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Marcia su Roma
La marcia su Roma fu una manifestazione armata eversiva organizzata dal Partito Nazionale Fascista (PNF), volta al colpo di Stato con l'obiettivo di favorire l'ascesa di Benito Mussolini alla guida del governo in Italia. Il 28 ottobre 1922 migliaia di fascisti si diressero sulla capitale minacciando la presa del potere con la violenza. La manifestazione ebbe termine il 30 ottobre, quando il re Vittorio Emanuele III incaricò Mussolini di formare un nuovo governo. La marcia su Roma fu propagandata negli anni successivi come il prologo della "rivoluzione fascista" e il suo anniversario divenne il punto di riferimento per il conteggio degli anni secondo l'era fascista.Contesto storico
La Marcia su Roma si inserì in un contesto di grave crisi e messa in discussione dello Stato liberale, le cui istituzioni erano viste come non più idonee a garantire l'ordine interno principalmente da fascisti, socialisti e comunisti. La situazione dicrisi cominciò poco prima del termine della Grande Guerra, quando i rigori cui il popolo venne sottoposto ai fini del successo bellico avevano incominciato a destare un forte malcontento. Finita la guerra, questo esplose in forme violente, caratterizzate dall'affiancamento dell'azione armata a quella politica da parte di partiti e gruppi politici o dalla loro trasformazione in vere e proprie forme paramilitari, creando disordini che sfociarono nel biennio rosso. Nel novembre del 1921 i Fasci Italiani di Combattimento si trasformarono nel Partito Nazionale Fascista (PNF), combattendo al proprio interno fra spinte volte a scelte rivoluzionarie e istanze di crescita costituzionale. Mussolini optò per una "via parlamentare", tenendo a freno le squadre d'azione e incominciando la ricerca del consenso popolare. Approfittò perciò del coinvolgimento di Gabriele D'Annunzio nell'occupazione del Comune di Milano (3 agosto 1922), perSottintenderne la sua adesione al partito. A partire dalla primavera del 1922, e poi soprattutto dal luglio quando avvennero gravi crisi e rapide alternanze di governo, la politica parlamentare seguì le manovre dei popolari di Don Sturzo per un governo guidato da Vittorio Emanuele Orlando in coalizione con il Partito Socialista Italiano. Del resto, lo stesso Giovanni Giolitti, in un'intervista al Corriere della Sera, aveva sostenuto l'opportunità di una trasformazione in senso costituzionale del movimento. Nel frattempo, la propaganda affievoliva il carattere repubblicano del fascismo, onde non porsi troppo presto in aperto contrasto con la Corona e le Forze Armate, che Mussolini e i fascisti ritenevano si sarebbero attenute al giuramento di fedeltà prestato al re, appoggiandoli. Mussolini incominciò una serie di incontri e contatti con gli esponenti politici più importanti, per verificare possibili alleanze e, contemporaneamente, vi furono timidi
sondaggi e più apertiabboccamenti anche con gli esponenti del mondo imprenditoriale ed economico. Da questi ultimirapporti, sempre nell'agosto, nacque uno studio di Ottavio Corgini e Massimo Rocca, che sarebbe stato pressoché direttamente mutuato in un nuovo programma economico fascista.Il futuro Duce si risolse a considerare Giolitti probabilmente il più pericoloso dei suoi avversari e perciò dedicò le sue attenzioni a Luigi Facta, "figlio" politico di Giolitti e assai devoto verso il suo mentore, che intendeva sganciare dallo statista per coinvolgerlo in ruoli governativi di massimo prestigio politico insieme con D'Annunzio, nel qual caso di Facta avrebbe potuto essere il merito di una eventuale "normalizzazione" dei fascisti; altra ipotesi è che fosse stato Facta, nei contatti avuti, a coltivare questa prospettiva, sfumata l'11 ottobre a Gardone in un incontro fra Mussolini e D'Annunzio nel quale il PNFsottoscrisse accordi con una sorta di sindacato dei marittimi (Federazione del Mare, guidata da Giuseppe Giulietti) che il poeta aveva preso sotto tutela, e questo accordo avrebbe legato anche i due esponenti. Facta aveva in realtà contattato direttamente D'Annunzio e insieme avevano pensato a una marcia su Roma di ex combattenti guidata proprio dal Vate e da tenersi il 4 novembre al fine di prevenire e rendere eventualmente inefficace quella fascista, di cui già si parlava. Mussolini sacrificò il sindacato fascista dei marittimi - che disciolse - in favore del sodalizio preferito dal poeta, rinunciò a qualche prebenda per il partito da parte della corporazione degli armatori, e l'accordo Facta-D'Annunzio restò senza seguito. Neutralizzato D'Annunzio, Mussolini fu ripreso dall'ansia di paralizzare anche Giolitti e i preparativi per un'azione spettacolare ebbero inizio. Se su un versante più nitidamente politico si cercavadi novembre 1922, Mussolini tenne un discorso a Napoli in cui annunciò la sua intenzione di marciare su Roma per prendere il potere. Il 24 ottobre, Mussolini e i suoi squadristi partirono da Milano e iniziarono la marcia verso la capitale. Lungo il percorso, si unirono sempre più fascisti e il loro numero aumentò notevolmente. Il 28 ottobre, il re Vittorio Emanuele III decise di non opporsi alla marcia e di affidare il governo a Mussolini. Il 30 ottobre, Mussolini e i suoi squadristi arrivarono a Roma e il 31 ottobre Mussolini fu nominato presidente del Consiglio dei ministri. La marcia su Roma segnò l'inizio del regime fascista in Italia e la fine del governo Facta. Mussolini consolidò il suo potere e instaurò un regime autoritario che durò fino al 1943. Durante il suo governo, Mussolini promosse politiche nazionalistiche, militaristiche e anti-democratiche, che portarono all'alleanza con la Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale.agosto 1922 i fascisti occupano militarmente Ancona; essi volevano saggiare la reazione del governo e del re, in vista di un successivo tentativo su Roma. Volevano inoltre rendersi conto anche dell' posizione che avrebbe preso l'esercito di fronte a un' occupazione armata di una città. Era stata scelta Ancona perché la città era nota per la sua avversione alle idee autoritarie; la fama di città ribelle era stata conquistata dalla città in seguito alla Settimana rossa del 1914 e alla Rivolta dei Bersaglieri del 1920; se il tentativo di occupazione fosse riuscito in una città così, nuove imprese sarebbero state considerate più facili. L'occupazione avvenne senza ostacoli: il capoluogo marchigiano, che due anni prima aveva preso le armi contro il governo, cadde in mano ai fascisti quasi senza resistenza, lasciando tutti sorpresi; il governo e Vittorio Emanuele III tacquero. Perfino in una città calda come Ancona
L'avvento del fascismo era sentito come ineluttabile e la resistenza era considerata inutile.
Il 14 ottobre, Mussolini scrisse su un giornale un articolo intitolato Esercito e Nazione, nel quale attaccava Pietro Badoglio per una frase che gli era stata attribuita (l'interessato smentì all'epoca, ma l'avrebbe invece confermata dopo la caduta del regime fascista) e che suonava più o meno come "Al primo fuoco, tutto il fascismo crollerà". Questo scontro sarebbe poi pesato non poco nei sempre difficili rapporti fra l'ex direttore dell'Avanti! e il generale. Nel frattempo, l'entusiasta e fedelissimo Vilfredo Pareto gli telegrafava sollecitando di accelerare i tempi, "Ora, o mai più".
Il 19 ottobre 1922, Domizio Torrigiani, al vertice del Grande Oriente d'Italia, diffonde una circolare nella quale sostiene l'ascesa del fascismo al potere. Ma già alcune settimane dopo, l'Ordine avrebbe invitato
i "fratelli" alla difesa dei fondamentali principi della democrazia e a prepararsi all'opposizione. I preparativi Quattro giorni prima della marcia, il 24 ottobre, a Napoli si tenne una grande adunata del Partito Nazionale Fascista, raduno di camicie nere che doveva servire da prova generale. In quell'occasione, Mussolini proclamò pubblicamente: "O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma". Durante la sfilata, in via Museo, un mazzo di fiori con un sasso nascosto venne lanciato dalla folla che in massima parte acclamava e lanciava fiori verso il corteo ferendo un fascista; in risposta, un altro fascista dapprima colpì con un nerbo di bue tra la folla a casaccio e poi sparò con una rivoltella. Quel giorno Mussolini annunciò la nomina dei quadrumviri che avrebbero condotto la marcia: Italo Balbo (uno dei ras più famosi), Emilio De Bono (futuro comandante della Milizia), Cesare Maria De Vecchi (un generale non sgradito al regime) e Michele Bianchi (un gerarca del partito).Quirinale) e Michele Bianchi (segretario del partito efedelissimo di Mussolini). Il 26 di quel mese il presidente del consiglio rispose a Mussolini (cheaveva radunato a Napoli decine di migliaia di camicie nere e minacciava apertamente di marciare suRoma per occuparne militarmente le Istituzioni) in modo del tutto privo di senso: è in questecircostanze che, di fronte a chi gli prospettava il precipitare della situazione, Luigi Facta pronunciòla celebre frase con la quale passerà alla Storia: "Nutro fiducia!".
L'adunata di Napoli, al campo sportivo dell'Arenaccia, fu organizzata da Aurelio Padovani, uno deicinque comandanti di zona che vollero la marcia su Roma: Padovani comandò la sfilata per le viecittadine e, al teatro San Carlo, fu lui a presentare Mussolini ai cittadini napoletani. Mussolini tennedue discorsi, uno al teatro San Carlo, diretto al ceto borghese, e uno in piazza Plebiscito ai suoiuomini. Il capo dei fascisti si espresse
abilmente evitando di far trasparire segnali di allarme, ma alcontempo rassodando i crescenti consensi sia della popolazione sia dei simpatizzanti. La stessa sera,all'Hotel Vesuvio, si riunì il Consiglio nazionale del partito che stabilì le direttive di dettaglio per lamarcia. La mattina dopo Bianchi avrebbe lanciato ai suoi uomini il segnale convenuto: "Insomma,fascisti, a Napoli piove, che ci state a fare?" (secondo Montanelli questa frase l'avrebbe dettaa Dino Grandi, appena rimpatriato da una missione diplomatica all'estero) mentre Mussolinisarebbe prudentemente andato ad attendere a Milano gli sviluppi successivi.Il comportamento tutto sommato ordinato dei fascisti durante la manifestazione, che si conclusesotto il quartier generale di corpo d'armata dell'Esercito con la richiesta di esposizione dellabandiera, fece stilare al prefetto Angelo Pesce un telegramma sintetizzante gli eventi, che pervennea Roma alle 19:30 del 24, in
cui si diceva tra l'altro: Manifestazione fascista si è svolta nell'ordine. Nulla da segnalare. Onorevole Mussolini ha pronunciato breve discorso ... se il governo non sarà dato a