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GUSTAVE MOREAU
Nasce nel 1826 a Parigi. All’età di trentun anni si reca in Italia per un viaggio che risulterà decisivo per la sua formazione
artistica, in quanto scopre i grandi pittori italiani del Quattrocento e Cinquecento. Nel 1880 entra come insegnante
all’Accademia delle Belle Arti di Parigi dove trova allievi come Matisse. Gustave Moreau è stato uno dei primi pittori
simbolisti. Muore nella sua Parigi nel 1898 Moreau disse: «Credo solo a ciò che non vedo e unicamente a ciò che sento»
Orfeo
Interpreta il mito classico di Orfeo. Gustave Moreau interpretò il mito aggiungendo un
epilogo alla morte del protagonista. Nella tradizione, le Menadi smembrarono il corpo di
Orfeo gettandolo nel fiume Ebro. Moreau immaginò invece che le Menadi non avessero
disperso le parti smembrate che furono invece ritrovate da una donna tracia. La donna
impietosita poi dalla sorte del cantore e indignata dal comportamento delle Menadi, pose
la testa decollata di Orfeo sulla sua lira. Nel dipinto Moreau fa incrociare gli sguardi dei
due protagonisti che si trovano così uniti per l’eternità. Il paesaggio che ospita la scena è
ispirato stilisticamente a quelli dipinti da Leonardo da Vinci. Gustave Moreau per
realizzare il viso di Orfeo studiò attentamente lo Schiavo morente di Michelangelo
Buonarroti. I colori sono preziosi e opulenti. L’oro abbonda infatti nelle decorazioni ed è
associato ai colori accesi dal significato passionale come il rosso. Il chiaroscuro poi è
attenuato e i corpi perdono volume e acquistano una impalpabile consistenza.
L’apparizione (Salomè)
L’ambiente descritto con precisione da Gustave Moreau ricorda l’Oriente arcaico.
L’artista infatti rappresentò un tempietto nell’ombra tra le colonne, idoli pagani e
statuette egizie a forma di animali. L’ambiente è poi decorato con fiori e ricchi
tessuti. Moreau creò un insieme di citazioni storiche di vari periodi per suggerire
un’atmosfera antica, orientaleggiante, mistica e decadente. La presenza poi di
Salomè e del capo mozzato di Giovanni introducono una componente
morbosamente erotica che associa amore e morte violenta. Il tono teatrale e
drammatico della scena dipinta da Moreau si ritrova nella postura coreografica di
Salomè. Infatti, il gesto di indicare l’apparizione sottolinea il dramma che si è
consumato a causa della vanità della giovane danzatrice. La mano destra di
Salomè stringe un fiore di loto che secondo la tradizione mitologica è fonte di
oblio.
ODILON REDON
Nel 1864 si trasferì a Parigi dove entrò in contatto con Gustave Moreau: fu in questo periodo che Redon si avvicinò alle
tematiche simboliste, arrivando alla conclusione che la vera dimensione dell'arte è il sogno, che permette all'artista
l'esplorazione di un fantastico mondo interiore. In contrapposizione al contemporaneo impressionismo, Redon rifiutò,
nelle sue prime creazioni, l'uso del colore, privilegiando i disegni e le litografie (accostando solo il nero e il bianco), che
espose al Salon dal 1867 al 1889. Redon fu l’artefice di un’arte visionaria e onirica che inseguiva i possibili rapporti fra la
ricerca scientifica e l’atto creativo, il Simbolismo raggiunse la sua espressione più matura intorno agli anni Settanta
dell’Ottocento, dunque in piena stagione impressionista, contrapponendosi ad essa in modo netto e polemico.
Orfeo
La testa del musico e poeta Orfeo, adagiata delicatamente sulla lira come su una zattera
fluttuante nelle acque lontane del mito, si riferisce al momento della sua struggente morte.
Zeus commosso dalla struggente storia, pose la testa di Orfeo in mezzo al cielo, nella
costellazione della Lira. Redon, sembra citarne l’atmosfera sospesa, mistica, trascendentale,
tipicamente simbolista. I tempi del nero angoscioso sembrano svaniti per far posto ad una
visione serena, armonica, positiva, animata dal calore cromatico del rosa, del violetto,
dell’azzurro turchino.
L’occhio mongolfiera
Redon recupera l’occhio come simbolo dell’onniscienza divina, ma lo modernizza
associandolo all’iconografia della mongolfiera. La mongolfiera, infatti, simboleggia il mezzo
attraverso il quale la mente può raggiungere una realtà superiore. L’artista, in questa sua
celebre opera, vuole suggerire come attraverso l’astrazione simbolica sia possibile rendere
visibile ciò che nella realtà appare invisibile.
7. SECESSIONE VIENNESE (1897)
-Vienna, Monaco e Berlino -vicinanza all’espressionismo tedesco -malcontento interiore e personale -Ver Sacrum -art
pour art -contesto art nouveau -autonomia stilistica e contenutistica -stilizzazione delle figure -spiccata impronta
decorativa -temi: senso del destino, mistero della vita e il rapporto tra amore e morte -spunti simbolici e mitologici -19
artisti e architetti formarono il gruppo della secessione -sede al palazzo della secessione di Vienna
Ver Sacrum: Fu il titolo della rivista ufficiale della Secessione viennese. La rivista nacque
nel 1898 a Vienna. Il titolo Ver Sacrum in lingua italiana si può tradurre come Primavera
sacra e sottolinea il carattere innovativo del movimento. I fondatori di Ver Sacrum
furono gli artisti Gustav Klimt ed Egon Schiele.
Il Palazzo della Secessione: Il palazzo della Secessione di Vienna venne
costruito tra il 1897 e il 1898, ad opera dell’architetto Joseph Maria Olbrich,
esponente della Secessione austriaca. Divenne uno spazio concepito per
ospitare l’arte e dare voce al movimento, un progetto studiato secondo il
chiaro intento di separarsi dai concetti dell’arte accademica, un edificio dove
poter allestire mostre periodiche ma anche il punto d’incontro di artisti e
creativi, una fucina per le nuove idee. Olbrich progettò il palazzo seguendo
l’ispirazione di un disegno realizzato da Gustav Klimt: una base cubica dove
spicca un frontone simile ad un tempio e una grande sfera dorata sul tetto. Il
progetto si sviluppò secondo il gusto dell’architettura eclettica in voga a quel tempo rivelandosi una vera e propria
novità per l’edilizia e l’architettura viennese di fine Ottocento. La struttura del Palazzo della Secessione è davvero unica
nel suo genere: si distingue per la pianta quadrata e la forma a cubo, quasi priva di finestre. Le pareti sono lisce e
disadorne, le poche porte e finestre sono tagli netti, senza cornici. A contrastare il rigore della base dell’edificio è la
cupola che lo sovrasta circondata da quattro torri, un elemento che lascia di stucco. La struttura sferica è traforata
poiché simula un globo formato da foglie di alloro dorate, a simboleggiare la consacrazione di Apollo, il dio delle arti.
Esternamente la cupola è un’autentica meraviglia: realizzata in rame e ricoperta di foglie d’oro che contrasta con le
pareti bianche della base. Una struttura “aerea” che consente di filtrare luce naturale all’interno del palazzo creando
un’aura quasi magica, indubbiamente molto suggestiva.
GUSTAVE KLIMT
Il pensiero secessionista di Gustav Klimt viaggia in parallelo con altre correnti artistiche come l'art nouveau francese o lo
stile Liberty italiano, in un periodo storico dove il cambiamento era nell'aria, dove si andava lentamente affermando la
società di massa e dove le caratteristiche culturali della società stavano mutando, non si avvertiva più il bisogno di
richiudere in schemi determinati l'arte e la letteratura, si sviluppa il concetto dell' art pour l'art che liberava di fatto l'arte
da ogni vincolo e le donava la più completa autonomia stilistica e contenutistica. Indica una rottura. Dotato di notevoli
qualità tecniche e straordinaria maestria, Klimt guida un gruppo di artisti a costituire nel 1897 il movimento
secessionista. Il pensiero e l’azione della Secessione Viennese vertono su quattro punti essenziali:
a) Frattura con la tradizione dei padri dell’arte;
b) Funzione rigeneratrice della nuova arte
c) Volontà di mostrare all’uomo moderno contemporaneo il suo vero volto;
d) Arte concepita come rifugio dall’oppressione della cultura e della vita moderna.
Ricerca antinaturalistica e anti-accademista. Sul piano formale, si caratterizza per la stilizzazione delle figure e per la
spiccata impronta decorativa. I riferimenti principali all’interno delle opere sono l’arte classica e barocca, ma anche la
pittura giapponese. Da esse gli artisti traggono la tendenza all’appiattimento delle immagini e il ricorso ad elementi
floreali. Nelle tele e nei disegni appaiono iscrizioni e risulta frequente l’utilizzo dell’oro in chiave decorativa. Il suo
bagaglio tematico non comprende intenti contenutistici o celebrativi, non sono presenti nemmeno spunti naturalistici o
realisti. Vi affiorano, invece, tematiche più complesse: il senso del destino, il mistero della vita umana, le età della vita, il
rapporto tra amore e morte. Il linguaggio è fatto di allegorie, metafore, costituito da allusioni, spunti simbolici e
mitologici. La musica
Si tratta di un soggetto caro all’artista, che lo userà più volte. Nel piccolo
dipinto di Monaco, l’artista rappresenta anche un’altra delle figure
predilette: quella della sfinge, utilizzata poi da Klimt nell’allegoria della
Scultura. Metà donna e metà leone, la creatura della mitologia egiziana
unisce in sé stessa il mondo animale e quello spirituale, l’istinto e la
ragione, le due polarità principali della filosofia dell’epoca. Il quadro
rappresenta una somma delle teorie formulate da Schopenhauer,
Nietzsche e Richard Wagner, che reputavano la musica superiore alle
altre arti, in quanto unica a non aver bisogno della mediazione di parole o immagini per trasmettere all’uomo
la conoscenza. Sul piano stilistico, l’opera mescola, in una fertile tensione, figurazione e ornamento,
bidimensionalità e rilievo. Pallade Atena
Rappresenta il busto frontale della divinità, che indossa un elmo con para
naso, un’armatura a scaglie che raffigura il volto della gorgone Medusa,
celebre protagonista nel mito di Perseo. La divinità è rappresentata mentre
regge la lancia con la mano sinistra e una piccola Nike con l’altra mano. I
colori utilizzati variano dall’oro dell’armatura, sfumata anche di viola e
azzurro, allo sfondo dai toni scuri; contrasto cromatico tra il volto pallido e
l’elmo, che viene scurito da chiazze d’ombra. Occhi grigi e fissi quelli della
dea raffigurata da Klimt. Non è una novità, nelle donne raffigurate da Klimt,
soprattutto quelle dalla Secessione in poi: sguardo gelido, malizioso,
ammiccante e penetrante, ribelle. Donne che mostrano aria di sicurezza e di
sfida