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L'ARTE di Sironi
L’ARTEtronare all’affresco o al mosaico, è un sogno che aveva sin da ragazzo, quando si trovava a Romanotava le grandiose sculture del passato e voleva imitarle. Finalmente ora può esprimere il suosogno grazie alle grandi committenze, alcune opere sono, La giustizia corporativa, L’Italia fra le artie le scienze , L’annunciazione e molte altre… Sironi voleva la misura grande perché pensava che iconcetti di grandezza morale fossero possibile esprimerli solo nella misura grande, inoltre volevarivoluzionare il sistema dell’arte moderna dove c’era un artista che dipinge, da le sue opere ad ungallerista che le espone nella sua mostra e poi ce la vendita delle opere, questo voleva che fosseeliminato, voleva che l’opera fosse a disposizione di tutti, era però un’utopia. La grande arte muraledoveva anche esprimere un contenuto dell’ideologia fascista, ma non in modo banale, marappresentare quello che luiPensava fosse la rivoluzione fascista, ossia dell'uomo che ama e si sacrifica per la patria. L'opera d'arte di Sironi non diventa mai arte di stato, di propaganda, pubblicitaria. Per arte di stato dove l'opera dà l'idea di una nazione felice dove tutti erano felici (esempio Stalin raffigurato con i bambini nella natura), oppure in La Promessa di Carpinetti dove si vede Mussolini che promette a degli operari una condizione migliore di vita, una patria più grande, in fondo avanzano le memorie/gli spettri delle morti della Prima guerra mondiale che accorrono ad applaudire il duce, il duce viene rappresentato in piedi, più in alto. Sironi ha una La giustizia raffigurazione drammatica della vita, ne corporativa 1938-39 viene raffigurata la giustizia dà una stadera senza i particolari, vicino ce la legge raffigurata dallibro con scritto Lex, all'estrema destra la verità raffigurata dalla nudità e sulla sinistra la forza.
rappresentata con l'aquila ed il fascio littorio; dunque, l'avvento del fascismo porta alla giustizia; quindi, la sua visione è drammatica non propagandistica. Allo stesso modo nella Vittoria alata, in cui Sironi si lascia andare a colori con sfumature di ocra, color alabastro, rosa con una delicatezza che si nota raramente nelle sue opere, rappresenta la vittoria alata e armata, nella civiltà greca non era armata, dove la vittoria dipende dal destino modulato dagli dèi, non c'è quindi vincitore e vinto, la vittoria quindi porge la corona d'alloro al vincitore. A partire dall'800 la vittoria comincia essere armata, partecipa anche lei ad una lotta non già scritta ma decisa dal singolo uomo. Qui Sironi si ispira agli Angeli di Antelami, dove la figura è come stilizzata. In uno studio preparatorio si ispira alla statua equestre di Marco Aurelio e il Gattamelata per raffigurare il duce, dietro pone un arco che sintetizza l'Arco diTito a Roma. La figura di condottiero a cavallo è drammatica, ce una massa di persone piccole che sembrano esser calpestate dal cavallo, Sironi (come Hegel) pensa che lo spirito del mondo si staglia in queste figure (tipo il duce) che muovono la storia. Un'opera come questa non è celebrativa al regime, infatti Sironi subisce varie violente polemiche che non capiscono questa sua arte. Con il 1943 Sironi torna al cavalletto e torna a rappresentare Paesaggi urbani con manichino, paesaggi urbani, in cui Sironi si ispira un po' a Carrà in L'ovale delle apparizioni (1918) dove rappresenta un mondo immobile dove il pesce raffigurato è immobile, un pesce di latta, all'uomo si sostituisce il manichino, alla dea si sostituisce una statua e dietro ce una casa disabitata fatta di pietra. Sironi quando nel 1942 vede una mostra di Carrà, torna ai manichini che però vivono accanto alle tragedie. Infatti, qui Paesaggi urbani con manichino, ilmanichino condivide la distruzione della guerra e dei bombardamenti. Gli anni del dopoguerra sono drammatici per Sironi, si unisce anche una tragedia privata la morte della figlia. La visione di Sironi era sempre drammatica ma propositiva, con le città che non sono distrutte ma sempre grandiose, negli ultimi anni questa forza sparisce. Nascono in questo periodo altre visioni drammatiche dove l'uomo viene schiacciato contro le rocce. Lazzaroin (1946) è forse la prima volta che viene raffigurato un lazzaro che non risorge, bloccato dai macigni, senza speranza di resurrezione. In questo periodo si avvicina anche all'Informale (corrente artistica del post-guerra, che rifiuta il disegno, la forma perché disegnare una forma significa progettarla, la materia viene quindi lasciata a sé stessa senza alcun disegno, c'è solo gesto e materia, è un'arte profondamente drammatica). Anche in Sironi c'è questo senso della materia, in La rupe viene raffigurato
ciò ma con un minimo di disegno. Sironi muore nel 1961 e tra le ultime opere c'è l'Apocalisse in cui si ispira al testo giovanneo, ma non rappresenta la parte mistica, ma quella più umana, ossia il terremoto universale che scuote la terra e si vedono due figure minime in una grotta (richiamo a Dante e Virgilio). Sironi termina la sua vicenda artistica con un'immagine di distruzione totale ma dove c'è ancora la forza delle rocce arroventate che non crollano, l'umanità passa ma loro rimangono, c'è ancora una sorta di architettura che rimane e che non viene distrutta. La sua è un'arte che tocca profondamente l'uomo, in negativo, con sofferenza che non si può eludere, ma ci dà anche una sorta di via d'uscita.
GIORGIO DE CHIRICO nasce nel 1888 in Tessaglia, nel Nord della Grecia. Una terra carica di miti e piena di suggestioni. Una terra che gli insegna a guardare non solo quello che vediamo con gli occhi, ma anche ad essere consapevoli
C'è altro oltre a quello che vediamo. È stato un pittore e scrittore italiano, principale esponente della corrente artistica della pittura metafisica. L'enigma dell'oracolo del 1910, in primo piano una figura, girata di spalle, si tratta del filosofo, del poeta, ovvero dell'alter Ego di De Chirico stesso. Figura di colui che cerca la verità, interrogando l'oracolo nascosto da una tenda. L'oracolo di cui parla De Chirico è un oracolo che non racconta nessun presagio della verità che conosce. Il filosofo, il poeta che cerca la verità è rivolto dalla parte della vita a differenza dell'oracolo che si trova nascosto dietro a una tenda. Il filosofo è rivolto verso la città, verso la vita. In quest'opera si riallaccia a Odisseo e Calipso di Böcklin. Nel settembre del 1906 lascia la Grecia dopo aver frequentato il Politecnico di Atene. Nel 1905 la famiglia è colpita dalla morte.
del padre. Un anno dopo, la madre, con i due figli decide di lasciare la Grecia, si fermano a Milano, ma poi in ottobre De Chirico si trasferisce a Monaco, dove studia nell'Accademia. A Monaco conosce Böcklin. Nel 1910 si trasferisce a Firenze e viene profondamente suggestionato dal luogo e dipinge Enigma di un pomeriggio d'autunno, 1910. Si tratta della trasfigurazione della Chiesa di Santa Croce: pone una statua acefala, senza testa, che suggerisce la non possibilità di conoscere. Un significato che sfugge vuole segnalare la presenza di un enigma senza rivelarlo. Quello che egli vuole farci capire è che noi non conosciamo tutto ciò che ci circonda. Sullo sfondo una nave, simbolo di un viaggio inteso come un viaggio alla ricerca della verità. All'interno di questa opera si possono riconoscere alcune reminiscenze dello sposalizio della vergine del 1504, in particolare il tempietto. Sempre in questi anni dipinge altri enigmi, come L'enigma.dell'ora e inizia a dipingere dei luoghi disabitati o abitati solo dalla figura enigmatica del poeta, del filosofo ecc... raffigura degli archi che vengono intesi come una fatalità, simbolo della volta celeste, forma dell'eternità e dell'infinito.
Autoritratto, 1911
De Chirico leggeva molto Nietzsche e in si rappresenta come in una famosa fotografia in cui era rappresentato Nietzsche, ma si rappresenta anche nella stessa posa in cui Durer rappresenta la malinconia. L'occhio non ha pupilla, si dipinge come un cieco, si rappresenta in una condizione di cecità consapevole, consapevole di come tutto sia mistero, tutta la vita che viviamo è enigma e mistero. Sa di non vedere, sa di non conoscere. Lascia Firenze nel luglio del 1911, la sua vita sarà sempre danomade. Questo suo girare nomade, fa di lui un'artista incredibilmente colto, perché conosce le civiltà di tanti paesi. "Enigma dell'arrivo e del pomeriggio".
Parigi 1911-diversi. In1912, Affronta il tema dell'eterno presente. La strutturacompositiva rivela una certa teatralità. Lo spazio è attraversatoorizzontalmente da un muro di mattoni rossi. riprende a suomodo il tempietto di Raffaello, aperto verso l'infinito. Troviamouna persona che viene verso di noi e una che va verso il muro,simbolo della nascita e della morte. Una scacchiera simbolo dell'infinito. Prima di arrivare in Francia,fa tappa a Torino, una città che lo segna profondamente. De Chirico è colpito dalla suggestione diTorino, dalle varie sculture che vede, dalle ombre che lasciano queste sculture e riprenderà lasuggestione di Torino. Meditazione delTra il 1911-1912, quando ormai è a Parigi dipingemattino. Statue, simbolo dell'assenza della vita in contrasto con ilmare, simbolo della vita.Meditazione autunnale, 1912l'opera viene realizzata in unperiodo particolare checoincide con lo scoppiodella PrimaGuerra Mondiale, dove i fratelli De Chirico si arruolano volontari e vengono inviati a svolgere il loro servizio a Ferrara. Dopo un primo periodo di disorientamento dovuto al cambiamento di città, Giorgio si concentra e rinnova la propria pittura. "Meditazione autunnale" è il primo di una serie di quadri dedicati al tema della meditazione. Ritornano ancora gli archi e una statua senza testa, a significare l'incomprensibilità delle cose e intorno alla statua ci sono come zampilli d'acqua che colano e che rappresentano una sorta di vita che continuamente si ripete.
I piaceri del poeta, 1912
Sempre a Parigi, dipinge dove raffigura queste piazze, non reali, perché costruite con una prospettiva assolutamente sbagliata che dà un senso di inquietudine, sembra che lo spazio ci rispinga, ci sono figure piccolissime sullo sfondo. Piazza disabitata colta nel pieno del pomeriggio. Sullo sfondo il