ELEMENTI IMPORTANTI
❖ Amore come doppio del poeta
❖ L’ultima terzina richiama Dante
Componimento LXI
E’ un sonetto, in forma di anaforica benedizione (come i Salmi biblici) di ogni
istante,modo,luogo dell’amore. Non sappiamo per certo la data di composizione, ma
non è da escludere che il componimento segua, addirittura, la morte di laura per le
allusioni, fatte qui in modo astrologico, alla “data sacra” del 6 aprile 1327.
Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l' anno, Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l' anno: siano
et la stagione, e 'l tempo, et l' ora, e 'l punto, benedetti il giorno, il mese e l’anno. Inevitabile
e 'l bel paese, e 'l loco ov' io fui giunto l’allusione implicita alla “data sacra”: il 6 aprile 1327.
da' duo begli occhi che legato m' ànno; punto: istante, momento
giunto: raggiunto, ferito
et benedetto il primo dolce affanno ch' i' ebbi ad esser con Amor congiunto: Petrarca
ch' i' ebbi ad esser con Amor congiunto, aveva provato a diventare un tutt’uno con Amore
et l' arco, et le saette ond' i' fui punto, le voci tante: le tante parole (con riferimento alle rime
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et le piaghe che 'nfin al cor mi vanno. d’amore)
ò sparte: ho diffuso (ricorda le rime sparse del primo
Benedette le voci tante ch' io sonetto).
chiamando il nome de mia donna ò sparte, le carte ov' io fama l' acquisto: si riferisce alle pagine
e i sospiri, et le lagrime, e 'l desio; della poesia attraverso cui glorifica la donna amata
non v' à parte: non la condivide (con Laura)
et benedette sian tutte le carte
ov' io fama l' acquisto, e 'l pensier mio,
ch' è sol di lei, sí ch' altra non v' à parte.
Componimento XC
E’ un sonetto, uno dei vertici del Canzoniere. Questo componimento diventa un
modello esemplare per la poesia europea dei secoli a venire: un concentrato del
linguaggio e delle icone femminili del libro. Il sonetto di apre con “Eran” che
richiama un sospeso altrove memoriale: c’è l’immagine di una Laura - Dea (capelli
oro al vento, vago lume degli occhi, angelica forma, spirito celeste) che era stata al
tempo del primo incontro con l’amante, ma ora non lo è più. Si cerca di creare una
continuità fra un passato quasi divino, e un presente che si è divino ma cosparso di
rimpianti. Qua ci sono gli echi fittissimi di grandi autori classici: Virgilio e Ovidio,
soprattutto.
Erano i capei d' oro a l' aura sparsi Erano i capei d' oro a l' aura sparsi: i capelli biondi
che 'n mille dolci nodi gli avolgea, Laura erano mossi dalla brezza ( oro,aura sono gli
e 'l vago lume oltra misura ardea elementi costitutivi di Laura); Eran: verbo che
di quei begli occhi, ch' or ne son sí scarsi; traspone tutta l’apparizione del passato
e 'l viso di pietosi color' farsi, che 'n mille dolci nodi gli avolgea: brezza che li
non so se vero o falso, mi parea: avvolgeva in morbide volute; L’immagine, qui,
i' che l'esca amorosa al petto avea, richiama quella della Venere cacciatrice che incontra
qual meraviglia se di súbito arsi? Enea. Tuttavia possono esserci, anche, richiami
ovidiani: in particolare per la figura di Dafne
Non era l' andar suo cosa mortale, fuggitiva, ripresa dalle Metamorfosi
ma d' angelica forma; et le parole
sonavan altro, che pur voce umana. e 'l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch' or ne son sí scarsi: la luce
Uno spirto celeste, un vivo sole degli occhi di Laura va oltre le normali qualità umane,
fu quel ch' i' vidi: et se non fosse or tale, tuttavia, adesso i suoi occhi sono più scarsi (avari),
piaga per allentar d' arco non sana. meno luminosi
e 'l viso di pietosi color' farsi,
non so se vero o falso, mi parea: Petrarca ha
l’impressione che il viso di Laura sia connotato dalla
benevolenza, ma non era certo se fosse verità o
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illusione
di súbito arsi: petrarca si innamora subito
Non era l' andar suo cosa mortale,
ma d' angelica forma: il suo effetto (di Laura)
sull’amante non era quello di una creatura umana, ma
forma→
di una creatura angelica; termine platonico
sonavan altro, che pur voce umana: aveva una voce
diversa da quella solo umana
et se non fosse or tale,
piaga per allentar d' arco non sana: Laura se non è
quella del primo incontro, la ferita procurata dalla
freccia (piaga) non guarisce, anche se l’arco dopo
averla scoccata torna ad allentarsi.
Finora abbiamo letto dei sonetti,adesso ci soffermeremo su due canzoni, altra forma
del Canzoniere, tra i testi più celebri della poesia occidentale: tra cui la canzone 126 il
“di pensier in
cui incipit è “chiare fresche et dolci acque” e la 129 il cui incipit è
pensier, di monte in monte” → Sono entrambe canzoni che parlano di uno dei temi
fondanti del Canzoniere: l’assenza di Laura. Fanno parte della prima sezione
dell’opera, nella parte dei testi in vita di Laura.
La canzone 126 non ci parla della sua morte, ma della sua lontananza è uno dei
testi “indiziati”: ci sono degli studiosi autorevoli che hanno proposto l’idea che
questo testo sia stato composto nel 1350. Questa canzone è un testo in cui Laura
viene presentata come viva ma assente, qui, ci può tornare utile il concetto, che
abbiamo più volte ricavato, dall’opera di George Stanzer→l’intenzione luttuosa:
che anticipa la morte del soggetto. La morte autentica della donna amata, in queste
opere, è la loro origine ma è qualcosa che nella scrittura di questi poeti si
presuppone dall’inizio: ancor prima della morte di Laura essa è lontana,
assente,quasi, inaccessibile come oggetto. L’assenza dell’amata non è solo
l’argomento di cui ci parlano le poesie ma è,anche, la precondizione della scrittura
stessa, in quanto concepita come la dimensione in cui il poeta si mette come
soggetto della parola poetica e si mette in relazione con l’oggetto assente perduto.
Il poeta non potrebbe scrivere di Laura se,ritornando al tema orfico, Petrarca non
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la immaginasse come perduta e se non creasse all’interno della poesia il luogo in
cui poter accogliere il fantasma della sua assenza.
Anche qui, come in alcuni testi della vita nuova, c’è la condizione di solitudine del
poeta che si isola da ogni forma di commercio con altri esseri umani. Per Petrarca, ci
sono alcuni componimenti “della stanza chiusa” in cui lui possa entrare in contatto
con la donna amata isolandosi da tutto e tutti ma con una differenza,rispetto a Dante,
l’isolamento di Petrarca in queste canzoni non avviene nella stanza ma in una natura,
la natura bella in cui il soggetto viene accolto nell’isolamento. In questo contesto
naturale, questo locus amoenus, diventa lo spazio reale ed immaginario in cui il poeta
può proiettare la propria immaginazione e può evocare la presenza fantasmatica di
Laura assente, ricordandosi di averla già vista nel passato.
15.11.24
Francesco riflette sul suo amore, al centro di esso c’è l’assenza di Laura. Qui la
scrittura diventa lo strumento per mettersi in contatto con un oggetto assente,
evocandone il fantasma. E’ un testo che,forse, è stato scritto dopo la morte di Laura
anche se nello scritto sembra sia ancora viva, ma assente. Questa è la canzone della
dolcezza e della memoria. Il poeta oscilla tra l’immaginazione del futuro e il ricordo
del passato, descritti con vivida intensità da presentarsi ai nostri occhi - passato e
futuro - con la nettezza della realtà. Laura donna-dea è ritratta in tutta la sua carnalità
che si dissolve in natura e nel contempo proiettata in una dimensione paradisiaca,
angelica, divina. E’ una ricerca del tempo perduto che ritrae, insieme, l’amante e
l’amata nei pressi del fiume Sorge.
Canzone 126 (analizzata in classe)
Con questa canzone, Petrarca sintetizza i temi a lui più cari: il suo amore per Laura, la
natura.
il poeta vuole esaltare la donna amata e ciò avviene non soltanto attraverso la
descrizione diretta della sua bellezza, ma anche al luogo che fa da sfondo alla vicenda:
è il paese di Valchiusa, dove Petrarca si rifugia per sfuggire alla confusione della vita
cittadina.
● Nel componimento si individuano diversi piani temporali corrispondenti alle
diverse strofe, che vanno a costruire una tipica struttura a chiasmo (ABBA).
Nella prima strofa il poeta ricorda il passato con l’apparizione di Laura e lascia
poi spazio al dolore presente.
● Nelle strofe centrali si prende quindi in considerazione il futuro, con la
speranza del riposo dopo la morte, e il sogno di Laura che, impietosita di fronte
alla tomba del poeta, intercede presso Dio.
● Infine, nel commiato, Francesco Petrarca analizza di nuovo il passato attraverso
l’estasi per la bellezza sovrumana di Laura. 26
Chiare, fresche et dolci acque, A Siamo in un ambiente naturale, non siamo nella
ove le belle membra B stanza chiusa (Dante), il poeta si trova all’aria aperta.
pose colei che sola a me par donna; B Questo luogo e sulle rive del fiume Sorge dove
gentil ramo ove piacque A Francesco in assenza di Laura recupera la memoria di
(con sospir’ mi rimembra) una presenza che si colloca nel passato. Il presente, il
a lei di fare al bel fiancho colonna; momento della scritta del desiderio, è il momento
herba et fior’ che la gonna dell’assenza. La presenza di Laura si colloca o nel
leggiadra ricoverse passato o in un futuro immaginato in cui la si evoca.
co l’angelico seno; Al centro di questo vuoto (topos del locus
aere sacro, sereno, amoenus)che deve essere riempito dal suo fantasma,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse: rievocando pensando che lei fosse lì in quel luogo in
date udïenzia insieme un passato. La immagina avendo al centro della sua
a le dolenti mie parole extreme. immaginazione il suo corpo,probabilmente, nudo che
si immergeva nel fiume. Il ricordo evocato
S’egli è pur mio destino, dall’immagine dell’amata si scontra con l’assenza nel
e ’l cielo in ciò s’adopra, presente, ma qui, l’assenza dell’amata evoca nel
ch’Amor quest’occhi lagrimando chiuda, poeta una fantasia di morte che non è quella di Laura,
qualche gratia il meschino è la morte del poeta stesso che defunto immagina di
corpo fra voi ricopra, essere sepolto in quel luogo e che il suo sepolcro
e torni l’alma al proprio albergo ignuda. viene visi
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Appunti di letteratura italiana (Petrarca, Il Canzoniere)
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