DICIANNOVESIMO CAPITOLO
I ragazzi rimangono al Greppo e terminano il loro soggiorno con una festa finale, la
quale sembra un rito da cui non si torna più indietro. Infatti, designa la fine del
rapporto tra i tre amici, Poli e Gabriella.
All’inizio del capitolo, Pieretto chiede a Gabriella per quale motivo frequentano la
casa solo d’estate e non d’inverno, quando ad agosto è invivibile. In questo discorso,
Pieretto parla di nuovo della natura selvaggia definita come un’orgia, un sacco di
semi, con un tonfo di coito e morto; sembra un’estate dionisiaca, che porta
sconvolgimento. Da questo discorso Oreste è divertito, mentre Gabriella è infastidita.
Mentre fa una passeggiata sotto il sole, il Narratore si sente come un insetto, e ciò lo
porta ad avere un rapporto quasi animalesco con la natura, tanto da tenerlo
“invischiato”, impossibilitato ad andarsene da lì.
Il Narratore pensa improvvisamente che le vigne prima attraversate sono all’opposto
del luogo in cui si trovano in quel momento, facendogli provare anomalia e stranezza
di quel luogo. Perdipiù, capisce di poter percepire e sentire la natura in modo più
acuto degli altri compagni, sebbene ci riescono anche Oreste e Pieretto a modo loro,
mentre Poli e Gabriella per niente.
● “la campagna d’estate è disgustosa” → questo è un momento culminante,
poiché il Narratore capisce cosa intendeva Pieretto quando parlava di un
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odore di morte .
VENTESIMO CAPITOLO
I ragazzi si ritrovano la sera in salotto per ascoltare della musica, ballare e parlare.
Qui Gabriella inizia a fare considerazioni particolari, mentre si trova a ballare con i
tre amici. Si definisce:
● “inutile”
● “vorrei che un uomo mi strozzasse”
Pavese vuole far intuire come la donna faccia questo discorso semplicemente
perché è una giovane borghese, la quale, essendo nata ricca, non sa cosa fare nel
suo quotidiano e vive basandosi sul nulla. Inoltre, vivendo con un uomo uguale a lei,
ma che abusa di stupefacenti, si potrebbe ritrovare in una situazione di aggressione
fisica.
Nel mentre esprime questo suo pensiero, Gabriella si rivolge direttamente a Oreste,
il quale, in confronto a Pieretto e il Narratore, è caratterialmente più debole e
soggetto a essere influenzato.
D’un tratto inizia a parlare Poli, solitamente tace, e anch’egli inizia un discorso
negativo centrato sulla vita, precisando come:
● “bisogna scendere in noi stessi e scoprire chi siamo” (frase detta quando ha
ammesso ai ragazzi che il loro incontro lo ha aiutato)
Per Pavese, Poli incarna la presa di coscienze, nonostante in realtà il personaggio lo
faccia parzialmente. Infatti, la scoperta di Poli è autodistruttiva.
In merito a ciò, Pieretto sostiene:
● “la coscienza è una fogna, la salute è stare all’aria aperta e uscire tra la
gente”
così contrapponendosi a Poli. Tra i ragazzi ci sono appunto delle posizioni diverse.
Nel mentre il Narratore pensa nuovamente alla sensazione di morte che percepiva
nell’aria, la quale l’ha definita:
● “c’era un fiato leggero che pareva il respiro della morte”
14 Questo odore di morte, che viene nominato più volte nel corso del romanzo, ricorda il corso di un
rituale con sacrificio. Si può dire che ciò accade parzialmente anche in questa storia, nonostante non
avvenga un’uccisione, ma qualcosa di simile. Infatti, la vittima di questo “sacrificio” è Poli.
I ragazzi hanno già finito di ballare e stanno passeggiando. Il contatto speciale che il
Narratore ha con la natura, lo ha portato a fiutare persino la Luna. Soffermandosi
sugli amici, nota che Oreste e Gabriella sono affiatati e parlano tra loro, mentre Poli
continua il suo discorso con Pieretto.
Poli, proseguendo il suo dialogo, ammette che ci vuole coraggio a lasciarsi sempre
andare e a toccare il fondo. Così, parla indirettamente della sua autodistruzione e
sperimentazione nell’andare oltre la sensualità, inteso come mondo dei sentimenti.
VENTUNESIMO E VENTIDUESIMO CAPITOLO
In questi due capitoli avvengono due feste.
La prima festa si svolge non al Greppo, bensì in un paesino vicino. A essa
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partecipano solo Pieretto, Oreste e Gabriella , mentre Poli e il Narratore rimangono
soli nella villa.
Tra i due nasce un discorso sulle sensazioni del Narratore verso quel paesaggio
(collina) e, incuriosito, chiede a Poli se abbia mai percepito il sangue della collina, il
quale ammette di non aver le sue stesse capacità percettive. Nel mentre della
conversazione, il Narratore chiede all’amico anche di Rosalba, la prima donna -
nonché amante di Poli - che i ragazzi hanno conosciuto. Così, si viene a sapere che
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la ragazza è morta avvelenata . Questo porta il Narratore a chiederli anche riguardo
la sua dipendenza dalle droghe e per quale motivo ne abusi. Poli gli fa notare a sua
volta, che tutti hanno una dipendenza da qualcosa, chi dall’alcol, chi dalle droghe,
chi dal nudismo; così, tornano in mente al Narratore i momenti al Pantano con gli
amici.
VENTISEIESIMO E VENTISETTESIMO CAPITOLO
Pavese scrive dell’ultima notte al Greppo, che inizia con una confessione da parte di
Pieretto. Il ragazzo ammette di non sentirsi bene in quel luogo e di sentire la
mancanza del Pantano e il loro rituale di denudarsi per entrare in contatto con la
natura.
Successivamente, la permanenza tra i soli cinque giovani viene interrotta dall’arrivo
di alcuni amici milanesi di Poli e Gabriella; si tratta di tre donne e cinque uomini, di
cui si conoscono solo alcuni nomi.
Durante la festa Oreste e Gabriella scompaiono e si capisce che tra i due stia
succedendo qualcosa. Inoltre, Pieretto continua il suo discorso, cambiando soggetto
e parlando di Poli, che definisce essere come un dio mondano in preda a un
sacrificio; tutto ciò, destabilizza il Narratore, il quale percepisce dall’amico un senso
di desacralizzazione del luogo e della natura. Nel corso della serata, accadano altri
fatti sconvolgenti; Gabriella bacia il Narratore e ammette di essersi comportata in
ugual modo con Oreste solamente, perché vuole salvare Poli. Infatti, si scopre che
Poli sta morendo a causa di una malattia ai polmoni; il Narratore lo scopre con un
fazzoletto pieno di sangue, dopo aver sentito rumori strani provenire dalla sua
stanza.
15 Si intuisce mano a mano che tra Oreste e Gabriella è successo qualcosa.
16 Per la prima volta nel romanzo si parla di una morte.
Nei romanzi degli ultimi anni di vita di Pavese si riscontrano diversi personaggi con caratteristiche
tendenti alla morte.
Approfondimento su Jesi
Furio Jesi è uno studioso e allievo di Pavese, su cui ha dedicato e scritto alcune
opere.
In una di esse, parla del sacrificio e delle feste del mondo arcaico, facendo
riferimenti al romanzo Il diavolo sulle colline; infatti, definisce il racconto essere
insidioso e colmo di caratteristiche quali tentazioni e visioni, oltre alla presenza
oscura in Poli che attrae tutti (Narratore compreso).
Inoltre, Jesi sostiene che Pavese sapesse perfettamente cosa si faceva nelle feste
del mondo antico (basandosi sugli studi antropologici), dove si creava un rapporto
con la sessualità, la morte, la terra, il sangue e la luna. Per questo, si riferisce allo
scrittore come un uomo intrappolato che viveva in due culture diverse:
● la città, simbolo della modernità e dove la storia è stata lasciato indietro
● il mito
Perciò, Jesi cerca di dimostrare come Pavese fosse troppo legato agli elementi del
passato e del mondo arcaico, tra cui il mito, poiché era probabilmente consapevole
che, per avvicinarsi e guardare a nuove culture, bisogna considerare anche quelle
passate. In relazione a ciò spiega come le popolazioni arcaiche temevano il ritorno
del passato e le feste servivano per domare quelle paure.
Si parla di eroi e di personaggi bestiali; tuttavia, in questo racconto di Pavese non vi
sono eroi. La campagna di Oreste è un’isola, mentre il Greppo è un deserto di
negatività e desacralizzazione.
Infine, Jesi tratta dell’importanza del sacrificio umano per Pavese, che, a sua volte,
lo vedeva come un vincolo a cui era profondamente legato. L’idea della morte e del
sangue non è un riscatto, dal momento che il senso del riscatto rimane sempre
appresso.
CAPITOLO FINALE 17
I ragazzi sono ancora sconvolti dalla notizia della malattia di Poli . Questo porta il
Narratore a pensare al primo incontro con l’amico e ai suoi peccati - alcol, droga,
fumo - che non sono altro che un modo per superare tutto.
Tutti e cinque lasciano il Greppo: Gabriella e Poli vanno in stazione per tornare a
Milano, mentre i tre amici vanno a bere al Mulino.
Dunque, il Narratore, Oreste e Pieretto hanno conosciuto il diavolo e forse hanno
compreso il valore della natura, proprio come ha sempre fatto il Narratore.
Si percepisce come alla fine vi sia un’idea di tornare all’origine. Questo tema, però,
non accompagna la letteratura del periodo di Pasolini, la quale è caratterizzata dal
boom economico e dalle rivoluzionarie contestazioni; infatti, si parla di distruzione
della borghesia.
17 Poli è una vittima sacrificale. PIER PAOLO PASOLINI
Cresciuto in Friuli, le sue prime opere sono scritte in dialetto friulano.
Successivamente, si trasferisce a Roma con la madre, dove si appassiona delle
borgate e da cui nascono: Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959).
Pasolini abbraccia il linguaggio poetico, drammatico, teatrale e anche
cinematografico. Oltre a essere uno scrittore regista, era anche attivo socialmente
come saggista; infatti, si ricordano articoli e interventi che hanno scaturito scandali e
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dibattiti. I temi centrali delle sue opere riguardano il conflitto tra sottoproletariato e
borghesia, la mutazione antropologica del consumismo.
Si dice appunto che Pasolini abbia una particolare sensibilità al mondo popolare e
questo suo avvicinamento si vede in due momenti fondamentali della sua vita:
1) Nel 1945 fonda una scuola, l’Academiuta de lenga friulana, assieme ad alcuni
colleghi scrittori e poeti compaesani, in cui, mettendo in atto strategie
educative pedagogiche, portava all’espressione il dialetto friulano, utilizzato
maggiormente dai giovani. Così, sperimenta l’uso di questa lingua in ambito
poetico, insegnando come impiegarla nelle traduzioni di testi e poesie anche
dal latino.
2) Nel 1949 viene coinvolto in uno scandalo che lo vede soggetto di denunce,
processo e privazione di insegnamento. Questo lo porta a trasferirsi dal Friuli
a Roma (insieme alla madre), dove entra in contatto con il mondo
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