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POESIE PROEMIALI
Vediamo ora le due poesie proemiali che precedono la prima sezione degli Xenia.
Il tu (pag. 72) è una poesia breve. Qui possiamo osservare innanzitutto che i primi tre versi della poesia e quindi della raccolta compongono un'affermazione sulla poesia dello stesso Montale rispetto a quanto ne dice la critica, c'è un riferimento al pensiero della critica. Montale riporta ciò che dice la critica e cioè che il suo tu è un istituto che ritroviamo nelle sue prime tre raccolte e una creazione della parola poetica.
Montale però ci dice che questa cosa che i critici ripetono è sbagliata e che il loro errore si deve al depistaggio del poeta stesso. Quindi abbiamo una poesia che si riferisce ad un altro discorso, discorso critico, e questo è un tratto caratteristico di Satura, ossia il riferirsi ad altri discorsi (critico, mediatico, politico) e si potrebbe dire con Bachtin che il fatto di riferirsi ad altri.
discorsi è un tratto comune all'uso del linguaggio in generale. Bachtin osserva che larga parte dei nostri discorsi anche nella quotidianità è fatta di riprese di discorsi altrui, di riferimenti a cose altrui che continuamente condividiamo, contraddiciamo, confutiamo, avvaloriamo, ripetiamo e che il romanzo si distingue in quanto rappresenta l'uomo in quanto uomo parlante. Però indubbiamente alcuni discorsi più di altri riprendono discorsi altrui e alcune poesie più di altre e certamente questa poesia montaliana lo fa in modo più diffuso e vistoso rispetto alle raccolte precedenti. Inoltre, questo discorso della critica che diventa l'oggetto di questa prima poesia Montaliana è a sua volta un discorso sulla poesia, e quindi abbiamo già un'immagine di rispecchiamento di un discorso nell'altro che anticipa quindi quella evocata dalla "i tanti sono uno anche se appaiono" metafora venatoria del finale, dove si
"dicemoltiplicati dagli specchi...duplicati". Quello che emerge complessivamente in questa poesia ma anche nelle altre della raccolta è la rilevante componente metaletteraria, la riflessione della letteratura su sé stessa. Si vede anche come questo riferimento ai discorsi altrui e proprio, possa assumere una inflessione ironica, come si coglie già quando il poeta ci dice che i critici sono da lui "depistati". Essendo il poeta responsabile di questo depistaggio e non sapendo per giunta se lui è lui o uno dei suoi troppi duplicati, il discorso poetico stesso rischia di ritrovarsi oggetto della propria ironia. Non c'è solo l'ironizzare sul discorso altrui ma anche essere oggetto di ironia in questo scambio che si rischia fra un discorso e l'altro, tra il presunto originale e la propria immagine. Come suggerisce la metafora finale, il rischio qui è quello di essere invischiati nel discorso proprio o altrui. Questa metafora
venatoria finaleverta in altre parole sulla poesia e sulla posizione del discorso poetico rispetto al discorso altrui, oltre che su una esistenziale del poeta. L'ironia che si presenta già dai primi versi, si presenta non meramente come antifrasi e ironia sul discorso altrui, ma anche come un flettersi del discorso su sé stesso dubitativamente, scetticamente; cioè il discorso non si risolve nell'affermazione netta di una verità contro una menzogna, ma che sembra perdurare in questa ambivalenza. D'altra parte, la metafora finale "iverte anche sulla condizione da cui il discorso poetico sembra svolgersi, sull'essere tanti uno, sull'essere presi nel paretario e non sapere se siamo noi o uno dei nostri troppi duplicati" "troppi")(si vede già il senso di saturazione con questa precisazione dove si profila un altro tema ricorrente della raccolta che è quello dell'incertezza identitaria, non sapere se siamo
noi o uno dei nostri troppi duplicati. Quindi i 3 aspetti che emergono alla lettura di questa prima poesia proemiale sono: la meta letterarietà, l'ironia e l'incertezza identitaria. Questi tre elementi ci mostrano una poesia Borgesiana, postmoderna. D'altra parte, anche a correzione di una semplice ascrizione della raccolta alla postmodernità letteraria, dobbiamo anche chiederci in che cosa consista la contraddizione che il testo suggerisce tra il pensare il tu come istituto e questa condizione dei tanti e dell'uno. Montale cioè ci dice che "in me i tanti sono uno" critici affermano depistati che il tu è un istituto e invece, dice. Quindi l'essere i tanti uno sta in contraddizione con il tu come istituto. In cosa consiste questa contraddizione? In che senso questa enunciazione di una condizione di condivisione di un destino o di una identità starebbe in contraddizione con il tu istituzionale? Qui possiamo pensare oall'affermazione di una analogia tra il soggetto ei suoi duplicati o invece di una differenza o ancora come suggerimento che si dia un riconoscimento di se nell'altro invece di una oggettivazione dell'altro come un tu, il suggerimento di una relazione orizzontale di comprensione invece di una relazione verticale in cui il tu si definisce come istituto linguistico che avrebbe poi delle istanziazioni come cosa altra da se. In questo senso del riconoscimento in questi versi finali che il poeta contrappone alla verità ripetuta erroneamente dai critici di una idea di comprensione reciproca fino alla confusione, avremmo un elemento che postmoderno non è. Cioè se da una parte possiamo ritrovare questi tratti di metaletterarietà, di ironia e di incertezza identitaria, dall'altra questa affermazione di un riconoscimento di sé negli altri è qualcosa che non è caratteristicamente postmoderna.
Botta e risposta I,Il secondo testo
Più celebri degli Ossi di seppia dove di nuovo evoca il tema del tu poiché ad Arsenio il poeta si rivolgeva con una allocuzione alla seconda persona. L'interlocutrice mette in dubbio una certa posizione morale della sua poesia di prima, una posizione fatta di rifiuto dell'inganno mondano, ovvero delle illusioni della realtà, di epoca, di sospensione del giudizio (espressioni in cui convergono da una parte lo scetticismo e dall'altra la fenomenologia) e anche una posizione di astensione dai commerci con il mondo, quasi stoica. Troviamo quindi un riferimento metaletterario ironico o critico che rimanda ai luoghi precisi della prima poesia montaliana, anche per esempio a "un mattino andando" negli Ossi con la sospensione di ogni inganno mondano; a "falsetto" degli Ossi in cui si legge alla fine "la razza di chi rimane a terra" cioè che non si getta in mare, non partecipa con piena adesione alla vita come questa.
Esterina di cui invece la poesia parla; a "arremba sulla strinata proda". Questo rimando ai luoghi della prima produzione montaliana con la posizione morale asolante che essi evocano, è un rimando critico, e ciò però non significa che la voce asolante" (come nota lo stesso Montale, " significa da Asolo ma anche che parla in assolo, cioè da solo, e questo sembra in contraddizione con il fatto che questa botta sia seguita da una risposta in struttura dialogica, per cui non so dovrebbe parlare di un assolo, ma poi vedremo che questo è un dialogo fittizio) sia solo la voce di un altro critico che non comprenda e che debba essere smentito; ovvero la risposta, a conferma di quel carattere di ironia di questa raccolta, non è l'affermazione di una verità che confuti la posizione di questa interlocutrice asolante, non dobbiamo pensare in questi termini binari per cui la botta è falsa e sbagliata. La risposta non ètantol'affermazione di un'altra verità quanto la rappresentazione di una condizione storicanella quale il poeta scrive di essere vissuto e di cui si deve tenere conto. In continuitàcon testi precedenti della bufera, il poeta riflette qui su come la storia agiscadeterminando la condizione degli uomini e su come questa condizione si possapensare anche come tentativo di resistenza alla storia. Ma rispetto alle poesie dellabufera che affermavano fortemente anche una idea di resistenza, qui in questarisposta si sente un sentimento di resa, di collasso generale, di sconfitta.topo-dopoLa clausola finale che con la rima sugella la risposta del poeta, non èun'affermazione di una verità che semplicemente smentisca le parole della botta, mala definizione di una condizione di determinazione storica o di una storia che sembrasovrastare l'individuo che comprende però il riconoscimento di essere topo. Fortini, inun saggio del 71, accusa il poetadi una fuga dalla storia o dalle proprie responsabilità1 di classe. La prima ricezione di Satura fu controversa, sia per lo sconcerto di questa nuova maniera montaliana sia soprattutto perché nella raccolta è contenuta una critica ricorrente del materialismo storico marxista e ogni forma di storicismo progressista o rivoluzionario. Per Fortini questa raccolta mostrava un Montale borghese, conservatore, elitista, che mette a carico non di se stesso e della propria classe quelle responsabilità che gli spettano. Montale nel tenere le proprie posizioni non si astiene dal definirsi e in questa poesia allegorica non manca di rappresentare una condizione storica che è quella non solo del fascismo, ma anche del dopoguerra. Il fascismo soprattutto nei versi iniziali (che sono versi che attraverso il mito della fatica compiuta da Ercole per liberare dal letame accumulatosi per anni deviando il corso di due fiumi le stalle di Augia, 1Responsabilità: termine utilizzato nel senso di doveri e obblighi.richiamano glifeci letameanni del fascismo, tramite questo lessico di e che caratterizza