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Estratto del documento

X

A B C

L’errore separativo è invece difficilmente correggibile e se avessimo solo errori separativi e nessun congiuntivo allora lo stemma

sarebbe differente O

X

α C

A B

Se A e B presentano almeno un errore congiuntivo e errori separativi allora C sarà diviso e devo ipotizzare la presenza di un

manoscritto tra i due testimni A e B. O

X

α C

A B

Se A e B hanno un errore congiuntivo, C ha un errore separativo nei confronti di B e invece A non ha un errore separativo da B allora B

ha tutti gli errori di A ed un errore proprio, separativo nei confronti degli altri, ma A e B tra di loro non hanno errori separativi. Allora

B ha errori separativi in più ed è un codice descriputus, presenta tutti gli errori presenti in un altro codice in nostro possesso

aggiungendone di propri. O

X

A C

B

Lo stemma ci serve soprattutto in virtù della presenza di lezioni adiafore, entrambe accettabili, cioè varianti. Anzitutto lo stemma mi

permette di scartare le lezioni singulares attestate solo da un codice, quindi non proprie dell’originale e di scegliere meccanicamente le

varianti presenti in diversi testimoni. È possibile scegliere la lezione sulla base della legge della maggioranza, cioè sulla base del peso

maggiore dei rami all’interno dello stemma.

Es: mangione, casa sulla base dello stemma scopro per esempio che la scelta è mangione, due rami su tre attestano mangione. La

maggioranza mi permette di dire che evidentemente l’archetipo aveva la lezione mangione.

A, B, C casa

D mangione

mangione

E, F O

X

α β

A B C D E F

casa casa casa mangione mangione mangione

Nella realtà però spesso accadono situazioni come questa O

X

α β

A B C D E F

A questo punto mi trovo difronte alla recensio aperta, cioè la fase di censimento e valutazione della tradizione, aperta perché in questo

caso non ho la possibilità di scegliere meccanicamente e la situazione rimane aperta (diverso dal caso precedente di recensio chiusa).

Vanno quindi fatte valutazione di tipo stilistico, come:

➢ la lectio difficilior: se mi trovo di fronte a due varianti adiafore che non posso distinguere o scegliere, allora mi affiderò alla

supposizione che la lezione buona sia la più difficile poiché solitamente i copisti tendevano a semplificare di fronte ad un

passo complesso.

➢ Altro criterio è lusus scribendi, cioè il modo di scrivere dell’autore: di fronte a due varianti sceglierò quella che risponde

meglio agli usi stilistici dello scrittore. Questo presuppone la conoscenza dell’autore, appunto noto.

Nel caso di recensio aperta e in presenza di due lezioni perfettamente adiafore allora mi affiderò ad una delle due famiglie, in tutti i casi

di situazione di parità, dichiarandolo nella nota al testo, in modo da avere uniformità: scelgo la famiglia che mi sembra più corretta o

più conservativa, perché se consideriamo, per esempio, la situazione precedente e la famiglia A presenta 10 errori sicuri e la famiglia D

50 allora mi affiderò alla famiglia A, tendenzialmente più affidabile per la ricostruzione, di fatto meno innovativa.

A questo punto la valutazione di A e B e la correzione di A attraverso B e viceversa mi permette di ricostruire l’archetipo, cioè X, la copia

che si presuppone sia a capo della tradizione. Ora è necessario correggere l’archetipo e gli errori da esso ereditati da A e B.

L’ultima fase è appunto l’emendatio, e cioè la correzione degli errori comuni a tutta la tradizione poiché ereditati dall’archetipo. La loro

correzione può avvenire solo attraverso le congetture soggettive, per cioè oper ingenii.

Ci sono anche casi in cui non è possibile correggere il testo, per esempio nel caso in cui la tradizione abbia una grada lacuna testuale: in

quel caso non è possibile ricostruirlo. Se ci sono casi in cui non si riesce a correggere si trova il segno di due croci, crux disperatione:

†(parte di testo inesistente)†

Reste tuttavia un’ultima cosa: le varianti formali, diverse dalle varianti sostanziali, poiché legate appunto alla forma. Lo stemma non

è di alcun aiuto per le varianti formali perché ogni singolo copista interviene sulla forma e non ha nessun valore un accordo tra

testimoni sulla forma. A questo punto occorre scegliere quello che a mio avviso si avvicina maggiormente a quella che è la lingua

utilizzata dall’autore, per usi linguistici, area geografica ecc. Una volta scelto mi atterrò sempre a quel manoscritto.

Una canzone di Galletto Pisano

Galletto Pisano è un autore minore, parte dei poeti siculo-toscani, che presero l’eredità della scuola siciliana in terra toscana, facendola

propria. Galletto Pisano visse probabilmente nella seconda metà del ‘200. La canzone è costituita di stanze costruite in settenari,

diversamente dalla normale alternanza tra endecasillabo e settenari. La particolarità è il forte uso della rima equivoca, cioè quella rima

basata su parole uguali nella forma ma con significati diversi. Questo è un artificio retorico che rende il testo più complesso.

La tradizione è costituita di tre testimoni, i tre grandi canzonieri V (Vat. Lat. 3793), L (Lau. Redi 9) e P (BNCF Palat. 418), ad oggi

codice P ha la segnatura Banco Rari 217. Sono due codici come V, cioè membranacei (pergamena) della fine del ‘200. L’area di origine è

per P pistoiese, e L di area pisana, di carattere gotico, definiti e squadrati.

I versi sono scritti in prosa senza divisione in versi.

Trascrizione diplomatica testimone L

Trascrizioni diplomatiche della canzone Credeam’essere, lasso! di Galletto Pisano

L (= Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Redi 9, c. 74v)

Galletto pisano.

Credeamessere lasso. come quei | chessi parte. dacio che pio glie | danno. Orson caduto oi lasso. |

loco no(n)ebbi parte. trapassate pio da(n)|no. Como adesser seruo. deuoi do(n)na | cui seruo. debon

cor ciome uizo. Si | siete addorna e gente. faite stordir | lagente. quando uomiran uizo :,

Edeo ponendo mente. | lauostra fresca cera. che bia(n)ca piu ch(e) | rizo. feristemi lamente. undardo

co|mo cera. leuastemi lo rizo. Leman | uostre ela ghola. cogliocchi mi dan | ghola. tanto aueder si

miro. mostra(n) | chelautre menbra. uaglian pio cio | mi menbra. pur deta(n)to mismiro:,

Trascrizione diplomatica testimone P

Il codice P, membranaceo è interamente consultabile e ricco di dettagli. La k velare può essee espressa con il ch, c, k. La fine del verso è

indicata con un punto (.).

P (= Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Banco Rari 217 [già Palatino 418], c. 39r)

Gallectus de pisis.

Credea esser lasso. come quei ke si par|te. da cio ke piu gledanno. | ¶Or sono caduto lasso. loco no

nebbi | parte. trapassato piu danno. | ¶Come adesser seruo. diuoi donna | cui seruo. diboncor cio me

uiso. | ¶Si siete adorna egente. faite stordir | lagente. quando uo miran uiso.

¶Edeo pone(n)do me(n)te lauostra fresca ciera. ke bianka piu ke riso. | ¶ feristimi alamente. eardo

piu ke cera. leusatimi lo riso. | ¶leman uostre ela gola. coglochi midan gola di piu gua(r)dar sio

miro. | ¶ mostra(n) ke laltre menbra. uallia(n) piu cio mi mimbra. pur dita(n)to uos

mi(r)o. 22/02/18

Trascrizione diplomatica testimone V

Più corsiva, l’attribuzione è concorde in tutti i codici.

V (= Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vaticano latino 3793, c. 33v)

Ghalletto dipisa.

Credea essere lasso. come quelli chesiparte. dicio che piu glie da(n)no. orsono | condotto lasso.

poco no(n)nebi partte. trapassate epiu danno. comeste ade|ssere seruo. dichuoidonna achui seruo.

dibuono core ciome a uiso. sisiete | adorna egiente. fate stordire lagiente. quando uoi mira jnuiso. |

Edeo ponendo mente. lauostra bella ciera. chebianca piu cheriso. feristemi ala | mente. ondardo

come ciera. leuastemi loriso. Lemani uostre elagola. colglio chi mi | da(n)no gola. tanto auedere sio

Il . usato sotto la lettera era utilizzato per espungere, cioè indicava l’eliminazione nella lettura, ma nella trascrizione diplomatica và

riportato.

Attraverso l’analisi delle stanze individuiamo diverse varianti formali e sostanziali.

Credeam: è variante di sostanza: con e senza pronome (me)

Quando abbiamo parlato di come comportarci di fronte alle varianti formali abbiamo capito che non possiamo utilizzare lo stemma

perché ogni copista sovrappone la propria patina linguistica, è quindi necessario affidarsi ad un codice e basta, per avere uniformità. In

questo caso è necessario scegliere il codice L (fine ‘200), poiché pisano: Galletto è originario di Pisa. Dovendo scegliere è assolutamente

perfetto affidarsi ad L, al quale siamo molto vicini, geograficamente e temporalmente.

Considerazioni linguistiche

In quest’epoca, all’interno della stessa toscana vi sono varietà differenti, il volgare è diversificato. Nel codice L sono quindi presenti

alcune delle caratteristiche del pisano del ‘200, simile al dialetto di Lucca e molto diverso dal Fiorentino: caratteristica peculiare dei

dialetti toscani occidentali è la perdita dell’elemento occlusivo delle consonanti affricate /z/, sorda o sonora, cade quindi la /t/ /d/ come

per Tiziano o zuzzerellone, sostituite dalla sibilante /s/, sorda o sonora. Questo ha conseguenze grafiche: il segno che rappresenta la

/z/, spesso indicato con la ç, a questo punto va a distinguere la /s/ sorda dalla /s/ sonora, quindi avremo la /s/ sorda rappresentata con

s e la /s/ sonora rappresentata da z. Negli altri testimoni (V, P) si ritorna alla forma normale di s (uiso, viso).

Altro elementi tipico dei dialetti occidentale è per esempio la forma pio che sta per più. Altro è la forma faite, che sta per fate o vo miran

che sta per vi miran. Sono tutte spie linguistiche di un copista di area pisana-lucchese. Notiamo che abbiamo visto come di viso non sia

rimasta traccia negli altri manoscritti, diversamente per esempio da faite che rimane in P, oppure da vo, che rimane anch’esso. Questi

tratti di fatto rimangono per alcuni tratti sporadici perché il testo originario essendo scritto in pisano permane per sovrapposizione agli

altri tratti linguistici. Altro tratto toscano occidentale è la forma autro, che velarizza altro.

Collazione

Immaginiamo quindi di proseguire nella collazione, cioè nel confronto sistematico del testo tramandato dai testimoni. Per avere

sott‘occhio la tradizione è trascrivere porzioni brevi di testo in modo che siano visibili le differenze, con la registrazione delle stesse.

Una volta fatta la collazione dovrei avere il quadro delle differenze del testo.

Edizione critica Credeam

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
50 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/13 Filologia della letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giorgiabuso di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Lorenzi Cristiano.