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CAPSULE RIGIDE
Le capsule rigide sono definite anche capsule opercolate. L’opercolo è composto da
due parti di forma cilindrica che si inseriscono l'une nell'altra. La parte inferiore è
definita Corpo, mentre quella superiore testa. Le capsule sono in genere
AUTOBLOCCANTI.
Presentano un sistema di pre-bloccaggio che impedisce ai due opercoli (testa e corpo)
di aprirsi durante il trasporto ed il caricamento della macchina. Inoltre, c'è un sistema
di bloccaggio vero e proprio per evitare l'apertura dopo il riempimento (consente di
sigillare la capsula).
A) Il modello di auto-bloccaggio viene chiamato “Snap-fit”.
B) Capsule tipo "CONI SNAP": Sono l'evoluzione dello "Snap fit".
Hanno il bordo del corpo capsula che è leggermente affusolato (tepered rim),
facilitandone il caricamento su macchine incapsulatrici ad alta velocità. Presentano dei
forellini per l'eliminazione di aria e posseggono anche il meccanismo di pre-chiusura.
C) Capsule tipo “DBcaps” utilizzate negli studi clinici.
Una volta bloccate la testa della capsula copre quasi totalmente il corpo, rendendo la
riapertura praticamente impossibile senza rompere la capsula. Garantiscono quindi
una elevata sicurezza su possibili manomissioni della capsula.
D) Capsule per rivestimento "PRESS FIT" e "X PRESS FIT": Servono per
"rivestire" compresse di dimensioni allungate, rendendole colorate e brillanti. La
macchina incapsulatrice predispone due mezze capsule umide e morbide. I
bordi delle emicapsule vengono fatti combaciare e la saldatura avviene per
riscaldamento-raffreddamento.
Ad oggi, c’è stato uno sviluppo importante soprattutto nell’ultimo anno, cioè sono
state messe sul mercato capsule già pronte che hanno la capacità di rilasciare il
contenuto e hanno all’interno una miscela polimerica che resiste all’ambiente acido
dello stomaco. Inizialmente erano state fatte per gli integratori e resistevano per 45
min all’ambiente acido dello stomaco. Il vantaggio importante è che questo vada
nell’intestino e resista allo stomaco.
Capacità standard capsule rigide : Noi in lab abbiamo sia la 0 che
la 2, quindi la 2 è la casula più
piccola che utilizziamo in lab e 0
Ad es. nella
la più grande.
capsula 0 posso ospitare 408
mg, ma anche 816 mg e questo
perché dipende dalla densità di
quella polvere.
Quindi la scelta del tipo di capsula dipenderà principalmente dal dosaggio
specifico che devo inserire all’interno della capsula. Se devo dosare 300 mg di
ibuprofene e ho a disposizione solo la 0 e la 2, nella 2 farò fatica a inserirli, quindi
opterò per la 0. Quindi sarà la conc. di attivo in base al volume che occuperà
quello specifico dosaggio che influenzerà la capsula da scegliere.
RIEMPIMENTO :
Le capsule opercolate dure possono essere riempite con:
• Solidi → polveri, granulati, pellets e compresse;
• Liquidi → soluzioni non acquose, API liquidi;
• Semisolidi → paste, miscele tissotropiche, miscele a diverso assestamento termico.
La gelatina non è compatibile con aldeidi (per formazioni di crosslink), pertanto
andranno esclusi API ed eccipienti con tale gruppo funzionale.
Sono inoltre da evitare sostanze igroscopiche, in quanto sottraendo acqua dalla
gelatina rendono l'opercolo più fragile e soggetto a rottura (in quanto l'acqua funge da
plasticizzante).
Per il motivo opposto non sono idonee nemmeno sostanze effervescenti.
Produzione industriale di opercoli di gelatina rigida: la differenza di T tra perni e
soluzione fa sì che la gelatina gelifichi immediatamente sulle superfici metalliche. I set
di perni vengono quindi sollevati lentamente dalla soluzione; essi sono rivestii di una
certa quantità di gelatina, che è proporzionale alla viscosità della soluzione. L'eccesso
di soluzione gocciola via.
Vantaggi:
Le capsule hanno un’ottima biodisponibilità
Il rapido dissolvimento del guscio e l’assenza della compattazione che le polveri
nella preparazione delle compresse, fanno sì che il farmaco potenzialmente
possa solubilizzare più velocemente e quindi essere più velocemente
assorbito.
Le capsule dure permettono una flessibilità di formulazione non ottenibile
con le compresse
Spesso sono più semplici da formulare rispetto alle compresse in quanto non
necessariamente le polveri devono possedere i requisiti di comprimibilità
indispensabili nella preparazione delle compresse.
Mascherano odori e sapori sgradevoli
Possono essere riempite con attrezzatura poco costose e di facile
manovrablità
La scelta degli eccipienti non richiede complessi studi.
Le capsule offrono notevole flessibilità anche verso i test clinici negli studi
preliminari dei farmaci.
Tuttavia, problemi di mescolamento, omogeneità della miscela di polveri e
scorrevolezza restano molto simili a quelli che si hanno nei processi
di compressione.
RIEMPIMENTO DELLE CAPSULE
Esistono diversi tipi di macchine adibite a questo scopo, ma tutte hanno in comune le
seguenti OPERAZIONI:
1. Rettificazione: tutte le capsule vuote sono orientate con il corpo verso il basso
tramite un apposito canale che le orienta su di un piano
2. Separazione di ciascuna testa dal corpo: il processo si basa sulla differenza
di diametro tra il corpo e la testa della capsula. Il vuoto che viene creato al di
sotto del corpo dell'opercolo, attira quest'ultimo sul fondo della cavità, mentre
le teste restano sulla porzione superficiale del piatto che viene poi allontanato
per permettere il riempimento delle capsule.
3. DOSAGGIO del materiale di riempimento.
Riempimento tramite imbuto caricatore (processo semiautomatico;
velocità di produzione 160.000 capsule in 8 ore).
Riempimento tramite cilindro caricatore sottovuoto (processo
automatico).
Riempimento tramite pistone dosatore (macchine a disco dosatore e a
cilindro dosatore).
4. CHIUSURA ed ESPULSIONE delle capsule piene.
Riempimento PER CADUTA:
La quantità dosata dipende dal volume delle capsule, come in una macchina
comprimitrice.
Riempimento A COCLEA:
Identico a quello per caduta, ma la coclea favorisce il riempimento (adatto a materiali
poco scorrevoli)
Formulazione delle polveri da incapsulare:
La formulazione è molto simile a quella delle polveri destinate alla compressione
diretta.
Parametri come lubrificazione, comprimibilità e scorrevolezza devono essere
considerati, anche se, rispetto al processo di compressione, alcuni diventano più
importanti di altri (in particolare la scorrevolezza diviene il parametro critico).
La formulazione viene messa a punto tramite l’uso di:
DILUENTI: servono per “aggiustare” il volume finale della miscela di polveri. In
genere si usano eccipienti quali: l’amido, il lattosio, amido di mais anche molto
utilizzato, fosfato di calcio e la cellulosa microcristallina. Come per il processo di
compressione diretta tra i vari eccipienti sono preferiti i “tipi” a taglia maggiore
o con forma sferica (maggiore scorrevolezza), compatibilmente con le
caratteristiche dell’attivo (è difficile ottenere una miscela omogenea tra
sostanze con taglia, forma e densità molto differenti).
GLIDANTI: migliorano la scorrevolezza della miscela di polvere. I più usti sono le
silici colloidali.
ALTRI ECCIPIENTI: può essere necessaria l'aggiunta di TENSIOATTIVI, per
favorire la bagnabilità e quindi la dissoluzione dell'attivo. Inoltre, potrebbe
essere necessario l'aggiunta di DISINTEGRANTI per favorire la disgregazione
del blocco di polvere all'interno della capsula.
N.B. Non devono essere presenti sostanze che reagiscono con la gelatina (tipo
aldeidi) o materiali igroscopici (seccherebbero troppo l'involucro di gelatina).
In commercio e in lab troviamo delle miscele già pronte che contengono miscele già
standardizzate di diluenti, di agenti che migliorano la scorrevolezza e l’adsorbimento.
Quindi miscele standard che sono da scegliere quando so che l’attivo score poco
(es. valeriana). Se invece devo veicolare l’ibuprofene che scorre bene e non è un
estratto vegetale e quindi posso usare solo amido.
CAPSULE A RILASCIO MODIFICATO:
Capsule dure o molli a rilascio controllato sono in genere ottenute incapsulando
materiale che è già a rilascio modificato, come granuli rivestiti, sistemi micro e nano-
particellari, sistemi gelificati o gelificanti in situ.
ESEMPIO: VASEXTEN ® 10 MG capsule rigide a rilascio modificato
Attivi: barnidipina cloridrato (Trattamento ipertensione)
Eccipienti all'interno della capsula: carbossimetiletilcellulosa, polisorbato 80,
saccarosio, etilcellulosa, talco.
Involucro molle: biossido di titanio (E171), ossido di ferro giallo (E172) e gelatina.
Dalla composizione non è possibile individuare la tipologia del contenuto, tuttavia, la
presenza dell'etilcellulosa ci suggerisce la possibilità che il contenuto sia a rilascio
controllato (ed in particolare prolungato). L'etilcellulosa è in genere usata per
rivestimenti a rilascio prolungato.
Quindi qui non c’è nessun tipo di rivestimento e l’unico eccipiente che imparerò a
conoscere sarà la dietilcellulosa.
Scelta del tipo di capsula: la scelta è determinata principalmente dalla CAPACITA’
della capsula, vengono scelte le capsule del tipo più piccolo in grado di contenere
tutto l’attivo richiesto, considerando il volume al versamento della formulazione. In
dipende dalla dose
breve, la scelta del tipo di capsula . Si impiegano quindi dei
diluenti per far sì che il volume apparente della miscela contenuto in ciascuna capsula
veicoli esattamente la dose richiesta.
METODICA GENERALE:
1. Si pone il o i principi attivi nel cilindro graduato precedentemente ambientato
con l’eccipiente.
2. Si sceglie il tipo di capsula da utilizzare (parte critica)
3. Si aggiunge nel cilindro la quantità di eccipiente necessaria e si attesta con
scuotimento quanto necessario
4. Si riprende la polvere e si miscela fino a renderla omogenea (parte critica)
5. Si ricontrolla il volume riassestando con scuotimenti
6. Si determina PER DIFFERENZA (peso totale meno peso dei principi attivi) la
quantità in peso dell'eccipiente, che andrà poi tariffata.
ESEMPIO: Immagino di allestire 10 capsule e ciascuna deve contenere 10 mg di
principio attivo, quindi in totale 100 mg. Metto il principio attivo (100 mg) nella
provetta, dò un paio di colpi e controllo il volume che &egra