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GENERE E PERSONE TRANSGENDER

Per natura si pensava solo a due generi definiti. La realtà psicologica e sociale ha

presentato anche altre ipotesi. Il genere è una costruzione culturale. Il transgender

decostruzione.

rientra in questa Si pone il problema, quindi, della legittimità culturale

ed identitaria dei transgender. L’identità è una continua co-costruzione e negoziazione

tra l'individuo e la società. Nel 1974 fu coniato il termine "disforia di genere" per

definire una categoria di persone che mostrano un rifiuto del proprio sesso anatomico

ed anagrafico. Nel 1980 il transessualismo venne inquadrato tra i disturbi

psicosessuali (DSM III) e nel 1994 (DSM IV) viene creato il capitolo dei "Disturbi

sessuali e dell’identità di genere" che comprende: le disfunzioni sessuali, le parafilie

ed i disturbi dell’identità di genere (GID). Nel X congresso del 1987 si usò FTM per le

donne che volevano cambiare il genere in maschile; MTF per gli uomini che volevano

diventare donne.

Termini come Transessuale, Transgender, Travestito e Intersessuale vengono confusi.

Transessuale: l’individuo che ha iniziato un percorso che lo/a porterà al cambio di

genere.

Per genderscape, o panorama di genere, si intende presentare sul piano

metodologico una analisi dei fatti sociali che prende come punto di osservazione

privilegiato il genere nei suoi vari aspetti mutevoli e fluttuanti.

Si parla di «allontanamento sociale» ben teorizzato da Edward T. Hall.

L’autoemarginazione è un meccanismo di difesa, una paura di esclusione che porta

l’individuo transgender ad autoescludersi per proteggersi e difendersi. Una paura che

porta alla fuga, una fuga sociale che diviene condizione antropologica perché rifiutato

e annullato come persona.Henry Benjamin scrisse al riguardo. Definizioni sbagliate:

Caldwell, “Psychopatia Trans-sexual”. Van Emde Boas, “Transessisti”. John Money

“controsessismo”. Daniel C. Brown “inversione del ruolo sessuale”.

ARJUN APPADURAI

Arjun Appadurai nasce a Bombay nel 1949. È uno dei massimi esponenti degli studi

Post-Coloniali.

Gli scambi e gli intrecci culturali portano a ciò che Appadurai (in “Modernità in

dell’abbandono del

polvere”) chiama “deterritorializzazione”, ovvero il processo

territorio, la migrazione e la diaspora, portano le persone che viaggiano a ricostruire e

rinegoziare l'identità che si trasforma in nuove identità. Così può cambiare il proprio

“PANORAMA” CULTURALE, lui ne descrive 5:

1. Etnorama o panorama etnico (ethnoscapes): è dato dal movimento delle

persone, sia volontario che obbligato: turisti, rifugiati, diasporici che

ricostruiscono nuove forme di relazione sicuramente meno stabili di quelle del

paese di partenza;

2. Tecnorama o panorama tecnologico (technoscapes): la “configurazione

globale” della tecnologia, dinamica e fluida che supera le nazioni e i confini;

3. Finanziorama o panorama finanziario (financescapes): riguarda l’economia

ormai sempre più globale e globalizzata. Ovvero i flussi di denaro, azioni,

compravendita di immobili

4. Mediorama o panorama mediatico (mediascapes): costituito dai massmedia

che chiamiamo classici, come giornali, libri, radio, cinema, televisione.

5. Ideorama o panorama ideologico (ideoscapes): è il panorama dove politica,

ideologia e potere si uniscono. Libertà, sicurezza, diritto, welfare state,

sovranità, e democrazia.

CASTA – INDIA

Nella società Indiana sono i due estremi: i sacerdoti, da una parte, e gli intoccabili,

dall’altra, funzionali e opposti nei concetti di puro/ impuro. La gerarchia e la

stratificazione sociale fondano la distinzione tra autorità (status sociale e religioso) e

potere politico e economico. brahmano,

Così entrano in contatto: la gerarchia culmina nel o sacerdote, che

consacra il potere del re che, per il resto, conta sulla propria forza. Questo è il risultato

di una dicotomia, che sottende ad una dipendenza reciproca: da una parte il sovrano

dipende socialmente dall’operatore rituale per la legittimazione del suo potere,

dall’altra l’operatore rituale è dipendente dal regnante per la sua sussistenza.

OLIVIER DE SARDAN

Olivier de Sardan nasce nel 1941 nella Francia meridionale, è uno massimi esperti

dell'antropologia dello sviluppo, che studia il rapporto tra le scienze antropologiche e

le logiche sempre complesse dello sviluppo. Sistematizza le metodologie della ricerca

campo

sul campo, accusate di essere poco specifiche, troppo teoriche. Il (Terrain per

Olivieri de Sardan) è il luogo privilegiato della ricerca antropologica, ci si vuole rendere

conto del “punto di vista dell'attore”, non si impara dai manuali, ma mettendosi in

gioco e come “abilità” procedere a colpi di “intuizioni”, “improvvisazioni”, “bricolage”.

Bisogna imparare sul campo a “perdere tempo”, a maneggiare i “codici locali di

comportamento come i saluti, la cortesia e saper parlare e stare zitti quando serve”, i

“codici linguistici, i “codici prossemici” (come gli “altri” considerano lo spazio e come

lo vedono e interagiscono), i “codici cinesici o cinestetici” (i movimenti seguono regole

precise e culturalmente istituzionalizzate) e a mettere in conto i “malintesi” che

possono sorgere. In questo modo si sviluppano la fiducia nei confronti dell'antropologo

e l'abitudine a vederlo ed ad averlo presente nella propria quotidianità.

L'IMPREGNAZIONE è una questione fondamentale de “Le politique du Terrain”.

Impregnarsi, significa vivere, osservare, ridere, mangiare, piangere, arrabbiarsi, essere

triste e felice, voler lasciare tutto e tornare a casa o restare e parlare ancora di più con

le persone, capire qualcosa o essere consapevole di non aver capito nulla, aver a

cuore la vita futura dei soggetti della ricerca perché nessuno si lascia indietro e se

qualcuno resta attardato o lo si aspetta o si torna indietro a prenderlo. Impregnarsi

significa assorbire una buona parte dell'altro e, in un certo senso cambiare se stessi, e

si resta “segnati”.

Prossemica: lo studio del comportamento spaziale e del significato comunicativo

dell'organizzazione degli oggetti e della distanza dei soggetti nello spazio, diversa

dalla cinesica.

La raccolta dati si combina anche con la tecnica INTERVISTA: i colloqui formali e

“politiche del colloquio”,

informali (a tavola o in un locale). Le come le chiama Olivier

de Sardan, hanno due assi portanti: la Consulenza e il Racconto, quindi il nostro

informatore o amico o traduttore, è alle volte un consulente e alle volte un narratore,

in alcuni casi tutte e due le cose. In ogni caso l’antropologo dispone sempre di supporti

teorici, epistemologici o metodologici. Nei colloqui cerchiamo di identificare motivi di

“brandelli di vita” o “sequenze di vita”;

disagio, simboli, ritualità, non interrompiamo

l’interlocutore e non gli diamo torto.

Le FONTI SCRITTE sono un altro modo per raccogliere informazioni. È un lavoro di

recupero dati ex ante, in itinere ed ex post della ricerca, infatti tutto può diventare

fonte scritta: i diari, le lettere, le fotografie e i video, i volantini pubblicitari o i libri

degli attori della nostra ricerca; la cosiddetta “letteratura grigia” ovvero rapporti,

valutazioni.

Lo STUDIO DI CASO (un tipo di ricerca e di analisi di un fenomeno sociale, appunto un

caso, circoscritto nello spazio e nel tempo, intorno ad una situazione particolare) e la

TRIANGOLAZIONE (per avere dei riscontri si incrociano le info) vengono usati per

analizzare i dati raccolti. Si definisce un gruppo di interlocutori: “Gruppo Strategico”,

ovvero un insieme di persone che su un argomento hanno le stesse idee e le stesse

posizioni. I “Gruppi Invisibili o Esterni” non sono coinvolti nel problema ma utili a

comprendere le questioni marginali del fenomeno. Tutto fa dati raccolti ma ad un certo

“Saturi”

punto i nostri dati sono ovvero si raccolgono sempre gli stessi dati: la

L'uso della letteratura

“Saturazione” determina la fine del campo e del ritorno a casa.

di riferimento è di supporto alle proprie teorie e intuizioni per ovviare al problema della

validità.

La soggettività del Ricercatore è imprescindibile, è un fattore di disturbo non

indifferente, assieme all’”ammalarsi dell’esotico” (vedere la cultura altra come la più

bella e interessante) e alla sbagliata percezione degli allontanamenti dal campo.

D’altronde, in antropologia non è possibile delineare dei criteri stretti, rinchiusi in

regole scritte sulla pietra, poiché non è una disciplina quantitativa.

GEORGE MARCUS E L’ETNOGRAFIA MULTISITUATA

George E. Marcus è un antropologo americano con formazione filosofica e storica.

Writing Culture e Anthropology as a Cultural Critique

Scrive . Egli teorizza una nuova

forma di etnografia: L'ETNOGRAFIA MULTISITUATA. I campi di studio non sono così

delineati e quindi permettono un tipo di ricerca che tocca varie forme e sistemi. Ciò

significa avere dei “discontinui e multi situati oggetti di studio”. Egli si concentra su

due direttrici di ricerca nel sistema globale e della politica economica capitalista:

1. una ricerca su un solo sito, o campo, che fa emergere i metodi di resistenza e

adattamento dei soggetti studiati per avere dei “ritratti sociali” degli individui, i

quali si contrappongono alle forme di subalternità coloniale presenti ancora in

diversi paesi del mondo.

2. Una ricerca su vari campi per sviluppare associazioni e collegamenti tra di loro e

notare le trasformazioni delle produzioni culturali, mette in relazione “oggetti,

identità, significati culturali in uno spazio-tempo più ampio.” È una etnografia

mobile l'accento che poniamo

La novità metodologica dell'etnografia contemporanea è

sull'Etica, l'Impegno e l'Attivismo, che possono portare a Ansie Metodologiche:

Limiti dell'Etnografia: i siti o luoghi divenuti campo sono parte di un percorso di

 ricerca e sono preventivamente costruiti

Limiti e Ridimensionamento del Lavoro sul Campo, si perde l’idea dualistica

 Noi/Loro e si innesca un meccanismo di analisi dove ci sono diversi Loro e

diversi luoghi dove questi Loro interagiscono.

Perdita del Subalterno. Significa anche la perdita, direi finalmente, dell'idea del

 Buon Selvaggio. La ricerca non può ch

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Publisher
A.A. 2021-2022
22 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LisiBisi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Discipline demoetnoantropologiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Pesce Mario.