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I SONETTI BABILONESI

Petrarca utilizza la tecnica del vituperium, la forma retorica dell’invettiva, che troviamo spesso nella

Commedia di Dante (modalità retorica di lunga tradizione letteraria - cft invettiva contro Pisa canto XXXIII Inf,

dove invoca la punizione delle acque, e Sodoma e Gomorra, pioggia di fuoco).

I sonetti babilonesi (136-137-138) gettano i prodromi nel s114 e nel s7 (echi del disprezzo della società

contemporanea e della corte avignonese). La datazione dei sonetti babilonesi non è sicura, dal 46-47 fino

agli anni 51-53. La seconda proposta è più plausibile perché sembra sostenuta dalla continuità tematica e

stilistica con alcune delle epistole sine nomine di quel periodo.

SONETTO 114

De l'empia Babilonia, ond'è fuggita Dall’empia città di Babilonia, da dove è scomparso ogni

ogni vergogna, ond'ogni bene è fori, sentimento di pudore e vergogna, da dove è scappato

albergo di dolor, madre d'errori, ogni bene, così che quella medesima città non è che

son fuggito io per allungar la vita. sede di dolori e causa di peccati, io me ne sono andato

per poter continuare a vivere.

Qui mi sto solo; et come Amor m'invita, Qui (a Valchiusa) me ne sto, e Amore mi ispira, ora

or rime et versi, or colgo herbette et fiori, scrivo testi poetici in volgare, ora in latino (cfr vers, in

seco parlando, et a tempi migliori senso provenzale, può voler dire anche componimenti),

sempre pensando: et questo sol m'aita. ora colgo fiori ed erbe profumate, parlando con lui

(Amore) e pensando ai tempi migliori (o passato o

futuro): solo questo mi aiuta.

Né del vulgo mi cal, né di Fortuna, Non mi importa né del popolo né del destino, né di

né di me molto, né di cosa vile, alcuna questione bassa e spregevole, e neppure sono

né dentro sento né di fuor gran caldo. agitato da grandi passioni interiori o da turbamenti che

vengano dall’esterno.

Sol due persone cheggio; et vorrei l'una Solo due persone desidero, Laura con il cuore verso di

col cor ver' me pacificato humile, me non più ostile e superbo ma benevolo e disponibile,

l'altro col pie', sí come mai fu, saldo. l’altra persona che desidero (destinatario incerto) vorrei

che fosse qui con me a lungo.

Nell’ultima terzina il l’una col cor ver’ me pacificato humile fa riferimento a Laura, ma non si conosce l’identità

dell’altro col pié sì come mai fu saldo. Ipotesi diverse sono state avanzate:

Sennuccio del Bene, perché il s112 e il s113 si riferiscono a lui. L’ipotesi viene contestata perché la

• posizione nel Canzoniere non è mai stata una prova valida dal momento che la composizione è a

posteriori.

Giovanni Colonna, frate domenicano a cui era stato indirizzato con ogni probabilità il s7. Presenti rapporti

• intertestuali tra il s114 ed il s7.

Se il destinatario è Giovanni Colonna il sonetto non può essere stato composto dopo gli anni 43-44, anni in

cui Giovanni muore (termine ante quem). L’interpretazione dell’ultima terzina risulta difficile, Petrarca afferma

che nell’isolamento di Valchiusa è felice perché è lontano dalla Babilonia (da Avignone) ma chiede due

persone accanto a sé, Laura e un altro personaggio che non sappiamo identificare. Il altro col pié sì come

mai fu saldo molti pensano che sia una metafora, Petrarca vorrebbe l’amico saldamente vicino a sé.

Secondo altri interpreti, che sostengono l’ipotesi di Giovanni Colonna, l’ultimo verso allude ad una

condizione fisica di Giovanni, la gotta (o podagra). L’auspicio da parte di Petrarca di avere accanto a sé

Giovanni perfettamente guarito, come non lo è mai stato.

Avignone viene identificata come Babilonia, la città dell’esilio degli ebrei, che, già nell’antico testamento ma

in particolare nel nuovo (Apocalisse 17), viene identificata come la città di ogni male e di ogni corruzione,

sulla quale si abbatterà la giustizia divina. Avignone è la nuova Babilonia, terra di corruzione, esilio che di

fatto la cristianità si è autoimposta, ed è destinata all’ira di Dio e alla distruzione.

De l'empia Babilonia, ond'è fuggita

ogni vergogna, ond'ogni bene è fori,

albergo di dolor, madre d’errori,

Da Avignone è fuggita la vergogna,

ogni bene, ed è posto di sofferenze e

madre di errori (serie di apposizioni).

Da qui Petrarca è fuggito per allungar la vita, non solo in senso fisico ma anche per preservare la propria

integrità morale.

Cfr Dante VI Inf.:

Ahi serva Italia, di dolore ostello,

nave sanza nocchiere in gran tempesta,

non donna di province, ma bordello!

Alla serie di apposizioni si contrappone Valchiusa come locus amenus, evocato non solo dalle erbette e fiori

del v5, ma è soprattutto un luogo intatto, che si sottrae alla corruzione avignonese. E’ intatto perché è

isolato, è l’unico luogo che può ospitare Petrarca, che fugge dalla corruzione avignonese. In questo caso la

ricerca della solitudine (cfr s35, ricerca solitudine per pace amorosa) è cercata come elemento di salvezza

morale. La sola compagnia che ha è Amore (cft s35).

or rime et versi, or colgo herbette et fiori

Quel colgo ha valenze diverse, da una parte la quiete di Valchiusa gli permette di “cogliere” (leggere ma per

lo più scrivere) rime e versi, ma anche cogliere (letteralmente) erbette e fiori.

Seco parlando

Cft s35: ragionando seco (parallelismi).

Petrarca attende a Valchiusa tempi migliori. Quali sono i tempi migliori? O il passato o il futuro. Pensare ai

tempi migliori è l’unico elemento che aiuta Petrarca a sopravvivere.

Né del vulgo mi cal, né di Fortuna,

né di me molto, né di cosa vile,

né dentro sento né di fuor gran caldo

L’autore sottolinea la forza della sua solitudine: non gli importa della gente, della fortuna, né molto di se

stesso, né delle occupazioni materiali (cosa vile), non prova particolare passione né sdegno, nei riguardi

della sua situazione. La quiete di Valchiusa gli ha fatto raggiungere la tranquillità che spesso vagheggia. Si

sottrae con l’isolamento ai colpi della Fortuna. La Fortuna si abbatte su chi vuole fare o fa troppo. La

solitudine di Petrarca è diversa da quella che cerca nel s35, anzi nel s114 Petrarca trova in Amore un

compagno e un ispiratore, che non lo tormenta come nel s35. Questi temi sono ripresi e sviluppati con

impeto maggiore e feroce nei sonetti 136-137-138. Sono tre sonetti che riprendono l’uso del vituperio,

termini forti, un linguaggio esplicito e violento, oltre alla consistenza del lessico vi è una qualità ritmica e

rimica, con moltissime rime consonantiche dai suoni particolarmente aspri o chiocci. Queste parole, alcune

riprese da una tradizione biblica, soprattutto quelle in rima, rendono i sonetti molti aspri.

SONETTO 136

Fiamma dal ciel su le tue treccie piova, Una pioggia di fuoco scenda su di te [la Chiesa], o

malvagia, che dal fiume et da le ghiande malvagia, che da povera e semplice che eri,

per l'altrui impoverir se' ricca et grande, facendo impoverire gli altri sei diventata ricca e

poi che di mal oprar tanto ti giova; potente poiché ti piace compiere azioni malvagie;

nido di tradimenti, in cui si cova nido di tradimenti, in cui si cova tutto il male che si

quanto mal per lo mondo oggi si spande, diffonde oggi nel mondo: schiava del vino, del letto,

de vin serva, di lecti et di vivande, delle vivande, vizi nei quali la lussuria dà la

in cui Luxuria fa l'ultima prova. massima prova di sé.

Per le camere tue fanciulle et vecchi Nelle tue stanze vecchi e fanciulle consumano le

vanno trescando, et Belzebub in mezzo loro tresche, e in mezzo a loro sta Belzebù coi

co' mantici et col foco et co li specchi. mantici, il fuoco e gli specchi.

Già non fustú nudrita in piume al rezzo, Tu non crescesti tra gli agi ma fosti esposta alle

ma nuda al vento, et scalza fra gli stecchi: intemperie e alla durezza della natura: ora vivi in un

or vivi sí ch'a Dio ne venga il lezzo. modo tale che c'è da augurarsi che ne giunga la

puzza a Dio.

Si apre con una personificazione (nota: su le tue treccie). Petrarca invoca la distruzione del fuoco, la

distruzione di Sodoma e Gomorra. Subito dopo dice che Avignone si merita la distruzione perché ha

tralignato dalle sue origini, si è allontanata dalle sue origini, rappresentate con fiume (bere l’acqua di fonte,

gesto umile) e ghiande (cibo dei poveri). Cfr Dante che parla del matrimonio tra San Francesco e la povertà

(ecco l’origine della Chiesa). Sarà un leitmotiv di tutto il 200 e 300, soprattutto per i movimenti ereticali del

medioevo. La purezza è garantita dalla povertà.

per l’altrui impoverir sei ricca e grande

La chiesa ha operato il male, che da’ i suoi frutti (puramente materiali); si è arricchita sui poveri.

L’autore definisce la Chiesa avignonese nido di tradimenti, madre dei tradimenti. Nido è una parola

significativa, inteso come la nascita e la fonte di ogni male.

de vin serva, di lecti et di vivande

in cui Luxuria fa l'ultima prova

Evoca i peccati capitali (cfr s7) e sostiene che la corruzione morale ha come vizio capitale centrale il peccato

della Lussuria, che da qui in poi diventa il tema del sonetto.

Per le camere tue fanciulle et vecchi

vanno trescando, et Belzebub in mezzo

co' mantici et col foco et co li specchi

Mantici (oggetto usato per alimentare il fuoco) e foco sono i due elementi connessi al fuoco, il fuoco della

depravazione amorosa che sarà punita con il fuoco stesso (contrappasso). Gli specchi sono un simbolo di

corruzione morale. Mantici, foco e specchi sono spesso simbolo del demonio.

Già non fustú nudrita in piume al rezzo,

ma nuda al vento, et scalza fra gli stecchi:

or vivi sí ch'a Dio ne venga il lezzo.

Troviamo un richiamo lessicale del s7 (povera e nuda filosofia). La nudità e l’essere scalzi è tipico della

chiesa originaria. Adesso la Chiesa vive in modo che la puzza (il lezzo, cfr Dante, puzza dell’inferno) arrivi a

Dio.

Petrarca riprende alcuni versi del Canto XXII Purg (canto di Stazio e Virgilio).

Più pensava Maria onde Maria badava più al fatto che le nozze fossero

fosser le nozze orrevoli e intere, onorevoli che non alla sua bocca, che ora intercede

ch’a la sua bocca, ch’or per voi risponde. per voi.

E le Romane antiche, per lor bere, E le antiche Romane, per bere, si accontentarono di

contente furon d’acqua; e Daniello acqua; e il profeta Daniele

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
76 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher danixcata di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Pellizari Patrizia.