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INCISIONE: all'età di 8 anni
Ovviamente l'autore vuole fornire di sé l'immagine de "l'enfant prodige" che è dotato di un talento innato (L'infanzia viene vista come una prefigurazione del futuro Fine teleologico, tutto quanto è finalizzato a mostrare la sua opera). Ogni incisione presenta una struttura tripartita (Cartiglio, scena, citazione latina). Le prime vigne della prefazione presentano la raccolta "opere di Carlo Goldoni", e la conseguente divisione delle sue opere. Goldoni ricorda ai lettori la sua attività di librettista. Goldoni infatti scrive diversi drammi musicali, riuscendo ad adoperare una riforma anche in questo senso, riscuotendo un grande successo. Nella sua carriera, però, l'intento dell'autore è quello di riformare il teatro ed è lui stesso a trascurare l'attività. Prosegue nel tomo con la descrizione del comico, dunque struttura.
FIGURE INCISIONI: Il cartiglio in questa incisione è sorretto da due figure, Talia e Melpomene, raffigurate secondo l'iconografia tradizionale, che rappresentano rispettivamente prefazioni dell'edizione della commedia e la tragedia. Goldoni
prosegue affermando che in queste Pasquali, non vuole screditare o non considerare quelle già pubblicate nell'edizioni precedenti (Bettinelli e Paperini). Il suo intento è bensì quello di cambiare o correggere qualche notizia per una maggiore precisione e correttezza, dal momento che questo lavoro di revisione è stato svolto anche nelle opere. Le commedie presenti nella raccolta non saranno inserite in ordine cronologico di scrittura o rappresentazione. Nonostante ciò Goldoni si prende l'impegno di servire per ognuna queste informazioni, per accontentare le esigenze di tutti. Goldoni parla del suo percorso di crescita artistica, non necessariamente regolare e lineare nel tempo, ma fortemente condizionato dalla "predisposizione dell'animo". Goldoni lascia intendere come la sua produzione sia condizionata dai fattori d'ispirazione dell'artista. Fa l'esempio di scrittori la cui prima opera è meglio dell'ultima.E viceversa. Nel suo caso ammette che spesso si nota una disuguaglianza tra le opere, dovuta alla fretta con la quale ha dovuto spesso scrivere per riuscire a sostenere le necessità economiche, e alla poca voglia che spesso si verificava. Le correzioni sono quindi utili in questo senso, possono ridare un po' di uguaglianza alle opere, il momento artistico dell'autore al momento della composizione, pur senza lasciare trasparire.
Goldoni afferma esplicitamente di pubblicare la nuova edizione per cavalcare l'onda del suo immenso successo, migliorando la qualità, sia materiale (la carta) che formale (revisione delle opere). "Caro amico, non siete voi di quelli che amano l'eleganza, la pulizia, gli ornamenti? Se non lo siete, vi compatisco". In più vuole lasciare in eredità una forma migliore delle sue opere e delle sue memorie, per non incorrere nel rischio di essere disonorato, lui e la patria stessa.
Goldoni cita la lettera inviatogli.
da Voltaire, in cui quest'ultimo afferma che la figlia di Corneille apprende l'italiano delle sue opere. Molti altri francesi lo fanno. Essendo consapevole che qualche limite nella lingua è palesato nelle opere, questa edizione sarà utile anche per questo motivo. Promette la traduzione a piè di pagina delle espressioni in dialetto veneto o lombardo. Non userà il toscano di Boccaccio, considerato da Goldoni come una lingua astrusa, poco comprensibile anche per gli italiani stessi, ma il toscano dei giorni a lui contemporanei. IMPORTANTE: Goldoni si propone di rendere la nuova edizione appetibile al pubblico, non solo per le novità, ma anche per il materiale (la carta è migliore); si pone il problema di creare sempre immagini nuove a fronte di una tradizione molto utilizzata; rimanda a scritti precedenti ('lettere', 'prefazioni') e inserisce elementi autobiografici e, mosso dall'idea che la sua vita non interessi aiLettori (a differenza del modello di Porcia), sceglie gli eventi più significativi, ovvero quelli funzionali alla comprensione del suo obiettivo principale: La riforma del teatro comico.
Tomo II
Dopo aver espresso gratitudine per il successo dell'uscita del primo tomo, nel secondo Goldoni afferma che nei Frontespizi le immagini saranno tratte dalla sua vita o dalle sue opere. L'età di 8 anni di cui parlava nel tomo precedente non è veritiera, dal momento che Giacomo Valle (di Bergamo) fu a Venezia in anni successivi. Goldoni anticipa che parlerà della sua educazione fatta di studi metodici (educazione normalissima). La sua famiglia non asseconderà fin dal primo momento il suo talento nella scrittura. Inizia a raccontare un aneddoto. A Perugia, Goldoni e suo padre vivono per 4 anni. Il padre fu un medico e stette a Perugia fino alla morte del suo protettore. Goldoni fu inserito in una scuola gesuita. Qui, giunto a metà anno, soffrì molto.
edebbe difficoltà a seguire il passo dei propri compagni. Per questo motivo era deriso e umiliato dai compagni. Arrivò un giorno il temutissimo esame di latino e Goldoni, inaspettatamente lo supera e risulta il migliore della sua classe. Ecco perché, nell'incisione, Goldoni viene raffigurato con la bandiera S.P.Q.R. (una sorta di antagonismo fra gli studenti che viene comparato da Goldoni allo scontro fra Romani e Cartaginesi). Questo aneddoto è in realtà un'invenzione letteraria del Goldoni, in quanto sappiamo che Goldoni non superò l'esame di latino e, l'anno successivo, non concluse il corso. Goldoni inserisce questa invenzione per fornire al lettore l'immagine di un personaggio che, anche nelle situazioni più avverse, non perde mai la voglia di riscattarsi (La rivincita dopo la sconfitta)Tomo III La citazione in basso è tratta dall'Ars Poetica di Orazio "chi nella corsa aspiraa-INCISIONE:raggiungere la meta che si è prefissato, da fanciullo ha faticato e sofferto”. Il cartiglio in alto è sorretto da due figure allegoriche: a sinistra una giovane con una patera in mano, e a destra unfanciullo alato. Sono rispettivamente evento felice e genio favorevole. Goldoni introduce il tomo con la descrizione dell’incisione che fa da Frontespizio. Si tratta di una scena teatrale, con il palco e l’orchestra, con un giovane travestito da donna che interpreta il ruolo di una giovinetta, recitando il prologo. È Goldoni stesso, all’età di dodici anni, che recita per la prima volta a Perugia. Questo è l’unico episodio in cui Goldoni fa l’attore, relega questa esperienza come qualcosa di fatto. Capisce in seguito che non era la sua strada. Dopo aver superato il debito di latino, Goldoni si dedica interamente al teatro. Dice di non ricordare se fu lui a sollecitare i compagni o viceversa, ciò che ricordava
È che gli fu assegnato il ruolo di primadonna. Già onorato per questo, la soddisfazione aumentò quando gli fu riservato il prologo, che Goldoni definisce meraviglioso, sublime. Afferma che già da allora capì lo stile stucchevole del Seicento, e quanto lo annoiò lo stile del prologo. Al contrario, era di suo gusto la commedia, nello specifico "La Sorellina di Don Pilone" di Gigli. Si tratta di una commedia dallo stile vicino a quello voluto da Goldoni e più vicina alla forma teatrale prediletta da Goldoni, che ammira Gigli (presente nel primo tomo, fa parte di un gruppo di artisti che avevano avviato una riforma, ma senza successo) e ne fa un punto di riferimento. Critica fortemente lo stile sfarzoso e carico di retorica del periodo barocco, seguendo la tendenza del Settecento, pur riconoscendo il talento prezioso dei "Secentisti" (la retorica barocca aveva lo scopo di "meravigliare", incantare, ma nonCorrispondeva alla verità). Goldoni definiva la poetica barocca come "L'anticaglie dell'arte". In questo periodo erano gli attori i veri artefici del teatro, la Commedia dell'arte si basava sull'improvvisazione. Gli attori avevano a disposizione una base di vicenda ('canovaccio') sulla quale si basava la storia improvvisata. Ogni attore aveva un ruolo fisso, dunque le vicende erano più o meno sempre molto simili tra di loro. Le donne recitano queste commedie. Si tratta di "meretrici oneste" che studiano e sono colte, recitano e poi si prostituiscono. Portano comunque un innalzamento culturale, in quanto sono colte. In questo tipo di pratica l'autore era interpellato solo per i canovacci ed era relegato a un ruolo quindi marginale. Ciò implica il rischio di cadere nella volgarità per ottenere la risata facile del pubblico, ma anche quello di rovinare un'opera potenzialmente buona.
Inoltre la commedia dell'arte può essere considerata un'operazione potenzialmente noiosa, dal momento che ogni attore ricopre lo stesso personaggio e le situazioni sono quasi sempre le stesse; dunque un pubblico abituale sa già cosa diranno gli attori. Goldoni si autoproclama del teatro italiano. Si propone di creare un teatro che possa essere "morale", oltre a riformatore ad introdurre il principio di "verisimiglianza". Perché questo fosse possibile era necessario che il teatro si basasse su testi scritti, proprio perché il teatro basato sull'improvvisazione potrebbe cadere nell'immoralità e nell'inverosimiglianza. Goldoni, nell'ottica della sua riforma, non intende eliminare l'improvvisazione, nonostante gran parte della critica si basi su questo punto, bensì è dipendente da situazioni pratiche e incompatibilità esplicite. Goldoni dice esplicitamente in questa prefazione chegli attori furono gli ultimi ad accettare una riforma della commedia dell'arte. In primis questi ultimi erano i più difficili da portare avanti, dal momento che a differenza degli altri elementi dello spettacolo, come i costumi e le maschere, erano direttamente coinvolti nella creazione e nell'esecuzione delle performance. Tuttavia, una volta compresa l'importanza di adattarsi ai cambiamenti dei gusti del pubblico e alle nuove tendenze teatrali, gli attori iniziarono ad abbracciare la riforma e a sperimentare nuove tecniche e stili di recitazione. Questo contribuì a rendere la commedia dell'arte ancora più popolare e influente nel panorama teatrale dell'epoca.