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LE TESI DI COQUELIN :
1) L’attore e il suo doppio (separazione tra attore e personaggio): L’attore deve essere
doppio. Deve essere allo stesso tempo lo strumento e colui che lo suona. Uno deve concepire
il personaggio, (perché la creazione appartiene all’autore) e dunque vederlo così come
l’autore l’ha disegnato: è Tartuffe, è Amleto, è Arnolphe, è Romeo; e questo modello, il
secondo io lo realizza. “L'ideale sarebbe che il due [secondo io], questo povero corpo,
2) L’attore universale :
fosse una semplice pasta malleabile, trasformabile all'infinito, che assumesse, a seconda del
ruolo, tutte le forme; che diventi per Romeo un giovane delizioso, per Riccardo III, un gobbo
infernale, seducente a forza di arguzia, per Figaro un servo intrigante, dal muso impertinente,
audace, sicuro di tutto, ecc. eccetera. L'attore sarebbe quindi universale e, finché avesse
talento, adatto a tutti i ruoli, farebbe ciò che vuole”. - B. C. Coquelin, L'Art du Comédien,
Revue Illustrée, 1889
“Io cerco semplicemente di essere il personaggio che rappresento, di pensare col suo cervello,
di sentire co’ suoi sentimenti, di singhiozzare e piangere con lui, e far che il mio petto sia
angosciato dalle sue commozioni, di amare col suo amore e di odiare col suo odio. Quindi,
avendo così tirato fuori la mia creazione dal blocco di marmo del mio drammaturgo, la vesto
de’ suoi propri panni, e le dò la sua voce, i suoi gesti abituali, la sua camminatura, insomma la
sua apparenza corporea ed esteriore, fino a che la mia coscienza d’artista non mi fa gridare: -
È lui! -. Quando io ne sia pienamente convinto, quando ho plasmato il mio personaggio nella
sua essenza intima ed esteriore come io lo voglio e lo sento, son pronto a presentarlo davanti
al mio pubblico che mi aiuta in questo perfezionamento interiore”.
Salvini, Una questione d'arte drammatica
La controversia L’Art de l’acteur”
arriva fino a Stanislavskij che, tra il 1906 e il 1911 (“ di
Coquelin è tradotta in russo nel 1908), nelle sue “note e appunti” pone un confronto tra i due
grandi attori, Coquelin e Salvini, per definire la differenza tra “rappresentare” e “sentire”. Nel
1897 un anno prima della creazione del Teatro d’Arte‚ Stanislavskij è a Parigi e assiste alla
“L’Avare” “Le Misanthrope”
rappresentazione di e alla Comédie Française. Nel 1901,
Stanislavskij può invece vedere l’Otello che Salvini porta in Russia nell’ultima tournée della
sua carriera.
“Ho visto questa primavera a Parigi‚ alla Comédie Française‚ “L'Avare” e “Le Misanthrope”.
[...] Sapete quali sono state le mie conclusioni? I più grandi nemici di Molière sono i comici
della Comédie Française. Non è tradizione‚ è stupida testardaggine impoverire così un
grande autore. Gli attori nei ruoli di Molière non sono esseri viventi‚ ma modelli. Per questo
il miglior Tartufo che ho visto è quello interpretato dall'attore russo Lenski: non l'ha
interpretato secondo la tradizione‚ ma ha creato il ruolo che lo ha reso interessante”.
Stanislavskij, Lettre du 20 juillet 1897 L'arte dell'attore”
Stanislavskij ha annotato un passaggio da “ di Coquelin‚ tradotto in russo nel
1908:
“L'artista vede il costume su un personaggio immaginario e lo indossa‚ vede l'andatura‚ i
movimenti‚ i gesti‚ sente la voce e li imita... [...]. Taglia, cuce e ricuce la propria pelle finché
non si sente soddisfatto e non ha trovato una forma adatta al personaggio immaginato”. E
commenta così: “Il repertorio di Coquelin si adatta a questo tipo di approccio. Ma lascia che
provi a interpretare Ibsen o Cechov in quel modo. Avete mai sentito di un attore che
"rappresenterebbe" Maeterlinck? È uno di quelli che va “sentito”.
LEZIONE 11:
13/11
In Italia il fenomeno del grande attore è così radicato perché in Italia c’era una tradizione di un
teatro che accoglieva la compagnia, questione gestionale e organizzativa. Tradizione legata al
teatro come luogo identificato come una sorta di contenitore, non c’è un’identità del luogo ma
della compagnia. Il sistema si basa su queste compagnie di giro che si spostano. Arte della
Regia si può collocare a fine 800, negli anni 79 con il duca, inizio della regia teatrale.
→ LA DRAMMATURGIA : la cosa importante che accade oltre ai due modi di interpretare l’arte
del teatro (grande attore e regista) è il momento alla fine dell’Ottocento che riporta
IL MOVIMENTO DEL NATURALISMO.
l’attenzione sulla Drammaturgia, Il Duca nel 1866, quando
pettri” di Ibsen,
già è noto, sceglie di mettere in scena “S uno dei testi più rappresentati e
repertorio straniero
contemporaneo, sceglie un (altra cultura), e che è stato scritto nello
stesso periodo in cui fu messo in scena. Fa parte di quelle opere che vengono dai paesi
pensiero teorico che
scandinavi considerate del Naturalismo. Per naturalismo intendiamo un
parte dalla Francia, Emile Zola
rappresentante principale che nel 1881 scrive un saggio
“Naturalismo a teatro”. Zola è un autore principalmente di romanzi e scrive in una modalità
legata al positivismo e ricerca oggettiva della realtà, con le scoperte scientifiche. Strumento di
indagine conoscitiva del secondo impero francese, in decadenza; il romanzo diventa lo
strumento di indagine e divulgazione. Le storie che racconta Zola vengono anche adattate.
“Nanà”, uno dei suoi romanzi, viene subito adattato. Strutture drammaturgiche preesistenti
che però non riescono a trasporre il lavoro di Zola in teatro. Ibsen mette in campo una poetica
drammaturgica legata a un tipo di forma ed elemento strutturale. Con il teatro del naturalismo
iniziamo a parlare anche di pratiche di messa in scena; Uno degli autori più importanti del
Andre Antoine e Stanizlanski in Russia
naturalismo sarà . Quando parliamo di teatro del
pratiche drammaturgiche e registiche.
naturalismo si tratta di
Parte dalla Francia come teoria e pratica, grande rapporti tra scrittura e allestimento. In
Francia il naturalismo si mostra più a livello della regia che nella scrittura. I testi di Ibsen o
Cechov alimentano la storia della regia, e sono anche testi che assumono un valore letterario
in sé. Questa novità da un punto di vista drammaturgico viene da paesi fuori la Francia, dai
paesi scandinavi, dalla Germania, Inghilterra e in Italia con Verga.
varietà di paesi e di contesti
Per quanto riguarda questa è chiaro che sia difficile portarli tutti
sotto l’etichetta di “Naturalismo Zoliano”, egli dà un modello, una teorizzazione in un contesto
il movimento simbolista di Mallarmè
che propone già differenze. Intanto in Francia si fa spazio ,
uno dei due poli della discussione teorica di fine 800 e inizio 900; ci troviamo di fronte a due
estetiche che sono opposte e complementari. comune ricerca della verità
● L’unità di queste esperienze si può rintracciare in una e in una
battaglia contro le convenzioni, che mettono la drammaturgia e la regia in secondo piano,
domina l’attore. Opposizione al testo inteso come rigido meccanismo, piece ben faict, dove i
personaggi sono pedine. Attacco nel “Naturalismo a teatro”, stesso anno di uscita degli
Zola si scaglia contro gli eccessi del romanticismo
Spettri. → , non rappresenta il vero e proprio
cambiamento. Una delle prime differenze è che il romanzo è ciò che più può rappresentare la
realtà, il teatro ha una eccessiva autonomia e impuria dell’opera rappresentata. Nel discorso
messa in discussione del
sul naturalismo c’è un ritornare a dare attenzione al testo. → C’è una
modello testuale, il romanticismo francese lo aveva capito, cambiemento attraverso il discorso
retorico, ma in realtà però si discosta troppo dalla realtà. Viene ripresa l’idea di rivolta che c’è
dentro al romanticismo di usare il teatro e l’arte per fini educativi e morali, ma deve essere
Idea scientifica di oggettività, cambiamento di paradigma con il
fatta in un nuovo modo.
positivismo. modello diderottiano di dramma,
● C’è chiaramente una ripresa e un ritorno del pensiero che
per la ricerca della
si avvicina alla realtà delle persone, Zola recupera il dramma
verosimiglianza, c’è un recupero di quella istanza del dramma borghese. C’è nel naturalismo
la costituzione di una sorta di forma-stato, è lo stato politico che trova una possibilità di
espressione e dei modelli di comportamento che non fossero nati da slanci utopici, ma che
fossero verosimili, funzione di specchi per il pubblico. Il pubblico è sempre borghese, solidità e
sicurezza del loro ruolo sociale per dare loro uno strumento di autoanalisi. → Per questo
motivo il naturalismo diventa un modello forte ed utilizzato anche fuori dalla Francia, in tutta
Europa, grande trasformazione sociopolitica, centralità del cambiamento sociale che si
declinano in maniera differente in ogni paese. Le problematiche di Ibsen sono diverse da
quelle di Verga, contesti e realtà diverse. Prima di ragionare su ciò che di comune hanno
questi autori, pensiamo al tendere anche al polo opposto, la possibilità di leggere questi testi
simbolismo.
anche in chiave simbolica verso il C’è quindi la difficoltà a portare gli autori
naturalisti sotto un’unica etichetta, da cui però prendono l’avvio.
● Il nodo centrale su cui insiste Zola è la Poetica della Trance de vie , trancio di vita, il
quotidiano. Questo è il nodo principale, le modalità sono differenti (a volte adesione verso il
simbolismo, Ibsen e Cechov).
● Gli elementi ricorrenti di questi testi che ci permettono di parlare di drammaturgia
naturalista sono:
La contrapposizione alle strutture drammaturgiche dell’immediato passato ; Altro elemento
comune è che stiamo parlando di drammaturghi che rappresentano il trampolino di lancio per
battaglia per
l’arte della regia, testi funzionali. Il naturalismo a teatro si manifesta come una
una nuova drammaturgia, ritorno al testo in maniera nuova. In questa ricerca di novità quello
struttura solida e
che accomuna tutti gli autori del naturalismo è il fatto che mantengono una
ancorata agli elementi tradizionali, dramma autosufficiente poich&eac