Canto III LASCIATE OGNE SPERANZA, VOI
1-9 ‟
CH INTRATE: queste sono le parole scritte sulle
‟
PER ME SI VA NE LA CITTA DOLENTE, PER porte degli inferi. Al Dante/personaggio, leggendo
‟
ME SI VA NE L ETTERNO DOLORE, PER ME queste parole, gli si ripresenta il timore: poiché
SI VA TRA LA PERDUTA GENTE. GIUSTIZIA l’inferno, dovrebbe essere, il luogo ultimo di tutte le
MOSSE IL MIO ALTO FATTORE; FECEMI LA storie tragiche. Vi è,però, un notevole capovolgimento
DIVINA PODESTATE, LA SOMMA SAPIENZA E della funzione dell’inferno: Virgilio gli propone un
„L PRIMO AMORE. DINANZI A ME NON percorso dove l’inferno è il punto di partenza per
FUOR COSE CREATE SE NON ETTERNE, E IO trovare la salvezza. L’inferno, secondo le parole di
ETTERNA DURO. LASCIATE OGNE Virgilio, è il luogo (solo per Dante, non vale lo stesso
‟
SPERANZA, VOI CH INTRATE . discorso per anime dannate) dove ritrovare la
speranza,anziché perderla
10-50
Queste parole di colore oscuro vid' ïo scritte al
sommo d'una porta; per ch'io: «Maestro, il senso lor
m'è duro». Ed elli a me, come persona accorta: «Qui viltà: è la terza volta che Virgilio dà del vile a Dante.
si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien In questo caso lo esorta ad avere più coraggio
che qui sia morta. Noi siam venuti al loco ov' i' t'ho Noi siam venuti al loco ov' i' t'ho detto che tu vedrai le
detto che tu vedrai le genti dolorose c'hanno perduto genti dolorose: si trovano nell’antinferno: una zona
il ben de l'intelletto». E poi che la sua mano a la mia preliminare che si caratterizza per la tenebra, che lo
puose con lieto volto, ond' io mi confortai, mi mise avvolge (come l’inferno)
dentro a le segrete cose. Quivi sospiri, pianti e alti Quivi sospiri, pianti: Dante non vede niente, ma sente
guai risonavan per l'aere sanza stelle, per ch'io al solo dei rumori dati dai pianti a dalle urla delle anime
cominciar ne lagrimai. Diverse lingue, orribili
favelle, parole di dolore, accenti d'ira, voci alte e
fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto, il
qual s'aggira sempre in quell' aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira. E io ch'avea d'error
la testa cinta, dissi: «Maestro, che è quel ch'i' odo? e
che gent' è che par nel duol sì vinta?» Ed elli a me: sanza 'nfamia e sanza lodo: i personaggi che si
«Questo misero modo tegnon l'anime triste di coloro trovano nell'antinferno, danno a Dante il massimo
che visser sanza 'nfamia e sanza lodo. Mischiate esempio di viltà. Sono coloro, che in vita, non hanno
sono a quel cattivo coro de li angeli che non furon saputo prendere posizione riguardo alla scelta tra il
ribelli né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro. Caccianli i bene e il male. Stanno fuori dall’inferno proprio
ciel per non esser men belli, né lo profondo inferno li perchè, non avendo mai fatto una scelta, per Dante è
riceve, ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli». E io: come se non avessero mai vissuto (qui si
«Maestro, che è tanto greve a lor che lamentar li fa sì trovano,anche, quegli angeli che non hanno preso una
forte?» Rispuose: «Dicerolti molto breve. Questi non posizione durante lo scontro tra Lucifero e Dio);
hanno speranza di morte, e la lor cieca vita è tanto coloro che si trovano all’inferno sono persone che
bassa, che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte. Fama di 16
loro il mondo esser non lassa; misericordia e hanno preso una posizione, si in una direzione
giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e sbagliata, ma che comunque si sono schierati
passa.» speranza di morte: se la morte venisse, gli
interromperebbe la pena, ovvero la sofferenza. Virgilio
52-69 dice che queste anime non riescono neanche ad
E io, che riguardai, vidi una 'nsegna che girando accedere alla dannazione (cosa che queste anime
correva tanto ratta, che d'ogne posa mi parea sanno e invidiano)
indegna; e dietro le venìa sì lunga tratta di gente, ch'i' Fama di loro il mondo esser non lassa: in terra, dopo
non averei creduto che morte tanta n'avesse disfatta. la loro morte, non v’è restato neanche il ricordo di
Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi loro. Dante dice che: l’esistenza di queste persone è
l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto. stata inutile, non solo, non sono riusciti ad avere la
Incontanente intesi e certo fui che questa era la setta dannazione ma non hanno nemmeno ottenuto
d'i cattivi, a Dio spiacenti e a' nemici sui. Questi l’immortalità terrena data dalle proprie azioni. Si
sciaurati, che mai non fur vivi, erano ignudi e capiva l’importanza di questo aspetto,anche nel canto
stimolati molto da mosconi e da vespe ch'eran ivi. precedente (v.58)
Elle rigavan lor di sangue il volto, che, mischiato di Questi…ricolto: Dante vede che gli ignavi, che sono
lagrime, a' lor piedi da fastidiosi vermi era ricolto. numerosissimi, sono costretti a correre, nudi, dietro a
una bandiera (essi che in vita non ne seguirono mai
70-136 una), mentre sono soggetti a una stimolazione fisica
E poi ch'a riguardar oltre mi diedi, vidi genti a la riva delle punture di mosconi e vespe (loro che in vita non
d'un gran fiume; per ch'io dissi: «Maestro, or mi vollero cedere ad alcuno stimolo, né nel bene né nel
concedi ch'i' sappia quali sono, e qual costume le fa male). Il sangue, mischiato a lacrime, rigano il volto di
di trapassar parer sì pronte, com' i' discerno per lo questi condannati, che poi è raccolto dai vermi (che
fioco lume». Ed elli a me: «Le cose ti fier conte sono il contrappasso della viltà).
quando noi fermerem li nostri passi su la trista
riviera d'Acheronte». Allor con li occhi vergognosi e
bassi, temendo no 'l mio dir li fosse grave, infino al un vecchio, bianco per antico pelo: ci si imbatte nella
fiume del parlar mi trassi. Ed ecco verso noi venir per figura di Caronte, che svolge la stessa funzione svolta
nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando: nell’Eneide, è un traghettatore di anime (è dunque un
«Guai a voi, anime prave! Non isperate mai veder lo aldilà cristiano, ma anche virgiliano)
cielo: i' vegno per menarvi a l'altra riva ne le tenebre «Guai a voi, anime prave!: Caronte cerca di opporsi al
etterne, in caldo e 'n gelo. E tu che se' costì, anima viaggio di Dante e Virgilio, poiché sovverte tutte le
viva, pàrtiti da cotesti che son morti». Ma poi che regole. Caronte non vuole far passare Dante, perché è
vide ch'io non mi partiva, disse: «Per altra via, per ancora un’anima viva
altri porti verrai a piaggia, non qui, per passare: più «Per altra via, per altri porti verrai a piaggia, non
lieve legno convien che ti porti». E 'l duca lui: qui, per passare: più lieve legno convien che ti porti»:
«Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si nello scoraggiare il passaggio di Dante, oltre il fiume
puote ciò che si vuole, e più non dimandare». Quinci (non sappiamo come lo abbia attraversato perchè
fuor quete le lanose gote al nocchier de la livida sviene e si risveglia dall’altra parte) Caronte fa una
palude, che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote. Ma profezia sul futuro, dopo la morte, di Dante: anche
quell' anime, ch'eran lasse e nude, cangiar colore e dopo la morte l’anima di Dante è destinata ad
dibattero i denti, ratto che 'nteser le parole crude. attraversare questo fiume, ma su un altro vascello (da
Bestemmiavano Dio e lor parenti, l'umana spezie e 'l questo capiamo che potrebbe finire nel purgatorio, ove
loco e 'l tempo e 'l seme di lor semenza e di lor ha possibilità di salvezza)
nascimenti. Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte dove si puote: Virgilio risponde dicendo, che Dante
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piangendo, a la riva malvagia ch'attende ciascun uom può attraversare il fiume perché questo è un volere
che Dio non teme. Caron dimonio, con occhi di divino, voluto da Dio
bragia loro accennando, tutte le raccoglie; batte col
remo qualunque s'adagia. Come d'autunno si levan le
foglie l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo vede a
la terra tutte le sue spoglie, similemente il mal seme
d'Adamo gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni
come augel per suo richiamo. Così sen vanno su per
l'onda bruna, e avanti che sien di là discese, anche di
qua nuova schiera s'auna. «Figliuol mio», disse 'l
maestro cortese, «quelli che muoion ne l'ira di Dio
tutti convegnon qui d'ogne paese; e pronti sono a
trapassar lo rio, ché la divina giustizia li sprona, sì
che la tema si volve in disio. Quinci non passa mai
anima buona; e però, se Caron di te si lagna, ben
puoi sapere omai che 'l suo dir suona». Finito questo,
la buia campagna tremò sì forte, che de lo spavento a
mente di sudore ancor mi bagna. La terra lagrimosa
diede vento, che balenò una luce vermiglia la qual mi
vinse ciascun sentimento; e caddi come l'uom cui
sonno piglia. Definizione di antinferno
Una delle tante definizione che possiamo dare: un luogo dove emergono
contraddizioni e problemi con cui Dante/personaggio deve confrontarsi, che
all’interno dell’inferno Dante non riesce mai a risolvere. Il fatto che questo inferno
corrisponda alla definizione che ha dato Virgilio (punto di partenza per la salvezza)
accredita, ancora una volta, la sua autorevolezza in quanto guida.
Canto IV: 1° cerchio
Qui troviamo il limbo. E’ un luogo degli inferi, in cui non ci sono punizioni. Nel
limbo possiamo trovare:
a. i bambini non battezzati (che quindi possiedono il peccato originale)
b. i patriarchi che,avendo aspettato la venuta del messia invano, non hanno potuto
godere della salvezza eterna nonostante la loro fede
Il punto b. rappresenta una novità assoluta: la religione cristiana crede che, nel limbo,
siano presenti solo i bambini non battezzati; Dante vi introduce,anche, adulti pagani
che hanno vissuto prima dell’ascesa di Cristo o, in vita, non hanno avuto la possibilità
di convertirsi al cristianesimo. Queste persone sono escluse dalla salvezza, ma senza
colpa. Questa concezione del limbo permette a Dante di incontrare, nel primo cerchio,
delle anime di peccatori che non sono da disprezzare, sono persone che da un punto di
vista morale sono impeccabili ma questa loro perfezione non è abbastanza, a causa del
peccato ori
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