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LIBRO QUARTO - DELLE OBBLIGAZIONI

non può essere accolta, se la parte che l'ha proposta non esegue la sua

Si occupa di disciplinare le obbligazioni e i contratti però vedremo che in realtà ha una capacità regolatoria più estesa perché c'è la parte dedicata alla responsabilità extracontrattuale, tratta delle obbligazioni diverse dal contratto.

Però quando si fa riferimento al quarto libro gli istituti che sono più frequentemente evocati sono quelli legati al contratto; si tratta però di un atteggiamento che va compreso: viene evocato il contratto perché è lo strumento più usato anche dal punto di vista culturale e del vissuto. Il concetto di autonomia contrattuale sta alla base di tutti i percorsi di carattere sociale che noi instauriamo.

In realtà il contratto è solo una delle fonti delle obbligazioni, il nostro codice non ha una gerarchia di fonti delle obbligazioni, non

individua un titolo di carattere generale, di carattere trasversale e tutti gli altri secondari, accessori. No, la categoria generale nel nostro codice non è il contratto ma l'obbligazione; ma più che disciplina generale dell'obbligazione si deve parlare di disciplina generale dell'adempimento dell'obbligazione. La collocazione di una norma nel codice non è casuale e nella parte iniziale del libro quarto del Codice vi è la disciplina generale dell'obbligazione. L'articolo 1173 stabilisce le fonti delle obbligazioni. Articolo 1173 (Codice civile): fonti delle obbligazioni. "Le obbligazioni derivano da contratto, da fatto illecito, o da ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell'ordinamento giuridico." Quindi le fonti delle obbligazioni sono il contratto, il fatto illecito e la legge. Quindi una persona può ritenersi obbligato, una parte può essere qualificato debitore se questa.

La relazione si giustifica sulla base di un contratto, di un fatto illecito o della legge (occorre che la legge preveda determinati obblighi gravanti su un soggetto per effetto di un atto o di un fatto). Quindi le fonti delle obbligazioni sono tipiche, hanno un carattere formale e rigoroso e hanno natura legale, è la legge che prevede quali siano le fonti delle obbligazioni.

In realtà però poi lo spazio dedicato alla legge nel sistema delle fonti delle obbligazioni è uno spazio molto esteso perché anche laddove la fonte dell'obbligazione sia il contratto o il fatto illecito la legge conta molto nel senso che anche l'obbligazione contrattuale o quella da fatto illecito è governata dalla legge. Un esempio banale è il danno non patrimoniale che è risarcibile nei soli casi previsti dalla legge (articolo 2059).

La legge regola il rapporto obbligatorio anche dove il titolo originario sembra diverso per ricorso alle cosiddette clausole.

generali di correttezza e buona fede".dellacorrettezza in relazione ai principi dellasolidarietà corporativa.”

La regola generale è quella della correttezza e la diligenza del buon padre di famiglia - clausole generali. Questo vuol dire che è vero che la fonte dell'obbligazione può avere natura diversa da quella legale ma è anche vero che al di là del titolo, al di là della circostanza che l'obbligazione derivi da un fatto diverso dalla legge, ciò che governa qualsiasi rapporto obbligatorio è la clausola generale della correttezza, della buona fede. Questo concetto va usato con molta attenzione, è un concetto riproposto anche nell'ambito della disciplina del contratto (articolo 1375 stabilisce come deve essere adempiuto un contratto, cioè secondo buona fede).

E poi la correttezza, la buona fede, non grava solo sul debitore ma anche sul creditore. Il creditore deve comportarsi secondo buona fede, deve ispirarsi a un principio di

alla buona fede e alla correttezza. Una possibile interpretazione della buona fede potrebbe essere quella di agire in modo leale, onesto e in conformità con gli interessi delle parti coinvolte nel rapporto obbligatorio. La correttezza, invece, potrebbe implicare un comportamento rispettoso delle regole e degli obblighi contrattuali. Tuttavia, è importante sottolineare che la buona fede e la correttezza possono variare a seconda del contesto e delle circostanze specifiche del caso. Ciò significa che non esiste una definizione univoca e rigida di questi concetti, ma è necessario valutare di volta in volta le situazioni e le aspettative delle parti coinvolte. In conclusione, la buona fede e la correttezza rappresentano principi fondamentali nel rapporto obbligatorio, che richiedono un comportamento etico e rispettoso da parte di entrambe le parti. Tuttavia, la loro interpretazione e applicazione dipendono dalle circostanze specifiche e possono richiedere una valutazione caso per caso.

alla buona fede e alla correttezza perché le due cose sono regola del rapporto obbligatorio ed è anche regola imperativa. Cosa vuol dire che una norma è imperativa? Quando una norma è imperativa? La norma è imperativa quando non può essere derogata dalle parti. la buona fede è al tempo stesso norma integrativa perché integra il rapporto obbligatorio ma è anche norma imperativa e quindi non può essere derogata dalle parti. Questo significa che essendo norma imperativa regola un rapporto anche se non espressamente richiamata. Al di là del fatto che sia evocata integra il rapporto obbligatorio e non può essere derogata. Un patto che permette di derogare il principio della buona fede sarebbe un contratto invalido e quindi annullabile. La complessità del tema è data dalla circostanza che il rapporto obbligatorio viene integrato per effetto di una clausola che ha natura imperativa ma che non è predeterminato.

Generalmente una norma imperativa è la norma che dà nel dettaglio un dovere di comportamento (la norma imperativa per antonomasia è quella penale che è imperativa ma è espressa sulla base di un principio di tassatività e tipicità e ha rilevanza costituzionale). In questo caso la norma imperativa è espressa da una clausola che ha contenuto di carattere generale, e la norma imperativa integra il rapporto obbligatorio sulla base dell'articolo 1175; quindi le parti sono obbligate a comportarsi secondo buona fede e la buona fede indica dei doveri di comportamento che non vengono espressi perché clausola generale.

Ad esempio: Articolo 1374 (Codice civile): integrazione del contratto. "Il contratto obbliga le parti non solo a quanto è nel medesimo espresso, ma anche a tutte le conseguenze che ne derivano secondo la legge, o, in mancanza, secondo gli usi e l'equità."

È una norma molto significativa.

Perché indica che le parti non sono obbligate solo per quanto espresso dal contratto ma anche per quanto previsto per legge e la legge, laddove l'accordo sia in conflitto con essa, prevale sempre che la legge abbia un contenuto imperativo perché il tema rimane comunque stabilire quando la legge ha un contenuto imperativo e quando invece non ha un contenuto di carattere imperativo e quindi le parti possono derogare alla legge. L'articolo 1374 fa riferimento sia alla legge in generale laddove le parti non abbiano dato una disciplina specifica del rapporto e in quel caso la legge integra il rapporto obbligatorio; ma se le parti hanno dato un assetto regolamentare in contrasto con una legge che ha contenuto di carattere imperativo a quel punto prevale la legge. Nell'ambito di qualsiasi rapporto obbligatorio la convinzione che il rapporto obbligatorio possa essere regolato in un certo modo molto spesso non è assecondata da un principio di realtà e molto.

Spesso è regolata da un principio diverso da quello che la parte si attende essere l'oggetto o il contenuto del rapporto obbligatorio.

Ad esempio: in ambito contrattuale io posso concludere un contratto con un'aspettativa magari anche condivisa ma se questa aspettativa condivisa è contraria ad una norma di carattere imperativo a quel punto prevale la norma di carattere imperativo.

Articolo 1229 (Codice civile): clausole di esonero da responsabilità

Ad esempio: è nullo qualsiasi patto che esclude o limita preventivamente la responsabilità del debitore per dolo o per colpa grave. È nullo altresì qualsiasi patto preventivo di esonero o di limitazione di responsabilità per i casi in cui il fatto del debitore o dei suoi ausiliari costituisca violazione di obblighi

Si trova nella parte generale della disciplina legata all'adempimento dell'obbligazione. Le parti possono convenire che al debitore venga esclusa anche la

responsabilità per colpa grave e sono convinte che questa clausola sia valida. A quel punto però il giudice afferma che c'è una norma imperativa e quindi il contratto, la clausola, la convenzione è espressiva di un comportamento vietato dall'articolo 1229 (che è norma imperativa). Non sempre la norma non sempre si auto qualifica come norma imperatival'articolo 1229 si auto qualifica esso stesso come norma imperativa perché afferma "è nullo qualsiasi patto". Articolo 1344 (Codice civile): contratto in Altro esempio di norma imperativa: frode alla legge. "si reputa altresì illecita la causa quando il contratto costituisce il mezzo per eludere l'applicazione di una norma imperativa." Fa riferimento alla causa del contratto quando il patto ha come scopo quello di eludere una norma imperativa

Dettagli
A.A. 2021-2022
187 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/01 Diritto privato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher _auroradileonardo_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto privato e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Berti Carlo.