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LE LEGGI. AUTORITRATTO DI FOSCOLO E DI ALFIERI

Passaggio da Alfieri a Foscolo, ragionamento sulle opere di produzione poetica e narrativa che ci permettono di vedere come da un discorso teorico politico si passi alla prassi della letteratura e ad una forma letteraria che riesce ad incidere su un lettore.

Lezione venerdì 19.11 – dimostrazione avuta assistendo alla lezione prof. Chiodo, illustrandoci le satire ha percorso la maggior parte delle tematiche visto dichiarare nel trattato della tirannide, principe delle lettere, caratteristiche fondamentali della considerazioni che Alfieri poneva sulla plebe, sulla cespi plebe, sul tiranno che uscivano con una maggiore forza. Riflessione su come vengono dette le cose, fatto dell’arte della retorica, ovvero l’arte di organizzare il discorso. Laddove la singola parola ha un significato, ha anche un significante (come la parola suona), l’arte del selezionare e combinare le parole ai fini di.

p>undiscorso è tale da coinvolgere il livello fonologico (incide ad un livello retorico, incide le figure retoriche del suono). Specificità del linguaggio letterario.

Entrare nel passaggio letterario da Alfieri a Foscolo attraverso la rappresentazione che gli autori fanno di sé; Foscolo prende a modello Alfieri, che con questa intenzionalità che ha di svolgere un ruolo attivo di letterato all'interno della società diventa un modello fino a Manzoni, come poeta combattente (si batte per i valori di una società che reputa migliore).

Rilettura dell'autoritratto di Alfieri paragonata con l'autoritratto di Foscolo, fatta con la stessa forma poetica e struttura, ponendosi volutamente a paragone con Alfieri. Sottolineandone le distinzioni caratteriali e fisiche seguendo una linea comune.

L'autoritratto di Alfieri

Composto nel 786.

Struttura del sonetto deriva da un genere più antico; la canzone.

La poesia utilizzava delle strutture e

1. Uno dei principi sul quale si basa Alfieri è sempre stata veraci, la verità. Si pone davanti allo specchio chiedendosi "chi sono in corpo e in anima?". Comincia con la descrizione fisica di sé stesso, uomo adulto con capelli radi e rossi, alta statura (...). L'associazione aggettivo-sostantivo da un ritmo, è una caratteristica della lingua italiana (aggettivo prima sostantivo in inglese, in italiano può essere posto sia prima che dopo). 2. Torna alla figura della lunga statura, è alto e magro su due stinchi stretti (dritti moralmente, significato figurato), occhi azzurri, aspetto buono, giusto naso, bel labbro e denti eletti (significato per bianchi, giusti). Pallido in volto, viene fatta una sinestesia in cui vengono messi insieme più sensi, la rappresentazione fisica sta passando ad un significato metaforico e morale.la bianca pelle diventa pallido in volto “più che un re sul trono”, il pallore dallaangoscia, responsabilità e da quanto può significare quel ruolo, e il pallore della nobiltà.
Le ultime due terzine sono dedicate all’anima; l’ira è una caratteristica propria del suoessere, che coincide sempre nel suo desiderio di dire la verità. la mente e il cor meco inperpetua lite torna a un dualismo tra ragione e passione, che in sé sono sempre in continualite.
Per lo più triste, ambivalenza tra momenti malinconici e di allegria. Una volta mi sento ilprimo degli eroi (Achille), altre sono Periste, il becero personaggio senza virtù morale ofisica. Il verso di chiusura si presenta fisicamente e moralmente, si presenta davanti allospecchio autodenunciando gli elementi positivi e negativi, sospendendo il giudizio lasciandoche a giudicare il suo valore siano i lettori e i posteri. Uomo, sei tu grande o vile? Nonpuoisaperlo adesso, muori e lo saprai. Foscolo, sonetto imitato nella forma di Alfieri del 1802

Foscolo comincia la scrittura dell'Ortis nel 1797-1798, dopo il trattato di Campoformio. Nel 1802 esce l'edizione dove viene inserita una lettera che l'autore finge che sia stata presente fin dalle prime pubblicazioni dell'Ortis, ma che invece riscrive appositamente per dare un cambio alla nuova edizione.

Dire che ha scritto l'autoritratto nel 1802 è dire che lo scrive in un momento di maturità, consapevolezza e chiusura dell'autoritratto in prosa dell'alter ego di Jacopo Ortis.

Sonetto con stessa struttura (rime a-b-a-b-a-b-a-b-c-d-c-c-d-c)

Solcata ho fronte, occhi incavati intenti,
Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto,
Labbro tumido acceso e tersi denti,
Capo chino, bel collo e largo petto;
Giuste membra; vestir semplice eletto;
Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti;
Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;
Avverso al mondo, avversi a

virtù, lode alla ragione ma anche la volontà di seguire il proprio cuore. La morte è vista come l'unica via per ottenere fama e riposo. I due sonetti sembrano essere uno lo specchio dell'altro a causa della loro struttura. La prima parte ribadisce la descrizione fisica, i solchi delle rughe sono i segni del tempo e delle espressioni, occhi incavati e intenti. Vengono ripresi gli stessi elementi descrittivi del sonetto precedente, ritorna l'espressione "giusto", "giusto naso" diventa "giuste membra". Ratti passi, accumulazioni che danno il ritmo alla lettura e il senso dell'azione e della velocità. L'aggettivazione quando passa dal fisico al morale. Sobrio, umano, leale, proodico, schietto, avverso al mondo avversi a me gli eventi, il rapporto alter ego dell'Ortis, lui si trova fuori dalla concezione del mondo in cui si trova. Equilibrio tra vizi e virtù, lode alla ragione ma anche la volontà di seguire il proprio cuore. La morte è vista come l'unica via per ottenere fama e riposo.

virtù.Lodo la ragione ma non posso non seguire ciò che il cuore mi dice. Morte sol mi sarà fama e riposo, adifferenza di Alfieri lui sa che quello che ha fatto sarà ricordato, fama e riposo (i posteri avranno ungiudizio superiore di quello che hanno i miei contemporanei).

Letta la vita di Vittorio Alfieri scritta da essoAnche Leopardi viene affascinato dal discorso alfieriano, leggendo la vita dell’autore viene colpito tantoda scrivere in una notte un sonetto da cui escono varie corrispondenze significative:

  1. Lo intitola Letta la Vita di Vittorio Alfieri scritta da esso
  2. Utilizza la stessa struttura a sonetto dal punto di vista metrico utilizzata da Alfieri,modificandone lo schema metrico ritmico.
  3. Il sonetto è descrittivo dell’emozione che lui prova nel leggere la vita di Alfieri scritta dalui medesimo. In chiuder la tua storia, ansante il petto,Vedrò, dissi, il tuo marmo, Alfieri mio,Vedrò la parte aprica e il dolce

Onde dicesti a questa terra addio. Così dissi inaccorto. E forse ch'io Pria sarò steso in sul funereo letto, E de l'ossa nel flebile ricetto Prima infinito adombrerammi obblio: Misero quadrilustre. E tu nemica La sorte avesti pur: ma ti rimbomba Fama che cresce e un dì fia detta antica. Di me non suonerà l'eterna tromba; Starommi ignoto e non avrò chi dica, A piangere i' verrò su la tua tomba.

Leopardi chiude la vita provando ancora una forte emozione e promettendosi di andare a vedere il marmo di Alfieri (la tomba, figura retorica), verrò a farti onore. Vedrò la parte aperta e luminosa e il dolce tetto, rendendo omaggio ai luoghi dove sei vissuto e morto (anticipo a Foscolo, i sepolcri). Il tempo che è passato tra Leopardi e Alfieri è decisamente più lungo rispetto a quello tra Foscolo e Alfieri, la sua fama cresce ed è detta antica. A me non arriverà l'eterna fama.

Rimarrò nell'ignoto, l'omaggio più grande che Leopardi sente di fare ad Alfieri è quello della memoria. La morfologia della tragedia secondo Foscolo.

Anche Foscolo si dedica alla scrittura di tragedie, comincia con il Tieste, che ha un legame diretto con Alfieri, prosegue con l'Aiace, che segna il passo politico, per poi concludere con la Ricciarda, lo fa per perseguire le orme di Alfieri e della sua riforma; la necessità di tornare a caratteri della tragedia che potessero riprendere i modelli degli antichi.

Lo stesso Foscolo, nell'avvicinarsi alla scrittura delle tragedie, insiste su caratteri non lontani da quelli su cui aveva lavorato Alfieri; in una lettera a Silvio Pellico illustra quella che per lui è la morfologia della tragedia, ovvero l'esatta forma che la tragedia dovrebbe avere. Gli ingredienti che non possono non esserci in una tragedia sono:

  1. I caratteri, che sono quelli dei personaggi e devono essere specchio della realtà.
  2. ...

Le passioni, perché la letteratura dev'essere atta a muovere il lettore alle passioni.

Gli accidenti, ciò che realmente accade per dare ritmo alla storia.

Da ricordare che nel passaggio tra il 700 e l'800, l'altro riformatore dei generi drammatici è Goldoni, che lavora sulla riforma della commedia e che ha particolarmente insistito sulla verosimiglianza, il teatro doveva essere specchio del mondo e della realtà. La dinamica della commedia dell'arte definisce dei caratteri, personaggi con personalità significative e rappresentative della società e dell'epoca vissuta; da dove presumere questi caratteri? Trasfigurare la deformità ideale, ovvero la forma diversa dalla realtà che rende più vero il vero, gioco della finzione. Trarre dell'esperienza individuale e dalle storie ma a quella realtà viene aggiunta bellezza e grandezza, deformare per arrivare ad un ideale universale.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
110 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cam.ill.a.0x di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Nardi Florinda.