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IL BACINO DEL NILO - LA NILE BASIN INITIATIVE

La Nile Basin Initiative (Nbi–1999) fu il risultato di questa fase di confronto che culminò appunto con la firma di questo percorso di istituzionalizzazione della cooperazione regionale rispetto alle risorse idriche del Nilo. Gli stati firmatari furono il Burundi, il Congo, l’Egitto, l’Etiopia, il Kenya, il Ruanda, il Sud Sudan, il Sudan, la Tanzania e l’Uganda. L’Eritrea fu accolta come osservatore. Gli obiettivi di tale iniziativa si articularono lungo due diverse direttrici, comprendendo sia la dimensione delle politiche effettive da realizzare, al fine di bilanciare la pressione sul Nilo, sia la sfera prettamente istituzionale, con lo scopo di dar vita a un organismo regionale intergovernativo, la Nile River Commission. NBI si propone di sviluppare in modo sostenibile ed equo lo sfruttamento delle risorse idriche del Nilo, in modo tale da garantire prosperità, sicurezza e pace tra i popoli del bacino.

Naturalmente è centrale la questione dell'efficienza nell'utilizzo delle acque nilotiche e per tale ragione pone al centro della sua attività la promozione di azioni cooperative e congiunte tra i paesi rivieraschi sia in fase di programmazione che di realizzazione, superando schemi bilaterali e scongiurando mosse unilaterali. La Nbi rappresenta il tentativo di trasformare il conflitto in cooperazione, tentativo di istituzionalizzare la cooperazione rispetto alle risorse idriche del Nilo. All'interno di questo organismo si può cercare di discutere e risolvere in modo cooperativo le tensioni, ma ad oggi non è in grado di risolvere le controversie. Gli idrottimisti vedono l'acqua come cooperazione. Non esiste un problema di scarsità idrica come, ad esempio, nel caso dell'energia e degli idrocarburi e quindi non si arriverà mai allo scontro armato SOLO per il controllo e la gestione delle risorse idriche. Può essere una ragione.del conflitto, ma non l'unica. L'analisi storica non fornisce prove significative che portino a sostenere che l'acqua sia stata alla base di conflitti armati. Inoltre, anche nel caso di conflitti tra paesi che condividevano risorse idriche, il diritto di accesso alle stesse è quasi sempre stato garantito, la diplomazia ha sempre svolto un ruolo preventivo o risolutivo, individuando forme di cooperazione sia bilaterale che multilaterale. Semmai, il problema riguarda l'ordine interno dei paesi sottoposti a stress idrico, ossia, di come l'aspequazione nell'accesso alle risorse idriche potrà generare instabilità politico-sociale e degenerare in conflittualità armata. Il conflitto dovuto all'acqua non ha ragioni geopolitiche tra Stati, ma può essere presente all'interno dello stesso Stato. L'acqua è un fattore non solo comune ma su cui si può lavorare anche dal punto di vista tecnico.

Il principio è applicabile a diverse risorse e settori (es: CECA) - mettere in condivisione le risorse. Tutte le risorse condivise possono essere viste come un "zero sum game" oppure essere viste come una spinta alla cooperazione (anche se si ha un contrasto politico con un paese si può decidere di agire in maniera cooperativa e inclusiva).

Idropessimisti:

  • Esiste un problema di scarsità idrica, che diventerà sempre più un fattore critico, e che assumerà valenza strategica nelle agende di politica estera dei vari governi coinvolti - il fattore acqua diventerà un fattore sempre più strategico nella visione securitaria ed estera degli Stati - approccio di security all'acqua che può indurre conflitti e uso della forza per mantenere o alterare lo status quo.
  • Ciò comporterà anche tentativi di utilizzare la forza per modificare lo status quo o per contrastare le decisioni assunte da altri.

paesi. La necessità di controllare ed utilizzare le risorse idriche potrebbe essere addotta, assieme ad altri fattori, per ridisegnare i confini statuali così come definiti in epoca coloniale. Questo aspetto appare non secondario soprattutto se si guarda alla regione mediorientale. Tra l’anno 1 d.C. e il 1900 ci sarebbero stati solo una ventina di conflitti, metà dei quali a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. Dal XX secolo ad oggi i conflitti sarebbero quasi 200, con un’accelerazione simile a quella sperimentata dallo stress idrico in diverse zone del mondo > per l’acqua ci si scontra molto di più oggi (Si veda: Water Conflict Chronology List: http://www2.worldwater.org/conflict/list/).➢ L’acqua può essere una delle cause di conflitto, ma storicamente ha spinto alla cooperazione

Tipologia dei conflitti

Fra le possibili:

 controllo delle fonti idriche: quando il conflitto è per l’accesso

alle risorse o fonti idriche sono lacondizione di uno sviluppo economico e sociale. Chi ha il controllo dell'acqua ha un'arma.
  • Utilizzo delle fonti idriche a scopi militari: quando le risorse idriche e il loro controllo sono usate come armi di distruzione o di pressione (apertura dighe per allagare i territori) per bloccare il nemico, ad esempio, per rallentarlo.
  • Utilizzo delle fonti idriche a scopi politici.
  • Il terrorismo: quando le fonti idriche sono utilizzate come bersaglio da attori non statuali a scopo di offesa o di ricatto. Anche solo una variazione minima causerebbe paura, che è largamente sfruttata dal terrorismo (oggi, ad esempio, attacco cyber).
  • Utilizzo delle fonti idriche come obiettivo militare teso all'occupazione, diretta o indiretta, del territorio prospiciente ovvero teso al controllo, diretto o indiretto, delle risorse idriche (Israele che occupa le alture del Golan, ricche di acqua).
  • Azioni militari tese a impedire la variazione delle risorse idriche.
della portata di un bacino idrografico condiviso da parte di un paese (bombardamento dighe in costruzione) per causare catastrofi o ridurre l'energia prodotta, ecc. Dal conflitto alla cooperazione per la gestione dell'acqua Gran parte delle dispute sulle risorse idriche riguardano più di due Stati e si concludono spesso con l'adozione di forme di accordo e collaborazione. Negli ultimi duecento anni sono stati sottoscritti più di 400 accordi internazionali aventi come oggetto bacini idrologici condivisi, ed in particolare questioni quali: l'accesso alle acque, lo sfruttamento dei bacini idrici e dei fondali, il controllo dell'inquinamento e la salvaguardia degli ecosistemi, il dragaggio dei fondali dei fiumi per migliorarne la navigabilità. Possono essere multilaterali tra Stati o possono coinvolgere le istituzioni sovranazionali. Le forme di collaborazione su base sovranazionale sono state stimolate a livello globale dalle

Le principali organizzazioni internazionali, come la Banca Mondiale o la FAO (Food and Agriculture Organization), hanno portato anche alla creazione di organizzazioni ad hoc, come la Nile Basin Initiative, che coinvolge gli 11 paesi rivieraschi del fiume Nilo.

Acqua virtuale: Quantità d'acqua contenuta in un dato bene/prodotto. Ogni prodotto contiene una certa quantità d'acqua, l'acqua necessaria per costruire e produrre un certo bene (usata nelle diverse fasi di produzione del bene). Chiamata anche "water footprint" (impronta idrica) di un prodotto. Ad esempio, 4500 litri per 300 grammi di carne bovina; il mais serve soprattutto come foraggio (disboscamento e si usa moltissima acqua). È evidente che l'abuso di carne rossa è insostenibile per il pianeta.

Water footprint:

  • Il Water Footprint globale ammonta a 7.452 miliardi di m3 di acqua dolce all'anno, pari a 1.243 m3 all'anno pro capite.
  • Considerando il Water Footprint in...

valore assoluto, il Paese che consuma il volume maggiore d'acqua è l'India (987 miliardi di m3), seguita dalla Cina (883 miliardi di m3) e dagli Stati Uniti (696 miliardi di m3). I primi 10 Paesi costituiscono il 52,7% del Water Footprint globale.

Per valutare il Water Footprint di un Paese occorre calcolare il consumo totale di risorse interne, sottrarrei flussi di acqua virtuale che lasciano il Paese attraverso le esportazioni e sommare i flussi di acqua virtuale che entrano nel Paese attraverso le importazioni.

L'Italia importa il 51% dell'acqua virtuale consumata (importiamo beni che hanno un water footprint pesante), mentre l'India appena l'1,5%+ i biocombustibili hanno un water footprint elevatissimo > bisogna guardare ai meccanismi di produzione industriale e agricola in modo diverso > bisogna avere attenzione anche al water footprint

Water Footprint – L'impronta idrica

L'impronta idrica è un

Indicatore del consumo di acqua dolce che include sia l'uso diretto che indiretto di acqua dolce.

L'impronta idrica di un singolo, una comunità o di un'azienda è definita come il volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi, misurata in termini di volumi d'acqua consumati (evaporati o incorporati in un prodotto) e inquinati per unità di tempo.

Nella definizione dell'impronta idrica è data inoltre rilevanza alla localizzazione geografica dei punti di captazione della risorsa. Se per produrre un certo prodotto si abusa di acqua fossile (perché non si rinnova); se invece il prodotto ha un water footprint pesante ma c'è un recupero naturale dell'acqua utilizzata, è diverso.

La distribuzione di acqua non è uguale sul pianeta. Per questo è importante.

Il water footprint assessment (è sostenibile o no?) si sviluppa in tre fasi:

  • quantificazione e
  • localizzazione dell'impronta idrica di un prodotto o di un processo nel periodo di riferimento; - valutazione della sostenibilità ambientale (dell'impatto), sociale ed economica dell'impronta idrica; - individuazione delle strategie di riduzione della stessa > suggerire l'adozione di sistemi irrigui che disperdano meno acqua e invogliare una modifica della produzione (per avere la produzione di prodotti che consumino meno acqua) > spesso cambiare la produzione richiede un cambiamento sistemico, non solo economico ma anche sociale. Questo però è difficile, soprattutto nelle zone di conflitto (in cui c'è sottosviluppo) mentre in situazioni di pace si deve attuare un cambiamento culturale, alimentare, tecnico-educativo e soprattutto di commercio internazionale. IL CONCETTO DI VIRTUAL WATER – II Anche se l'oggettivo calcolo del contenuto di acqua virtuale è molto complesso e oggetto di discussioni, questo concetto

    Il nostro obiettivo è sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo al consumo delle risorse idriche e favorire l'adozione di politiche di cooperazione.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
80 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gibellialice di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geopolitica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Redaelli Riccardo.