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Leggere gli stili di policy nelle relazioni internazionali
Per capire come funziona la politica internazionale si ha un dibattito tra paradigmi:
- Realismo (paradigma dominante dalla fine degli anni '40 fino agli anni '60)
- Liberalismo (anni '70-'80)
- Costruttivismo (anni '80)
- Altri > paradigma post-moderno, marxista, ecc.
Le relazioni internazionali nascono come disciplina nel 1919 con l'obbiettivo di evitare che la guerra (WWI) si ripeta. Sono una sotto-disciplina della scienza politica e si suddividono in due ambiti di ricerca specifici:
- Gli Studi Strategici > parte delle relazioni internazionali che si concentra sulla dimensione della forza, dimensione militare > la dimensione della violenza è ancora presente > si interrogano su in che modo la violenza diventa una componente della relazione tra Stati
- L'International Political Economy > studia il rapporto tra economia e politica (e come la politica influenza l'economia)
attori economici)Lo Stato ha caratteristiche semplici > la politica internazionale la fanno gli Stati che sono attori: egoisti(ognuno pensa al proprio interesse), razionali (gli Stati hanno degli obbiettivi e li perseguono construmenti adeguati > ricorda l’approccio della scelta razionale), e unitari (una e una sola mente > lapolitica internazionale la fa un attore unitario)Visione per cui pochi decision-maker decidono l’interesse nazionale e guardano solo a quello
- Anarchia (mancanza di un governo o di un potere superiore) > gli Stati non riconoscono nessunaautorità superiore a se stessi (gli individui si affidano al Leviatano. Il Leviatano invece non ha nessunoa cui affidarsi > la politica internazionale è uno stato di natura)
Le teorie
- Precursori > Macchiavelli, Hobbes, Tucidide (primo autore che propone una visione scientifica dellastoria -racconta la guerra tra Atene e Sparta; vinta da Sparta, nonostante fosse più debole di
Atene. Le due città, oltretutto, avevano combattuto da alleate > ricorda la situazione di US e URSS, che alleate contro i nazisti, 3 anni dopo la vittoria, si combatteranno) >2. Realismo classico (USA, anni ’40-’50) Edward Carr, Morgenthau (particolarmente ascoltato dalla Casa Bianca), Niebuhr > pensiero particolarmente teorico Si chiedono come sia possibile che sia scoppiata la Guerra Fredda, quando si era cercato di eliminare la guerra3. Realismo eterodosso (Europa, anni ’60-’70) Raymond Aron C’è una dimensione ideale della politica internazionale, ci sono fattori ideologici alla base > bisogna prendere in considerazione anche gli ideali degli Stati (e non semplificare il loro comportamento a pace-guerra e interessi in cooperazione-conflitto)4. Realismo strutturale, o neorealismo (USA, fine anni ’70, anni ’80) Kenneth Waltz, Robert Gilpin Sviluppare teorie sofisticate sulla politica internazionale, cosa determina cosa, come funziona
Sviluppi recenti Realismo offensivo vs difensivo: qual è il fine ultimo degli Stati nella politica internazionale? Difensivo: tutti gli Stati hanno un interesse minimo, la sicurezza Offensivo: la ricerca della difesa non basta, non è sufficiente difendersi, ci potrebbe sempre essere qualcuno di più forte. Quindi l'obiettivo è essere i più forti, diventare quanto più potenti possibile Due branche che si escludono a vicenda Realismo neoclassico La politica degli Stati dipende dal contesto in cui si trovano, e da alcune caratteristiche Morgenthau Intellettuale tedesco ebreo che emigra negli Stati Uniti. Nell'ambiente politico americano porta la "réalepolitique" Descrive 6 elementi di base della politica internazionale: 6 principi chiave del realismo 1. La politica ha leggi oggettive che derivano dalla natura umana: si pone come scienziato (attitudine positivista) il comportamento degli Stati inpolitica internazionale segue delle leggi (che spiegano, appunto, questo comportamento) (riprende Hobbes > gli individui nello stato di natura sono spinti da pulsioni -come la vana gloria-)
2. Interesse, definito in termini di potere, è il concetto chiave > gli attori nella politica internazionale perseguono il loro interesse. L'interesse è potere > che in ambito internazionale corrisponde al poter condizionare le azioni degli altri.
3. Potere ed interesse sono concetti universali > valgono per tutti gli Stati (non esistono Stati martiri, e ad altri egoisti, per esempio) > tutti si comporteranno in questo modo (si scontra con lo spirito americano, che in quel periodo aveva come missione ristabilire l'ordine in Europa + civilizzare i sovietici > missione di crociata).
4. Il realismo è consapevole della tensione politica-morale > (Più volte i realisti sono stati accusati di aver favorito la guerra, di esserne i responsabili) I realisti
affermano che le azioni della politica internazionale sono amorali, devono rispondere ad altri requisiti > i realisti pongono una differenza tra principi morali diversi. Morgenthau dice che > tutti rispondiamo ad una morale individuale (etica della convinzione). I politici avranno una loro morale, ma avranno un'etica diversa, quella della responsabilità (di tutelare e difendere i propri cittadini). Per rispettare questo imperativo morale sono necessarie azioni che a volte sono sbagliate secondo l'etica della convinzione (ritorna Macchiavelli)5. Il realismo rifiuta di trovare valori universali in quelli di uno Stato. I valori sono individuali, non possono condizionare le azioni. Gli Stati (anche se si possono fare portatori di valori come la democrazia, la libertà) non agiscono in base ai valori, ma in base ai loro interessi (razionalità strategica e logica dell'appropriatezza)6. Autonomia della sfera politica. Bisogna studiare la politica con laProspettiva propria della politica, non con quella di altri ambiti (non si può applicare un criterio etico-morale; l'ambito della politica è quello in cui le azioni sono amorali).
Ne discende che la politica internazionale è lotta per la potenza. Se tutti gli Stati hanno lo stesso obiettivo, ovvero perseguire il proprio interesse in termini di potere, questo li pone in una situazione di lotta perenne.
Come si gestisce questa lotta? Nella forma più estrema è l'anarchia di Hobbes, una situazione di conflitto generalizzato. Come tenere sotto controllo questa situazione?
Ci sono diverse soluzioni. Alcune eccellenti, ma che non funzionano, altre mediocri:
- Governo mondiale (un unico leviatano) - un governo che internalizza tutto, un grande Stato mondiale. Questo però significa che tutti gli Stati dovrebbero accettare di cedere il loro potere - improbabile (a causa dell'interesse in termini di potere)
- Sicurezza collettiva - es: SDN.
fanno la guerra non perché lo vogliono, ma perché sono indotti a farlo da circostanze esterne
Solo una teoria sistemica permette di spiegare questi fenomeni molto importanti (soprattutto la guerra e la mancanza di cooperazione)
Riduzioniste > scorrette > riduce il livello di analisi (la variabile indipendente) alle caratteristiche dello Stato, degli attori (quello che vogliono, come sono fatti, le intenzioni) > spiega il comportamento in base alle intenzioni (volontà di un leader, sistema politico, presenza di lobby)
Eppure, ci sono fenomeni ripetitivi e non intenzionali (vanno oltre le intenzioni degli attori) > la guerra è uno di questi
Deve esserci, quindi, qualcosa al di fuori degli attori ^Cosa è il sistema (che condiziona le azioni degli Stati)? Gli Stati, come tutti gli attori, devono adeguarsi a pressioni e incentivi che vengono dal sistema.
Il sistema è dato da: struttura (ambiente più grande in cui gli Stati sono inseriti,
al di fu