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IL RAPPORTO TRA MONDO E TEATRO
La terra è vista come un piccolo mondo sotto lo sguardo di Dio, la terra è il palcoscenico su cui gli
uomini sono gli ignari attori di una parte che dura tutta la vite e al termine della quale verremo
giudicati dal grande spettatore.
Nel ‘600 l’apparire conta più dell’essere, siamo tutti sotto giudizio. Vi è l’illusione che la vita sia
una messa in scena destinata a finire. (si pensi al testo di Calderon de la Barca “Il grande teatro del
mondo” che inizia con Dio che da un canovaccio al mondo per creare uno spettacolo).
!
PEDRO CALDERON DE LA BARCA
E’ un autore del ‘600 che nasce nel 1600 e muore nel 1681, attraversando quindi quasi tutto il
secolo.
Calderon si trova a vivere in quello che è definito “El siglo de oro” della cultura spagnola. Nel 1651,
si darà al sacerdozio.
Di Calderon ci sono 120 copioni pubblicati e pensati per la rappresentazione teatrale. Quella di
Calderon è una scrittura scenica che toccherà molti generi: dalle commedie con riflessioni
filosofiche a generi più religiosi (sopratutto dopo aver preso i sacramentali voti), commedie
filosofiche e romanzesche, e molti intermezzi (testi molto brevi che servivano alle compagnie per
arricchire gli spettacoli).
La vita è sogno
E’ considerato il grande capolavoro di Calderon, sia per ragioni strutturali che per i contenuti.
La vita è sogno è una commedia che risente della cultura e del modo di scrivere di quel secolo e di
quella nazione; è un testo estremamente ricco.
E’ un dramma ricco e ben architettato con due filoni principali: una trama principale ed una
secondaria che poi si intrecciano tra loro: 13
Barbara Somma
Teatro
- 1° filone: la storia di Sigismondo che viene chiuso in una torre dal padre, il re Basilio, un
astronomo che aveva letto nelle stelle che suo figlio avrebbe portato lui e il paese alla
distruzione. Così Sigismondo vive da prigioniero, ma quando è adulto il padre decide di
metterlo alla prova facendogli passare una giornata da Re. Lui reagirà in modo esagerato
contro tutti per vendicarsi del torti subiti. Per questo, il padre Basilio lo farà addormentare e lo
riporterà nella torre. Sigismondo giungerà dunque alla conclusione che la vita è tutto un
sogno, perché non riesce a capire se quella giornata che ha vissuto è reale o meno.
La vita è sogno - Luca Ronconi
Luca Ronconi , dopo la morte di Strehler, il più grande regista teatrale italiano.
Tipica scena ronconiana molto essenziale, con elementi di arredo più che di scenografia.
Vita come unico grande sogno da cui ci dobbiamo svegliare per essere giudicati.
La vita è sogno è un’opera laico-filosofica; non è tanto il giudizio di Dio quello che conta, ma il
giudizio personale dell’uomo.
!
Riassunto prof:
Pedro Calderón de la Barca Henao (1600-1681)
Il tratto innovativo della scrittura di Calderón rispetto alla grande tradizione che lo precede e, in
particolare, all’esemplarità della commedia di Lope, è già riscontrabile nel primo gruppo di
composizioni di cappa e spada e d’intreccio ascrivibili al decennio 1625-1635: Il peggio non è mai
certo, Dà tempo al tempo, La dama folletto. Si tratta di meccanismi perfetti, sorretti da una logica
implacabile nello sviluppo dell’azione per cui tutto ciò che accade appare necessario, chiaro,
evidente. Anche le situazioni più romanzesche e avventurose appaiono verisimili e plausibili,
mentre le maglie dell’intreccio lasciano trasparire la forma elaborata di un complesso conflitto
morale, di un arduo problema etico. È il caso, ad esempio, de La dama folletto in cui la bella
Angela viene salvata dalla violenza incestuosa del fratello che non l’ha riconosciuta, dal pronto
intervento di Manuel che, ferito, viene ricoverato proprio in casa dei fratelli ove, incuriosita dal
salvatore ma non volendo svelare la sua presenza, Angela visita la stanza del ferito in sua assenza
lasciando segni manifesti del suo passaggio e facendo dubitare tutti della presenza dei fantasmi
finché, sciolto il mistero, si sposa con Manuel: in tale testo, appunto, in apparenza leggero e
divertente, tralucono i lampi di inquietanti questioni, quali la libertà femminile, l’ambiguità dei
rapporti tra fratello e sorella, la frontiera tra autorità e tirannia.
L’ispessimento della problematica filosofico-morale risalta con evidenza nei drammi successivi
(religiosi, tragici o basati sul tema dell’onore, filosofici), fra i quali Il principe costante (1629), La
devozione della croce (1632-1633), L’alcalde di Zalamea (1635), che riprende il titolo di un dramma
di Lope, La vita è sogno (1635), Il mago prodigioso (1637). Nell’opera concordemente riconosciuta
come il capolavoro calderoniano, la Vita è sogno, si rappresenta la vicenda di Sigismondo, erede
al trono di Polonia, relegato dal padre fin dall’infanzia in una desolata torre, a causa dei tristi
auspici sotto i quali è nato. La scienza astrologica del padre lo aveva, infatti, avvisato dell’indole
violenta e selvaggia dell’erede, della crudeltà con cui avrebbe calpestato la canizie paterna,
dell’ingiustizia con cui avrebbe schiacciato i sudditi. Di qui la segregazione del piccolo principe.
Anni dopo, pentitosi della scelta, il re chiama a corte il figlio e lo fa governare, per prova:
Sigismondo si rivela perfettamente conforme al ritratto della profezia sicché il re lo fa catturare e
rinchiudere nuovamente. Ciò che per breve tempo ha vissuto parrà a Sigismondo nient’altro che
una illusoria visione e, in un famoso monologo, gemello per intensità e finezza a quello di
Amleto, egli riflette, infatti, come tutto sia sogno, anche la vita. Il dramma si conclude, però, con la
liberazione di Sigismondo per opera di una rivolta popolare, con il suo ristabilimento sul trono e
con il perdono al padre, in totale contrasto con il verdetto degli astri. Il profondo tema sotteso al
dramma è quello del conflitto tra destino e libero arbitrio, tra realtà e apparenza, tra verità e
finzione. La densità filosofica e simbolica, il vivo senso morale e politico, le soluzioni teologiche e
l’infinità delle possibili interpretazioni rendono La vita è sogno una delle opere più apprezzate e
studiate della letteratura drammatica spagnola.
Tale tematica si riveste dei panni allegorici e simbologici nel genere dell’auto sacramental, in cui
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Barbara Somma
Teatro
Calderón fu maestro, e in particolare ne Il grande teatro del mondo (1645). La similitudine della
scena teatrale con la realtà mondana affonda le sue radici nelle più intense opere filosofiche e
morali dedicate al tema della verità, dai greci all’età barocca. Calderón ne sfiora le complesse
implicazioni attraverso le figure della sua invenzione allegorica. L’auto comincia con l’Autore che
incarica il Mondo di preparargli uno spettacolo mentre egli provvederà alla scelta degli attori.
Convoca quindi sette attori e distribuisce le parti: il Ricco, il Re, il Contadino, il Mercante, la
Bellezza, la Discrezione e il Bimbo. Qualcuno nicchia, altri commentano (come il Bimbo che
dovendo nascere morto, osserva che la sua parte non comporta molto studio). Sistemata la scena
con i due ingressi opposti (culla e tomba), distribuiti i costumi, il Mondo-scenografo e costumista
dà il via alla rappresentazione che dovrà essere «improvvisata», come grida agli attori. Mentre
una voce fuori scena raccomanda di «operare bene», ciascuno agisce e parla secondo il proprio
ruolo. Al termine dello spettacolo l’Autore chiama gli attori destinandoli, a seconda del loro
merito, al Paradiso, al Purgatorio e all’Inferno. La trasparente allegoria rinvia, però, al complesso
tema dottrinale del libero arbitrio in rapporto con la grazia sufficiente e quella efficace, secondo
le teorie moliniste di cui Calderón, come Tirso, fu seguace.
Una considerazione particolare va riservata all’evoluzione dell’auto sacramental nel corso del
XVII secolo, che giunge proprio con Calderón alla sua più elaborata e matura espressione. Tutti i
precedenti grandi autori di autos (da Lope de Vega, a Tirso de Molina, da Valdivieso a Montalbán)
tendono a un didascalismo giustificato dalla destinazione popolare e si dimensionano sulle
misure adeguate alle condizioni materiali della rappresentazione di piazza. Si tratta di autos
allegoricamente poco complessi, con testi abbastanza brevi, dominati dal registro verbale su
quello dell’azione. Con Calderón, e specialmente dopo il 1660, gli autos assumono, invece, grande
complessità scenografica, profonda elaborazione teologica e innumerevoli personaggi.
Sorprende, inoltre, in Calderón, la ricchezza tematica cui sottopone il genere che in precedenza
lasciava raramente la fonte biblica, o quella della leggenda popolare. Lucidamente egli sostiene
che se l’assunto dell’auto è sempre il medesimo, l’elogio dell’eucarestia, variati devono essere il
suo schema, ossia l’impianto allegorico e simbolico, e l’argomento, attinto alle più varie fonti. Non
stupisce, così, che fra i 70 autos che di lui ci sono rimasti compaiano titoli desunti dalla mitologia
pagana (Il divino Orfeo - 1663) o dall’attualità (Il nuovo palazzo del Retiro - 1634), dalla storia (Il
santo re Fernando) o dalle proprie opere profane (La vita è sogno - 1673), oltre che da fonti
bibliche e evangeliche (La cena del Baldassarre; Al prossimo tuo come a te stesso - 1657).
!
RONCONI - LA VITA E' SOGNO
! Al Piccolo il regista debutta nei primi mesi del 2000 con un dittico intitolato Progetto
• Sogno: La vita è sogno di Calderón della Barca e Il sogno di August Strindberg, spettacoli
allestiti quasi in contemporanea in due sale diverse e con due compagnie differenziate
da un punto di vista generazionale: è un privo avvio del progetto di “riunire una
compagnia permanente, o meglio un ensemble, dove i giovani attori lavorino accanto a
professionisti di più lunga esperienza.”
La vita è sogno è per Ronconi carico di significati: testo sul quale aveva incentrato la
• riflessione durante il Laboratorio di Prato senza tuttavia metterlo in scena, viene ora
allestito con prospettive affatto differenti.
Una nuova visione è del resto confermata dalla scelta di accostare al testo di Calderón Il
• sogno di August Strindberg: la programmazione quasi contemporanea dei due testi -
accomunati da un intrecciarsi complesso di relazioni metaforiche fra vita, sogno e teatro -
deriva dal dichiarato interesse di Ronconi per “