Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
COADIUVANTI DI USO COMUNE NEI MOSTI
Gelatine: sono molecole di strutture non definite. Estratti da residui della macellazione ricchi in collagene
(proteine) che si trova tra la pelle e il muscolo e che viene separato prima che la pelle venga conciata. Va
incontro a putrefazione nel trasporto (modificazioni a carico delle proteine) e che si presenta alla fine come
brodaglia gelatinosa senza una struttura chiara: parliamo di una colla a base di gelatina diversamente
idrolizzata. Gelatina diversamente classificata secondo un parametro: numero di Bloom esprime la solidità
del gel. In enologia si misura in bloom il suo potere gelificante, che è legato al suo grado di idrolisi:
idrolizzata, mediamente idrolizzata, molto idrolizzata. Attualmente le gelatine vengono meglio classificate
per la numerosità delle cariche superficiali. Una gelatina poco idrolizzata possiede per una buona azione
chiarificante per l’elevato numero di cariche superficiali. Avrà un grado bloom elevato. Viceversa una molto
idrolizzata avrà un basso numero di cariche superficiali e quindi, grazie a buona interazione con i tannini, un
buon potere detannizzante. Sarà usata, pertanto, per vini con buona astringenza. Il suo valore bloom sarà
basso. Se l’obiettivo è chiarificare un mosto o vino ci servirà gelatina con numero di bloom alto, agire sulla
componente fenolica del sistema. Se ha una funzione correttiva sul tannino in imbottigliamento il
trattamento va a bersaglio sull’effetto organolettico e si usa una gelatina con numero di bloom basso. In
commercio si trovano gelatine pronte all’uso in soluzione. Normalmente queste gelatine hanno un numero
di bloom basso. Vanno bene per detannizzare i vini. Per chiarificare mosti ne serve moltissima. La gelatina
per chiarificare mosti o vini deve essere preparata man mano quando serve. Per preparare queste soluzioni
di gelatina serve acqua calda e non sempre è presente in cantina.
Bentonite: chiarificante e stabilizzante mosti e vini bianchi e rossi, prende il nome della località dove fu
scoperta (Fort Benton-Wyoming USA). È un minerale montmorrillonitico ad elevata superficie attiva. Le
argille sono costituite in pacchetti e strati e tra questi strati di silicati ci sono presenti dei cationi. Se la
bentonite viene trattata con acidi, tra i pacchetti si evidenziano delle cariche libere negative che
interagiranno con le proteine. La polvere di bentonite ha i pacchetti vicini e quindi le cariche non sono
evidenti. Per renderla attiva la bentonite deve essere prima attivata: si disperde in acqua, si crea una crema,
si attendono delle ore dove i pacchetti si imbibiscono di acqua e si aprono per svolgere la loro azione
deproteinizzante. Elimina proteine e ossidasi e in minima parte fenoli e metalli; pertanto, il vino è più
protetto da casses ed ossidazioni. Il prodotto in origine si presenta in stato polverulento, occorre valutare la
sua purezza (metalli in specie), essendo ottenuta da roccia sedimentaria di lave vulcaniche. Le bentoniti in
commercio: sodiche (alto rigonfiamento e molto attive), calciche (neutralizzate, buon rigonfiamento e poco
attive). Il problema delle bentoniti? Le impurità minerali (in particolare sabbia), ed è oggetto di accuse
perché la sabbia nella bentonite la rende un materiale abrasivo; lavorare con materiale abrasivo rende
minore la vita degli impianti. Un altro problema è che si stanno vendendo sempre più bentoniti poco efficaci
ai limiti di legge. In generale ora sono poco efficaci e sono considerati strumenti vecchi e di poca qualità.
Sia la bentonite che la gelatina sono state messe sotto attenzione negli ultimi anni, da utilizzare il meno
possibile e conoscere da che materia prima arriva.
Le proteine in soluzione acquosa hanno carica negativa perché siamo a pH 7, nel mosto si trova con carica
positiva. La proteina è un colloide idrofilo, con carica positiva. Se incontra un tannino diventa idrofobo
negativo che interagendo con i cationi del sistema (calcio e potassio nel mosto/vino ce n’è), salifica e
diventa un colloide idrofobo senza carica. Più colloidi formano micelle che a una data dimensione e un dato
peso, si separa e floccula. Il tutto, quindi passa due fasi: la prima è l’eliminazione della carica, creazione di
piccoli aggregati leggeri che danno torbidità. Quando l’aggregato è grande e pesante, precipita e il vino
ritorna limpido. Questo non deve succedere in bottiglia.
Un inquinamento diverso può essere anche quello da ferro, ma non si verifica nei tempi moderni perché le
attrezzature non hanno ferro e le vasche che si utilizzavano una volta erano in cemento armato che
venivano corrose dal vino estraendo quindi il ferro delle armature delle vasche. Per togliere il ferro dal vino
c’è una tecnica che complessa il ferro sottoforma di ferrocianuro ferrico tramite ferrocianuro di potassio. Il
trattamento enologico con ferrocianuro di potassio è l’unico che deve essere fatto da qualcuno iscritto
all’albo, che si prende la responsabilità sulla correttezza dello svolgimento della pratica e che non ci siano
residui tossici nel vino, perché l’eccesso di ferrocianuro di potassio nel vino può portare alla produzione di
acido cianidrico.
TECNICHE DI ILLIMPIDIMENTO E CHIARIFICAZIONE DEI MOSTI
Legge di Stokes: la velocità di caduta della particella è data dal rapporto tra il quadrato del diametro della
particella supposta sferica e 18 volte la viscosità dinamica, moltiplicato per la differenza di peso specifico fra
la particella e il liquido. 2
=
γ
18
La velocità di caduta della particella è data dal diametro della particella stessa. La chiarifica aumenta il
diametro della particella, la gelatina e la bentonite servono per aumentare il diametro della particella e di
aumentare di conseguenza la velocità. Differenza di peso specifico: se utilizziamo coadiuvanti tipo proteine
non c’è tra particella nativa e particella provocata dalla proteina una differenza di peso specifico. Se
utiliziamo un coadiuvante come la bentonite si può aumentare il differenziale. La resistenza è il coefficiente
di viscosità dinamica che è data dagli zuccheri e dai polisaccaridi (unici su cui possiamo agire), il trattamento
di enzimaggio è un trattamento che riduce le resistenze, quindi, agisce positivamente sulla velocità.
Possiamo quindi illimpidire con una certa velocità ma se oltre all’illimpidimento operiamo anche una
chiarifica, avremmo un aumento della velocità e quindi un’operazione più rapida.
Schema situazione enologia anni ’80:
il mosto torbido aveva una concentrazione di solidi sospesi pari al 10%, fermentare un mosto così torbido
voleva dire avere un effetto di macerazione, quindi vini potenzialmente meno stabili. Si illimpidiva per
sedimentazione, ma secondo la legge di Stokes si può illimpidire se il sistema è in quiete (no
fermentazione). Per mantenere un sistema senza fermentazione per 48/72h si usava o la solforosa o la
refrigerazione a temperature basse. Raffreddare troppo la soluzione, rende il liquido più viscoso e
difficilmente le particelle sedimentano. Se si fosse abbinata la chiarificazione, si sarebbero ridotti i tempi.
Quindi si usava sedimentare con aggiunta di solforosa e chiarificanti, o nelle cantine più nuove che avevano i
refrigeranti, la refrigerazione. Nelle cantine più grandi iniziavano a comparire le centrifughe ad asse
verticale, specie nella produzione di spumanti. Iniziano a vedersi le prime filtrazioni che necessitano di
coadiuvanti di filtrazione che diventa poi scarto da trattare in un certo modo. La filtrazione dà un mosto
pulito e un residuo solido. Dalla sedimentazione o centrifuga non c’è una separazione solido liquido, ma c’è
una ripartizione della torbidità tra un liquido poco torbido e uno molto torbido. I torbidi da sedimentazione
e da centrifugazione (mosto feccioso), vanno in un filtro dove si separano le fecce solide dal mosto. È un
sistema energeticamente molto dispendioso, con limiti: sedimentazione per tempistiche, velocità della
legge di Stokes (servirebbero vasche larghe e basse per aumentare la velocità di sedimentazione).
Rivoluzione 1989: LA FLOTTAZIONE
La flottazione è un modulo che va a 300 hl/h (in 24h 7000hl). Flottazione dinamico circa 200000 euro. Sia
dalla sedimentazione che dalla flottazione, derivano delle creme (fecce), utilizzazione di vecchi filtri con
coadiuvanti di filtrazione che trattano il 5 o 10% di concentrato rispetto al 100% dell’intera vasca come una
volta o più modernamente in questi anni si stanno diffondendo sistemi di filtrazione tangenziale operanti su
mosto. La filtrazione dei depositi dà un’impronta organolettica ai mosti e quindi utilizzato per vini di
secondo livello.
SEDIMENTAZIONE
La sedimentazione in vasca richiede delle attrezzature specifiche per compiere il lavoro di sfecciatura nel
miglior modo possibile. Specule nelle valvole per avere una risposta diretta durante il lavoro e un tubo
basculante nella valvola parziale in modo da prelevare solo mosto limpido.
FLOTTAZIONE
Dispositivo in continuo: il liquido viene pressurizzato, viene aggiunto di un gas apolare in pressione in
microbolle. All’aumento della pressione aumenta la solubilità dei gas. Si lavora a 5 bar di pressione. Questi
gas si legano alle particelle. Quando si ritorna a pressione normale, il gas tenderà a lasciare il liquido
uscendo dall’alto, portandosi con se le particelle in alto. Il gas (aria, azoto o ossigeno) sono apolari e hanno
diversi comportanti rispetto alla particella: o si attacca o la ingloba; perché? (nel momento in cui si attacca è
anche facile che si stacchi dalla particella e questa ricada nel liquido, se la ingloba fa molta fatica a staccarsi
e ci sarà sicuramente anche un effetto di compattamento del cappello in superficie). Da cosa dipende il
modo che ha il gas di attaccarsi alla particella? Dipende dalla carica che hanno la particella e il gas: se la
particella è scarica come il gas allora vanno d’accordo (come i chiarificanti), se la particella è carica la
separazione netta non si ha, per mosto fresco è necessario aggiungere un coadiuvante che scarica le
particelle. In sintesi, per avere una buona flottazione bisogna aggiungere un coadiuvanti specifico di
chiarifica. Se è necessario anche correggere la chiarifica si fa enzimaggio, si mette carbone e infine si passa
in flottazione dove ho coadiuvanti specifici (che sono sempre bentoniti e gelatine con delle caratteristiche
specifiche). Come si separa il limpido dal torbido nel sistema continuo:
LEZIONE 33 (25/05)
Il mosto per essere completamente fermentato deve presentare una certa torbidità: se le condizioni
compositive del mosto non sono quelle ottimali, per quanto riguarda la fermentazione