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IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO
E’ la storia di un ragazzino di dieci/undici anni di nome Pin. Pin è orfano di madre, il
padre è disperso perché fa il marinaio e vive con la sorella che fa come mestiere la
prostituta. Pin lavora per il calzolaio Pietromagro.
Pin è un ragazzino che cresce in uno stato di solitudine affettiva e per fare colpo su un
gruppo di partigiani che si recano all’osteria vicino a casa sua, compie il furto di una
pistola di un soldato tedesco. C’è un soldato tedesco che periodicamente fa visita alla
sorella, lui gli sottrae la pistola quando lui è in camera con la sorella; poi si accorge che
quelli che gli hanno commissionato questo gesto, che per lui era di estremo coraggio,
quasi se ne dimenticano. Lui allora nasconde la pistola ma viene comunque arrestato
dalle truppe nazifasciste e incarcerato. In carcere conosce un partigiano di nome Lupo
rosso con cui fuggirà dalla prigione; troverà poi un altro partigiano che lo arruolerà nel
distaccamento del Dritto e quindi Pin vivrà in prima persona la guerra partigiana insieme
ad un gruppo di partigiani un po’ improvvisato.
Il romanzo racconta quindi la sua esperienza di partigiano.
Lo racconta in terza persona, quindi Pin non è il narratore della storia ma la prospettiva
assunta per raccontare questa storia è la sua; il mondo partigiano ci viene raccontato
attraverso lo sguardo del ragazzino.
Non dobbiamo prenderlo come un romanzo-documento proprio perché la prospettiva è
quella di un ragazzino e la narrazione è anche retorica perché racconta le avventure di
un ragazzino solo che passa da un’avventura all’altra e c’è anche un aspetto fiabesco
nella storia per vari elementi:
- Il protagonista è un giovanissimo ragazzo
- Tutto parte dalla pistola
- Il titolo: il sentiero dei nidi di ragno. I ragni non fanno nidi; è un luogo che lui chiama
così dove nasconde questa pistola, ed è un luogo che lo accoglie nei momenti di
disagio e di disperazione.
Il romanzo avrà un certo successo. Verrà anche recensito subito da Pavese sull’Unità e in
questa recensione osserva la vena allegra, scanzonata di Calvino e parla pure di un sapore
ariostesco.
È un romanzo ambientato nella natura, in linea con l’attenzione neorealista.
È un racconto in cui si usa il tempo presente, quasi a voler dare un ritmo
incalzante,frenetico come la lotta ai nazifascisti.
Ed è un romanzo che si inserisce nel vasto repertorio della letteratura sulla resistenza e
anche neorealista, anche con questo tono un po’ fiabesco.
Prefazione del 1964 al Sentiero dei nidi di ragno:
Il romanzo comincia con una dedica a Kim, un personaggio del libro che comparirà in un
capitolo particolare, definito “capitolo cerniera” e poi c’è l’incipit al romanzo.
L’incipit del romanzo dà il senso di un tono complessivo del romanzo. Da una parte dà il
senso di un debito che la letteratura ha, già dalla fine degli anni quaranta del secolo scorso,
comincia a contrarre nei confronti del linguaggio cinematografico.
Fin dalla prima pagina (pag 7 del mio libro) emerge subito l’ambientazione popolare
(gente che vive sulla strada, che si parla da una finestra all’altra in mezzo ai panni stesi), un
linguaggio di tipo cinematografico (sembra quasi uno zoom di una camera), il tempo
verbale è il presente e ci sono una serie di riprese di termini (i raggi del sole, scendere
diritti, un grido) che servono a dare un ritmo alla prosa di Calvino che sta presentando un
ambiente e poi il personaggio di Pin; il quale lavora per il calzolaio Pietro Magro e che, si
capisce meglio andando avanti, è un ragazzino un po’ irriverente, si diverte a prendere in
giro la gente affacciata alle finestre, a canzonarli…
Pin è quindi un personaggio di mezzo; cioè la sua condizione familiare non gli consente di
avere a che fare con i suoi coetanei perché è dovuto crescere prima di loro. Ha solo sua
sorella che non gli sta dietro, che fa la prostituta e che ha sempre come clienti dei
soldati tedeschi. Pin già lavora ad undici anni e quindi non può vivere l’atmosfera che
vivono i bambini della sua età, non può giocare con loro. Trova quindi un modo per
relazionarsi con i grandi, per farsi ascoltare (insulti, canzoni, prese in giro…).
Partecipa per esempio anche ai giochi e alle battute oscene dei grandi ma, chiaramente,
anche dal mondo degli adulti qualcosa lo divide. Tutto intorno si parla soprattutto di
guerra e lui vede i partigiani all’osteria, sa che qualcosa succede ma non sa perché è
scoppiata la guerra, non può avere un’analisi lucida dei fatti storici che avvengono.
Lui poi si mette anche sempre dietro a battute a sfondo sessuali che però non capisce fino in
fondo, perché è un ragazzino di undici anni.
È quindi un personaggio sospeso a metà dalla solitudine amplificata.
Ci sono anche delle metafore/descrizioni che danno il senso di un’ambientazione
popolare per esempio Pin aveva sul volto le lentiggini rosse come un volo di vespe,
→
oppure che PietroMagro aveva la barba corta come pelo di cane). Sono tutte metafore che
rimandano ad una conoscenza popolare in cui il mondo degli animali e degli esseri umani è
un mondo vicino.
In queste fasi iniziali si fa principalmente la conoscenza di Pin, del suo mondo, delle sue
origini.
La guerra entra nel romanzo piano piano e a proposito della prospettiva limitata del
protagonista, a volte la guerra arriva per mezzo di parole che sente dire ma di cui non sa
il significato (es. nell’osteria sente parlare dei GAP, ovvero il Gruppo di Azione Patriottica
che lotta contro i nazifascisti; oppure sente parlare della P38, il nome di una pistola) e a
volte questi termini gli arrivano lasciando incomprensibile a volte gli arrivano lasciando
incomprensibile il contesto di riferimento a lui, ai suoi occhi, alle sue orecchie, però
rendendoglielo anche affascinante nel suo mistero e creando anche un'atmosfera mitica.
A proposito del suo carattere, della sua dimensione anagrafica un po’ sospesa tra il mondo
dei ragazzini e quello degli adulti, possiamo leggere all’interno del primo capitolo del
romanzo questo passaggio: “A volte il fare uno scherzo cattivo lascia un gusto amaro, e Pin si
trova solo a girare nei vicoli, con tutti che gli gridano improperi e lo cacciano via. Si avrebbe voglia
d'andare con una banda di compagni, allora, compagni cui spiegare il posto dove fanno il nido i ragni,
o con cui fare battaglie con le canne, nel fossato. Ma i ragazzi non vogliono bene a Pin: è l'amico dei
grandi, Pin, sa dire ai grandi cose che li fanno ridere e arrabbiare, non come loro che non capiscono
nulla quando i grandi parlano. Pin alle volte vorrebbe mettersi coi ragazzi della sua età, chiedere che
lo lascino giocare a testa e pila, e che gli spieghino la via per un sotterraneo che arriva fino in piazza
Mercato. Ma i ragazzi lo lasciano a parte, e a un certo punto si mettono a picchiarlo; perché Pin ha
due braccine smilze smilze ed è il più debole di tutti. Da Pin vanno alle volte a chiedere spiegazioni su
cose che succedono tra le donne e gli uomini; ma Pin comincia a canzonarli gridando per il carrugio e
le madri richiamano i ragazzi: - Costanzo! Giacomino! Quante volte te l’ho detto che non devi andare
(pag 15-16)
con quel ragazzo così maleducato!”
Pin è fondamentalmente escluso dal mondo di chi ha la sua stessa età, essendo dovuto
crescere più velocemente e avendo esperienze diverse e ha un rapporto diverso con gli
adulti che gli altri non hanno tant’è che gli chiedono/cercano di saperne di più da lui sul
misterioso mondo degli adulti ma lui li prende in giro perchè in realtà neanche lui sa
esattamente cosa succede agli adulti.
Anche le madri degli altri ragazzini non vedono di buon occhio la loro frequentazione
con Pin
Già all’inizio del romanzo, Pin si trova spesso a frequentare l’osteria del paese; qua si recano
i partigiani. Pin è affascinato (aspetto da tenere a mente perchè Pin si troverà a combattere/
a far parte di loro però e del tutto casuale che Pin sia finito con i partigiani e non con le
brigate nere?) il capitolo con protagonista Kim riflette proprio su questo, cosa spinge le
→
persone a stare da una parte o dall’altra.) dal mondo dei partigiani e cerca di avvicinarsi al
tavolo dei partigiani ogni volta quando questi confabulano.
Finché (si sconfina già nel secondo capitolo del romanzo) gli viene affidato un incarico. Tutti
sanno che lui ha per sorella Rina detta la nera del Carruggio e che casa sua è frequentata
spesso e volentieri da un soldato tedesco e quindi gli dicono di rubare una pistola e Pin è
molto orgoglioso e entusiasta di questo incarico e lo fa quando il soldato è con sua sorella
in stanza lasciando gli indumenti sulla sedia, Pin prende la pistola e se ne va pensando a
quando tornerà all’osteria e consegnerà questa pistola e verrà salutato come un piccolo
eroe.
Prima di arrivare a questo momento, che tra i tanti sarà deludente, Pin gira un po’ per la
campagna rigirandosi per le mani questa pistola. Ad un certo punto Pin non resiste più alla
tentazione e si punta la pistola contro la tempia.
“Ma a un certo punto Pin non resiste più alla tentazione e si punta la pistola contro la tempia: è una
cosa che dà le vertigini. Avanti, fino a toccare la pelle e sentire il freddo del ferro. Si potrebbe posare
il dito sul gril-letto, adesso: no, meglio premere la bocca della canna contro lo zigomo fino a farsi
male, e sentire il cerchio di ferro con dentro il vuoto dove nascono gli spari”.
Qua forse va letto l’episodio anche come un segno di volersi togliere/voler rischiare la vita
da parte di Pin.
“A staccare l'arma dalla tempia, di botto, forse il risucchio dell'aria farà esplodere un colpo: no, non
esplode. Ora si può mettere la canna in bocca e sentire il sapore sotto la lingua. Poi, cosa più paurosa
di tutte, portarla agli occhi e guardarci dentro, nella canna buia che sembra fonda come un pozzo.
Una volta Pin ha visto un ragazzo che s'era sparato in un occhio con un fucile da caccia, mentre lo
portavano all'ospedale: aveva un gran grumo di sangue su mezza faccia, e l'altra mezza tutta puntini
neri della polvere.
Ora Pin ha giocato con la pistola vera, ha giocato abbastanza: può darla a quegli uomini che
gliel'hanno chiesta, non vede l'ora di darla. Quando non l'avrà più sarà come se non l'avesse rubata e
il tedesco avrà un bell'andare in bestia con lui, l