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IL SURREALISMO
E’ l’ultimo dei movimenti di avanguardia, e lo fonda André Breton con l’avvento della scrittura automatica.
In quel momento si stavano sviluppando le teorie di Freud, dell’esistenza di un subconscio, ovvero qualcosa
che abbiamo dentro che non si può spiegare ma bisogna accostare elementi che sembrano non c’entrare
l’uno con l’altro.
Breton è seguace di Tristan Tzara, che pubblicò il suo manifesto sul surrealismo nel 1924.
Ciò che distingue surrealismo e dadaismo è l’idea che ci sia nel subconscio un potenziale creativo → alla
base della creazione c’è la scrittura automatica, ovvero la libera associazione di immagini. Si vuole
materializzare tutte le immagini che fanno riferimento al subconscio, che devono trovare forma attraverso la
parola, il cinema ecc.
Le immagini sono spesso violente e fanno riferimento alla sessualità, o a elementi scioccanti come mani
tagliate che vogliono scuotere il lettore.
In realtà si compone un percorso diverso rispetto ai pensieri Freudiani: Freud cercava elementi irrazionali
che erano la causa delle problematiche delle persone, mentre nel surrealismo dal punto di vista letterario c’è
la volontà di rendere il subconscio e il componimento alla portata di tutti.
Ognuno di noi ha un subconscio e la volontà di rappresentarlo è un mettersi a nudo di fronte a tutti → tutti
possono comprenderlo e identificarsi in esso.
L’estetica surrealista viene adottata da autori che la adattano alle proprie esigenze, e chi ne dà maggiore
espressione sono Dali e Buñuel che poi si opporranno alla poesia di Lorca dicendo che ha abbandonato
questo spirito e questa volontà di rappresentazione.
MARIANO JOSE DE LARRA - romanticista
¿Quién es el público y dónde se le encuentra?
→
E’ un’opera di Mariano José de Larra si vuole interrogare su chi è il pubblico e i nuovi lettori. Inizia quindi
una ricerca del pubblico: Larra esce da camera sua per cercare il pubblico. C’è la volontà di registrare le
forme di vita del pubblico, e un’attenzione verso i comportamenti degli individui; in più c’è la tendenza di Larra
all’ironia che sottolinea la bassezza dei borghesi e delle persone che popolano le più basse classi sociali
dell’epoca. C’è un primo tentativo di fotografare la realtà, poi entra negli ambienti più sordidi. Inizia ad usare
un linguaggio di registro più basso per avvicinarsi alla gente che rappresenta.
Larra ironizza sul fatto che il pubblico che osserva mangia in piccoli bar/osterie, e l’ironia è il fatto che se
mangiano nelle osterie probabilmente qualche soldo per pagare un’inserviente ce l’hanno: Larra dice che il
pubblico si comporta in maniera strana, perché nonostante abbiano i soldi mangiano in questi piccoli posti,
tutto per farsi vedere.
EMILIA PARDO BAZAN - naturalista
I racconti sulla condizione femminile
I temi sono:
• la violenza dell’uomo nei confronti della donna → in un articolo dice che l’uomo dovrebbe proteggere
la donna perché è più forte, ma nei suoi racconti l’uomo usa questa forza per far del male alla donna
(violenza fisica ma anche mentale)
• la passione e la gelosia come forma di giustificazione
• l’anestesia collettiva della famiglia e della società
• l’incuranza del governo e l’inefficacia delle leggi → es omicida che esce prima del previsto dal carcere
a causa dell’inefficienza della legge.
• la dipendenza economica come forma di sopraffazione e sottomissione → il marito vieta alla moglie
di lavorare e quindi esercita il suo potere per trattenerla a sé.
El indulto - Emilia Pardo Bazan
La protagonista è una donna, Antonia, una donna che lavora in una lavanderia di Marineda (luogo fittizio).
Subito ci si apre una visione di Antonia “curva”, spenta, abbattuta.
Tutti conoscono i problemi di Antonia: vive con un marito violento e ha perso la madre proprio per colpa di
quest’ultimo, che l’ha assassinata per del denaro. Il marito di Antonia inoltre, nonostante il crimine commesso,
avvalendosi di testimonianze di altri uomini, riesce a uscire dal carcere dopo soli 20 anni, anziché trascorrere
tutta la pena dietro le sbarre.
Finché lui si trovava in carcere, aveva avvisato Antonia che avrebbe fatto la stessa cosa a lei, che inoltre era
pure incinta di quest’uomo.
Quando nasce il bambino, Antonia non ha le forze di crescerlo, a causa dello stato psicologico in cui si trova
a causa della situazione in famiglia. Il bambino cresce quindi debole, con poche attenzioni da parte della
madre, e in povertà.
Antonia successivamente riesce a ritrovare un equilibrio e torna a lavorare con più forza di prima, e ritrova
per poco una certa tranquillità.
Antonia non era spaventata dalla morte in sé, ma più dalla visione del marito che tornava a casa e provava
ad ucciderla o scagliarsi contro di lei, come aveva fatto con sua madre.
Nonostante i vicini cerchino di rasserenarla dicendole che in 20 anni l’uomo potrebbe cambiare, Antonia non
si dà pace e crede che questo non potrebbe mai avvenire per nessun motivo al mondo.
Inoltre Antonia non era molto fiduciosa nella legge, ma voleva credere che forse la giustizia in vent’anni
avrebbe fatto il suo corso, o che il marito si sarebbe pentito per qualche motivo.
Antonia inizia quindi a sperare.
Molte persone del vicinato si offrono per aiutare la donna, soprattutto alcuni uomini, mandati da alcune
persone a trovare il marito in carcere per spaventarlo.
Ad un certo punto l’uomo viene scagionato in anticipo: quando Antonia lo viene a sapere si rivolge ad un
avvocato, nella speranza che la legge sia dalla sua parte. Ma non è così: la legge le va contro, e decide di
far tornare il marito a vivere con lei e con il figlio.
L’unica soluzione a questo punto sarebbe il divorzio, ma è una causa troppo lunga e probabilmente Antonia
la perderebbe, perché non sa come dimostrare che il marito, oltre ad essere un assassino, la maltrattava
anche, perché oltre alle minacce verbali non aveva prove fisiche che la potessero aiutare ad essere creduta.
Inoltre, le leggi all’epoca funzionavano male, e viene detto ad Antonia che se il marito uscisse dal carcere e
i due si separassero, il bambino andrebbe con il padre.
continuo/spiegazione sotto:
mas palida que de costumbre → rientra nella tematica dell’assimilazione della figura di Antonia ad un corpo
già morto, quindi fa già capire cosa succederà poi: è come un corpo morto perché il marito la avverte che
quando uscirà dal carcere andrà a vendicarsi di lei.
C’è un attimo di respiro per Antonia, perché il fatto che l’indulto sia solo temporaneo significa che il marito
non uscirà subito di prigione e questo la farà dormire tranquilla, è la prima notte in cui non passa la notte a
letto con gli occhi sbarrati.
C’è una forte solidarietà femminile da parte delle lavoratrici colleghe nei confronti di Antonia, e ci sono aiuti
verso di lei: il primo è un amico di Antonia che viene mandato in carcere a spaventare suo marito, il secondo
Nelle righe successive leggiamo che Antonia si rilassa ma poi succede qualcosa: viene avvisata del fatto che
la regina sta per avere un figlio quindi ci sarà un nuovo indulto pensando di aiutarla ma invece no perché
significava che il marito sarebbe uscito di prigione), quindi se prima si era calmata adesso torna preoccupata
“nuda e fredda come una statua/un corpo morto). Antonia si consola perché la figlia della regina è una bimba
perché altrimenti l’indulto avrebbe avuto effetto immediato sul marito per farlo uscire di casa. Antonia si
chiede come mai l’indulto ricadesse proprio sul marito tra tutte le persone in carcere.
La notizia del secondo indulto inizia a terrorizzare Antonia. In più come già successo si fa riferimento al fatto
che il terrore della violenza psicologica del marito è più forte rispetto a lasciarsi morire (lei non ha paura di
lasciarsi morire ma solo che il marito le faccia del male). Il figlio interviene nel dialogo e continua a insistere
con la madre perché ha sempre fame: questo è interessante (vedi dopo).
Prima che avvenga il secondo indulto arriva la notizia che il marito è morto. Mentre prima antonia non riusciva
neanche più a piangere, ora piange di gioia e le sue gote diventano rosse: questi sono segni che Antonia sta
“riprendendo vita”. Antonia è libera dal suo incubo.
Antonia ricomincia a prendersi cura del figlio: gli compra da mangiare, gira per le strade, si ferma davanti alle
vetrine. Non interessa più mangiare né al figlio né alla madre, perché sono felici che il marito sia morto.
Ad un certo punto Antonia e il bambino vedono il marito: Antonia si paralizza e diventa di nuovo fredda. Il
marito ha quasi un tono pacato, però anche solo attraverso delle azioni, sguardi e atteggiamenti il marito è
capace di fare violenza psicologica → non è quindi violenza solo quello che si vede o che si legge nelle
cronache, ma lo è anche questo.
Antonia decide di usare l’unica arma che ha: usa il figlio come “lasciar passare” ..
C’è un momento particolare in cui il marito per vedere il figlio usa una candela → il figlio si ripara dalla luce
della candela, ma secondo il narratore è come se volesse ripararsi da quel padre violento.
Il fatto che il padre dica ad Antonia che il bambino è brutto e che sembra lo abbiano”ciucciato le streghe” è
un riferimento a una leggenda in cui si pensava che le streghe uccidessero i bambini succhiandogli il sangue.
Questa leggenda è molto antica e serviva in primis per giustificare le morti precoci che non potevano essere
spiegate con la scienza (la scienza non era molto sviluppata quindi laddove non si poteva spiegare con la
scienza si usavano le leggende), in secondo luogo questa leggenda si avvale di una concezione che si
concentra su due cose: il potere trasformativo delle streghe (nell’antica Roma si pensava che le streghe si
trasformassero in uccelli per succhiare il sangue) e il potere di togliere la vita.
La prima cosa che fa Antonia per … è quella di trasformarsi nella donna che il marito avrebbe sempre voluto
a preparargli la cena (pane, vino e baccalà) → lui insiste che lei si sieda a cenare con
avere. Quindi inizia come un “coagulo di sangue” → si sono invertiti i ruoli perché secondo
lui ma lei non vuole. Lei vede il vino
la leggenda la strega è donna, ma in questo caso il vampiro è il marito di