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QUALE FONTE NASCOSTA?
L’elemento del bastone con nuerà a comparire nelle ra gurazioni successive: Ci à del Va cano, Biblioteca
Apostolica Va cana, Pal. lat. 1989: f. 150v: Decameron V1(Parigi, 1414-1419); Paris, Bibliothèque Na onale,
Par. it. 63 (Codice Ce ni), f. 165r: Decameron V1 (Firenze, 1430 ca); Cimone contempla I genia, Decameron
V1: incunabolo. Xilogra a (rappresentazione a stampa), Venezia, De Gregori, 1492, f. 64v.
L. Chines, Filigrane. Nuovi tasselli per Petrarca e Boccaccio, 2021
Colpisce il le ore il par colare (insolito per un giovane gagliardo e vigoroso) del bastone di Cimone che
diviene poi, nella narrazione, il supporto della sua prolungata e impudica contemplazione della bellezza
acerba di E genia, grazie a cui si compirà la prodigiosa metamorfosi spirituale: la mediazione ovidiana, non
segnalata nei commen esisten , può aiutarci a comprendere i par colari narra vi (e simbolici) del bastone
a cui si a da la contemplazione di Cimone. Il luogo in ques one è uno dei più celebri delle fabulae
ovidiane, il volo di Icaro seguito con trepidazione dallo sguardo del padre Dedalo (Ov. Met. VIII, v. 210-220):
«Si inumidirono tra il lavoro e le istruzioni le guance del vecchio [Dedalo mentre istruisce il glio ed è
moroso per il volo piange], e tremarono le sue mani di padre. Diede a suo glio baci che non dovevano più
ripetersi e, levatosi sulle ali, vola davan e teme per il suo compagno, come l'uccello che dall'alto nido porta
nell'aria i suoi piccoli. Lo esorta a seguirlo e lo istruisce nell'arte rovinosa [implica il pericolo di cadere] e,
mentre muove le sue ali, si volta a guardare quelle del glio. Qualche pescatore, che pescava con la canna
tremula, il pastore appoggiato bastone [personaggio della fonte di Ovidio: un pastore che guarda il volo di
Dedalo e Icaro], o qualche contadino all'aratro li videro e stupirono, e crede ero dei gli esseri capaci di al
navigare per l'aria»
Ci sono tan elemen che tornano in modo dissimulato: il guardare appoggiato su un bastone tra lo stupore
e anche il credere che Dedalo e Icaro siano dei esa amente come Cimone pensa che E genia sia una dea.
Boccaccio ha ricontestualizzato il suo discorso ma si è servito di queste tessere in un gioco combinatorio
nuovo.
Griselda (Dec. X 10)
Nel nale della novella Boccaccio inserisce quell’elemento di levitas che noi riconosciamo nella sua scri ura
come elemento necessario di presenza di toni diversi.
E così detto l'abracciò e basciò: e con lei insieme, la qual d'allegrezza piagnea, levatosi n'andarono là dove
la figliuola tutta stupefatta queste cose ascoltando sedea e, abbracciatala teneramente e il fratello altressì, lei
e molti altri che quivi erano sgannarono. Le donne lietissime, levate dalle tavole, con Griselda n'andarono
in camera e con migliore agurio trattile i suoi pannicelli d'una nobile roba delle sue la rivestirono; e come
donna, la quale ella eziandio negli stracci pareva, nella sala la rimenarono. E quivi fattasi co' figliuoli
maravigliosa festa, essendo ogni uomo lietissimo di questa cosa, il sollazzo e 'l festeggiar multiplicarono e
in più giorni tirarono; e savissimo reputaron Gualtieri, come che troppo reputassero agre e intollerabili
l'esperienze prese della sua donna, e sopra tutti savissima tenner Griselda. 97
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Loredana Chines A.A. 2023/2024 Le eratura italiana
È il momento finale in cui Gualtieri abbraccia e bacia Griselda e insieme a lei che piange di gioia dopo tutte queste
prove durissime si alza e va dove si trova la figlia che era tutta stupefatta, la abbraccia insieme al fratello e tutti i
presenti sgannarono (= tolsero dall’inganno).
C’è un rituale di vestizione e svestizione di Griselda: nel momento in cui Griselda entra nella casa di Gualtieri si sveste
dei suoi panni umili e prende i panni di domina; nel momento in cui Gualtieri la caccia di casa perché vuole metterla
alla prova nuovamente le toglie i panni di domina e le restituisce quelli di donna umile; ancora una volta c’è questa
vestizione di domina nel suo reintegro come sposa.
Festeggiarono per molti giorni e ritennero molto saggio il marito e anche se pensavano che le avesse inflitto delle prove
troppo dure e soprattutto ritennero saggia oltre misura Griselda.
Il conte da Panago si tornò dopo alquanti dì a Bologna; e Gualtieri, tolto Giannucolo dal suo lavorio, come
suocero il pose in istato, che egli onoratamente e con gran consolazione visse e finì la sua vecchiezza. E egli
appresso, maritata altamente la sua figliuola, con Griselda, onorandola sempre quanto più si potea,
lungamente e consolato visse.
Che si potrà dir qui? se non che anche nelle povere case piovono dal cielo de' divini spiriti, come nelle reali
di quegli che sarien più degni di guardar porci che d'avere sopra uomini signoria. Chi avrebbe, altri che
Griselda, potuto col viso non solamente asciutto ma lieto sofferir le rigide e mai più non udite pruove da
Gualtier fatte? Al quale non sarebbe forse stato male investito d'essersi abbattuto a una che quando, fuor di
casa, l'avesse fuori in camiscia cacciata, s'avesse sì a un altro fatto scuotere il pilliccione che riuscito ne fosse
una bella roba.
Giannucolo — padre di Griselda; anche il suocero viene recuperato nella famiglia
“Chi si…signoria” — “Che possiamo dire a questo punto? Se non che anche nelle povere case cadono dal cielo dei
divini spiriti (lei così umile sembra essere caduta da una famiglia nobile) così come pare il contrario che ci sono
famiglie in cui nascono persone che sarebbero più adatte a governare i porci che ad avere il dominio su altre persone”.
“Non sarebbe stato male (per Gualtieri) se si fosse trovato una donna che quando la caccia la lascia vestita solo di una
camicia si fosse fatta scuotere il pelliccione da un’altra persona” — lessico erotico; “scuotere il pelliccione” = fare dono
del proprio corpo. Tutta questa nota finale non è coerente con la gravitas della novella ma serve a Boccaccio per
alleggerire il tema.
Con questa clausola comica si chiude la gravitas della novella di Griselda.
Senile XVII, 3: Sull’obbedienza straordinaria (De insigno vedentia)
Petrarca non dove e apprezzare il nale quasi osceno della Griselda di Boccaccio con questa punta comica;
siamo nel XVII libro delle Senili.
Da piccole spie linguis che Petrarca addolcisce molto la gura di Gual eri perché ne vede quasi un ministro
divino mentre in Boccaccio la gura di Gual eri è funzionale all’esemplarità di Griselda.
Questo rapporto così vitale e auten co tra donna e uomo verrà ripreso da Boiardo nell’Innamorato; Boiardo
ha questa visione dell’amore che prende proprio da Boccaccio e dalla scoperta di Lucrezia.
Fortuna iconogra ca di Griselda: Francesco di Stefano, de o Pesellino (1450 circa) — Incontro e nozze di
Gual eri e Griselda e Gual eri e i ci adini di Saluzzo, espos a Bergamo nella Galleria dell'Accademia
Carrara, narra l'inizio della storia; Apollonio di Giovanni (1460 circa) con un grande pannello frontale
esposto alla Galleria Estense di Modena, descrive le scene iniziali della novella; Il Maestro di Griselda, a vo
a Siena nei primissimi anni ‘90 del 400, è noto per aver eseguito in par colare le tre tavole con le Storie di
Griselda conservate alla Na onal Gallery di Londra; Nicolò da Varallo - A reschi del 1460 di una sala del
Castello di Roccabianca (Parma) - alle pare storie della novella di Griselda, di Boccaccio; nel so o
gurazioni di Piane , costellazioni e segni zodiacali - Museo del Castello Sforzesco.
L’esemplarità della novella di Griselda con nua non solo negli a reschi e nelle tavole ma anche nei bauli di
nozze (rif. Boccaccio visualizzato).
Il Decameron e gli altri linguaggi
La sceneggiatura del Decameron di Pier Paolo Pasolini, a cura di Vincenzo Cerami; è molto bello seguire il
percorso dal testo del Decameron, alla sceneggiatura, al testo lmico perché sono ovviamente tes diversi
(non tu o quello che c’è nella sceneggiatura arriva al testo lmico — integrazioni e selezioni). 98
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Loredana Chines A.A. 2023/2024 Le eratura italiana
L’edizione u lizzata da Pasolini è un’edizione illustrata che fa un certo uso dell’immagine che in qualche
modo orienta anche la sua a vità cinematogra ca.
Il libro che tra a l’esemplare u lizzato è Il Decameron di Pasolini, storia di un sogno (Carlo Vecce, 2022);
l’autore ha iden cato l’esemplare e ricostruito il rapporto corpo a corpo tra Pasolini e l’edizione del
Decameron.
Il Decameron di Pasolini (1971) è un’opera in movimento, aperta, che per essere compresa va analizzata in
tu e le fasi del processo crea vo, all'interno del laboratorio dell'autore, dalla prima ideazione no alla
realizzazione del lm; ed è allo stesso tempo un capolavoro del cinema e uno straordinario documento della
ricezione di Boccaccio nella cultura del Novecento. Il volume, a raverso un accurato esame dei materiali
preparatori - il tra amento, la sceneggiatura e sopra u o il copione di scena u lizzato sul set, ne ripercorre
la storia prima, durante, dentro e (in misura limitata) anche dopo.
Un'a enzione speciale viene riservata ai luoghi scel per le riprese, agli interpre , ai riferimen iconogra ci,
alla colonna sonora, alla contaminazione degli s li, delle lingue e dei linguaggi.
Nella sceneggiatura della novella di Elisabe a da Messina ad esempio sconvolge la capacità dello scri ore di
me ere sulla carta il testo lmico rela vo alla novella. Intanto la sceneggiatura si apre con una nestrella su
cui c’è una pianta che è il simbolo che tornerà alla ne della novella come una sorta di elemento di presagio
accompagnato da altri elemen acus ci in una sorta di rintocco di campane lontane.
Come sappiamo nella novella Boccaccio non fa mai riferimento alla relazione sessuale tra Elisabe a e
Lorenzo ma sappiamo bene che questo è il motore che fa sca are nei fratelli il proge o di eliminare Lorenzo
che è il loro garzante e il matrimonio della sorella con lui sarebbe stato una sorta di abbassamento sociale.
Questo viene subito messo in evidenza da Pasolini anche nella sceneggiatura quindi sono ritra in un le o
dopo il loro incontro amoroso e c’è propria la messa in scena immediata del motore occulto che viene
raccontato nella novella da Boccaccio.
Poi ci sono cer elemen che scompaiono nel testo lmico come ad esempio i fratelli di Elisabe a che sono
tra eggia con elemen e agge vi che ricordano quelli dei ragazzi di vita pasoliniani.
Quando Pasolini vuole so olineare qualcosa