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CANTO XXIII

Chi udisse tossir la malfatata Questo testo ci dà la descrizione di un matrimonio

moglie di Bicci vocato Forese, assolutamente fallimentare. Il fatto di aver sposato

potrebbe dir ch’ell’ha forse vernata Forese è per Nella lo sbaglio più grande. Nella terzina

ove si fa ’l cristallo in quel paese. finale, la madre di lei si rimprovera per aver

acconsentito a questo matrimonio svantaggioso

Di mezzo agosto la truovi infreddata; perché, secondo lei, avrebbe potuto darla a qualcuno

or sappi che de’ far d’ogni altro mese! di più ricco. La moglie di Forese è definita come una

E non le val perché dorma calzata,

merzé del copertoio c’ha cortonese. malfatata, sventurata, colpita da un destino avverso.

E’ una donna che tossisce (lo possiamo paragonare

La tosse, ’l freddo e l’altra mala voglia alla descrizione di Nella, nel purgatorio, che non

non l’addovien per omor ch’abbia vecchi, tossisce mai ma sospira e prega per il marito). Questo

ma per difetto ch’ella sente al nido. tossire è dato dal fatto che Forese è un marito assente,

che non si cura della moglie sia a livello economico

Piange la madre, c’ha più d’una doglia, che affettivo. Chi vede questo testo come veritiero

dicendo: «Lassa, che per fichi secchi

messa l’avre’ ’n casa del conte Guido!» trova il canto 23esimo come una ritrattazione di

questo testo che esemplifica una relazione umana e

una forma letteraria che Dante nel purgatorio

respinge. Se guardiamo il canto in questione ciò

sembra confermato da Dante al v.115.

Abbiamo citato Dante come esempio di intertesto: relazione tra i vivi e le anime del

purgatorio, in particolare, tra una vedova e l’anima del marito che si trova nel

purgatorio. Lo stile di scrittura del purgatorio, è uno stile dolce, che si contrappone

allo stile del testo che abbiamo letto che ricerca i suoni aspri, duri, stridenti. 121

Questa terza giornata è quella delle industrie: l'ingegno, la possibilità di applicare la

propria intelligenza per ottenere ciò che si desidera intensamente. Questo ingegno si

traduce, nelle novelle della giornata, in un oggetto del desiderio di tipo amoroso. In

molti casi, i protagonisti di queste novelle sono degli ecclesiastici, che con il loro

ruolo non potrebbero permettersi un oggetto del desiderio amoroso. Intento di

Boccaccio: Boccaccio prende proprio l’impostazione che dante da alla questione dei

suffragi, la prende per capovolgerla e mostrarci una versione degradata. Dante, il

problema del ruolo della chiesa come istituzione come mediatrice non se lo pone;

Dante si pone il problema della corruzione della chiesa, però, non sembra mai fare un

collegamento tra la corruzione della chiesa e la dottrina dei suffragi che, per Dante,

riguarda il vivo che prega, Dio, e il defunto.

19.11.24

Di tutto ciò dobbiamo tener presente, quando leggiamo l’introduzione alla IV

giornata: si riassume un po ' tutto ciò di cui Boccaccio ha parlato, ma si concentra in

particolare sul ruolo della donna. Qui Boccaccio ci dice di aver già ricevuto delle

critiche su questo fronte; Queste critiche riguardano le novelle stesse del Decameron

per la loro dubbia moralità e,soprattutto, per l’importanza che l’autore delinea per la

figura femminile, per l’interesse che Boccaccio dimostra per le donne.

Introduzione alla IV giornata → i membri della brigata hanno tanto insistito sulla

loro onestà: le sette giovani donne, nel momento in cui

pensano a fare il gruppo, si immaginano di poter

essere criticate per questo. Qui è lo stesso autore che

deve rispondere alle critiche per difendere la propria

onestà. La cosa peggiore, però, è che Boccaccio voglia

lodare le donne. Altri, invece, lo criticano perchè

secondo loro deve pensare ad un tipo diverso di poesia

non a raccontare queste novelle. Altri pensano che lui

debba guadagnarsi da vivere, anziché, scrivere queste

novelle.

Carissime donne, sì per le parole de' savi uomini Carissime donne: come al principio dell’opera, nel

udite e sì per le cose da me molte volte e vedute e Proemio, così ora Boccaccio si rivolge ancora una

lette, estimava io che lo 'mpetuoso vento e ardente volta alle donne che sono sì le destinatarie del libro,

della 'nvidia non dovesse percuotere se non l'alte torri ma anche il centro del suo progetto di renovatio.

o le più levate cime degli alberi: ma io mi truovo levate: elevate. Eco evidente a Par. XVII, dove la

della mia estimazione ingannato. Per ciò che, parola di Dante fa “come vento,/che le più alte cime

fuggendo io e sempre essendomi di fuggire ingegnato più percuote”. Questo richiamo accentua il carattere

il fiero impeto di questo rabbioso spirito, non pragmatico di queste pagine, nelle quali troviamo,

solamente pe' piani ma ancora per le profondissime enunciata e difesa, la natura del Decameron.

valli mi sono ingegnato d'andare; il che assai 122

manifesto può apparire a chi le presenti novellette cime degli alberi: l’immagine ritornerà alla fine di

riguarda, le quali non solamente in fiorentin volgare e queste pagine, con l’icona della “minuta polvere”

in prosa scritte per me sono e senza titolo, ma ancora libera e lieve rispetto agli assalti della Fortuna

in istilo umilissimo e rimesso quanto il più si possono. ma io mi truovo della mia estimazione ingannato: il

Né per tutto ciò l'essere da cotal vento fieramente caso del Decameron rappresenta qui un’eccezione

scrollato, anzi pressoché diradicato e tutto da' morsi rispetto a ciò che l’esperienza del mondo e la stessa

della 'nvidia esser lacerato, non ho potuto cessare; cultura avevano insegnato a Boccaccio: ovvero, che

per che assai manifestamente posso comprendere l’invidia non miri in alto ma alle umili cose

quello esser vero che sogliono i savi dire, che sola la spirito: vento

miseria è senza invidia nelle cose presenti. non solamente…d'andare: Boccaccio riprende

Sono adunque, discrete donne, stati alcuni che, queste l’immagine del monte,sulla quale vetta vi è un piano

novellette leggendo, hanno detto che voi mi piacete bellissimo (il paradiso).. Questa immagine è quella che

troppo e che onesta cosa non è che io tanto diletto da principio esprime il cammino dei lettori

prenda di piacervi e di consolarvi e, alcuni han detto per me sono e senza titolo: nelle Esposizioni, Branca

peggio, di commendarvi, come io fo. Altri, più Trovò la giusta spiegazione a questa frase del

maturamente mostrando di voler dire, hanno detto Boccaccio, che, nel commento a Inf. IV scrisse che “

che alla mia età non sta bene l'andare omai dietro a compose [Ovidio] uno [libro], partito in tre, Il quale

queste cose, cioè a ragionar di donne o a compiacer alcuni chiamano liber amorum, altri il chiamano sine

loro. E molti, molto teneri della mia fama titulo [...]”

mostrandosi, dicono che io farei più saviamente a

starmi con le Muse in Parnaso che con queste ciance rimesso: dimesso, basso,umile.

mescolarmi tra voi. E son di quegli ancora che, più cessare: scansare.

dispettosamente che saviamente parlando, hanno nelle cose presenti: nelle cose terrene

detto che io farei più discretamente a pensare donde commendarvi: esaltarvi

io dovessi aver del pane che dietro a queste frasche

andarmi pascendo di vento. E certi altri in altra la maturità, riconosciuta nel

Altri…compiacer loro:

guisa essere state le cose da me raccontatevi che rapporto equilibrato tra età e studi, perchè l’ardere

come io le vi porgo s'ingegnano in detrimento della della prima non minaccia la quiete che i secondi

mia fatica di dimostrare. richiedono per donare la saggezza→ stigma

petrarchesco (soprattutto in questi anni, 1353, in cui

si assiste ad una grande abbondanza di argomenti).

Iniziamo da qui a capire che il pubblico a cui si

rivolge Boccaccio, non è composto da donne

bigotte, ma da scrittori e letterati che rigettano le

forme della narrativa decameroniana (in questa

introduzione la critica colpisce lo statuto letterario

dell’opera, scritta in volgare e non in latino, e la

relazione di questo con la condizione dell’autore;

nella Conclusione, invece, la critica si muoverà pià

sulla sconvenienza vera o presunta di alcune novelle,

di conseguenza della moralità del Decameron

E molti…tra voi: questa affermazione è un ulteriore

123

indizio della polemica, tutta interna al mondo degli

scrittori. Alcuni vorrebbero che si dedicasse alle Muse

(aristocratica poesia latina) senza mescolarsi,

eccessivamente, con donne e con novellate ad esse

collegate

più discretamente: più saggiamente

queste frasche: letteratura senza importanza

pascendo di vento: nutrendomi di chiacchiere. E’

questa la critica più grave subito dal Boccaccio: la

scelta di una via letteraria, è quindi pure una scelta

politico-sociale.

E certi altri…di dimostrare: alle accuse precedenti se

ne aggiunge un’altra, che attiene propriamente ad uno

sguardo filologico-erudito recato ai racconti del

Boccaccio, accusati non solo di essere frasche(di poca

importanza), ma di non essere nemmeno, nella loro

pochezza, rispettosi dei fatti e delle fonti storico-

documentarie che ne sostengono la ricostruzione

Adunque da cotanti e da così fatti soffiamenti, da così narrativa

atroci denti, da così aguti, valorose donne, mentre io ___________________________________________

ne' vostri servigi milito, sono sospinto, molestato e soffiamenti: mormorazioni

infino nel vivo trafitto. Le quali cose io con piacevole da così aguti: le accuse, ovvero i denti dei censori del

animo, sallo Idio, ascolto e intendo: e quantunque a Boccaccio, non solo feriscono perchè molto affilati,

voi in ciò tutta appartenga la mia difesa, nondimeno ma perchè maligni (atroci)

io non intendo di risparmiar le mie forze, anzi, senza

rispondere quanto si converrebbe, con alcuna valorose donne…vivo trafitto: i morditori di

leggiera risposta tormegli dagli orecchi, e questo far Boccaccio, per i denti che straziano l’autore, sono

senza indugio. Per ciò che, se già, non essendo io metaforicamente come i canes: non si rendono conto

ancora al terzo della mia fatica venuto, essi son molti del valore che gli viene presentato innanzi. Per

e molto presummono, io avviso che avanti che io autodifesa, da queste critiche, Giovanni evoca: il

pervenissi alla fine essi potrebbono in guisa esser commento di sant’Agostino al De sermone Domini in

multiplicati, non avendo prima avuta alcuna repulsa, monte per il tem

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sarahfernandez di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Mangini Angelo Maria.
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