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I primi film erano costruiti come se ciò che si vedeva con lo schermo fosse ciò che si vedeva sul

palcoscenico, filmati con una cinepresa fissa, senza montaggio; questo è il grado zero del linguaggio

cinematografico. Il cinema come forma di espressione artistica indipendente nasce quando si varia

la maniera del montaggio, movimento di macchina, la distanza delle riprese e l’angolazione delle

riprese. Il punto di vista della macchina da presa entra in gioco e cinema diventa forma artistica

indipendente, nasce il discorso filmico.

distanza macchina da presa: maggiore è la distanza, maggiore sarà l’ampiezza del campo

inquadrato. Si parla di scala dei piani (guarda pag.111 del manuale).

- campo lunghissimo: funzione essenzialmente descrittiva, le figure umane sono subordinate alla

rappresentazione generale del paesaggio.

- campo lungo: inquadratura di ampie proporzioni, ma personaggi più riconoscibili, la descrizione

dell’ambiente va di pari passo con lo sviluppo della narrazione

- campo medio: offre un punto di vista simile a quello dello spettatore teatrale con equilibrio tra lo

spazio circostante e la figura umana

- figura intera: predominanza della figura sull’ambiente circostante

- piano americano: personaggio ripreso dalle ginocchia in su

- mezza figura: dalla vita in su

- mezzo primo piano: petto in su

- primo piano: spalle in su

- primissimo piano: solo volto

Esiste anche il particolare: si riprende solo una parte del corpo/volto

dettaglio: piano ravvicinato di un oggetto ! 9

campo totale: simile a un campo medio e lungo, ma ha la particolarità di rappresentare per intero o

quasi un ambiente mettendo in campo tutti i personaggi che prendono parte alla scena, ha un

carattere informativo, può aprire una sequenza mostrandoci lo spazio in cui si svolgerà l’azione.

primo piano: una particolarità del linguaggio filmico, agli inizi del cinema il primo piano appariva

come inquietante e strano, rappresenta il tentativo del cinema di rappresentare i sentimenti interiori

del protagonista senza l’uso delle parole.

angolazioni della macchina da presa: esistono posizioni infinite della macchina da presa, ogni

mutazione costituisce il segno esplicito del lavoro di un’istanza narrativa. Le angolazioni dal basso

esprimono una situazione minacciosa, quelle dall’alto una dimensione per cui il soggetto è

dominato da qualche cosa. L’inquadratura è racchiusa in una cornice immaginaria e possiamo

definirla secondo un criterio spaziale. può essere in campo o fuori campo ciò che ci viene mostrato

è il campo, il resto è il fuori campo ma fa comunque parte dell’ambiente mostratoci

nell’inquadratura è composto da elementi profilmici che però non vengono ripresi. Un personaggio

che entra in campo entra da uno spazio contiguo a quello dell’azione, anche se comunque è una

modalità già teatrale.

sguardo fuori campo: indica qualcosa che lo spettatore ancora non vede o che non vedrà mai, lo

spettatore deve quindi portare avanti delle ipotesi. Inquadrature che tagliano parti del volto

dell’autore. Dal punto di vista sonoro vi è una componente diegetica.

La questione si complica se analizzata a livello della sequenza.

soggettiva: inquadrature che esprimono il punto di vista di un determinato personaggio, quello

dell’istanza narrante e quello dello spettatore coincidono.

Inquadratura del personaggio che guarda in una direzione, poi inquadratura di un oggetto che si

presume essere quello guardato dal personaggio.

In certi casi la soggettiva è un’immagine che rappresenta il punto di vista dell’istanza narrante.

semi soggettiva: rappresentano lo sguardo di un personaggio, ma non rappresentano fino in fondo

ciò che il personaggio vede: l’oggetto può essere inquadrato diversamente, la macchina da presa si

mette alle spalle del personaggio per mostrarci cosa vede.

movimenti di macchina: non sono solo le angolazioni diverse, sono una tecnica fondamentale del

racconto filmico. L’immagine può essere statica o dinamica: possiamo avere un profilmico statico

ma rappresentato in maniera dinamica. Gli spettatori hanno l’impressione di muoversi nello spazio

rappresentato

L’immagine dinamica si articola in più quadri:

- panoramica: la cinepresa è fissata e ruota sul proprio asse in senso orizzontale e verticale e può

ruotare di 360 gradi esplorando tutto lo spazio circostante.

- a schiaffo: con movimento brusco e veloce

- carrellata: fissata su un dispositivo mobile e si sposta nello spazio

può essere sistemata su una gru. ! 10

Si distinguono anche i movimenti subordinati1 e liberi2:

1: seguono la traiettoria di un personaggio o di un oggetto mantenendo costante la velocità

2: prescindono dai movimenti profilmici, la macchina da presa si muove in maniera autonoma, un

movimento subordinato può diventare libero.

inquadrature multiple: sostituzione del montaggio al piano dell’inquadratura, due inquadrature

mette insieme

Suono

sonoro: il cinema nasce come immagini senza il suono, ma se ne sente l’esigenza. Il pubblico era

rimasto colpito dalla grande verosimiglianza, questo effetto provocava l’esigenza di essere

accompagnato anche da un suono. Si ovviava alla mancanza del sonoro con la presenza del pianista

o di un’orchestra. I primi film sonori sono degli anni ’20. Fu una rivoluzione più importante

dell’introduzione del colore. Durante gli anni ’30 il cinema muto era ormai abbandonato. L’avvento

del sonoro scatena un dibattito critico e teorico: si arretra rispetto alle conquiste fatte dal cinema

muto. Le attrezzature necessarie per registrare il suono ponevano problemi alle riprese e anche agli

attori. L’attenzione dei registi si focalizzava troppo sui dialoghi, si appiattiva il linguaggio

cinematografico. Alla fine degli anni ’20 nasce la colonna sonora del film: non si parla solo della

musica, ma un insieme sonoro più complesso: musica parole e rumori.

campo e controcampo: se si aggiunge un suono ambientale che non copre le parole la storia fluisce

maggiormente, la musica ha un effetto unificante. In alcuni casi ha una funzione diversa, in quanto

una situazione rilevante può essere accentuata dal sonoro.

17/10

Il suono viene sottoposto a un processo di selezione e combinazione. Anche il suono come le

immagini aiuta a costruire il significato del racconto filmico. Esistono scelte diverse possibili a

seconda della scena. Il montaggio sonoro si chiama missaggio. Bisogna distinguere tra i suoni

diegetici e extradiegetici (o suoni over). I confini tra queste due tipologie possono diventare

indistinti. Per quanto riguarda i suoni diegetici bisogna distinguere i suoni in campo e fuori campo,

qui è l’elemento visivo che determina la distinzione, la voce off del narratore può essere un suono

diegetico o extradiegetico. A metà strada si trova il suono ambiente, un suono che avvolge una

scena, spesso irrilevante.

Fino alla fine degli anni ’70 gli altoparlanti tramiti i quali si trasmetteva la colonna sonora di un film

erano posizionati in uno spazio fisso, dietro lo schermo. Il film che contribuì al successo del Dolby

stereo fu il primo film di Guerre Stellari. Oggi si usa il suono digitale.

supercampo: lo spettatore ha l’immagine davanti a se, ma il suono lo circonda da tutte le parti. Il

sonoro ha un’importanza decisiva.

Bisogna distinguere tra il suono simultaneo: sonoro e immagine nello stesso tempo narrativo e il

suono non simultaneo: effetti sonori che anticipano o seguono le immagini che stiamo vedendo. ! 11

ponte sonoro: i suoni sono brevemente anticipati nella scena precedente.

rapporto tra il ritmo visivo e sonoro: possono essere adeguati o regolati da discrepanze ritmiche.

rapporto tra punto di vista visivo e sonoro, punto d’ascolto: esiste una scala dei piani sonori.

auricolarizzazione interna e esterna: nel primo caso abbiamo un suono diegetico ancorato a un

personaggio della storia, il suono ha una connotazione esplicitamente soggettiva. A volte può essere

evidenziata da elementi di montaggio. Per quanto riguarda il secondo caso, i suoni non sono

ancorati ad un personaggio in modo particolare, non hanno un significato particolare.

L’auricolarizzazione interna è sempre costruita partenza da suoni diegetici, la seconda da

extradiegetici, che i personaggi non sentono.

Parole e voci

Anche la parola non è nata con l’avvento del sonoro, si usavano le didascalie che avevano una

funzione informativa. La rivoluzione del sonoro non introduce più la parola scritta, ma sonora.

- dialoghi

- la voce del narratore

Si ha un uso della voce e quello che viene detto non è sempre comprensibile e legato all’azione

narrativa.

Le musiche possono rapportarsi alle immagini, in modo partecipativo quando la musica esprime la

sua partecipazione all’emozione veicolata dalla scena, assume lo stesso ritmo e tono delle

immagini, in altri casi manifesta indifferenza nei confronti della situazione rappresentata sullo

schermo. La sua funzione è esprimere un allontanarsi dalla realtà rappresentata.

Figure ricorrenti sono il Leitmotiv, può cessare o cominciare di colpo.

Nell’ambito del cinema classico il rumore è un qualcosa di minore, ma deve essere presente

comunque qualche rumore di sottofondo, sono molti stereotipati, lo spettatore non vi presta

particolare attenzione. Con l’avvento del dolby diventa possibile far sentire rumori ben definiti e

non stereotipati. In alcuni casi assume un’importanza e prende il ruolo assegnato di solito alla voce.

Il montatore del suono e il tecnico di missaggio operano dopo le riprese, il fonico e il microfonista

operano invece in fase di riprese. Esiste anche la figura del rumorista e il responsabile degli effetti

speciali. Ultimamente si è sviluppata la figura del sound designer, progetta lo stile sonoro del film. ! 12

Montaggio

Sceglie le varie sequenze (unità narrativa), le unisce e ricostruisce il tutto portandolo come era stato

previsto dal momento iniziale. Possono però essere eliminate o modificate alcune scene rispetto a

dove erano state originariamente previste. Il montatore lavora sotto il controllo del regista, ma negli

anni d’oro di Hollywood aveva un ruolo ancora più importante rispetto a quest’ultimo.

Con il montaggio si unisce la fine di un’inquadratura con la successiva. Ci sono vari passaggi tra

un’immagine all’altra:

- lo stacco: passaggio diretto e immediato

- la dissolvenza: quando un’immagine appare o scompare dallo schermo nero. Può essere una

dissolvenza incrociata

Il montaggio articola lo spazio della storia in diverse sequenze, stabilendo delle connessioni. Vi

sono punti di vista di versi che articolano lo spazio. Un qualsiasi ambiente potr&agrav

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A.A. 2016-2017
35 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dudetta di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letterature comparate e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Carmagnani Paola.