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STESSO CODICE ERA STATO SCOPERTO DALL'ATTUALE PROPRIETARIO NEL 1983 NEI PAESI BASSI. QUI SITROVAVA IMPIEGATO COME UN INVOLUCRO PROTETTIVO PER UN ESEMPLARE A STAMPA DEL TARDO '500RIGUARDANTE LA FISICA DI ARISTOTELE.
Nella descrizione si dirà anche che non c'è bisogno di ricordare che i manoscritti in volgare risalenti al XIV secolo sono rari; le copie medievali della Divina Commedia sono addirittura molto rare (nel mercato antiquario non ne abbiamo trovata nessuna venduta nei nostri ambienti negli ultimi anni. Qualunque parte di ognuno dei codici del gruppo "del Cento" è straordinariamente raro.
Officina "del Cento"
I codici della Commedia di Dante sono il prodotto di una vera e propria officina, cioè di una serie di copisti impegnati in una produzione seriale di un'opera che evidentemente in quel periodo era particolarmente richiesta. Quest'officina è passata alla storia come "officina del cento".
Questa espressione non è nuova, infatti la si ritrovava già nella nota di possesso del Laurenziano 4016, nella quale si diceva: "Questo Dante del Cento è mio, Domenico Carlo Aldobrandi e chi lo prende in prestito sappia che dovrà restituirlo a me". La nota si trova nel verso della prima guardia anteriore del manoscritto, in scrittura mercantesca. È scritta nel '400 ed è la prima volta che viene utilizzata questa espressione "del Cento" per indicare il gruppo di questi manoscritti. Il manoscritto è in pergamena, scritto su due colonne tramite l'uso della scrittura corsiva minuscola, utilizzata dai cancellieri. Quando questa scrittura, dall'uso professionale passa ad essere utilizzata per la scrittura dei libri, viene detta dai paleografi "scrittura bastarda". L'aggettivo risale a una denominazione antica non universalmente condivisa ed indica una scrittura di tipo corsiva che è.La minuscola cancelleresca, anche conosciuta come "Danti del Cento", è una forma di scrittura utilizzata durante il Rinascimento. Questa scrittura era molto diffusa a Firenze e veniva adattata all'uso librario. Alcuni paleografi la chiamano semplicemente "minuscola cancelleresca".
Il motivo per cui questi manoscritti si chiamavano proprio "Danti del Cento" ce lo spiega un aneddoto raccontato da Vincenzio Borghini, un letterato ed ecclesiastico fiorentino molto famoso e consulente di Cosimo I. Si pensa che sia stato lui ad incoraggiare la legge che tutelava gli stemmi sugli edifici. Borghini conosceva molto bene i manoscritti di quel tempo ed era anche uno studioso di Dante. Non sappiamo se l'aneddoto sia stato creato da qualcuno e poi raccolto da lui per spiegare il numerosissimo gruppo di codici che veniva prodotto a Firenze in quel periodo.
Sostanzialmente, nell'aneddoto viene raccontato che un copista che ricopiò i "Cento Danti" riuscì a pagare la dote a molte delle sue figlie. I codici della Commedia, però, non portano la firma di un copista. I manoscritti sopravvissuti,
Appartenenti a questa categoria sono all'incirca 70 e c'è un'unica eccezione che riguarda due codici della Commedia che hanno una firma, una sottoscrizione e una data. Questo personaggio si firma nelle due copie del cento, una datata al 1337 e l'altra al 1348. Si tratta di un notaio di nome Francesco di ser Nardo da Barberino di Val d'Elsa. Egli sottoscrive la sua firma abbreviata subito dopo la conclusione del poema e poi, ancora più in fondo scrive il suo nome per esteso, il luogo di copia e la data. Del copista si conosce la sua attività di amanuense, non solo nella scrittura minuscola cancelleresca, ma anche in lettera textualis. Di lui si è ipotizzato che potesse essere il "regista" dell'operazione dei copisti dei Danti del Cento. Per quanto riguarda invece la nota di Aldobrandi, la sua figura non è ancora stata identificata. Domenico di Carlo Aldobrandi è nato nel 1438, quindi non è possibile.
che la note fosse della prima metà del XV secolo. In questo caso, infatti, la datazione è basata solo su un criterio paleografico che non è troppo preciso.SEGNI DI ABBREVIAZIONE
La lineetta soprascritta, orizzontale o leggermente incurvata, è il segno di abbreviatura più usato nel Medioevo. Indica spesso (come nel caso della firma del copista Francesco di ser Nardo) la mancanza dalla parola abbreviata di una M o di una N. NO, con lineetta sopra= NON
La lineetta si chiama titulus o compendio. In generale può indicare sia una contrazione, cioè la mancanza di alcune lettere interne alla parola abbreviata (ad esempio la parola dns designa dominus, cioè d(omi)n(u)s), sia un troncamento, cioè la mancanza della parte finale della parola abbreviata (ad esempio la lineetta sopra la parola dix che viene da dixit, cioè dix(it)).
La figura del copista
A questi scrittori è affidata tanta parte della memoria culturale. Al copista si
deve anche il lavoro assegnato ai filologi, perché agli errori che inevitabilmente si commettono nel lavoro di trasmissione si deve il fatto che i filologi abbiano il compito di fare delle ricostruzioni e capire se il testo delle opere copiate si è allontanato progressivamente o è stato inquinato rispetto all'opera originale e alla volontà dell'autore al momento della stesura. Errori che possono essere commessi anche dall'autore. Se copiando non si commettesse mai nessun fraintendimento non si porrebbe il problema della ricostruzione del testo e la copia non si sarebbe mai allontanata dal suo modello. ANTIGRAFO In filologia si chiama antigrafo l'esemplare preso come modello, cioè il manoscritto da cui viene tratta la copia (dal greco anti= di fronte). APOGRAFO In filologia si chiama apografo il manoscritto copiato da un modello (dal greco apo= da). SISTEMA DELLA PECIA Sistema di copiatura utilizzato nel Medioevo soprattutto nei testi diLo studio utilizzati nell'insegnamento universitario, al fine di rendere più rapida la produzione dei codici. Il codice con il testo del docente, il quale faceva da antigrafo, dopo essere stato esaminato da una commissione nominata, veniva affidato allabottega di un cartolaio. Qui veniva smembrato in fascicoli, ciascuno dei quali era preso in affitto (da chi fosse interessato) e fatto trascrivere separatamente da copisti diversi. Questo facilitava la tempistiche in quanto ogni fascicolo veniva copiato da un diverso copista, perciò la trascrizione del manoscritto avveniva più velocemente.
COLOPHON
Alla fine della ricopiatura di un manoscritto si possono trovare delle formule che il copista scriveva, come ad esempio: "Come il navigatore si rallegra di trovare i porto, così chi scrive si rallegra di vedere terminata la sua opera". Queste formule, o note, vengono chiamate colophon. In alcuni casi possono esserci anche delle note di cronaca su quello che
Avviene all'interno della stanza in cui il copista sta copiando. Dopo il termine della copia segue quel lavoro del miniatore e del rubricatore che scrive anche in rosso i titoli dell'opera e dei suoi capitoli.
ADESPOTO= opera senza autore.
ANEPIGRAFO= opera senza titolo.
Tipologia di copisti
Il copista migliore medievale è quasi sempre un monaco o un religioso, dato che il monopolio della scrittura e della cultura è tenuto per lunghi secoli dai chierici. Diverso è invece per molti aspetti il caso del copista Francesco di ser Nardo da Barberino rispetto a quello del monaco. Il monaco copista copiava dei libri in una lingua diversa da quella che parlava, come il latino. Perciò il suo modo di copiare sarà stato meccanico, cioè riproduceva il modello senza capire cosa stesse scrivendo, al limite disegnava le parole che non riusciva a precisare e magari lasciava uno spazio bianco se lo avesse trovato nel modello da cui trascriveva. È
proprio questo genere di copista che si astiene dall'intervenire nel testo che trascrive ad essere più amato dai filologi in quanto trasmette fedelmente quello che c'era nel modello. Per quanto riguarda invece Francesco da Barberino la situazione è diversa, perché come nel suo caso, quando si copiano testi volgari si tratta di testi scritti nella propria lingua, che quindi vengono compresi. In queste opere, quindi, è facile che il copista si accorga che il testo in qualche parte non torna e procede di sua iniziativa a introdurre alcuni aggiustamenti che, se fatti bene, risulteranno essere delle innovazioni difficili da scoprire. Questa specie di copista "attivo" piace meno a chi vuole ricostruire il testo che è distante dall'originale. Nel mondo volgare ci sono diverse tipologie di persone che scrivono e copiano i testi, possono esserci:
- I copisti professionali (o copisti a prezzo), cioè quelli che copiano su
- I copisti occasionali. Con la diffusione dell'alfabetizzazione sempre più persone si rivelano in grado di riprodurre delle opere per uso proprio o per altri, ma senza che questo diventasse una professione.
- I copisti per passione sono quelli mossi da interessi personali nei confronti del testo. Copiano per sé e possono essere lettori istruiti (Boccaccio era uno di questi). Questo tipo di copisti saranno quelli che aggiungeranno più innovazioni al testo allontanandosi sempre di più dall'originale.
(Alphonse Dain, descrizione del copista e problema della copia, pdf moodle. Letto il suo testo durante l'11° e la 12° lezione)
È stato calcolato che un copista,
scrupoloso e attento, commette almeno un errore per pagina. Ciò vuol dire che se copierà un testo di 100 pagine, rispetto al suo modello il testo introdurrà 100 errori. Se il testo venisse copiato da un secondo copista si può calcolare che di quei 100 errori che riceve dal primo copista ne potrà correggere all'incirca una decina (10%), ma ne introdurrebbe 100 di sua iniziativa. Se il testo venisse passato a un terzo copista di quei 190 errori ne correggerebbe il 10% e quindi la loro quantità passerebbe a 170, il numero di errori dei suoi predecessori quindi si ridurrebbe, ma a sua volta egli ne commetterebbe altri 100 che consegnerebbe al successivo copista. Si tratterà quindi di un'evoluzione inarrestabile.
Passi del Convivio di Dante presi dal IV trattato
In questo trattato Dante commenta la canzone "Le dolci rime" (vista nel codice Chigiano e riprodotta nel quadro di Del Pugliese). Una canzone di tipo filosofico,
dedicata al tema della novità e seguita dall'autocommento in prosa di Dante. La prosa del Convivio è di tipo argomentativo, piena di argomenti tecnici e quindi abbastanza di