere abbiamo esempi nel tempietto di santo Sepolcro in San Pancrazio.
Riproduce le fattezze in misura ridotta con una serie di forme molto raffinate, utilizzando tecniche antiche ma simboli
moderni.
FACCIATA DI SANTA MARIA NOVELLA (1470 CONCLUSA)
Santa Maria novella a Firenze, qui Alberti lavora alla facciata. Dona un effetto di
bicromia (marmo bianco e verde di prato), caratterizzato da arche (tombe in sarcofago)
impostati sotto gli archi acuti esterni (precedenti costruiti). Alberti conserva la posizione
basamentale e utilizza il basso come appoggio per archi cechi semicircolari. Una
trabeazione sorregge un attico ceco con motivo a quadrati che serve per passare al passo
delle lesene sottostanti a quelle sovrastanti del tempietto tetrastilo. Per raccordare i due
fianchi realizza delle doppie volute con rosoni intarsiati.
La proporzione si rifà tutta al quadrato e al cerchio, l'armonia delle proporzioni basate sul numero e sulla geometria
elementare del quadrato e del cerchio.
Una crustae che si va ad impostare sulla facciata, ricoprendola. Semicolonne all'antica e capitello delle lesene completamente
originale. Alberti utilizzava il marmo come rivestimento: lastre sottili, molto meno costose, che venivano vincolate con
delle morse oppure delle lastre o perni di metallo.
L'Alberti è un grande viaggiatore che si sposta un po' dappertutto, ha una formazione estremamente articolata. Viaggiando
non può rimanere fisicamente per la costruzione degli edifici, ma i cantieri possiedono le sue maestranze. Tramite delle lettere
rimane in contatto con i cantieri, dando così consigli molto concreti. Alberti è un intellettuale prestato all'architettura, ma
anche un filosofo, un politico, un prosatore e uno sculture: un intellettuale a tutto tondo. 12
Storia dell’architettura Lezione 7/8
OPERE PIÙ IMPORTANTI TEMPIO MALATESTIANO (1450)
Il Tempio Malatestiano di Rimini fu realizzato dall'Alberti 1450 per
Sigismondo Malatesta, soldato e mecenate, che all'età di 14 anni aveva
strappato il dominio di Rimini a suo zio e ai fratelli. Alberti non si occupò che
del rivestimento esterno della facciata e dei fianchi; l'originaria chiesa
medievale dedicata a San Francesco fu trasformata in un imponente tempio
classico in onore di Sigismondo, oltre che mausoleo per lui, sua moglie Isotta
e la sua corte.
Condannata perché "piena di immagini pagane" da Papa Pio II, che scomunicò
Sigismondo, la chiesa e nota non come San Francesco, ma con la sua più
classica denominazione pagana. È il primo caso in cui viene applicato alla
facciata d'ingresso di una chiesa cristiana l'arco trionfale classico, ispirato in
questo caso all'arco di Augusto a Rimini; le tombe di Sigismondo e Isotta
dovevano essere collocate in nicchie sulla facciata, in modo che questa
costituisce il simbolo del trionfo cristiano sulla morte invece del trionfo
puramente militare dei modelli antichi. Le austere e profonde archeggiature sul fianco del tempio, configurate in modo simile
a quello del mausoleo di Teodorico a Ravenna, erano destinate ognuno al sarcofago di uno dei poeti e filosofi umanisti
della corte di Sigismondo.
La facciata originale è distanziata da quella dell'Alberti da un'intercapedine, la struttura può essere definita tardo gotica,
con delle cappelle laterali e un'unica grande navata. I materiali sono di recupero (la pietra d'Istria viene prelevata da un
ponte + necropoli di Rimini), viene utilizzato anche il marmo di Carrara, la pietra locale (pietra bianca gessosa) e lastre per
il riempimento.
Un medaglione ci illustra il progetto albertiano già ideato del 1450: una grande cupola poggiata su un tamburo, con il
diametro del tempio, purtroppo oggi non è stato portato a termine. Intorno alla costruzione gira un alto basamento con un
grigio tutto attorno, alte semicolonne con tre archi (laterali cechi). In facciata un portale frontonato decorato con opus
sectile con pietre dure prese da Ravenna. Nel fregio in basso le iniziali di Malatesta e sua moglie.
L'Alberti è anche da ricordare in quanto si adatta al conteso in cui è: alle maestranze e ai materiali -> Arco di trionfo di
Rimini (modulo con cui costituisce la facciata) + opera quadrata a grandi blocchi + acquedotto romano (per la parte delle
archeggiature sui lati). È ancora visibile parte della vecchia pelle in alcune finestre della chiesa.
L'interno stato decorato da AGOSTINO DI DUCCIO, con un iper-decorativismo, che non ha niente a che fare con lo stile
rinascimentale dell'Alberti. Alberti ha concepito la copertura probabilmente lignea non a capriate, ispirandosi alla basilica
di Padova: essendo Rimini una città commerciale possedeva molto legname, e allo stesso tempo le maestranze per
realizzare tali progetti.
CHIESA DI SAN SEBASTIANO (1460)
Una delle sue opere più famose è anche la chiesa di San Sebastiano a Mantova realizzata dal
1460. Alberti avrà un incontro con Ludovico II (principe architetto).
La struttura inizialmente avrebbe dovuto essere a croce greca (Pantheon dei Gonzaga) con
un impianto centrale. La croce greca rappresentava un omaggio alla chiesa d'Oriente (in quegli
anni era stata bandita una crociata contro gli ottomani) = omaggio alla chiesa di Costantinopoli
so