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Nell’economia di un paese si può avere un sistema frazionato dal punto di vista delle

unità produttive ma molto concentrato sul profilo delle unità decisionale perché i

decisori sono pochi e decidono su tutto (sistema economico concentrato). Viceversa

può verificarsi un sistema decentrato e frammentato se le unità decisionali sono

parecchie. Nelle economie di mercato occidentali tradizionalmente il sistema è

decentrato, infatti ci sono molte unità decisionale; nelle economie di stampo sovietico

tipo la Russia, il sistema conta meno unità decisionali, e quindi è più concentrato. Le

Imprese: possiamo distinguerle sotto tanti profili, i principali per qualificarle sono:-

Modalità di produzione (industriale-artigianale);- Dimensione;- Settore di attività

economica (cosa produce, in che settore opera);- Evoluzione storica;- Localizzazione.

NB: E’ importante notare che su 100 imprese nate oggi, tra 5 anni ne sopravviveranno

meno di 10, mentre tra i 5 e i 7 anni, il 95% non ci sarà più (fallimento-cessione-

volontariamente liquidate). La finalità di qualsiasi impresa e’ comune a tutte le

imprese: la finalità è la sopravvivenza, quindi esserci e continuare ad esistere nel

tempo. La finalità non è quindi la massimizzazione del profitto, ma è la

sopravvivenza, in quanto la massimizzazione del profitto non ci garantisce

sopravvenienza. Modalità di produzione: esistono due tipologie di produzione: -

Industriale- Artigianale. Ciò che contraddistingue la modalità industriale da quella

artigianale è l’applicazione del principio di standardizzazione della produzione che è

maggiore nella modalità industriale rispetto all’artigianale. Questa caratteristica si

traduce da una parte in minori costi medi unitari di prodotto (produce in maniera più

conveniente) e dall’altra in una riduzione della varietà possibile dei prodotti per

l’impresa industriale. Essa quindi riduce i costi di prodotto ma limita anche le

possibilità di produrre tanti prodotti diversi tra loro. L’evoluzione della tecnologia

riduce questo trade off, questa scelta che vincolerebbe la produzione industriale (con

la produzione industriale grazie alla tecnologica si può produrre a basso costo

aumentando le varietà del prodotto), ma comunque non 2 Downloaded by Chiara

(chiaradigiacinto277@gmail.com) lOMoARcPSD|59644216 si raggiunge mai la

varietà che si ha con la modalità artigianale di produzione, la quale applica in maniera

molto minore la standardizzazione. Questa differenza sulla modalità di produzione ha

dei riflessi sulle modalità di controllo, ossia su come controllo l’esecuzione del

lavoro, il processo produttivo. Nella modalità industriale anche il controllo è più

standardizzato, e per tale motivo anche più facile, invece nel modo di produzione

artigianale il controllo è più difficile e anche meno standardizzabile. La scelta tra le

due modalità di produzione dipende da che cosa ha in testa l’imprenditore, in base

anche se parliamo di impresa grande o piccola, ma anche al tipo di produzione da

porre in essere nel settore nel quale opero (se produco acciaio non posso che

standardizzare, se produco abbigliamento ho una scelta più ampia su fare una

produzione artigianale o industriale). La standardizzazione la perseguo con le

macchine e con gli impianti. Per produrre in maniera standardizzata ho bisogno delle

macchine, e di finanziare tali acquisti, e perciò l’azienda viene detta Capital

Intensive: impresa ad alta intensità di capitale (vengono fatti elevati investimenti per

macchinari e impianti). Nel conto economico dell’ impresa Capital Intensive

compariranno innanzitutto ammortamenti. L’impresa che ha scelto una modalità di

produzione artigianale è invece Labour intensive e presenta alti costi per il personale,

ma non sono presenti ammortamenti. Immagine del prodotto Si possono avere

tuttavia prodotti di immagine artigianale prodotti con metodi industriali. Non

dobbiamo confondere l’impresa artigiana dall’impresa che adotta la modalità

artigianale di produzione. L’impresa artigiana è una categoria di impresa, diversa

dall’impresa che ha la modalità artigianale di produrre, poiché si possono avere

grandi imprese che adottano modalità artigianali di produzione. Dimensione: Ci

interessa distinguere le imprese in piccole-medie-grandi imprese soprattutto sotto il

profilo degli aiuti che vengono dati a queste, ma anche dal punto di vista legislativo.

Infatti esistono normative diverse per la grande impresa, rispetto a quelle per la

piccola impresa. La dimensione interessa anche agli investitori per qualificare meglio

che impresa hanno davanti. Non è però facile classificare le imprese sotto il profilo

dimensionale. Esistono variabili quantitative e qualitative per classificarle. Variabili

quantitative: numero di dipendenti-addetti ai lavori / quantità di capitale investito

netto K. K = MP + D MP = Mezzi Propri, o capitale di rischio, o patrimonio netto; D

= Debiti impresa, o capitale di credito; Seconda Lezione (24-09-2015) Nella

precedente lezione abbiamo già detto come classificare le imprese sotto il profilo

della dimensione. I criteri di classificazione delle imprese li abbiamo distinti in criteri

qualitativi e quantitativi. Nei criteri quantitativi abbiamo citato i principali criteri,

ossia il numero di dipendenti/addetti, il fatturato (ricavi, vendite, giro d’affari ecc.), e

il capitale investito netto, ossia l’ammontare delle risorse investite a titolo di capitale

proprio o capitale di rischio o capitale di debito. “Addetti”: troveremo sui libri o su

internet diverse classi di addetti/dipendenti attraverso le quali si possono classificare

in diverse classi le imprese definendole piccole, medie o grandi. A noi però non

interessa sapere se da 1 a 9 addetti o da 1 a 40 addetti l’impresa è piccola, media o

grande, ma ci interessa invece sapere che il numero degli addetti è una variabile utile

a classificare le imprese dimensionalmente. Le classi variano e non sono standard per

tutti i paesi, però in generale possiamo dire che: la piccola impresa orientativamente

si trova sotto i 50 addetti (sopra già si passa alla media impresa); se vogliamo fino a

10-15 ci troviamo di fronte alle micro imprese, dette anche imprese minori; oltre i

250 addetti, normalmente siamo nel mondo delle grandi imprese. NB: Non sono

numeri puntuali, ma sono ordini di grandezza. 3 Downloaded by Chiara

(chiaradigiacinto277@gmail.com) lOMoARcPSD|59644216 “Fatturato” (somma dei

ricavi registrati dall’impresa ai fini IVA, per cui quindi è stata emessa fattura): Il

fatturato varia molto da paese a paese, perché dipende dalla storia del paese e dal

sistema economico del paese stesso. Anche riferendoci al fatturato parliamo sempre

di ordini di grandezze. Fino ad un fatturato intorno ad 1 milione e mezzo/2 milioni ci

troviamo nel mondo delle imprese minori; oltre iniziamo ad essere una piccola

impresa (sotto i 10 milioni si parla di piccole imprese); dai 10 ai 50 milioni di euro ci

troviamo nelle medie imprese; sopra i 50 milioni ci troviamo di fronte alle grandi

imprese. Per qualificare un impresa, possiamo usare ciascuna delle due variabili

analizzate, singolarmente oppure combinarle. Posso qualificare la piccola impresa a

seconda del tipo di settore/paese giocando con le due variabili (devo fare un mix

corretto tra le due variabili, magari in un paese ci sono fatturati enormi quindi

l’azienda può sembrarci media, in realtà andando a vedere anche gli addetti mi

accorgo che cosi non è, quindi per qualificarla devo mixare in maniera corretta

fatturato e numero di addetti). Un’ altra variabile quantitativa e di natura economica

(cioè una variabile che si trova nel conto economico) è il “valore aggiunto”. Il valore

aggiunto, che ora andremo ad analizzare, consiste nel valore che l’impresa attraverso

la propria attività riesce ad aggiungere agli input di partenza (materie prime di

partenza). Calcolo del valore aggiunto: Partiamo dalla prima Macro classe del CE,

ossia dal Valore della produzione. (Vedere Magistro) 1) VALORE DELLA

PRODUZIONE :- Fatturato (vendite/ricavi) - Rimanenze- Costruzioni in economia /

Produzione interna Il valore della produzione è il valore di ciò che l’impresa ha

prodotto. Il fatturato tuttavia rispecchia solo una parte di ciò che l’impresa ha

prodotto, ossia la parte prodotta e venduta. Ci può essere tuttavia dell’ulteriore valore

che l’impresa ha prodotto ma che non è riuscita a vendere, proprio per questo si parla

delle rimanenze di prodotto finiti. Infine vi e’ la terza componente, che rappresenta

ancora una volta un valore che e’ stato prodotto, ma che a differenza delle altre due

componenti quali fatturato e rimanenze, non e’ destinato alla vendita, ma e’ destinato

ad essere utilizzato dalla stessa impresa. Si tratta delle cosiddette costruzioni in

economia o produzione interna. Il fatturato è la più importante componente del valore

della produzione. Sottolineiamo che il fatturato è però solo una parte di questo valore

della produzione, perché esso è composto anche dalle rimanenze di prodotti finiti. Poi

ci sono le costruzioni in economia o produzione interna, che è un’attività che non è

destinata alla vendita, ma è destinata ad essere utilizzata dalla stessa impresa

(impianti ecc.). 2) Al VALORE DELLA PRODUZIONE dobbiamo sottrarre i COSTI

ESTERNI: ossia i costi sostenuti dall’impresa per l’acquisto di beni o servizi presso

terzi (fornitori). Poi ci sarebbero anche i COSTI INTERNI ossia i salari e stipendi

(componente umana, fattore lavoro), gli ammortamenti (componente tecnica), e gli

interessi passivi / oneri f inanziari( componente finanziaria). quindi: VALORE

DELLA PRODUZIONE — COSTI ESTERNI = VALORE AGGIUNTO. Valore

aggiunto consiste nel valore che l’impresa attraverso la propria attività riesce ad

aggiungere agli input di partenza acquisiti esternamente. Grazie al proprio lavoro,

quindi grazie alla componente umana e tecnica, riesce ad aggiungere a ciò che

acquista dall’esterno del valore. 4 Downloaded by Chiara

(chiaradigiacinto277@gmail.com) lOMoARcPSD|59644216 Tanto più è elevato il

valore aggiunto, tanto più grande dovrebbe essere l’impresa. Caso estremo che non

esiste: se io non dovessi comprare niente dall’esterno e quindi non avessi alcun costo

esterno, e avessi tutto all’interno dell’impresa, non avendo quindi bisogno di pagare

assolutamente niente, possiamo dire che il valore aggiun

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Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara19dg di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Di Maio Michele.
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